Ieri Dolly è entrata nella leggenda. Dopo 10 ore di caccia, abbiamo agganciato la pista di un fagiano di quelli impossibili, lo abbiamo inseguito per oltre un km e alla fine lo abbiamo preso.
“E a me cosa importa?” sento mormorare. In effetti avete ragione. Quello che conta non è l’ambito (la caccia), ma la parola “leggenda“. Ieri è stata una giornata da leggenda.

La vita diventa leggenda quando senti che oggi nessun momento, proprio nessuno, poteva essere migliore.
Mi sono svegliato con Dolly che, saltata sul letto, strusciava il suo collo sul mio a mo’ di sciarpa, il massimo affetto. Poi, dopo un bacio a Claudia, via con Cassie nella nostra zona di caccia. Ora che c’è Dolly, Cassie può cacciare di meno e sembra giovane come anni fa; la giornata è stupenda, la campagna anche, perché l’autunno non l’ha ancora spenta, ogni tanto un’anatra o un fagiano. Incontro cacciatori che si lamentano che non c’è selvaggina, sono più vecchi degli anni che hanno, ma sono vecchi anche dentro perché dopo un paio d’ore sono già stufi. Ritorno per un veloce pranzo e riparto con Claudia e con Dolly, altre tre o quattro ore di libertà totale, tanti piccoli aneddoti che ti ringiovaniscono perché una persona “adulta” non avrebbe nemmeno osato viverli. Poi Claudia torna e continuo fino a sera con Dolly e lì si supera, stampandomi nella mente una foto indelebile del ricordo di un gesto quasi impossibile. Poi, prima di cena, come non farsi una serie di lampo a scacchi con avversari qua e là nel mondo? Per chiudere un film e le coccole a una moglie non sposata per caso o per disperazione.
La vita diventa leggenda quando senti che oggi nessun momento, proprio nessuno, poteva essere migliore.