La clorosi (o clorosi ferrica) è uno stato di sofferenza delle piante che provoca un forte ingiallimento delle foglie (è infatti detta anche clorosi fogliare). Non si tratta di una malattia, come quelle causate da virosi, funghi o batteri, ma di un insufficiente apporto di ferro al vegetale. A differenza delle malattie, difficilmente la clorosi può portare alla morte della pianta, a meno che non comprometta completamente tutte le foglie.
Perché il ferro è importante per le piante?
Il ferro è un elemento chimico molto importante per la vita delle piante; oltre a intervenire nei processi di biosintesi della clorofilla (e quindi a permettere il processo di fotosintesi), è necessario anche per fissare l’azoto nel terreno, che la pianta utilizza per l’accrescimento di tutte le parti verdi. Inoltre, il ferro è coinvolto nell’assimilazione e nella scomposizione di nitrati e nitriti; una pianta che non è in grado di assimilare il ferro avrà difficoltà ad utilizzare molti concimi liquidi a base di questi composti.

La clorosi ferrica ha colpito le foglie di un melo
Le piante colpite da clorosi ferrica
Non tutte le piante hanno la stessa sensibilità alla clorosi ferrica. Tuttavia, moltissime possono esserne soggette, come per esempio:
- tutte le piante da frutto, ma in special modo il kiwi;
- alcune piante da siepe, come il lauroceraso;
- le rose;
- tutte le piante acidofile (come azalea, rododendro e ortensia), cioè che hanno bisogno di un terreno con un pH acido (si veda l’articolo Tipi di terreno);
- piante da orto, come fragole, legumi e pomodori
Sintomi di clorosi ferrica
Il sintomo principale è l’ingiallimento delle foglie che diventano di un colore verde pallido, quindi giallo. Nella fase iniziale il giallo è proprio della lamina fogliare, mentre le nervature rimangono verdi. In seguito, anche le nervature ingialliscono e la foglia tende a diventare quasi bianca. La perdita della colorazione verde rallenta la fotosintesi clorofilliana, sottraendo nutrimento al vegetale, che tenderà a crescere più lentamente. Inoltre, il cambiamento della colorazione delle foglie ha sicuramente un impatto negativo sull’estetica della pianta.
Rimedi per la clorosi ferrica
Come prima cosa, una volta stabilito che una pianta soffre di clorosi fogliare, occorre somministrare ferro in forme facilmente assimilabili: queste sono chiamate chelati di ferro (o ferro chelato). In questi composti chimici l’atomo di metallo è legato a un reagente (chelante). Il risultato è un composto molto stabile: l’atomo di ferro è tenuto legato dal chelante come da chele di un granchio (da qui il nome). La forma di ferro chelato è più facilmente assorbile dalle radici e più stabile al variare del pH del terreno.
Una cosa importante però è capire che non basta somministrare ferro alla pianta. La percentuale di ferro assimilabile dalle radici dipende dal pH del terreno intorno alle radici stesse. Più è acido il terreno, maggiore sarà la percentuale di ferro che la pianta può assorbire. Attorno al pH neutro (7) la percentuale è quella minima per garantire le funzioni vitali della pianta. Ciò è ancora più vero se la pianta è acidofila, cioè non tollera un terreno calcareo o neutro, ma prospera bene solo nei terreni acidi.
Per questo motivo, oltre che a somministrare chelati di ferro, occorre essere certi che il pH del terreno sia sufficiente per la specie in questione, altrimenti il ferro somministrato andrà sprecato. Nel caso il pH del terreno risulti superiore a 7, è possibile:
- correggerlo con interventi mirati di sostituzione del terreno con terra per piante acidofile. Naturalmente, se la pianta è in vaso, l’operazione è molto più semplice.
- evitare di usare l’acqua del rubinetto, che in genere è basica, per le annaffiature.
I chelati di ferro sono venduti in genere in forma di polvere e vanno disciolti nell’acqua (che non dovrà essere calcarea!). Quindi possono essere distribuiti direttamente sulla foglia con un irroratore oppure alla base della pianta.