Internet morirà? Probabilmente sì, almeno per come siamo abituati a conoscerla oggi. Migliaia di siti, tanta informazione, magari disinformazione, ma un’offerta estremamente diversificata. Questa offerta ha già ucciso i giornali stampati, oggi il rifugio di chi non vuole diventare moderno; ha già ridotto la portata dei libri. Insomma, sembrava una rivoluzione. Oggi però si sta attuando una rivoluzione nella rivoluzione.
Sapete cos’è ChatGPT (Chat Generative Pre-trained Transformer)? Se non lo sapete non siete molto “tecnologici”. Si tratta di uno strumento di elaborazione del linguaggio naturale (NLP, Natural Language Processing) che utilizza algoritmi avanzati di apprendimento automatico per generare risposte simili a quelle umane all’interno di un discorso. Molti parlano di intelligenza artificiale, ma la locuzione è usata impropriamente per indicare una delle componenti dell’intelligenza artificiale (la comprensione del linguaggio naturale). Tecniche di NLP le conosciamo tutti, ma sorridiamo quando un assistente virtuale non capisce il nostro problema, sembra un esempio di deficienza artificiale.
Con ChatGPT (e probabilmente altri progetti più segreti) le cose sono cambiate. L’NLP ha raggiunto un livello praticamente “umano”. L’idea geniale che cambierà Internet, forse uccidendola, è che, se si connette l’NLP a un database, si possono avere informazioni completamente esaustive. Essendo stato da neolaureato uno dei primi a occuparmi di intelligenza artificiale in Italia, già anni fa sostenevo che il fatto che un computer battesse il campione mondiale di scacchi non era certo un esempio di AI (Artificial Intelligence). Il computer ci riusciva per un’enorme velocità di elaborazione e la capacità di memorizzare e consultare milioni di partite, di aperture e di finali (ecco i database). Anche la sua capacità di imparare dai suoi errori era semplicemente l’aggiunta di altre informazioni al database. Questa premessa è importante per capire che qualunque applicazione di AI non porta a nulla se sotto non c’è un buon database. Questo è il motivo per cui moltissimi assistenti virtuali sono ridicoli, avendo come database poche decine di FAQ (Frequently Asked Questions, domande frequenti).

ChatGPT è un chatbot sviluppato da OpenAI e lanciato nel novembre 2022
ChatGPT e simili hanno dalla loro un enorme database: Internet. Se io provo a chiedere a CHATGPT “quante uova depone il fagiano?” non fa altro che:
- capire la domanda
- consultare Internet (la stessa cosa che farebbe l’utente magari leggendosi qualche pagina sulla ricerca “fagiano”)
- assemblare la risposta secondo un linguaggio umano
- fornire la risposta.
Avete capito dove sta il problema? I siti non serviranno più: strumenti come ChatGPT li “oscureranno” per fornire un miglior servizio all’utente. Per inciso, la risposta alla domanda sopraelencata avuta dopo qualche secondo:
In media, una femmina di fagiano depone tra le 8 e le 15 uova per covata, con diverse covate durante la stagione riproduttiva. Le uova vengono solitamente deposte nel corso di diversi giorni, con un’incubazione che dura tipicamente tra i 23 ei 28 giorni. Vale la pena notare che le uova di fagiano possono variare in dimensioni e colore a seconda della specie, con alcune uova color crema e altre di una tonalità di marrone più profonda e satura.
I passi verso la fine
Colossi come Google e Microsoft (con Bing) si preparano a sferrare il colpo finale. Ma quando arriverà?
Cambiare il modo dell’utente di ricercare informazioni – Una volta la chiave (si chiamava primaria) era “fagiano”; poi i più evoluti cercavano “fagiano uova” (chiave a coda lunga). Ricerche che oggi appaiono primitive e che erano giustificate dal fatto che il motore di ricerca non era sufficientemente intelligente da capire frasi complesse; addirittura la SERP (le pagine che vengono fornite come risultato della ricerca) era diversa a seconda che si cercasse “il fagiano” o “fagiano”, “fagiano uova” o “uova fagiano”. Già Google da qualche anno tenta di portare l’utente a fare ricerche più “umane” ponendo domande e suggerendo ai siti di fornire l’informazione strutturata per le domande più comuni. Questa politica non ha avuto molto successo, sia perché Google non premiava abbastanza i siti che strutturavano le pagine (perché a volte dietro non c’era un’informazione esaustiva), sia perché l’utente non abbandonava la ricerca per chiave primaria, al massimo corretta con una seconda opzione. Oggi Bing si presenta invitando l’utente a cercare informazioni ponendo domande.
La risposta non fa altro che rinviare a un sito in modo intelligente, sostanzialmente dei 4 passi riferiti all’azione di ChatGPT implementa i primi due. Nel caso delle uova di fagiano, le cose funzionano egregiamente, ma per esempio nel caso della domanda “quante specie di cardellino ci sono in Italia?”, Bing non fa altro che mandare alla voce di Wikipedia “cardellino” e di un altro sito. Però sempre più utenti cambieranno il modo di fare domande.
Usare la propria lingua – Fino a pochi giorni fa ChatGPT era in inglese e la domanda/risposta sulle uova di fagiano è stata fatta in inglese. Per chi conosce bene l’inglese non era un problema. Per gli altri, bastava usare il traduttore di Google che oggi, a differenza di qualche anno fa, funziona benissimo. Attualmente ChatGPT risponde anche in italiano, ma evidenzia un altro problema perché probabilmente non ha un database in lingua italiana. Attualmente tutte le informazioni sull’Italia sono quelle che si trovano in database in lingua inglese. Così ci possono essere delle mancate risposte o degli equivoci: se per esempio si chiede qual è il fagiano mongolia, invece di rispondere che è una variante molto diffusa in Italia del fagiano comune (Phasianus colchicus mongolicus), ci descrive il fagiano della Mongolia (Syrmaticus mongolicus).
Inserire l’attualità – Attualmente ChatGPT gestisce i fatti fino al 2021. Se si chiede “Quali sono stati gli anni della presidenza Trump?”, la risposta è: Donald J. Trump è stato il 45° Presidente degli Stati Uniti, con due mandati dal 20 gennaio 2017 al 20 gennaio 2021.
Ma, se si chiede: “Quando la Russia ha attaccato l’Ucraina?”, si ottiene la storia dall’invasione della Crimea dal 2014 in poi, ma nessun accenno al 24 febbraio 2022.
I tempi della rivoluzione
Dipenderà molto da quando i giganti del Web riusciranno a implementare i quattro passi sopradescritti nella lingua dell’utente. In Italia probabilmente ci vorranno da uno a tre anni perché il processo sia completo, cioè quando almeno il 90% degli utenti seguirà la nuova strategia di approccio alle informazioni.
I rischi della rivoluzione
Ovviamente ci saranno morti e feriti. Per esempio, un network come albanesi.it sarà ridimensionato (cioè “oscurato”) in tutte quelle informazioni general purpose. Sopravviverà per ricerche sul Personalismo o sul test del moribondo, cioè su quelle notizie che ha costruito negli anni. Scomparirà per le ricerche sulle razze di cani, sulle piante e fiori da giardino, sulle patologie sportive ecc. Praticamente sarà ridotto a un 10% del suo potenziale. Con tali riduzioni potranno sopravvivere solo siti hobbistici dove chi pubblica lo fa per hobby.
Più grave ancora la situazione di tutti coloro che si occupano di SEO. Società come Yoast o in Italia SeoZoom scompariranno perché saranno inutili. Poiché la rivoluzione oscurerà i siti anche tutti coloro che li progettano avranno un forte ridimensionamento, diminuendo il peso della presenza diretta su Internet.
La pubblicità sulla Rete crollerà perché di fatto i siti (e quindi le pubblicità su di essi) saranno “invisibili”.
Se gli utenti non visiteranno più i siti, potendo avere le risposte con una semplice domanda all’AI, gli editori non avranno nessun interesse a creare nuovi siti, sia di formazione sia di informazione.
D’altra parte, i gestori dell’AI avranno bisogno dei database quindi è probabile che si accordino con grandi siti che possano fornire un’informazione esaustiva e corretta.
Il risultato sarà che i gestori dell’AI possiederanno tutta l’informazione e potranno dirigerla dove vorranno, creando un pericoloso monopolio sociale e politico, al quale persino i governi dovranno sottostare (un po’ quello che oggi accade in campo economico con Amazon).
In realtà, senza un’informazione diversificata si creerà la dittatura dell’AI.