Negli insiemi di persone una gerarchia è un sistema di organizzazione che implica un reciproco rapporto di supremazia e subordinazione di tipo piramidale.
Anni fa, mi fermai in un’area di servizio nei pressi di Pozzuoli; entrammo a prendere un caffè. All’uscita, vidi un ragazzo che si faceva dare due euro da un automobilista che aveva parcheggiato vicino alla mia macchina. Quando arrivai all’auto (una Mercedes 200, uno dei rari casi in cui apparire può servire a stabilire una gerarchia), capii il perché.

In origine, nell’ambito greco-cristiano gerarchia significava letteralmente “governo dei sacerdoti”
“Dotto’, vi ho lavato i vetri, sono due euro”.
Con calma, lo guardai negli occhi e senza cattiveria, ma con assoluta fermezza gli dissi:
“E chi te lo ha chiesto?”
Il ragazzo fu sorpreso e replicò, ritirandosi:
“Ah, scusate!”
Molti sarebbero stati soddisfatti, ma bisogna considerare che senso della gerarchia non vuol dire umiliare il sottomesso. Gli feci fare qualche passo, poi lo richiamai:
“Stiamo andando a Palermo da un mio carissimo amico, ma a pranzo ci fermiamo qui in zona. Mi sai indicare un posto dove si mangia bene?”
Mi diede l’indicazione con dovizia di particolari, nonché gli estremi per una raccomandazione presso il ristoratore, al che gli allungai un euro.