Il buonismo degli occidentali masochisti
Ciò che sfugge a molti occidentali è che non esistono islamici compatibili con la nostra civiltà. Coloro che ci raccontano che non è uno scontro di civiltà parlano solo per essere politicamente corretti. A Birmingham esiste un sobborgo (Small Heath) che conta circa 50.000 abitanti, con il 70% di islamici. Gli islamici “moderati” sono stati dominati da quelli non moderati e in questo video si vede che il sobborgo è ormai diventato uno Stato islamico, come probabilmente diventerà l’Italia fra 50-100 anni se la colonizzazione continua. A Birmingham è impossibile far tornare le cose come prima, ormai la storia ha fatto il suo corso. Esattamente come in Israele, ormai c’è e si deve accettare.
Alcune risposte a una mail:
Sono rimasto allibito della tua posizione sul genocidio in Palestina
Veramente è una guerra, non si tratta di genocidio perché se Hamas e gli Hezbollah non attaccassero Israele volendo distruggere lo Stato ebraico non ci sarebbero stati i bombardamenti su Gaza. La soluzione di uno Stato palestinese, Gaza e Israele sarebbe la soluzione di pace che però i terroristi non accettano. DOMANDONE: come si può essere così ingenui da pensare di sedersi a un tavolo della pace quando la condizione di Hamas e di altri gruppi è che Israele sparisca?
(Israele) sta dando fuoco al fienile per stanare dei topi che i sono già squagliati
Dubito che Hamas se ne sia andato da Gaza. Dove? Fra la popolazione di Gaza solo gli ingenui possono pensare che non ci siano combattenti e fiancheggiatori. A mio avviso, chi è fuggito (circa la metà della popolazione) con Hamas non c’entra nulla. Sono questi che possono essere aiutati.
è come se tu dopo aver constatato che c’è molta omertà a Corleone decidi di bombardarlo indiscriminatamente perché così colpirai qualche mafioso nascosto da qualche parte
Non è proprio così perché i capi mafia sono pochi e non certo localizzabili. I 20.000 combattenti di Hamas (1 su 100 abitanti di Gaza) sono molto numerosi e localizzabili. Molti abitanti di Gaza ritengono che Hamas sia un movimento di liberazione; stessa cosa nel mondo arabo, dove persino il “moderato” Erdogan sta dalla parte di Hamas. Inutile negarlo, la religione fa scegliere da che parte stare.
Puntare poi l’attenzione sui bambini che muoiono è pura patosensibilità. I loro genitori sanno benissimo a cosa vanno incontro rimanendo a Gaza.
non lo dico io, ma fior di intellettuali, il terrorismo è la disperazione che l’occidente induce negli altri popoli
Beh, essere intellettuali non vuol dire essere intelligenti. Questi intellettuali vivono nel loro mondo dorato e, comunque, se ti fa schifo l’Occidente, vai a vivere in Palestina, arruolati con Hamas, è troppo facile servirsi di ciò che l’Occidente ti dà e poi sputarci sopra. Un italiano che va a combattere con Hamas posso rispettarlo, uno che scende in piazza per dimostrare per la Palestina e poi usa tutto ciò che l’Occidente gli dà lo reputo con uno spessore etico discutibile. Questione di coerenza.
recentemente una figura di spicco dell’ONU ha detto che nulla giustifica Hamas, ma che occorre cessare il fuoco
Qui ho già risposto. Perché ci sia pace nella regione basta che Hamas e gli altri gruppi non chiedano l’annientamento di Israele. Chi parla di pace dovrebbe provare a dialogare con loro e chiedere di recedere dalla richiesta. Un po’ come gli ingenui che parlano di pace in Ucraina dovrebbero parlare con Putin chiedendo di ritirare le truppe.
Necrologio
Il sito albanesi.it sta morendo sotto ai colpi di Google e della concorrenza. Lo spacchettamento che avevamo fatto nel 2021 in nove siti verticali non ha funzionato perché ormai Google vuole siti con grandi aggiornamenti quotidiani, quindi siti di informazione (giornali) o siti di formazione come Treccani, studenti.it, my-personaltrainer.it (questi ultimi due della Mondadori) ecc. I siti professionali (come quello dello studio dentistico di Vattelapesca) creano disturbo su argomenti specifici, ma, essendo tantissimi, complessivamente sono una concorrenza difficilmente sostenibile.
È stato abbastanza facile reimportare in scuola-e-cultura (il nostro sito più trafficato) gli altri siti. Attualmente abbiamo due siti attivi: scuola-e-cultura e albanesi. Gli altri svolgono ormai solo una funzione di reindirizzamento verso scuola-e-cultura.it. Anche albanesi.it entro fine anno sarà portato in scuola-e-cultura, visto che Google recepisce male che una persona fisica (certo Albanesi) si occupi di tanti argomenti.
Per chi era abituato a usare un solo sito (per esempio la corsa, la nutrizione o gli scacchi) consiglio di farsi un giro nei menu di scuola-e-cultura, non sarà difficile ritrovare ciò che cerca. Sarà gradita ogni segnalazione di malfunzionamenti.
Il mondo in peggio
Il presidente Mattarella ha detto che “il mondo è cambiato in peggio” e ha ragione perché le contrapposizioni e le incompatibilità fra popoli, ideologie e religioni hanno raggiunto un punto di difficile ritorno. Ci sono ingenui che credono che la diplomazia possa salvare il salvabile senza accorgersi che l’ONU non è mai riuscito a fare nulla di buono, al massimo ha sempre messo una pezza dopo che i disastri erano accaduti.
L’unica soluzione sembra essere quella della forza, non intesa come attuazione di essa, ma come deterrente per far capire all’avversario che da un conflitto tutti ci perderebbero. Una guerra fredda, una situazione che nel secolo scorso ha assicura la pace per oltre 50 anni. Si noti per esempio come l’adesione alla NATO della Finlandia, probabilmente della Svezia e prossimamente dell’Ucraina, della Moldova e della Georgia sia invisa alla Russia non tanto perché se ne minacci l’integrità territoriale quanto perché si minaccia il suo potenziale espansionismo.
In questo scenario l’Europa che fa? Si preoccupa di salvare l’ambiente con quel 6% che le compete, un po’ come il medico del pronto soccorso che cura una brutta dermatite a uno che arriva in coma dopo un terribile incidente stradale.
La povera Gretina
Non sono mai stato tenere con Greta Thunberg e i suoi gretini, ma oggi è il caso di essere durissimi con questa bambina malata di protagonismo che ha esteso il suo odio dalle battaglie ambientali a tutto ciò che succede nel mondo. È già drammatico che una bambina lanci sguardi colmi di odio a chi secondo lei sta distruggendo l’ambiente (peccato che non sia mai andata in Russia, Cina o India, percentualmente i maggiori attori del disastro climatico), ma che ora prenda le parti dei palestinesi è senza aggettivi.
Anche in Italia molti sono indecisi da che parte stare, senza capire che si tratta di due civiltà diverse. Di fronte ai bombardamenti a Gaza non sanno resistere a simpatizzare con il dolore della popolazione palestinese. Peccato che quella popolazione (compresi i genitori dei bambini che muoiono) sia complice di Hamas esattamente come la gente omertosa dei peggiori paesi italiani comandati dalla mafia. Hamas ha costruito metropolitane sotto Gaza e, per farlo, non può che aver avuto il sostegno della popolazione civile che ora ne paga il prezzo.
Dopo decenni si era raggiunto una situazione che di fatto sottolineava la separazione fra le parti, Gaza, Israele e Cisgiordania. Solo la volontà dei palestinesi di distruggere Israele continua la guerra. Si dirà che Israele è sorto portando via la terra ai palestinesi e questo è vero. Ma oggi il 74% della popolazione di Israele è costituita da ebrei. Chi è a favore dell’immigrazione in Italia dovrebbe capire che la maggioranza vince. Per questo, la pagina Islam: il sorpasso mette in guardia dall’accettare nel nostro Paese l’immigrazione: quando in Italia la maggiorana sarà islamica, sarà giusto che il nostro Paese diventi la repubblica islamica d’Italia. Cercare di opporsi alla storia è solo stupido.
Separazioni annunciate
Solidarietà bipartisan a Giorgia Meloni per la separazione dal compagno. Ma perché solidarietà? Possibile che nessuno sappia che le unioni dove non si ha tempo per l’altro sono destinate a finire? Ma non è tanto la separazione fra i membri della coppia che deve attirare la nostra attenzione, quanto il fatto che ci sia una bambina. Si può capire il desiderio di maternità della premier che, a quanto è dato sapere, non ha avuto una famiglia felicissima, ma come può conciliare il suo ruolo di madre con la sua importante carica? In realtà, la sua vicenda può essere generalizzata a comuni mortali, a tante coppie che incorrono in due errori gravissimi.
Il primo errore è ritenere (come ha dichiarato la premier) il proprio figlio come la cosa più importante della sua vita. Un’affermazione comune, ma che sottintende il fatto che l’uomo (o la donna se l’affermazione la fa un uomo) è stato semplicemente usato per procreare, un uomo-oggetto che poi viene messo in secondo piano. In una coppia felice il figlio e il partner sono sullo stesso piano. Il desiderio di maternità in molte donne è così forte che “dimenticano” il compagno e si stupiscono poi quando questo le lascia per un’altra.
Il secondo errore è ancora più comune: i genitori amano i figli, ma non sanno rinunciare alla propria vita e li “costringono” a viverla con loro. Così il padre che non può perdere la partita alla domenica porta il figlio allo stadio o, ancora più illogico, si frequentano coppie con figli, tanto poi “i bambini giocano fra di loro”. Voi andreste a cena con uno sconosciuto? E come si può pensare che due bambini che non si sono mai visti abbiano un ottimo grado di compatibilità? Magari succede, ma magari no. Molte volte i figli vengono portati sulle strade genitoriali non per insegnare loro qualcosa, ma perché ai genitori fa comodo. Al mare dovevo sorbirmi i figli di un collega di mio padre; peggio ancora quando mio padre mi portava alla Sala Corse alla domenica pomeriggio (per fortuna la cosa durò poco): non so come un bambino potesse essere ammesso e, cosa ancora più assurda, potesse scommettere (con i soldi del padre). A dieci anni a un Gran Premio Lotteria di Agnano puntai su un outsider (che poi sarebbe diventato un buon cavallo), Hurst Hanover, che vinse al fotofinish e pagò la vittoria 142 a 1.
Tornando alla premier, può darsi che alla figlia piaccia viaggiare di qua e di là, aspettare che la madre termini i suoi interminabili impegni per mangiare una pizza al ristorante, ma il punto è che non può scegliere una vita diversa.
I penosi avversari della Meloni continuano a lanciare proclami scontati e francamente noiosi quando potrebbero cercare di evidenziare una contraddizione palese: se sua figlia è la cosa più importante, se dovesse decidere fra la politica e la figlia cosa sceglierebbe? Il suo ruolo è tale che dubito possa conciliare le due cose e, evangelicamente parlando, non è possibile servire due padroni.
Europa… lenta
Da oltre 20 anni albanesi.it si batte contro i nitriti e i nitrati negli alimenti. Qualche risultato lo si è ottenuto, ma la gente continua a vivere in un’ignoranza pazzesca. Basta vedere al supermercato come le persone acquistano insaccati e carne in scatola senza leggere minimamente l’etichetta nutrizionale e senza accorgersi che il 90% di essi è conservato con questi additivi cancerogeni per stomaco ed esofago. C’è poi chi ci sguazza in questa situazione accusando gli insaccati e la carne di provocare il cancro quando in realtà sono i nitriti/nitrati in essi contenuti (soprattutto i primi perché i secondi possono essere tenuti sotto controllo con la giusta dose di acido ascorbico, la vitamina C contemporaneamente presente nel prodotto). Se alcuni prodotti come il prosciutto crudo hanno valide alternative (il San Daniele o il Parma, attenzione non il “tipo Parma”), per il cotto e altri salumi fra le grandi aziende solo Rovagnati propone linee senza nitriti/nitrati.
Un nuovo regolamento adottato dalla Commissione Europea del 6 ottobre ha imposto una riduzione del 20% dell’utilizzo dei nitriti e nitrati negli alimenti. Per alcuni come il prosciutto cotto le quantità scenderanno da 100 a 55 mg/kg, se sterilizzati, e da 150 a 80 mg/kg, se non sterilizzati. Purtroppo, le aziende avranno ben due anni di tempo per adeguarsi. Un’altra situazione in cui il business prevale sulla salute.
Casalinghe disperate
La domanda di oggi è: quando una donna dovrebbe lavorare? La domanda è al femminile perché, checché se ne dica, sia socialmente sia biologicamente, è la donna la principale curatrice dei figli; non a caso, in caso di separazione i figli sono affidati prioritariamente alla madre.
Tornando alla domanda, il femminismo non ha ben compreso il concetto di personalità insufficiente, confondendola con quella della donna che non lavora e si limita a gestire la famiglia, più o meno direttamente (cioè, anche con l’aiuto di altri). L’insufficiente non sceglie di non lavorare, non lavora e si fa mantenere perché non saprebbe fare altro.
In assenza di figli, nella coppia dovrebbe esserci perfetta parità; le scelte vengono fatte in base alle possibilità individuali, al tenore di vita desiderato ecc. La donna non è obbligata a lavorare purché lo sappia fare! Il concetto di casalinga non è certo frustrante, se è una libera scelta in alternativa a un lavoro che potrebbe essere svolto, ma che non darebbe una retribuzione sufficiente da farlo preferire alla condizione di casalinga. Ovviamente, se è la donna a guadagnare di più, è l’uomo che potrebbe stare a casa e fare il casalingo.
In presenza di uno (o più figli), se il lavoro del compagno fosse sufficiente a mantenere la famiglia, andando controcorrente non dovrebbe lavorare (nota: qui si parla di lavori che impegnano la giornata, non attività occasionali o decisamente part-time). Una madre che può stare con i suoi figli perché dovrebbe parcheggiarli di qua o di là per fare un lavoro che le viene quasi imposto dai condizionamenti ricevuti. Spesso la donna ci racconta che “il lavoro che fa le piace”, la classica bugia perché mai lo farebbe gratuitamente; spesso buona parte di quello che guadagna viene speso per gestire i figli e la casa non accuditi.
Se la retribuzione del compagno non è sufficiente alla famiglia, la donna “deve” lavorare, ma in questo caso diventa fondamentale capire che il numero di figli dovrebbe essere fatto in funzione del reddito della coppia. Coppie con tre figli che non arrivano a fine mese sono un disastro esistenziale.
Quanti sono i neofarisei islamici?
Diamo un’altra mazzata agli ingenui sostenitori dell’integrazione. I recenti avvenimenti in Palestina, ma soprattutto le manifestazioni a favore di Hamas nel mondo arabo, e in Tunisia in particolare, hanno evidenziato che un islamico può essere compatibile con il mondo occidentale solo se è un neofariseo (cioè si professa di una religione, ma non la pratica coerentemente), come molti cattolici poco o scarsamente praticanti.
Purtroppo, nel mondo islamico la percentuale di neofarisei è molto bassa, a differenza che da noi dove, per esempio in Italia, solo il 20% della popolazione è cattolica praticante e di fatto è incapace di influire sulla vita degli altri (per esempio, se i praticanti fossero il 90%, state certi che l’aborto sarebbe ancora un crimine).
Anche ammesso che dei migranti islamici che arrivano solo il 10% sia praticante e osservante, sono una bomba ad orologeria. Sull’attentato a Bruxelles, dal Corriere della Sera: “fin dai primi accertamenti, in ogni caso, è apparso chiaro come abbia voluto colpire gli svedesi per vendicare i recenti roghi del Corano nel Paese scandinavo, la cui Corte suprema ha stabilito in aprile la liceità di un atto che per l’Islam è tra le massime forme di blasfemia”.
La prova più evidente che è assurdo cercare di integrare persone che ritengono un delitto ciò che per altri è un diritto. L’unica soluzione è separarle e lasciare vivere a ognuno la propria vita.
Un nuovo libro?
Ricevo:
Ora vivo la mia genitorialità e vedo molti problemi diffusi tra i neogenitori. Un “corso” sulla genitorialità sul sito “albanesi.it” (io rimango fedele alle origini, sono un romantico) credo avrebbe successo!
Non penso di scrivere un libro sulla genitorialità perché sono veramente convinto che i figli abbassino in media la qualità della vita; per chi vuole comunque intraprendere la strada della genitorialità, c’è già tutto nel sito. La ricetta per essere buoni genitori è piuttosto breve:
- è necessario che entrambi i genitori siano equilibrati
- i figli devono essere fatti per amore; se una persona pensa che senza figli sarebbe limitato nella sua rincorsa alla felicità, vuole semplicemente dire che i figli li fa per sé e non per loro;
- i genitori devono avere tempo per occuparsi del figlio: parcheggiarlo di qua e di là per i troppi impegni è un modo di rendere random l’educazione del figlio (educazione che evidentemente dipende anche da altri)
- i genitori devono superare il domandone di abilitazione ai genitori: siete pronti ad affrontare i sacrifici che richiedono i figli? (la risposta alla fine dell’articolo)
- i genitori devono avere un tenore di vita che, nella semplicità di vita, permetta di non vedere come un problema il mantenimento della famiglia.
Per esperienza so che solo poche coppie su 100 rispettano tutti questi punti.
La sindrome del riflettore
La detenzione nuoce gravemente alla capacità cognitive. Questo lo si sa da tempo, l’ultimi esempio è Patrick Zaki che è uscito con una serie di affermazioni che una persona equilibrata mai farebbe. È partito con il definire Netanyahu un serial killer; appare evidente che il premier israeliano non è fra i preferiti del nostro Patrick che però per essere un pacifista usa una terminologia da chi odia l’oggetto della definizione. Poi è uscito con l’affermazione che i morti dovrebbero essere tutti uguali, sia israeliani sia palestinesi. L’uscita è una stupidaggine smentita dalla realtà di ogni giorno. Non si può mettere sullo stesso piano un palestinese ucciso in un bombardamento su Gaza per ritorsione contro incursioni di Hamas e bambini israeliani decapitati sul suolo di Israele; è difficile credere che Hamas possa operare indisturbato nella striscia di Gaza e costruire tunnel che sembrano metropolitane senza il sostegno della popolazione, senza che i civili eventualmente uccisi siano fiancheggiatori di Hamas, anche puramente ideologici.
Un esempio di come i morti non siano tutti uguali: pensiamo all’affondamento di un barcone di migranti con 100 vittime, prima notizia di ogni telegiornale; avete presente il terremoto in Afghanistan di qualche giorno fa? Circa 3.000 morti, ma forse qualche tg ha dato la notizia come principale, ha mandato inviati almeno nei Paesi vicini per avere notizie fresche? No, perché 100 migranti morti sono uno scoop migliore di 3.000 sconosciuti afghani.
Ritornando a Zaki, dobbiamo riconoscergli l’abilità di aver preso in giro molti italiani che l’avevano considerato come uno di noi (speriamo almeno che non siano così fessi da comprare il suo libro): intervistato al Tg1, Zaki non è riuscito a spiaccicare un discorso decente nella nostra lingua in risposta alle domande dell’intervistatrice della RAI e ha preferito rispondere in inglese.
Molti riterranno che Zaki qualche ragione deve pure averla per aver rinunciato alla sua libertà. In realtà come molti altri personaggi (pensiamo a Navalnyi nella Russia di Putin e a tanti altri “attivisti”) è vittima della sindrome del riflettore: barattare la propria qualità della vita per apparire un eroe difendendo ideali che ottengono il plauso di molti.
Il lavoro debilita
In una mail molto equilibrata ho trovato una frase molto incisiva: il lavoro full time (40 ore a settimana) è condizione facilitante per una vita da sopravvivente. Lo scrivente ha giustamente detto “facilitante” e non necessaria o sufficiente, perché il lavoro full time va coniugato con altre situazioni, come per esempio l’essere pendolare (cosa decisamente peggiorativa) o con inutili lunghe pause a pranzo, altrettanto fattore negativo.
La gran parte della popolazione con un lavoro full time finisce per adottare la strategia del carcerato, spesso illudendosi che il lavoro che fa piace, salvo poi dirti che, se non ci fosse retribuzione, non lo farebbe (mentre ovviamente le cose che piacciono si fanno anche se non si è retribuiti)!
Il lavoro nobilita? No, grazie, il lavoro debilita!
Le soluzioni sono minimizzare i fattori che peggiorano la situazione, spesso cambiando lavoro oppure puntare sullo smart working; se è il caso, cercare di sopportare una situazione a termine che comunque dà molte soddisfazioni economiche; quest’ultimo punto ha senso solo se si fa un preciso piano temporale di uscita dal lavoro attuale.
Un’altra soluzione è cercare un lavoro part-time o che comunque impegni meno delle 40 ore.
Purtroppo, molti non riusciranno a implementare nessuna di queste strategie; la parziale soluzione è cercare di ottimizzare al massimo il tempo libero, evitando di sprecarlo in troppe attività di gestione (come la pulizia maniacale della casa) o in condizionamenti vari (gli immancabili incontri con parenti o conoscenti dei quali poco ci importa).
L’ingenuità dei “pacifisti”
Una delle tante prove dell’ingenuità di una parte della popolazione sono i continui appelli alla pace dopo lo scoppio della guerra fra Israele e Hamas. Forse sono appelli motivati dal voler sembrare buoni, lontani da ogni violenza, anche quando, che si parteggi per Israele o per Hamas, è evidente che la violenza non è evitabile.
Gran parte della colpa della situazione in Palestina è dei Paesi occidentali che, dopo la Seconda guerra mondiale, per un senso di colpa per gli stermini degli ebrei perpetrati dai nazisti, decisero di “regalare” agli ebrei lo Stato di Israele.
Un grave errore politico che però non giustifica in nessun modo la volontà di cancellare Israele dalla faccia della Terra. Chi lo pensa anche per solo un attimo dovrebbe essere così fuori dal mondo da voler cancellare gli Stati Uniti e ridare il territorio americano ai pellerossa.
La colonizzazione fa parte della storia, a volte in un senso a volte nell’altro, ma è evidente che l’unico modo di porre fine ai conflitti è quello di separare i contendenti secondo la dottrina del separatismo, così invisa agli ingenui che pensano si possano fa convivere popolazioni che vedono come delitti azioni e comportamento che per altre popolazioni sono un diritto.
Sono pure ingenui coloro che non vedono le diversità con il mondo islamico, basta riferirsi alle manifestazioni di supporto all’azione di Hamas in Germania, in Spagna, in Francia, per non dire in Paesi che dovrebbero essere abbastanza civili come la Turchia.
Si tratta solo di una guerra fra due mondi che potrebbe finire come nel V sec. d.C. quando i barbari distrussero l’Impero romano.
Magistrati super partes
Vorrei evitare di entrare nel merito dell’indifendibile video della giudice Apostolico, limitandomi a sottolineare le ridicole sue difese prese da esponenti dell’opposizione che confondono l’attacco al privato di una persona con la condanna di comportamenti pubblici.
La vicenda del giudice è interessante per tutti gli ingenui che credono veramente che la Magistratura possa essere super partes. Ogni magistrato ha una sua visione politica, sociale, culturale, religiosa che è impossibile che non ricada sulle sentenze che emette, magari semplicemente nella valutazione delle attenuanti o delle aggravanti che la legge stessa evidenzia associandole ai reati eventualmente commessi.
Poi ci sono casi eclatanti, dove il personalismo del giudice non resta nei confini del minimo/massimo della pena previsti dai codici, ma addirittura crea colpevoli o innocenti, al là di ogni logica, o emette sentenze così poco credibili che vengono rigettate nei successivi gradi di giudizio. Del resto, visto che molte sono le sentenze che vengono smentite nei gradi successivi senza che ci siano nuove significative prove, o sono molti i magistrati incapaci oppure nelle loro valutazioni entra pesantemente la loro personalità. Scegliete voi.
Per evitare fatti simili a quello di Catania è necessario che non ci siano giudici monocratici e che comunque la sentenza sia velocemente impugnabile, rendendo vane certe sceneggiate che sono spesso solo la volontà di apparire potenti e visibili.
Psicologia della tendenza politica
Una mail: La seguo da anni. Come mai ha sostenuto prima Bersani e poi Il Movimento 5 Stelle e ora appoggia Giorgia Meloni?
La domanda è legittima e molto intelligente; a essa ho risposto in modo indiretto in alcuni commenti, ora lo faccio in modo molto chiaro e, spero, esaustivo.
Negli oltre 20 anni del sito il successo d’immagine ed economico è stato indubbio, ma a livello sociale è stato un fallimento. Come ho più volte spiegato, negli over 30 è stato praticamente impossibile ottenere dei cambiamenti significativi. C’era chi si avvicinava allo sport o all’alimentazione, ma poi andavi a vedere la sua vita privata e scoprivi che era un disastro. Chi si avvicinava alla psicologia, salvo poi scoprire che aveva imparato a “vedere la pagliuzza nell’occhio altrui, ma non riusciva a vedere la trave nel suo occhio”.
Sinteticamente, ci si deve chiedere se la popolazione è sufficientemente positiva, dove il termine “positiva” racchiude molti aggettivi come equilibrata, intelligente, volonterosa, buona ecc.
Negli oltre 20 anni di sito il responso è chiaro: la stragrande maggioranza della popolazione è talmente scarsa che gran parte dei problemi che ha dipende dalle scelte del singolo.
Quello che è cambiato nel mio modo di vedere il mondo è proprio l’impossibilità di cambiare a breve questa situazione.
Una persona di sinistra (come del resto i cattolici) dà per scontato che il dolo o la colpa siano eccezionali. Ultimamente faccio molto caso a questa posizione, posizione che è completamente irrealistica. Le soluzioni proposte andrebbero bene in un mondo ideale, mentre nel mondo reale sono solo scelte spesso disastrose. Riporto solo una frase di un’esponente PD che ho già citato a proposito degli stupri: “occorre educare i ragazzi al rispetto, non le ragazze alla prudenza”. A livello ideale sarebbe perfetto, ma darebbe per scontato di riuscirci al 100%. Anche se insegno a 95 giovani il rispetto delle donne (e il numero è già molto ottimistico), gli altri 5 refrattari al messaggio saranno stupratori potenziali.
Interessante capire perché chi è di sinistra non capisce queste semplici verità. Dietro c’è la protezione dell’autostima. Come un cattolico non vede le contraddizioni della Bibbia o del Vangelo, chi è di sinistra si ritiene eticamente superiore e quindi su questo valore poggia la propria autostima: sono una persona perbene che vuol fare il bene di tantissime altre persone. Posizione condivisibile se non fosse che, come detto sopra, molte di quelle tantissime persone sono loro responsabili dei loro problemi, non certo la famiglia, la società, la scuola.
Chi è di destra sa benissimo come va il mondo e cerca di aiutare non tutti, ma chi lo merita. Poi, anche a destra c’è il dolo o la colpa, ma non si parte dall’assunto che sia qualcosa di eccezionale che tocca solo criminali, mafiosi, grandi evasori ecc. Del resto, in molte azioni di persone di sinistra si privilegia la propria vita, quella della propria famiglia, della propria attività, facendo eccezioni che si giustificano arrampicandosi sugli specchi.
Come ultimo esempio di protezione dell’autostima, cito i tanti ambientalisti di sinistra (non ho mai capito perché i Verdi in Italia debbano essere di sinistra). Da ambientalista convinto ho anche elaborato la convinzione che lo sviluppo umano (vedi antropentropia) è incompatibile con una vera politica ambientale. L’ecologista di sinistra s’illude che tanti comportamenti siano il toccasana per l’ambiente: si sente moralmente superiore a chi quei comportamenti non li segue. Peccato che non capisca che i suoi sforzi riguardano Paesi che contano meno del 10% nella soluzione del problema; persino chi è di sinistra come Lula ha affermato che la povertà non è sostenibile e che non si può salvare l’Amazzonia perché ciò comporterebbe che tanti brasiliani continuerebbero a fare la fame. Ma l’ecologista di sinistra nella sua crociata di svuotare il mare con un secchiello si sente buono, la sua autostima è salva.
Il re degli spacciati
Nel suo ultimo brano (Gli sbagli che fai) Vasco Rossi non ha rinnegato nulla della sua vita e, anzi, sembra che sbagliare sia positivo. Il personaggio l’ho sempre etichettato come il re degli spacciati, quelle persone che possono aspirare al massimo alla sopravvivenza, in assenza di condizioni facilitanti.
Il punto è proprio questo: senza grandi condizioni facilitanti (la ricchezza o, come Vasco, l’innegabile capacità artistica) la sua filosofia di vita fa al più sopravvivere, ammesso che gli sbagli non siano irreversibili e che portino a disastri.
Purtroppo, per molti è stato una valvola di sfogo alla propria nullità esistenziale, valvola ampiamente aperta dalle risonanze sentimentali che Vasco propinava ai suoi fan. Come l’ultima presunta perla di saggezza “l’artista ha il compito di insegnare alla gente che nulla è impossibile”. Qualunque persona dotata di un minimo di razionalità capisce che la frase è priva di ogni spessore reale e serve solo per inebetire il fan che, ricevuta la sua droga quotidiana, continua a credere di poter realizzare qualunque suo sogno.
I fan di Vasco si lamentano che oggi i giovani si orientano ad altre star e non lo amano granché. Per fortuna.
Utopie papali
Il papa ha finalmente gettato la maschera e ha perorato l’accoglienza senza se e senza ma. Uno dei problemi per il quale la Chiesa è una zavorra per l’Italia.
La cosa penosa è che nessuno ha avuto il coraggio di stigmatizzare o almeno di commentare le parole del papa in maniera seria, cioè prendendo una posizione netta: o ha ragione o ha torto. Né Meloni né Salvini, né Conte né Schlein, mostrando che in Italia nessuno ha il coraggio di dire che il papa ha sbagliato o è un esempio da seguire (e pochi accetterebbero milioni di immigrati nel proprio Paese).
Il bacino d’utenza dei cattolici è trasversale con probabilmente circa una metà che sta a sinistra e una metà che sta a destra e i politici o, per meglio dire, i politicanti non vogliono perdere un 10% di possibili loro votanti. Perché schierarsi apertamente?
Eppure, non dovrebbe essere difficile capire che, se l’Italia dovesse accogliere 5 o 10 milioni di immigrati (attenzione: il papa non ha mai parlato di Europa, ha detto che si deve accogliere sempre e comunque), per il nostro Paese sarebbe una retrocessione in serie B, economica, ambientale (dove li mettiamo visto che il consumo di suolo è uno dei maggiori nostri problemi), sociale (visto che la loro cultura è molto diversa e per l’integrazione reale ci vorrebbero generazioni).
Inoltre, per essere coerenti dovremmo andare a prendere anche i più poveri che non hanno i soldi per arrivare in Italia, sì, perché questa è l’immigrazione dei “ricchi”.
Eroi fasulli
A Zinasco irruzione di carabinieri e polizia in tenuta antisommossa nel rifugio Cuori Liberi; gli scontri con gli animalisti che volevano salvare gli animali destinati all’abbattimento causa peste suina; il fatto che alcuni fossero ancora sani non poteva eludere la legge che vuole che siano abbattuti tutti i maiali a contatto con capi malati.
Altra protesta di Ultima Generazione: gli attivisti hanno bloccato il traffico in viale Fulvio Testi a Milano, lunghe code e tensione con gli automobilisti.
Cosa hanno in comune gli animalisti e Ultima Generazione? Anche se nessuno ha il coraggio di dirlo, sono dei violenti, antidemocratici. Il motivo è semplice: una legge non si infrange pretendendo di avere ragione, ci si dà da fare per cambiarla e, se la si infrange per disobbedienza gandhiana, si accetta la pena. Questi personaggi sono soggetti borderline esattamente come chi non accetta la sua povertà e rapina una banca. La povertà è un motivo molto più prioritario della vita di un maiale o del cambiamento climatico (parafrasando Lula, la povertà non è sostenibile), ma nessuna persona cerebralmente sana proporrebbe a un povero una rapina.
Questi soggetti hanno trovato una causa su cui fondare la propria autostima, eroi e salvatori della patria. L’unico modo di dialogare con loro è distruggere questa convinzione, semplicemente dipingendoli come antidemocratici, violenti e privi di ogni alternativa esistenziale.
Ancora su Andreotti
Torno sul caso Andreotti perché mi sono arrivate 4 mail chiedendomi come mai non fossi convinto della collusione di Andreotti con la mafia. Chi conosce il diritto sa che dire che la legge ha stabilito che Andreotti ha commesso reati di mafia è una sciocchezza. Andiamo per ordine e ricordiamo che in Italia ci sono tre gradi di giudizio.
Nel processo per concorso esterno in associazione mafiosa in primo grado (1999) Andreotti fu assolto con formula piena (il fatto non sussiste); dopo l’appello dell’accusa in secondo grado (2003) Andreotti fu ritenuto colpevole per i fatti antecedenti il 1980, ma il reato di associazione a delinquere era prescritto, e assolto per quelli successivi al 1980. Sia l’accusa (che voleva la condanna per i fatti dopo il 1980 non ancora prescritti) sia la difesa presentarono ricorso in Cassazione. A questo punto i partigiani della politica ottennero certezze: chi osteggiava Andreotti si fermò al secondo grado e lo ritenne un mafioso graziato dalle scappatoie legali; chi lo santificava ricordava il verdetto di primo grado e parlava di persecuzione politica.
Il bello è che anche la sentenza della Cassazione non riuscì a chiarire la vicenda a questi ignoranti del diritto. La Cassazione (2004) confermò l’assoluzione per i fatti avvenuti dopo il 1980 mentre per quelli successivi scattò la prescrizione. Se la sentenza definitiva fosse arrivata entro il 20 dicembre 2002 (termine per la prescrizione), avrebbe potuto dar luogo ad uno dei seguenti due esiti alternativi:
- Andreotti avrebbe potuto essere condannato per associazione “semplice”,
- avrebbe potuto essere assolto con formula piena con la conferma della sentenza di primo grado.
Gli avversari di Andreotti continuano a sostenere la certezza della colpevolezza proprio citando a sproposito la Cassazione. Alterano il giudizio della Cassazione leggendolo a proprio modo.
La Cassazione ha citato il concetto di “concreta collaborazione” con esponenti di spicco di Cosa Nostra fino alla primavera del 1980, presente nel Dispositivo d’Appello dell’accusa. Questa citazione ha fatto scrivere per esempio: il reato commesso non era però più perseguibile per sopravvenuta prescrizione e quindi si è dichiarato il “non luogo a procedere” nei confronti di Andreotti. Messa così sembra che la Cassazione sostenga la colpevolezza di Andreotti, in realtà, si doveva scrivere “il reato per cui l’imputato era accusato non era ecc.”.
Come detto sopra, la Cassazione non si è pronunciata sui fatti prima del 1980. Non si deve confondere ciò che è presente nel dispositivo d’appello (sul quale la Cassazione deve comunque dare un parere) con ciò che è provato. In altri termini, la Cassazione ha fatto solo presente che quanto chiesto dall’accusa era prescritto. Non si può confondere “citato” con “provato”.
Stesso discorso per l’omicidio del giornalista Pecorelli (Andreotti sarebbe stato il mandante): in primo grado assolto per non aver commesso il fatto, condannato a 24 anni in secondo grado e assolto dalla Cassazione che annullò il verdetto di secondo grado perché “le lacune e la manifesta illogicità del ragionamento probatorio, risultanti dal solo esame del testo, dimostrano di per sé la mancanza di prove del mandato omicidiario”.
Sulla vicenda sono agnostico come per l’esistenza di Dio; Andreotti può essere stato il più grande mafioso della storia, ma non ci sono elementi razionali per affermarlo.
Corsa e ciclismo
Ancora un Controcorrente sportivo. Molti runner usano il ciclismo per allungare la propria vita sportiva, senza peraltro avere mire agonistiche in bicicletta. Il problema non è come avere migliori prestazioni, ma come ottimizzare le uscite in bici in un’ottica salutistica. Poiché un giro in bici può anche essere molto divertente se il percorso è bello e stimolante, molti neociclisti preferiscono uscite lunghe, ma con andature veramente tranquille. A differenza della corsa dove il lungo è comunque molto allenante, il lungo lento in bici non è particolarmente significativo soprattutto se il mezzo e il percorso rendono la pedalata molto agile. Trovate un riassunto pratico in Corsa e ciclismo.
I malanni del runner
Una mail mi ha sollecitato un articolo su Corsa e artrite. Un argomento su cui ogni sportivo dovrebbe avere le idee chiare, innanzitutto sulla differenza fra artrosi e artrite e in secondo luogo sull’impatto negativo o positivo che lo sport e la corsa in particolare possono avere su queste patologie. Buona lettura.
La ventunesima regione
Fino a poco tempo fa le regioni italiane erano 20; oggi sono 21. Infatti, dalla Tunisia ci si può spostare in Italia senza che siano necessari carta d’identità o passaporto. Probabilmente nel 2023 arriveranno circa 150.000 migranti, nostri bene accetti connazionali. Sì, perché nessuno se li vuole prendere nonostante le ridicole affermazioni di von der Leyen e Metsola secondo le quali l’Europa starebbe per fare qualcosa di decisivo.
Germania e Francia hanno chiuso le frontiere e altri Paesi se ne infischiano. Sembra che i due grandi Stati abbiano raccolto rispettivamente 1.100 migranti e 52 (non è un refuso, proprio 52), ma per loro sono già troppi.
Da noi ci sono dei poveri di materia grigia che continuano a parlare di accoglienza. Se qualche tempo fa con numeri decenti il loro buonismo era addirittura recepito come umanità, ora numeri impressionanti fanno a capire a tutti il grave errore cerebrale, pardon razionale: se accogliere 50.000 migranti è positivo perché non deve esserlo anche accoglierne 500.000 o 5 milioni? Certo, il costo pro capite per italiano sarebbe 10 o 100 volte maggiore, ma vuoi mettere la gioia di salvare tante vite dalla povertà? Per chi ci crede è il paradiso assicurato, per gli altri c’è il primato della superiorità morale che possono vantare con gli insensibili come il sottoscritto.
Penosa l’opposizione che continua a condannare il Governo perché sarebbe incapace di convincere l’Europa ad aiutare l’Italia; sarebbe come convincere Putin a cessare la guerra perché è ormai evidente che gli altri Paesi europei se ne fregano del problema.
Penoso il Governo incapace di fermare gli sbarchi. Dov’è il blocco navale che Meloni ventilava quando era all’opposizione? Va detto che, a prescindere da accuse di magistrati politicizzati, un blocco navale non violerebbe il codice marittimo che impone di salvare solo chi è in difficoltà, non di mandare indietro chi è in grado di fare ancora decine di km per arrivare in Italia.
Stragi a due ruote
Un’altra ciclista investita a Milano; subito una manifestazione di protesta. Domanda secca: a che serve? Si può credere veramente che si possa fare qualcosa? E cosa? Simili posizioni portano a soluzioni utopistiche e inutili, come la limitazione in città a 30 km/h o il costosissimo progetto di piste ciclabili in zone decisamente inadatte perché le piste sarebbero interrotte ogni decina di metri da attraversamenti vari. Si possono inasprire le leggi, ma quando diventano assurde poi non vengono rispettate e l’unica consolazione è la maggiore pena per chi, magari senza grandi colpe, incappa nella nuova legislazione.
Molte persone non capiscono che una fascia della popolazione è moralmente discutibile o è stupida (gli “spacciati”) e le soluzioni da adottare devono tenere presente questa triste realtà. Inutile chiedere nuove leggi, sanzioni più dure quando poi trovi chi guida a folle velocità sotto l’effetto di droga e alcol riprendendo la corsa per guadagnare qualche like sui social e sperare così di esistere.
Sono i singoli che devono prendere coscienza di ciò che li circonda e adottare misure coerenti; quando mi alleno in bici ho scelto la mountain bike, mai farei ciclismo su strada perché, se fossi investito, saprei che la colpa è anche un po’ mia.
I bla bla bla della politica
Per par condicio, ogni giorno il TG1 della sera intervista gli esponenti di tutti i partiti. Ce la mettono tutta, ma non si capisce se pensano che la popolazione sia stupida (e forse hanno ragione) o se sono così scarsi da non saper dire nulla di concreto. Lavoro, sanità, scuola, tasse, sicurezza ecc.: tutte parole vuote perché è troppo facile dire “ci battiamo per la sanità”, “abbasseremo le tasse” ecc. se non si dice come fare e se non si danno numeri a supporto. Senza numeri sono vuote parole.
Ieri, l’unico che ha ci ha provato è stato Giuseppe Conte che ci ha fatto sapere che il superbonus ha generato 200 miliardi di lavoro a fronte di 70 di costo. Anche qui (e probabilmente ha ragione) pensa che gli sprovveduti spettatori confrontino 200 con 70, senza accorgersi che un conto sono i ricavi e un conto sono i guadagni. Se i 200 miliardi hanno prodotto un utile di 40 alle imprese (percentuale di ricarico del 20%, già alta), restiamo sotto di 30 miliardi, 500 euro per italiano, un’enormità.
Purtroppo la gente non sa ben destreggiarsi con i parametri economici di base, basti pensare che un più o un meno davanti al PIL fa scattare consenso o disappunto. IL PIL viene usato perché è un indicatore di facile misurazione, ma è su esso che si costruisce la truffa del PIL: per l’azienda Italia il PIL rappresenta il fatturato, ma non è certo detto che un aumento di fatturato porti un reale guadagno al Paese come una diminuzione porti a un anno negativo. Non a caso l’Europa vuole che gli Stati diminuiscano il debito perché, anche se il PIL aumenta del 3%, ma aumenta il debito pubblico, non è certo stata un’annata eccezionale.
In sostanza, se per un’azienda è chiaro differenziare ricavi e utile, per lo Stato la gente non sa bene come la cosa funzioni e viene facilmente infinocchiata.
News dal week-end
Intervista a uno dei sopravvissuti in Marocco: “grazie a Dio, mi sono salvato, la mia vicina non ce l’ha fatta”.
La vicina era forse cattiva e Allah non ha ritenuto giusto salvarla? Che dire delle moschee crollate? Anche queste covo di fedeli non rispettosi? La locuzione “grazie a Dio” dovrebbe essere sufficiente ad azzerare ogni punteggio del mio test di intelligenza.
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Per capire quanto i politici siano scarsi, in questi giorni di preapertura della caccia è scattata la discussione sul divieto di usare “munizioni al piombo” nelle zone umide. Il problema non è se fanno bene o fanno male all’ambiente, quanto il fatto che chi ha redatto il regolamento europeo non ha precisato cosa si intenda per zone umide. Non era più semplice dire che non si usano e basta anziché lasciare ai controllori l’interpretazione della legge con chi per zona umida intende una palude o un grande corso d’acqua e chi invece ritiene umida una qualunque roggia larga 3 m e “zona” un raggio di 100 m da essa (queste le posizioni che girano in Rete)? Possibile che chi ha redatto la legge senza specificare soffra già di demenza senile? Mah, penso di no. Piuttosto, il solito politico che vuole compiacere sia gli animalisti sia i produttori di armi (per usare pallini d’acciaio quasi sempre si deve cambiare la canna con un costo superiore a 500 euro oppure usare pallini al bismuto o al tungsteno con costi molto superiori): geniale!
Incoerenze mortali
Il caso del femminicidio di Trapani è emblematico di una situazione che si applica a tanti scenari della vita sociale del Paese (vedi per esempio la vicenda di Brandizzo): le leggi non servono se la popolazione è così scarsa da non servirsene o da ignorarle.
Sembra che Marisa Leo fosse molto attiva contro la violenza sulle donne, ma è anche vero che, dopo aver denunciato il marito per stalking, ha ritirato la denuncia; è anche vero che ha accettato di incontrarlo nuovamente. Insomma, un’incoerenza pazzesca che si può forse spiegare con la figlia comune (avuta quando già le cose non andavano bene, un grave errore esistenziale, forse motivato dal fatto di migliorare il rapporto, cosa che non avviene quasi mai), incoerenza che è una delle cause più frequenti di femminicidio.
In parole povere
- se non si insegna alle donne che può capitare anche a loro e che quindi la scelta del partner non può essere fatta da disperazione (la solitudine) o da romanticherie (“mi ha detto che senza di me non può vivere”);
- se non si insegna alle donne che dopo una (anche una sola violenza) si deve troncare ogni rapporto con lo stalker, servendosi anche delle leggi, ma anche del buonsenso di non accettare nessuna forma di contatto,
diventa molto difficile che il numero dei femminicidi cali drasticamente.
Pugno di ferro
Tanti blitz delle Forze dell’Ordine in Campania, Lazio, Calabria e nel resto d’Italia. Non tanto importanti per i risultati ottenuti quanto per dimostrare che lo Stato è presente. La domanda da porsi è questa: come mai solo ora dopo anni? Penso che il merito non sia del Governo quanto della logica che ora è diventata maggioritaria. Anche nel Governo ci sono ministri come Sangiuliano che si illudono che la cultura possa favorire il miglioramento di quartieri degradati. Molto ottimistico, come molto ottimistica la posizione che da anni sostiene che i giovani di certe zone hanno bisogno di lavoro per affrancarsi. Queste tesi sono belle parole, ma non sono in grado di cambiare nulla per il semplice fatto che non fanno un’analisi numerica della situazione. A un giovane di quei quartieri possiamo dare un lavoro da 1.000-1.200 euro al mese, magari con turni anche festivi e occupazioni pesanti. Chi glielo fa fare se come corriere della droga, senza spaccarsi la schiena, guadagna il doppio? Prima di dargli un lavoro, è necessario togliergli l’occupazione illegale. Esattamente come la mafia è stata ridimensionata, non eticamente o socialmente, ma semplicemente perché prendendo tutti i pezzi da novanta, molti aspiranti malviventi si sono accorti che “essere mafiosi non è poi così tanto conveniente” perché finisci in galera o, peggio, ammazzato. La mafia si è dovuta civilizzare con traffici illegali, ma meno sanguinosi, cessando di opporsi allo Stato e accontentandosi di prendere ciò che lo Stato le lascia per una non ancora perfetta opposizione.
Intelligenti non si nasce, si diventa!
Sono arrivati i primi risultati del test per la valutazione del Q.I esistenziale. Al momento in cui ho scritto questo commento sono 60. La cosa interessante è che non c’è nessuno sotto al livello definito “media della popolazione”. Dico definito perché la valutazione attuale non è fatta sui risultati, ma è una stima di come vedo la popolazione. Poiché il nostro traffico maggiore è legato alla scuola (scuola-e-cultura.it è il sito più trafficato del network), probabilmente chi ha già provato il test è un nostro follower (non è cioè il ragazzo entrato in scuola-e-cultura per motivi scolastici) e ciò falsa la media dei risultati in alto.
Appena avremo un campione sufficientemente attendibile (diciamo 1.000 test) ritoccheremo la valutazione; quello che però fin da ora appare chiaro è che il valore del Q.I. esistenziale è depresso dal Q.I. statistico; in diversi casi è sotto ai 30, un limite insufficiente.
Ingenui stupori
L’imam della moschea di Green Lane (Birmingham) ha spiegato dettagliatamente come eseguire correttamente l’esecuzione per lapidazione di una donna adultera. Parole che hanno suscitato indignazione. Francamente non capisco il perché: si pretende che esista un’etica universale a cui tutti, islamici compresi, debbano uniformarsi. Evidentemente l’adulterio per l’imam è un delitto, mentre nella nostra società è ormai diventato un diritto della donna. Ricordo che fino al 1968 anche per noi era un delitto: l’art. 559 del Codice penale prevedeva: “la moglie adultera è punita con la reclusione fino a un anno. Con la stessa pena è punito il correo dell’adultera. La pena è della reclusione fino a due anni nel caso di relazione adulterina. Il delitto è punibile a querela del marito”.
Molti si arrampicheranno sugli specchi e ci diranno che non tutti gli islamici sono come l’imam. Certo, ma sono molto simili agli italiani ante 1968, indietro di almeno 50 anni. L’islam moderato non esiste per il semplice fatto che non si può considerare moderato ogni atteggiamento maschilista. L’islam è una religione maschilista che non è compatibile con lo stile di vita occidentale. Ricordiamo Saman Abbas, trucidata dai parenti perché voleva vivere all’occidentale. I parenti non erano certo pericolosi integralisti, erano semplicemente islamici che applicavano le loro tradizioni.
Appare assurdo condannare i femminicidi e poi cercare di dialogare con l’islam; il solo fatto che le donne siano costrette a certi comportamenti, in primis il velo, è la dimostrazione che non sono compatibili con l’immagine della donna che vorremmo diventasse predominante nella nostra società, una donna libera.
L’islam moderato è più o meno analogo al cattolicesimo di due secoli fa (in Italia fino al 1981 era ancora previsto il delitto d’onore) ed è ingenuo sperare che possa progredire in pochi decenni.
Non è una condanna per l’islam, ognuno può vivere come vuole, ma è una condanna per tutti quegli occidentali che sperano di integrare completamente islamici nella nostra società.
L’orgasmo del sindacalista
Anni fa, appena arrivato al CISE, non erano passati tre giorni che un sindacalista della CGIL entrò nel mio ufficio e mi spiegò che “avrei dovuto iscrivermi al sindacato”. Gli risposi educatamente che lì ero di passaggio e che comunque, se non fossi stato contento del trattamento ricevuto, me ne sarei andato, in parole povere sapevo fare i miei affari.
Sicuramente i sindacati svolgono un’opera positiva come lobby degli occupati, soprattutto nelle grandi aziende, esattamente come Confindustria è la lobby degli imprenditori. Diventano meno credibili quando si ergono a fustigatori dei costumi sociali.
Questa lunga premessa per spiegare come si possano giudicare incomprensibili gli scioperi organizzati dopo la tragedia di Brandizzo. Scioperi contro chi? Quali terribili ingiustizie sono state commesse? La vicenda non è che la conseguenza di un comportamento probabilmente ripetuto di un soggetto irresponsabile che per tornare a casa prima ha ignorato tutte le norme di sicurezza.
Sembra assurdo, ma pare proprio che l’orgasmo del sindacalista sia la dichiarazione di sciopero.
Morire sul lavoro
La vicenda di Brandizzo ha riportato l’attenzione sulle morti sul lavoro. Mattarella ci dice che è un oltraggio alla convivenza? Ma ne siamo proprio sicuri?
Chi ritiene che le morti sul lavoro possano essere azzerate è un inguaribile ottimista che non tiene conto dei limiti dei singoli attori nella scena. Rischia di diventare una persona che vive in un mondo irreale dove, come il Presidente, vorrebbe che il male o il dolore non ci fossero. Ovviamente, questa mia presa di posizione deve essere giustificata.
Iniziamo dal tragico incidente. Quale legge poteva migliorare o evitare la situazione? Ci sarà un colpevole che non avrà fatto per bene il suo lavoro, ma ci sarà sempre l’errore umano doloso (ecco il male) o colposo.
Ma andiamo oltre e analizziamo i dati Eurostat. In un Paese come la Danimarca che tutti ritengono progredito nel 2021 ci sono stati 47 morti sul lavoro, in Italia 601. La popolazione danese è un decimo di quella dell’Italia, quindi i 47 morti danesi diventerebbero 470 in Italia. Si risparmierebbero 131 vite che non è poco, ma molto distante dall’opzione zero. In Austria siamo a 105 e, poiché la popolazione austriaca è meno di un sesto di quella italiana, l’Austria è messa peggio. In Lussemburgo la situazione è drammatica con morti per anno che vanno da 7 a 18; visto che la popolazione è un centesimo di quella dell’Italia, lascio a voi stabilire come lì sia grave la situazione. La vicina Francia è messa peggio dell’Italia, parametrando i suoi dati in base alla popolazione si otterrebbero 622 vittime.
Le situazioni migliori si hanno in Finlandia e in Germania, dove parametrando i dati sulla popolazione dell’Italia, avremmo morti rispettivamente di 207 e 310.
Quando muore qualcuno fa comodo ai media avere una notizia “interessante”: poco tempo fa per evidenziare il problema si citava fra i morti sul lavoro del mese anche quelli morti in incidenti mentre andavano a lavorare! Come si vede, non è così banale dare la colpa alle leggi italiane. Non è nemmeno chiaro identificare un fattore (per esempio la ricchezza del Paese) in correlazione diretta con le morti.
Il problema è complesso, ma sicuramente dietro a molte morti c’è un chiaro colpevole che ha disatteso le leggi dello Stato o del buonsenso.
La Luna blu
Non ho mai capito l’interesse di molte persone per eventi astronomici. Da assertore convinto della necessità di avere una cultura decente in ciò che si vive, sicuramente, spinti dai media che ne hanno ampiamente parlato, molti di quelli che ieri hanno osservato il fenomeno della Superluna blu conoscono ben poco l’astronomia: ci sono i romantici che vedono nel fenomeno il modo per sognare qualcosa di unico nella loro vita (di solito l’amore); ci sono i sopravviventi che, non avendo granché di cui parlare della propria esistenza, avranno la possibilità di raccontare ai colleghi d’ufficio che “loro c’erano”; ci saranno pure quelli delusi dal vedere una Luna che di blu non ha proprio nulla. Come molti avranno appreso, la locuzione deriva dall’inglese Blue Moon e indica un fenomeno che accade molto di rado, quasi impossibile a verificarsi (proprio come la colorazione blu della Luna).
Il fenomeno non è che la ripetizione nello stesso mese del plenilunio con una Luna leggermente più grande e più luminosa della media. Ora, per il nostro astronomo improvvisato non sarà che una normale Luna piena: quindi perché tanto clamore con gente che la fotografa e la mette sui social?
Mah, io ho di meglio da fare…
Incontrare il lupo
Anni fa, nel semestre mi mancava un torneo per guadagnare ancora un po’ di punti per diventare maestro di scacchi. Lo trovai a Napoli, si giocava nel pomeriggio nella zona del porto e le partite terminavano tardi. Tornavo in hotel verso le 11 di sera; ovviamente mi vestivo malissimo, tanto che, se avessi incontrato un rapinatore, probabilmente mi avrebbe allungato qualche spicciolo. Supponiamo che mi fossi vestito con un abito firmato e con un bel Rolex al polso. Rapinato, trovate un aggettivo per descrivere il mio comportamento. Se lo avete scelto negativo, avete compreso il concetto di concorso di colpa esistenziale. Il termine “esistenziale” distingue da “legale” e quindi non fornisce un’attenuante alla pena da infliggere al criminale.
Veniamo a noi con le dichiarazioni del compagno di Giorgia Meloni, Andrea Gianbruno: “se vai a ballare, tu hai tutto il diritto di ubriacarti – non ci deve essere nessun tipo di fraintendimento e nessun tipo di inciampo – ma se eviti di ubriacarti e di perdere i sensi, magari eviti anche di incorrere in determinate problematiche perché poi il lupo lo trovi.“.
Penoso Il Fatto Quotidiano (un giornale sempre più partigiano che ha come unico obiettivo quello di scardinare l’avversario politico, a prescindere dalla realtà e dalla verità) che ha riportato la tesi di Gianbruno, aizzando i social a prendere posizione. Stessa reazione della senatrice PD Cecilia d’Elia che ha sentenziato “proprio non ci riescono a non colpevolizzare le donne. La violenza è sempre un po’ colpa loro. Non uscire da sole, non andare dove è buio, non vestirti in modo provocante. Adesso ce lo spiega anche Giambruno: se non ti ubriachi non ti stuprano. Hai tutto il diritto di ubriacarti ma se eviti di farlo… E niente, alla fine si giudicano le donne e i loro stili di vita. Non è possibile, non è più tollerabile.”.
Quello che non è più tollerabile è che ci siano giornali e politici che non vogliono sentire la verità: in un quartiere malfamato tu non giri con un Rolex al polso, esattamente come in discoteca non dovresti ubriacarti. In entrambi i casi, se ti succede qualcosa, esistenzialmente sei colpevole.
Per la senatrice PD che evidentemente vive fuori dal mondo occorre “educare i ragazzi al rispetto, non le ragazze alla prudenza”. In realtà bisogna fare entrambe le cose perché solo un ingenuo sprovveduto può credere che l’educazione funzioni sempre al 100%.
Riflessioni mondiali
Ai mondiali di atletica di Budapest l’Italia è arrivata 13-esima con un oro (Tamberi), due argenti (Fabbri e 4×100) e un bronzo (Palmisano), appena davanti all’Ucraina, 14-esima. Già finita l’abbuffata olimpica con 5 ori? Difficile dirlo perché spesso basta poco per finire fuori dal podio. All’Italia sono sicuramente mancati Jacobs e Stano, ma ci sono tante seconde linee pronte a salire alla ribalta. Tra tutte le gare, sopra le righe i salti in alto, maschile e femminile; non tanto perché il primo è stato vinto da un italiano (Tamberi, 2,36 m) e il secondo da un’atleta ucraina (Mahucich, 2,01), ma perché continuo a ritenere il salto in alto la disciplina più pura dell’atletica perché in essa lo spettro del doping è assente (attualmente non esistono prodotti capaci di aumentare l’elasticità del soggetto).
La domanda che sorge spontanea è: come mai, nonostante i miglioramenti nelle piste e nelle calzature degli atleti, dopo 40 anni tutte le discipline sono migliorate tranne il salto in alto? A Mosca 1980 il salto in alto maschile è stato vinto da Wessig con 2,36 (la stessa misura di Tamberi) e quello femminile da Sara Simeoni con 1,97 (oggi sarebbe arrivata seconda, ma il suo primato del 1978 è la stessa misura di Mahucich). Nel 1980 Mennea vinse i 200 con 20”19: sarebbe arrivato settimo a sette metri dal vincitore.
Certo, singole prove possono essere statisticamente poco rilevanti, ma che dire dei record mondiali? Il record mondiale del salto in alto maschile risale a 30 anni fa (Sotomayor 2,45 m) e quello del salto in alto femminile addirittura a 36 anni fa (Kostadinova 2,07 m). Curioso poi il fatto che anche i record del salto in lungo siano un po’ datati (Powell 8,95 m 1991 e Cistiakova 7,52 m 1988). Usare mezzi illeciti per far migliorare un saltatore in lungo è facile solo teoricamente perché si può potenziare la muscolatura, aumentando la velocità della rincorsa, ma anche il peso dell’atleta (che è penalizzante) e, come detto, sull’elasticità non si può fare nulla.
Cattolici in caduta libera
Torno a parlare della situazione della religione cattolica in Italia perché finalmente ci sono dati ufficiali, dati Istat, rielaborati dal portale di informazione religiosa Settimana News, quindi sicuramente non favorevole a diffondere dati “pessimistici”. Ecco i dati più interessanti (2022).
- Toccato il minimo storico con il 18,8% delle persone che almeno una volta a settimana partecipano ad un rito religioso.
- Sono il 31%, coloro che lo scorso anno non hanno mai messo piede in un luogo di culto (esclusi matrimoni e funerali; personalmente, da non credente, in chiesa non entro nemmeno per questi due eventi).
- In 20 anni si è passati dal 36,4% della popolazione che nel 2001 affermava di essere praticante, a meno del 19% del 2022.
- Negli ultimi vent’anni la percentuale dei “mai praticanti” (quindi dei non credenti) è raddoppiata, passando dal 16% del 2001 al 31% del 2022.
- Se complessivamente la pratica religiosa è diminuita negli ultimi vent’anni del 50%, il calo per gli under 24 è di due terzi, cioè pratica un under 24 su 10.
In parole povere, attualmente il partito della Chiesa ha lo stesso peso del PD di Schlein, cosa che dovrebbe far riflettere i media dal continuare stucchevolmente a riproporci il papa come guida spirituale dell’Italia, senza mai un contraddittorio.
Non siamo normali
Dopo tanti anni di sito mi accorgo che è sempre più difficile far cambiare le persone; all’inizio chi si macerava nei problemi senza avere la minima predisposizione a cambiare personalità lo definivo spacciato, poi addolcii il termine in irrecuperabile, sperando di attirare l’attenzione di quelli meno permalosi per la definizione che avevo per loro coniato. Mi accorsi che anche per molti follower over 30 il sito era un modo di trovare “qualcuno che la pensava come loro”, ma naturalmente solo su certi argomenti (la strategia dell’adattamento). In fondo anche loro su certe questioni erano controcorrente, ma su altre erano tremendamente convenzionali e da questo comportamento del gregge nascevano tutti i loro problemi.
Scrivo queste righe perché, dopo il commento Il mio Ferragosto, ho ricevuto una mail da una follower da anni che ritiene impossibile che mia moglie condivida le mie stesse idee e di fatto non sarebbe che una donna succube di un marito sostanzialmente egoista. Quello che mi ha stupito è che ha citato una serie di comportamenti che da anni censuro nel sito, comportamenti ai quali evidentemente la scrivente non sa rinunciare.
Anche sua moglie non gradisce vacanze al mare? O nelle città d’arte, almeno in bassa stagione? Anche per sua moglie tutto il mondo si esaurisce a Travacò?
Chi conosce Claudia sa che la scrivente non ci ha proprio azzeccato. Il secondo anno di matrimonio, d’estate andammo per due settimane a Pugnochiuso, mare “splendido”. Dopo 6 giorni, Claudia mi disse: “Ma cosa facciamo qui?”. Risposi: “Hai ragione, Ok, torniamo!” e fuggimmo da quel “paradiso”.
Città d’arte? Ho capito che la scrivente è un po’ contemplativa anche per una citazione latina che sinceramente ho dovuto cercare in Rete per ricordare cosa significasse. Ma perché mai tutti dovrebbero amare le città d’arte, visitare le rovine di Pompei senza magari nemmeno sapere in che anno ci fu la distruzione della città o sotto quale dinastia di imperatori avvenne l’evento? Senza falsa modestia, di storia probabilmente ne so più del 90% dei visitatori, ma perché devo fare da spettatore (sulla scena della vita) quando posso essere attore? Così, quando andammo a Parigi, arrivati nella piazza del Louvre, mia moglie mi disse: “ma dobbiamo fare la fila, non è meglio andare a Eurodisney e divertirci con le tante attrazioni, vivendole in prima persona piuttosto che rimanere stupiti come imbecilli di fronte a quadri che non si sa nemmeno da chi siano stati dipinti.
P.S. Travacò? Mia moglie è molto più stanziale di me soprattutto dopo che siamo passati dalla casa di Travacò a quella di San Martino (a 1 km da dove eravamo prima, ma fuori comune), 1.000 m di giardino che curiamo mentre al di là del corso d’acqua che lo costeggia caprioli, cinghiali, volpi ecc. ci tengono compagnia.
La follower però non demorde: per non dire dei Centri Commerciali, che ogni donna della Terra desidera frequentare?
Possibile che “mi segue da anni” e non si è mai accorta che lo shopping non fa per noi, è spesso da irrecuperabili e che io e Claudia entriamo nei centri commerciali (evito la maiuscola perché non sono luoghi sacri) solo se ci serve qualcosa e, visto che non ci creiamo falsi bisogni, ci andiamo molto di rado. Ho sempre schivato donne che collezionano borse, scarpe, vestiti per essere alla moda (nota: la moda non è che un comportamento del gregge; che ci sia mi va bene, ma essere obbligato a conformarmi lo trovo da sopravvivente o da apparente).
Lo so, io e mia moglie non siamo normali, ma è bello non esserlo da innamorati.
Il caso Vannacci
Le dichiarazioni del generale Vannacci sono un’accozzaglia di pregiudizi vestite di senso comune (non di buonsenso). La cosa curiosa è la solita indignazione che accompagna dichiarazioni simili, l’incapacità di smontarle con l’ironia e la razionalità.
“I gay non sono normali”: subito si grida al pregiudizio quando l’affermazione in sé è vera, ma non ha nulla di negativo, statisticamente i gay sono in minoranza. Chi vuole smontare la tesi di Vannacci dovrebbe semplicemente usare il cervello e far capire al generale che “non essere normali” non vuol dire essere peggio di altri. Io non sono normale perché, se lo fossi, sarei nella “media” della popolazione e quindi sarei “mediocre”. Lo stesso Vannacci non è normale perché fare il militare di carriera è statisticamente minoritario. Quindi ha scoperto l’acqua calda, ma si è anche bruciato perché razionalmente ha una gran confusione in testa fra normalità e valore della persona. Che dire dei campioni dello sport che non sono certo “normali” o dei premi Nobel?
“Rispetto tutte le etnie, ma non siamo uguali” ed è necessario “difendere l’italianità”. Altra aria fritta che chi si indigna chiama razzismo della peggior specie. In realtà, quello che dice Vannacci delle etnie è vero, non siamo uguali, può anche voler difendere l’italianità, ma torniamo allo stesso errore delle affermazioni sui gay. Non è detto che “essere italiani sia meglio”. Anzi, vedendo tanti nostri connazionali, direi proprio che siamo messi male.
Anni fa, all’oratorio di Santo Spirito, partita di basket. Avevo invitato un ragazzo di colore, pregandolo di palleggiare con la sinistra, lui che era destro. Durante le fasi che precedevano la partita, una pena, soprattutto al tiro. Si scelgono le squadre, a me tocca partire dopo il capitano dell’altra squadra che ovviamente, come prima scelta, non scelse il ragazzo di colore. Fra lo stupore generale, lo scelsi io, con un “beh, bisogna pur darvi un certo vantaggio”. Quando in partita lui “tornò” a giocare con la destra, li massacrammo.
E avremmo massacrato anche la squadra di Vannacci.
La ricetta per la povertà
Schlein e Conte ci dicono che la povertà si combatte con il reddito di cittadinanza e con il salario minimo, Meloni ci dice che si combatte con la crescita dell’economia, la formazione professionale e un minimo reddito di inclusione per chi è del tutto refrattario al lavoro. Chi ha ragione? La materia è troppo complessa per discuterla in un commento. Però ci si può arrivare con un test che ognuno di voi può interpretare come vuole.
Partiamo con 100 “poveri” che non hanno lavoro o ce l’hanno, ma è talmente sottopagato che “non arrivano a fine mese”. In base alla vostra esperienza, guardando in giro, fra conoscenti, stimate quanti sono quelli che:
- pur avendo la possibilità di continuare gli studi, li hanno abbandonati, troppo pesanti o noiosi, proprio come quel lavoro dove ci hanno provato ma che è stato presto abbandonato perché richiedeva più o meno lo stesso impegno, lo stesso stress o la stessa noia dello studio.
- Hanno poca voglia di lavorare, cioè non accetterebbero mai: 1) un lavoro troppo pesante (come in agricoltura oppure in una residenza per anziani); 2) un lavoro che contempli turni al sabato o alla domenica o di notte; 3) un lavoro che non abbia possibilità di far loro guadagnare molto; 4) se hanno un titolo di studio, un lavoro che sia al di fuori dei loro sogni; 5) un lavoro full-time perché li penalizzerebbe troppo.
Quanti sono su 100? X? Bene se X è basso hanno ragione Schlein e Conte che ritengono che la povertà del singolo sia colpa della società; se X è alto ha ragione Meloni.
So che quelli che nascono di destra o di sinistra non cambieranno mai idea, proprio come da bambini si “tiene per una squadra di calcio”, ma il test non arriva a conclusioni, ognuno se le tiri da sé, purché non bari con sé stesso. Non ditemi però che X è a metà strada, una scelta politicamente corretta che però puzza di incapacità di analizzare il problema.
Vita da funerale
Anna faceva l’infermiera, aveva quasi 60 anni e un infarto l’ha stroncata ancora relativamente giovane. Ai suoi funerali familiari, amici e conoscenti stretti, al più cento persone.
Ai funerali della donna di 56 anni uccisa dal compagno a Vico Equense, migliaia di persone, la stragrande maggioranza delle quali non sarebbe mai andata ai funerali dell’infermiera Anna, semplicemente perché non la conosceva.
Ho spesso descritto gli aspetti negativi del tifo sportivo. Uno di questi è cercare di sopperire alla propria scialba esistenza illudendosi di partecipare a qualcosa di grande, spesso epico. Il tifo non è però la sola occasione di “diventare grandi”: come detto sopra, lo sono anche gli eventi mediaticamente importanti, come i funerali di perfetti sconosciuti che sono saliti alla ribalta, spesso involontari protagonisti delle notizie più importanti.
A causa dello stesso perverso meccanismo dello “io c’ero”, “anch’io ho contribuito”, si riempiono di bigliettini, fiori, lumini, pelouche, gli altarini di gente tragicamente uccisa.
Certo, ci si può arrampicare sugli specchi e dire che la presenza è un atto di civico consenso alla tragedia (come quello dei politici che devono partecipare a decine di funerali con un senso di reale simpatia spesso minimo), ma io penso che la causa sia una vita vuota che ha bisogno di una botta per svegliarsi dal torpore quotidiano. Certo che usare tragedie per farlo è meschino.
Le “care” vacanze
Secondo voi una dose di cocaina a 50 euro è cara? Rispondete con calma, ma spero che la risposta sia: 50 o 100 euro per me fa lo stesso, non sono un drogato.
I media picchiano duro sulle vacanze care, mostrandoci sovrapprezzi da due euro per un tramezzino diviso a metà o di qualche euro per pochi cubetti di ghiaccio. Il governo punisce Ryanair impedendo di usare algoritmi che farebbero lievitare i prezzi. Come Controcorrente, sia i media sia il governo hanno sbagliato.
Alla base di questi errori c’è la santificazione della vacanza quasi fosse una “necessità sociale”. Sono uno dei pochi che, quando mi chiedono “dove vai in vacanza”, posso rispondere “da nessuna parte, io sto bene a casa mia, non sono un drogato che deve staccare da una vita non perfettamente gradita”. Sgradevole, ma la vacanza è spesso una medicina con cui si ricaricano le pile, ci si allontana dallo stress, ci si riposa come chi si butta sulle spiagge diventate costosissimi carnai umani e arriva a credere di preferirle alla propria vita quotidiana. Altri più “intelligenti” cercano di fare vacanze più “umane”. C’è chi visita le città d’arte sapendo ben poco di storia e di arte, con la vacanza che diventa una scuola per adulti ignoranti dove apprendere qualcosa che da ragazzi si vedeva come una perdita di tempo e che, una volta tornati a casa, si cesserà di coltivare (proprio come le immancabili parole crociate sotto all’ombrellone). C’è chi preferisce la montagna, più a misura d’uomo, e fa lunghe escursioni quando poi a casa tornerà alla vita da povero sedentario, magari aumentato di qualche chilo perché le passeggiate mettono fame e non poteva esimersi da abbuffate pantagrueliche.
Probabilmente su 100 vacanzieri si contano sulle dita quelli che usano le vacanze per fare ciò che amano fare durante l’anno, magari sfruttando la stagione o qualche evento.
Tornando al prezzo della cocaina, se uno è drogato, arriva a pagare qualsiasi cifra, persino a prostituirsi. Lo stesso fanno molti vacanzieri che durante l’anno si prostituiscono con il lavoro per potersi pagare l’agognata vacanza, l’evasione dalla loro vita da carcerati. Il lavoro è una condanna sociale e serve per assicurarsi da vivere, ma quando diventa il mezzo con cui cercare di vivere sopra le righe, per potersi permettere questo o quello, diventa prostituzione. L’alternativa? Cercare di migliorare le proprie condizioni di vita, non arrendersi all’adagio “tanto per tutti è così”.
Non vedo quindi che ragione ci sia di scandalizzarsi per certi prezzi: il Covid ha reso coscienti i gestori delle località turistiche che la gente “deve” andare in vacanza e quindi, in un libero mercato, con la legge della domanda e dell’offerta, aumentano i prezzi, implicitamente dicendo: se sono alti, state a casa. State tranquilli che, se trovate qualcosa da fare a casa, l’anno prossimo i prezzi scenderanno.
Il mio Ferragosto
La mattina l’ho passata in campagna con mia moglie e Kelly; l’obiettivo era di cercare della frutta spontanea. Alla fine, abbiamo fatto 800 g di more, 3 kg di uva e altrettante di prugne. La cosa più interessante è che l’uva, un’americana bianca molto dolce, era proprio su un sentiero dove molta gente porta i cani. Non un grappolo era stato colto, ne abbiamo lasciati parecchi per la prossima volta. Incontrato un uomo con il suo cane, gli ho espresso la mia perplessità su come la gente possa lamentarsi che la frutta è diventata carissima quando poi lascia quella gratis sulle piante; scartando l’ipotesi che sia difficile raccoglierla (è a portata di mano) non resta che l’incredibile risposta dell’uomo: “questa sarà buona, ma ha i semi!”.
A mezzogiorno ordiniamo una pizza da una pizzeria gestita da un extracomunitario, aperta sette giorni su sette, feste comprese. Lui mi dice che purtroppo il ragazzo che fa le consegne questa mattina non lavora perché ha “dovuto” portare i tre bambini al mare. Dopo un istante di raccoglimento per il povero giovane che con un lavoro del genere avrà difficoltà ad arrivare a fine mese, ma ha fatto egualmente tre figli, gli dico che passiamo noi a prenderle. Quando arrivo, le pizze sono appena sfornate e mi scappa una domanda: ”ma il ragazzo delle consegne è italiano?”. Risposta affermativa e mia controreplica: “gli italiani ormai hanno poca voglia di lavorare”. Un sorriso del pizzaiolo.
Capisco che i giovani e chi ha bisogno di gratificare la propria autostima aiutando gli altri siano molti ottimisti nel giudicare la gente, ma è veramente difficile esserlo quando si conoscono da vicino le persone e le si giudica con spirito critico oggettivo.
Quando gli zombie ritornano
Nell’ultima settimana sono morte 65 persone per Covid (che il Covid sia una concausa non è chiaro), circa 10 morti al giorno che il prossimo inverno potrebbero arrivare a 50, in linea con le vecchie influenze di una volta. I virologi che erano assurti al ruolo di salvatori della patria ora rialzano la cresta e ci dicono che in inverno andrà male e prospettano nuovi isolamenti, nuove restrizioni senza accorgersi che il Covid non è che una forte influenza che colpisce i più fragili, esattamente come le influenze in passato. Se anche il Covid facesse 20.000 morti l’anno, che senso avrebbe bloccare 60 milioni di italiani, aumentando le morti precoci perché negli ospedali non si è potuto curare adeguatamente o fare prevenzione? Per fortuna Speranza non c’è più, “speriamo” che il governo non si speranzizzi e cada vittima di un’irrazionale patosensibilità.
World Happiness Report 2023: fake news!
Come “esperto” di felicità, dovrei essere soddisfatto che vengano pubblicate classifiche dei Paesi dove si vive meglio. Secondo il World Happiness Report 2023 la Finlandia è ancora il Paese più felice al mondo. L’Italia scende dal 31-esimo al 33-esimo posto. Vediamo la classifica: provate a valutarla.
- Finlandia
- Danimarca
- Islanda
- Israele
- Olanda
- Svezia
- Norvegia
- Svizzera
- Lussemburgo
- Nuova Zelanda
Gli Stati Uniti sono 15-esimi, la Germania 16-esima , la Gran Bretagna al 19-esimo e la Francia al 21-esimo.
Il condizionale che inizia il commento (“dovrei”) è d’obbligo perché queste classifiche non sono stilate con sondaggi mascherati sulla popolazione (mascherati vuol dire che il soggetto dalle domande non capisce l’obiettivo del sondaggio). Sono stilate in base a parametri che, un po’ arbitrariamente, vengono ritenuti importanti come il rispetto dei diritti umani e l’attuazione dell’Agenda 2030 per la felicità della società attuale e futura, Agenda che necessariamente rispecchia le idee sulla felicità di chi l’ha redatta.
Torniamo alla classifica e scopriamo cosa non va. Ai primi posti sempre i Paesi scandinavi e qui ci può stare, ma è risibile che al quarto posto ci sia Israele un Paese di fatto in guerra, dove un attentato terroristico può sconvolgere la vita della gente e dove i diritti di una parte della popolazione (i palestinesi) non è che siano tenuti in grande considerazione.
Scendendo, altrettanto comico che l’Arabia Saudita sia davanti alla Spagna e all’Italia; ma chi ha redatto la classifica non conosce la condizione femminile in Arabia Saudita? Ma la classifica è sponsorizzata oppure chi l’ha stilata è fuori dal mondo?
Morale: se volete conoscere l’attendibilità di notizie, sondaggi, studi cercate di scoprire le contraddizioni che portano con sé.
Epurazioni dubbie
Mi hanno chiesto un parere sulla presunta epurazione dalla RAI di personaggi di sinistra. Sicuramente l’epurazione c’è stata, ma occorre capirne i motivi. Non si tratta di una scelta ideologica, ma soprattutto di una decisione che ha colpito un certo modo di fare informazione.
Le persone che sono state cacciate dalla Rai o che se ne sono andate erano quelle che facevano politica in modo diretto, cioè senza contraddittorio. Esempio classico l’Annunziata. Se tu sei di sinistra e inviti un personaggio di destra, puoi fargli anche domande scomode, ma non puoi impostare il discorso per ”dimostrargli di avere ragione”. In un servizio pubblico non puoi processare nessuno solo perché ha idee diverse dalle tue. Vespa è sopravvissuto a governi di destra e di sinistra perché, da grande professionista, chiedeva, ma non processava.
Michele Santoro, decisamente di sinistra, è stato assunto a Mediaset filoberlusconiana e filo-governativa. Sono certo che l’accordo prevede uno stile Vespa. Fra l’altro, i processi non fanno altro che avvelenare ulteriormente il clima politico, cosa di cui l’Italia non ha bisogno.
Stipendi da nababbi
Non so cosa pensate degli stipendi dei parlamentari (e dell’uscita del povero Fassino che è stato massacrato per aver mostrato il suo stipendio come se fosse “normale”) e della rimozione del tetto ai professionisti (non al consiglio di amministrazione come qualcuno ha frettolosamente indicato per infiammare la polemica) che saranno impiegati nella costruzione del ponte sullo stratto di Messina. Premesso che rimozione del tetto vuol dire che solo alcuni potrebbero aver un compenso superiore ai 240.000 euro e che 240.000 euro lordi vogliono dire l’equivalente di uno stipendio da dipendente da 7.000 euro al mese, come giudicare razionalmente queste cifre?
Chi si scandalizza evidentemente vive al di fuori della realtà perché professionisti (medici, avvocati, notai, ingegneri ecc.), piccoli e medi imprenditori (non scomodiamo i grandi nomi), anche senza titoli di studio particolarmente eclatanti, raggiungono abbastanza facilmente queste cifre. Se non lo sapete, beh, non si può giudicare la realtà se non la si conosce. Ma c’è di più. Un politico, eletto dai cittadini che lo ritenevano degno di tale incarico (e Fassino non è certo stato eletto da chi guadagna cifre da capogiro), dovrebbe fare il bene del Paese che non è una cosa banale, comporta responsabilità e impegno, non deve essere un martire che s’immola per il bene altrui. Questa visione mistica è semplicemente demenziale. Ma chi guadagna poco più di 1.000 euro al mese può comunque ritenere quelle cifre eccessive. Okay, ma allora lui e i giornalisti che hanno massacrato il povero Fassino perché non massacrano tutti i giocatori che guadagnano cifre da capogiro? Ve lo immaginate se De Laurentis vendesse tutti i giocatori del Napoli e si affidasse alla Primavera perché certe cifre sono immorali se paragonate a quelle di tanti napoletani? Una rivoluzione con il linciaggio del povero De Laurentis.
E gli ingegneri dello stretto? Perché il governo ha eliminato il tetto? Semplice: perché un professionista capace di progettare tali opere guadagna di più e non avrebbero trovato nessuno che si sarebbe decurtato i guadagni solo per etica sociale.
SI tratta della legge della domanda e dell’offerta: non ti va bene quanto chiedo? OK, vai tu a costruire lo stretto o a sederti in Parlamento. Io in fondo il povero Fassino non lo invidio, fa (anche per me) un lavoro che io non avrei fatto nemmeno per 100.000 euro al mese
Atlete lente
Grande curiosità ha suscitato la prova della somala Nasra Abukar Ali alle Universiadi. L’atleta era presente grazie ai favoritismi della federazione somala (la cui presidente è stata sospesa e si sta indagando il vicepresidente di cui la ragazza è nipote): nelle batterie dei 100 m è arrivata staccatissima con un “modesto” 21”81.
I media hanno distrutto la ragazza (a dire il vero, in evidente sovrappeso atletico, una ragazza normale), ma quello che è grave è che nessuno ha evidenziato l’aspetto sociale della prova. Non ho mai approvato i giornalisti sportivi (e non) che parlano di sport da sedentari. Evidentemente la maggior parte di quelli che hanno commentato la prova della ragazza non sanno nulla di sport perché non sono stati capaci di usare l’evento per educare la popolazione.
Guardate la batteria, con la prima che arriva 10” prima della somala che sembra non impegnarsi nemmeno più di tanto negli ultimi metri. Ebbene: ridicola? Okay, ma quante donne fra i 20 e i 30 anni sono capaci di correre i 100 m in meno di 21”81 (ricordo che per una donna il test dello zombie è di 23”)? Penso che almeno il 90% non ci riesca. E gli uomini? Avrei preso i giornalisti saputelli e li avrei portati su una pista. Anche qui grosse risate per il 40-enne con la pancia che magari corre i 100 m in 25”. Senza contare quelli che si strapperebbero, quelli che a metà non riuscirebbero più a respirare e quelli che si rifiuterebbero perché il menisco o la schiena li hanno resi sportivamente invalidi.
Una tiratina di orecchie anche per i runner che vendono agli amici l’impresa sensazionale di aver corso la maratona in poco più di 4 ore. Riuscite a superare il test dello zombie?
Poveri ragazzi
A Lisbona un milione di ragazzi cui le famiglie hanno fatto il lavaggio del cervello si stringe attorno al papa, dimenticando che la Chiesa non ha ancora risolto il male endemico della pedofilia (aggiornato l’articolo nel sito).
Forse non molti sanno che Gesù era favorevole alla pena di morte, almeno in certi casi. Infatti in Matteo 18,6 così si esprime: “Ma chi avrà scandalizzato uno di questi piccoli che credono in me, sarebbe meglio per lui che gli fosse appesa al collo una macina da mulino e fosse gettato in fondo al mare.”. Quindi Gesù condanna i pedofili, ma sembra che la Chiesa non lo ascolti. Certo, papa Francesco ha fatto finta di occuparsene, ma l’annunciato tribunale dei vescovi mai è diventato operativo. Il risultato è che a oggi in Italia abbiamo avuto 167 sacerdoti accusati di pedofilia, 165 condannati.
Molte fonti, anche interne alla Chiesa, hanno dichiarato che l’incidenza della pedofilia nella percentuale dei sacerdoti è di circa il 2%, cioè uno su cinquanta!
Morale: quale genitore responsabile manderebbe i suoi figli al catechismo?
Ormai dovrebbe essere chiaro a tutti coloro che mandano i propri figli al catechismo o fanno loro frequentare assiduamente le parrocchie che sono ambienti non sani.
Politici e alcol
La palma del politico più irrazionale dell’estate la vince sicuramente Matteo Salvini. Il nostro è sempre attento a cercare il consenso della maggioranza della popolazione e, anziché educarla (cosa che comunque fanno pochissimi politici), promuove ciò che interessa alla gente.
Allucinante che abbia firmato un progetto sperimentale che prevede taxi gratis per tornare a casa a fine serata, stanziando fondi per pagare l’auto bianca o la navetta a chi, uscito dalla discoteca, sottoponendosi all’alcol test, superi il limite previsto per mettersi alla guida. Sarà portato a casa insieme alle persone che accompagnava. Il progetto è sperimentale e riguarda sei grandi locali notturni per il periodo che va da agosto a metà settembre.
Molti genitori falliti con i figli che si ubriacano ogni volta che vanno in discoteca applaudiranno; ovvio, il loro cervello si è ormai atrofizzato. Ma che dire di chi pensa che l’iniziativa sia almeno un po’ meritevole?
- Prima di tutto, si premia un comportamento socialmente e individualmente pericoloso.
- Poi lo si promuove perché, se so che mi porteranno a casa, perché dovrei limitarmi?
- Infine, ricordate: una qualunque idea che non può essere praticamente resa generale è demenziale. Se io vado al ristorante e bevo troppo, non avrei diritto anch’io al taxi? Milioni di italiani alcolizzati che tanto vengono scarrozzati a casa dal governo.
- Da ultimo, la decisione di Salvini è dubbia perché di fatto privilegia locali che potranno vendere come plus il servizio a scapito di quelli che non ce l’hanno. E che dire dei tassisti che, in orari morti, vedranno comunque remunerato il loro lavoro. Un favore ai loro interessi?
La domanda che sorge spontanea è: Salvini aveva bevuto prima di firmare l’accordo? Gli avevano fatto l’alcol test?
Genitori assenti
Continuano i femminicidi e le violenze sulle donne. Abbiamo già parlato del concorso di colpa, cioè di come la vittima “si metta nelle condizioni di essere tale” (come chi va con un Rolex al polso in un quartiere malfamato). Concorso di colpa che non è certo un’attenuante per il carnefice, ma senza il quale molte vite sarebbero risparmiate. Che dire della donna che è alla fermata dell’autobus che la porterà a casa; le si avvicina un uomo che le propone di portarla a destinazione e lei sale con lo sconosciuto (non è chiaro se l’uomo le abbia proposto anche della droga)? Che probabilità c’erano che tutto andasse bene e la donna non fosse violentata?
Andando più a fondo mi sono accorto che il problema può essere un errore della vittima, ma chi ha educato la vittima? I genitori non le hanno spiegato come si vive? Allargando lo scenario a situazioni meno tragiche, ci si accorge che gran parte delle vite con problemi derivano da scelte del partner sbagliate. Non sbagliare partner è una condizione necessaria alla felicità. Certo, si può stare bene anche da soli, ma solo se non si ha paura di sbagliare e non si rinuncia alla ricerca. Quasi sempre conta l’aspetto fisico (l’amore a prima vista), per altri il romanticismo, per altri il fatto che si occupi di noi (insufficienti), per altri il condizionamento della necessità di avere qualcuno (strategia dell’ultima spiaggia) ecc.; praticamente ogni personalità critica può portare a scelte disastrose.
DOMANDONE: i genitori insegnano ai figli come si sceglie un/una compagno/a? Nella stragrande maggioranza dei casi no. Si parla magari di contraccezione, ma nulla sui criteri di scelta. Salvo poi sorprendersi quando i figli scelgono male. Se poi il genitore ha sbagliato scelta, l’ha subita per anni e non fa nulla per educare i figli, allora è veramente diabolico.
-Europa
Oggi la palma del politico irrazionale (in questo caso quasi patologico perché come vedremo ha una doppia personalità) spetta a Magi di +Europa. Il nostro si scaglia contro il piano del governo per la terza e quarta rata del PNRR quando l’Europa (quindi chi Magi sostiene) pagherà la terza rata e ha approvato il piano per la quarta. Quindi, se Magi ha ragione, in Europa sono tutti fessi? Oppure ha intenzione di cambiare il nome al partito con -Europa?
Devo riconoscere che per le opposizioni è dura. Di solito dopo i primi 100 giorni finisce la luna di miele con chi ha vinto le elezioni. L’ultimo sondaggio Ipsos, ripreso dal Corriere della Sera, è una doccia fredda per l’opposizione. Il partito di Meloni ritorna sopra al 30% (30,4) e il PD scende sotto il 20% (19,3) e il M5S è stabile al 16,3%.
Chiunque non abbia le fette di salme sugli occhi, magari turandosi il naso deve riconoscere che la premier è molto più quotata all’estero che i suoi predecessori e questo, checché se ne dica, è un bene per l’Italia.
Il problema però è la deriva minoritaria delle opposizioni che, invece di parlare alla maggioranza del Paese (che so, un piano per la scuola o per la sanità, ambienti dolenti), continua a interessarsi praticamente solo di un insieme che ottimisticamente rappresenta il 5% del Paese. Non può essere voto di scambio perché allora le opposizioni dovrebbero ripassare la matematica, probabilmente è solo il vecchio adagio sinistrorso che il debole ha sempre ragione (in logica, questa fallacia è detta ad misericordiam, è quella che di fronte a due squadre di calcio semisconosciute si tende a parteggiare per la più debole) e che va difeso, costi quel che costi, contro il Potere.
Facciamo la rivoluzione!
È Conte che sale all’onore della nostra lotta ai politici irrazionali (in realtà si dovrebbe usare un aggettivo decisamente peggiore, visto che Conte non è uno stupido e quello che fa lo fa dolosamente, ben conscio delle conseguenze). Il nostro Giuseppe agita lo spettro di rivolte di massa per i 169.000 redditi di cittadinanza revocati. Lui sa la matematica, ma finge di non saperla.
Abbiamo circa 600.000 persone (ho contato anche i familiari) che non riceveranno più il reddito, cioè l’1% della popolazione. Il reddito è costato 30 miliardi, cioè 500 euro a persona, per una famiglia di 4 persone 2.000 euro, una vera e propria patrimoniale per salvare l’1% della popolazione (lasciamo perdere i tanti casi di truffe).
Schlein ha detto che “la povertà uno non se la sceglie, ma sono le politiche sociali a causarla”. La vecchia logica comunista che assolve sempre le colpe del singolo: lo studente non sa nulla? La colpa è della scuola.
La cosa buffa è che un intervistato davanti alla sede di Napoli dell’INPS ha detto candidamente la verità: il lavoro si trova solo in nero o è sottopagato. Aggiungiamo noi che a volte si deve lavorare anche di sabato o di domenica. No! Meglio non fare nulla e prendere 850 euro al mese piuttosto che un lavoro in nero o sottopagato. Vuoi che Maria lavori 4 ore ogni mattina facendo le pulizie e prenda 400 euro al mese quando non facendo nulla ne prenda più del doppio? Il lavoro dà dignità alle persone (così dicono i sindacati), ma è meglio non fare nulla se il governo ci mantiene.
Lo sport ipocrita
L’ucraina Kharlan, olimpionica di sciabola, è stata squalificata per non aver stretto la mano alla russa appena sconfitta. Sembra che il protocollo lo esiga, anche se era stato sospeso durante il Covid e sostituito con la presentazione della sciabola che è quello che l’ucraina ha fatto.
Premesso che ci sono ancora persone che girano con la mascherina e che quindi Kharlan poteva essere scusata, solo ammonita, per aver fatto solo un “mezzo saluto”, quello che stupisce è la reazione di chi c’è intorno…
Passi che la scherma sia nelle mani di un oligarca russo, (la scherma è una dei pochi sport che ha ammesso russi e bielorussi) ma è penosa la reazione di chi vive nell’ambiente. Possibile che nessun atleta (o federazione nazionale) sia vicino all’Ucraina e abbia detto alla FIE “se non cambiate idea io non gareggio”. Persino l’italiano Samele, compagno della Kharlan, ha detto di vergognarsi dell’ambiente, ma continua a restarci.
Patetici poi i media che hanno spiegato che l’ucraina è stata riammessa con una decisione altrettanto patetica del CIO: è stata riammessa per la prova a squadre, ma la squalifica nell’individuale è rimasta. Una specie di squallido compromesso politico.
Insomma, la prova più evidente che lo sport non è una palestra di etica, ma solo di egoismi personali e che i gesti nobili sono solo quelli che non costano poi granché a chi li fa. Basta ricordare che Maradona è ancora oggi idolatrato nonostante abbia vinto un mondiale con un gol di mano festeggiandolo come se fosse stato regolare.
Tricolori incomprensibili
Ormai ho deciso di colpire chiunque faccia partigianeria in campo politico perché è un chiaro tentativo di continuare a fare il lavaggio del cervello agli elettori della propria parte. Spesso verrà colpita la sinistra, non tanto perché io voglia promuovere il governo quanto per il fatto che l’invidia che attanaglia le opposizioni (ricordiamo Andreotti: il governo logora chi non ce l’ha) “devono” inventarsi sempre qualcosa. Ormai massacrato dai sondaggi, dalle colonne de Il Riformista il povero Renzi non trova di meglio che inventarsi problemi in chi non la pensa come lui: “Gaffe della sovranista Giorgia Meloni che non conosce il significato dei tre colori della bandiera italiana: Schumer ha chiesto alla presidente del Consiglio italiano se potesse illustrargli il significato dei tre colori della bandiera italiana, senza ricevere una risposta molto convinta”. Sinceramente non so quale sia il significato dei tre colori, ma razionalmente non vedo perché un sovranista “debba” conoscerli, anche perché la faccenda, messa come l’ha messa Renzi, dovrebbe riguardare tutti gli italiani e non solo i sovranisti. La cosa ridicola è che poi l’articolo continua: “il significato esatto dei colori non è definito ufficialmente e c’è qualche dibattito a riguardo”. Snocciola alcune “interpretazioni” che sono molto distanti una dall’altra. Insomma, buio pesto sul significato del tricolore. Dov’è la gaffe?
La politica non è tutto
Siccome voglio evitare i problemi legati alla dissonanza cognitiva di cui abbiamo più volte parlato (il fastidio di sentire idee opposte alle proprie che ci fa scegliere sempre fonti allineate con il nostro pensiero, il modo più facile di subire un lavaggio del cervello), faccio sempre una rotazione sui tg. Ieri mi è toccato quello de LA7. Mentana è un buon conduttore, ma rischia di deformare la realtà occupandosi solo principalmente di politica: ieri metà del tg era dedicato alla mozione contro la Santanché, al salario minimo e alla maternità surrogata, temi peraltro già ampiamente trattati nei giorni scorsi. Se si aggiunge che Mentana non ha certo la velocità di esposizione di un Jacobs sui 100 m, chi ritiene che la politica sia importante, ma non il solo argomento della realtà quotidiana, incomincia presto a sbadigliare.
Evitavo di addormentarmi facendo zapping sugli altri tg e tutti davano la massima priorità agli eventi che al Nord e al Sud stanno flagellando l’Italia (e la Grecia). Ovvio che chi sta per partire per le vacane sia più interessato agli incendi al Sud che a un’intervista con Foti o Maiorino, sicuramente sconosciuti ai più.
Che LA7 abbia meno mezzi di altre tv ci sta e fare servizi esterni può rivelarsi molto costoso, ma dare alla politica uno spazio eccessivo può essere dannoso. I giornali sportivi fanno di partite di calcio una questione di vita o di morte e creano frange di ultrà che diventano soldati di vere e proprie guerre. Analogamente, quando la politica diventa il fulcro della realtà e vicende importanti, ma comunque non certo decisive sulla sorte della maggioranza degli italiani (ricordiamo l’intelligente appello di Bonaccini: giusto occuparsi delle minoranze, ma se non diamo risposte alla maggioranza del Paese siamo spacciati) diventano questione di vita o di morte, è poi “normale” che chi è di destra odi Conte e Schlein e chi è di sinistra odi Meloni e Salvini.
Cos’è l’arte
Oggi un controcorrente serio, generato da una mail di critica alla mia posizione dell’intelligenza artificiale nel cinema, giudicato molto meno “arte” di una grande opera letteraria o pittorica. La mia posizione nasce da una mentalità scientifica e non umanistica che dà dell’arte una definizione molto più ristretta.
P.S. Claudio Verdone ha detto che l’intelligenza artificiale ucciderà il film d’autore. Ricordiamoci le critiche degli amanti della pittura (La bolla di inferiorità rispetto alla pittura fu attribuita alla fotografia fin dalla sua prima diffusione) quando a metà del XIX sec. si affermò la fotografia.
Una mail…
Non pubblico spesso le mail di ringraziamento al sito. Con questa faccio un’eccezione.
Ho conosciuto il sito nel 2002 quando ancora ero un “recordman” con una leggera sindrome da “N.Y.C-Mania”!!! Poi continuando a leggerti, ho cominciato a chiedermi se anch’io potessi fare parte delle persone che definisci “semplici”. La risposta è arrivata da sé perché oggi a 48 anni posso permettermi di fare ” L’ Artista “…
Ringrazio il lavoro che ho raggiunto in bicicletta per 25 anni, la casa comperata all’ asta, la mia sposa con pochi grilli per la testa, il camper usato che mi ha fatto risparmiare sulle vacanze, diventate più modeste, ma non meno divertenti, lo sport in genere, il mio pianoforte, ma soprattutto volevo ringraziare il tuo “lavoro” che almeno per il sottoscritto è stato parecchio illuminante!!
L’eccezione è dovuta a due motivi. Lo scrivente quando ha conosciuto il sito era un under 30. Ormai è evidente che quando si superano i 30 anni è molto difficile mettere in discussione il proprio stile di vita, le proprie certezze, è difficile cambiare. Oltre i 30 anni solo le persone intelligenti ci riescono. Questa considerazione spiega le modifiche che presto ci saranno nel network albanesi.it
Il secondo motivo è che lo scrivente non lo conoscevo (come tanti che mi hanno scritto per ripristinare il Controcorrente), non ricordo abbia mai partecipato ai nostri incontri, insomma ha fatto tutto da sé (chapeau!). La risposta più facile per chi mi dice che avrei dovuto continuare con i social. In realtà, mi ero sempre accorto che i social erano un modo in cui le persone cercano contatti umani con qualcuno di abbastanza simile. C’era chi cercava di convincermi che i suoi problemi non dipendevano dalle scelte fatte e chi voleva discutere con me delle differenze di vedute su problemi vari senza prima dimostrare di non avere problemi!
Probabilmente, il sito ha avuto successo proprio grazie a chi quei social non li ha mai frequentati, visto che Controcorrente fa circa 6.000 visite al giorno.
Morale: se tu ricevi un messaggio, se vuoi cambiare la tua vita la cambi, chi continua a girarci intorno forse tanta voglia di cambiarla non ha.
P.S. I disastri al Nord e gli incendi al Sud: tutti i politici ci dicono che dobbiamo fermare i cambiamenti climatici, illudendoci che ciò sia possibile. Anche ammesso che la virtuosa Europa faccia tutto per bene, conta solo per il 6% di fronte a Cina, India, Russia, USA e Brasile che dei cambiamenti climatici se ne fregano.
La politica sempre più distante
Un lettore mi ha chiesto come mai in Italia quasi il 50% della popolazione non vota ed è lontano dalla politica. Il motivo è chiaro e la colpa è solo dei politici che non fanno altro che vivere di seminformazione.
In Italia il meccanismo con cui si diffondono le idee politiche è molto chiaro e si basa sulla dissonanza cognitiva (che è un grave difetto razionale), cioè il fastidio di sentire idee lontane dalle proprie. Da anni i politici la usano per avere il consenso della parte più partigiana della popolazione. Tutti sanno che i Tg Mediaset sono allineati a Forza Italia (e al centro-destra), La7 e i suoi programmi politici sono allineati al centro-sinistra, la Rai è filo-vaticano e filogovernativa (non importi chi governi). Fa eccezione Sky che comunque non è “italiana”. Con i giornali è ancora peggio: il Giornale, Il Fatto Quotidiano e la Repubblica sono esempi di seminformazione, diffondendo solo ciò che fa comodo diffondere. Esempio eclatante Il Riformista: prima vicino alla sinistra (era la riedizione de l’Unità), quando l’editore ha visto gli scarsi risultati (la concorrenza a sinistra è fortissima con Il Fatto e la Repubblica) lo ha affidato a Renzi che ne ha fatto il social di Italia Viva.
Ovviamente chi è schierato ha piacere di vedere confermate le proprie idee e il lavaggio del cervello continua. Ma chi ha un po’ più spirito critico capisce la scarsezza dell’informazione politica e abbandona (ecco perché quasi il 50% degli italiani non vota) oppure decide di informarsi a 360 gradi, cosa che comporta un interesse non minimale per la politica e non è da tutti.
Attualmente la dissonanza cognitiva è usata soprattutto dalla sinistra (in genere è l’opposizione che ne trae maggior giovamento). Del salario minimo abbiamo già detto, ma, sempre sul tema, che senso ha dire che 3-4 (il numero varia da Schlein a Conte) milioni di italiani ne gioverebbero? Nel 2021 erano 729.000 i lavoratori che ne avrebbero giovato, come si fa ad arrivare a 3-4 milioni? Semplice: si dà “per certo” che anche tutti quelli che sono attualmente pagati in nero verrebbero messi in regola a salario minimo. Una forzatura che è contraria alla ragione.
Che dire poi del fallimento sulla terza rata del PNRR? Per mesi l’opposizione aveva sperato che l’Europa ci bocciasse. Ora che si sono sbloccati 18,5 miliardi, l’opposizione parla di fallimento visto che 500 milioni di euro per gli alloggi universitari non sono stati dati. Anche messa così, il “fallimento” invocato dal centro sinistra è risibile e sa solo d’invidia. Praticamente ci hanno dato più del 97%, dov’è il fallimento? Inoltre, usare una locuzione del tipo “non sono stati dati” è seminformazione: è vero, ma si tace sul fatto che siano slittati, mentre c’è chi capisce che sono stati definitivamente persi.
Insomma, cercate di non essere vittima della seminformazione perché non è bello essere seminfermi di mente (politicamente parlando).
P.S. Per capire la dose di ingenuità che c’è nell’ambientalismo che pensa di risolvere i problemi senza limitare la popolazione, pensiamo a quanti genialmente e ottimisticamente pensano di rendere città superaffollate più vivibili riempiendole di verde. Poi, come stanotte a Milano, arriva un temporalone che abbatte decine di piante e rende non trafficabile la città (senza contare vittime e feriti)…
Ambientalisti pericolosi
Un certo Angelo Bonelli, personaggio di scarso spessore politico, ha proposto il reato di negazionismo ambientale per tutti coloro che ritengono che il caldo attuale non sia dovuto ai cambiamenti climatici. Premesso che in molte città i record eguagliano le temperature di 20 anni fa, si sa che negli ultimi 20 anni le temperature sono aumentate in media di 1,6 gradi. Ciò ha provocato il ritiro di molti ghiacciai, ma da lì a dire che il caldo attuale è diventato tropicale è fare informazione risibile. Ovvio che i media abbiano tutto l’interesse a cavalcare ciò che mette in crisi la maggioranza della popolazione, ma il caldo colpisce solo chi quel caldo non riesce a sopportarlo, come del resto non riesce a sopportare tante altre cose nella vita (gli svogliati).
Una qualunque persona intelligente comprende che, se a Roma ci sono 40°C, se ce ne fossero 38,4 (-1,6 dovuti al cambiamento climatico) i media titolerebbero comunque “caldo insopportabile a Roma” e chi non ha di meglio da fare ne parlerebbe come se fosse il massimo esperto di meteorologia.
Gli ambientalisti come Bonelli che amplificano dolosamente ogni evento ambientale (i problemi legati ai cambiamenti climatici sono legati agli eventi estremi non certo al caldo estivo delle nostre città) sono pericolosi perché ne fanno qualcosa di etico: i cacciatori sono assassini, chi mangia carne è complice del macellaio assassino, chi va sempre in auto è un untore del XXI sec., chi usa la plastica è un avvelenatore dell’ambiente. Ovvio che poi ci si prenda il diritto di deturpare opere d’arte per “smuovere le coscienze”. L’unica cosa che dovrebbero muovere ogni tanto è il loro cervello ormai atrofizzato.
Il sorpasso
Finalmente c’è stato e solo i media non se accorgono, ancora oggi dotati di vaticanisti che ogni giorno ci raccontano le cose della Chiesa.
Secondo la maxi-indagine demoscopica della Euromedia Research, oltre un terzo della popolazione italiana (il 37%) si dichiara “non credente”, mentre quelli che si dichiarano “credenti” e cattolici e frequentano la chiesa per andare a messa sono appena il 13,8% della popolazione totale. Resta il 50% circa di italiani che molto vilmente non vanno a messa (o comunque non sono praticanti), ma non hanno il coraggio di definirsi non credenti.
L’indagine rivela però un’altra lampante verità: chi crede lo fa spesso per scarsa cultura o scarsa razionalità. Infatti, il 32% (cioè un terzo dei credenti cattolici) non conosce il significato dell’eucarestia e addirittura il 20% dà del peccato l’ingenua definizione di “torto fatto agli altri”. Il 70% crede all’esistenza del diavolo.
Molti potrebbero credere che l’indagine sia di parte, ma già nel 2021 la Conferenza episcopale italiana ci diceva che dal 1995 chi andava a messa era sceso dal 31,1, al 22%. Probabilmente la pandemia ha “aiutato” a prendere coscienza che la messa non è un dovere per chi non crede e che non andarvi non ci manda all’Inferno.
Questi numeri non danno scampo a quei genitori non credenti che fanno battezzare i figli solo perché ritengono che il non farlo li ghettizzerebbe in una minoranza della popolazione. È vero proprio il contrario: da non credenti mandare i figli al catechismo è il miglior modo di farli vivere al di fuori della realtà.
Dai media
Il caldo – Bene parlare di cambiamento climatico, ma poi se si dice che a Roma si è eguagliata la temperatura di 40 °C del 1983, forse si dovrebbe capire che è normale che d’estate faccia caldo.
Ingenui– Se io vado a Mosca e parlo male di Putin, se mi arrestassero, potrei da alcuni essere definito come un paladino della democrazia, ma in realtà sono solo un ingenuo che non ha capito che in un Paese non democratico valgono regole diverse dalle nostre. Bene che Zaki abbia ottenuto la grazia, ma non facciamone un martire, è solo un ingenuo che, come Regeni, si è creduto intoccabile in un Paese molto diverso dall’Italia.
Tour – Vingegaard ha massacrato tutti e c’è chi parla di doping. In effetti chi su una cronometro di 22 km dà 1’38” a Pogacar e 2’51” a Van Aert, i due migliori specialisti al mondo è “sospetto”. Un po’ come se alle Olimpiadi di maratona il primo arrivasse dando 3-4 minuti al secondo. Il punto che spiazza Vingegaard (nel senso che non ha dato una risposta convincente) è che lui va più forte di quelli che in passato erano stati sospesi per doping. In maratona in otto anni il record del mondo è migliorato solo dell’1,5%!
Una buona notizia
La truffa dell’8×1000 comincia a sgonfiarsi. La truffa nasce dal terzo comma della legge Craxi del 1985: “In caso di scelte non espresse da parte dei contribuenti, la destinazione si stabilisce in proporzione alle scelte espresse”. In altri termini, se nessuno sceglie e uno solo su tutti gli italiani dà la preferenza alla Chiesa, tutto l’8×1000 degli italiani va alla Chiesa!
Il sito è sempre stato critico non tanto con la religione, ma con tutti quegli italiani di spessore etico nullo che non vanno messa, ma fanno battezzare il figlio o lo mandano al catechismo, che ti dicono che non vanno a messa, ma che “credono a loro modo”.
L’Espresso ha calcolato che con i soldi che vanno ingiustamente alla Chiesa si potrebbe aumentare di 1.000 euro l’anno lo stipendio di tutti gli insegnanti. Alla presentazione della denuncia dei redditi, chi vuole evitare la truffa basta che esprima la preferenza per lo Stato.
La buona notizia è che le cose stanno lentamente cambiando: in base ai dati realtivi alle dichiarazioni dei redditi 2022 la Chiesa ha perso 205.000 firme, mentre lo Stato ne ha guadagnate 84.000. Visto che la matematica non è un’opinione, ben 121.000 dichiaranti sono caduti nella truffa dell’8×1000, convinti che non firmando per la Chiesa i soldi non sarebbero andati alla Chiesa!
Attori artificiali
A Hollywood gli attori e gli sceneggiatori sono in sciopero perché temono che l’intelligenza artificiale li mandi a spasso. Da amante del progresso e della tecnologia non sto certo dalla loro parte anche perché ho sempre avuto dubbi che il cinema fosse una forma di arte. Checché ne dicano gli addetti ai lavori, se passasse in prima serata un film di 50 anni fa dubito che sarebbe un successone. A differenza di altre forme di arte, il cinema riflette i gusti contemporanei e non può prescindere da essi, tant’è che opere che vincono prestigiosi riconoscimenti raramente hanno successo nelle sale. Provate a verificare se conoscete qualche titolo che ha vinto la Palma d’Oro a Cannes e vedrete che il cinema d’autore è molto lontano dalla gente. La stessa cosa non può dirsi per la letteratura o per la musica dove i grandi del passato avevano spesso successo anche ai loro tempi.
L’intelligenza artificiale può essere programmata proprio sulla contemporaneità e quindi probabilmente potrebbe ottenere opere decisamente più vicine alla gente; anche gli “attori artificiali” sarebbero molto più credibili di attori in carne e ossa che per le scene pericolose ricorrono a controfigure e per scene erotiche non si spingono mai oltre certi limiti per non apparire star pornografiche.
Senza contare che dietro alla protesta ci sono evidenti motivi economici, visto che un cinema “artificiale” costerebbe molto di meno. Quindi arte o business?
P.S. Il cinema che può essere un oggetto d’amore come i miei scacchi (che mai definirei arte, anche se molti scacchisti li ritengono tali). Il discorso è molto semplice, sta nella definizione della fruizione dell’arte. Il cinema, gli scacchi ecc. non sono arti semplicemente perché non sono fruibili alla massa. Una geniale partita di scacchi devi studiarla, esaminare le mosse, capire i paini ecc. Ma non è “fruibile”, non è pubblica.
La torre di Pisa possono vederla tutti, così un quadro o una scultura di Michelangelo. Poi ognuno è libero di criticare, ma sono opere fruibili. E l’arte deve essere fruibile, altrimenti resta un oggetto d’amore per pochi, proprio come gli scacchi. Un film non è pubblico, lo puoi vedere solo se c’è la volontà di vederlo. Se voglio vedere La dolce vita di Fellini dove vado? Vado online in streaming esattamente come per vedere una geniale partita di scacchi devo andare su Chessbase. Ma sono ambienti chiusi fatti per addetti ai lavori.
Il David di Michelangelo lo guardano milioni di persone anche se il 99% di arte non capisce nulla. I film di Fellini quanti li guardano?
Madri assassine
La madre di Voghera che ha ucciso il figlio di un anno è un chiaro esempio di seminformazione: i media hanno raccontato la vicenda tralasciando alcuni dati fondamentali. Hanno descritto la donna come un’inferma di mente senza dire che il 10-15% di donne che hanno un figlio soffre di depressione post partum. Non solo, ma il 70% delle neomamme ha nelle prime due-tre settimane chiari sintomi psicologici negativi (baby blues).
I medici ci dicono che le cause non sono ben chiare, ma è un modo elegante di aggirare il problema: una depressione reattiva si ha quando accade qualcosa di molto negativo, semplice. Nel caso in esame vanno in fumo tutte le aspettative di felicità che il bambino doveva portare con sé. Di solito condizionata fortemente da coniuge/compagno, parenti (“quando mi dai un nipotino?”), società (“aspetti un bambino? Complimenti, che bella notizia!”), la donna si convince che dovrebbe essere il fatto più importante e bello della sua vita. Poi scopre la realtà fatta di sacrifici (soprattutto nei primi anni, quando il bimbo non dà ancora quell’affetto che potrebbe giustificare le fatiche dell’educazione) e… boom, salta per aria.
Si deve notare che la depressione post partum non colpisce di solito donne che non volevano avere il figlio e sono rimaste incinte “per caso”. Infatti, o abortiscono o, se decidono di tenerlo, hanno nove mesi per abituarsi all’idea che comunque ci saranno difficoltà. La depressione post partum colpisce soprattutto le donne che desideravano tantissimo il figlio; nel caso di Voghera la donna ormai aveva un’età molto matura per essere madre ed erano diversi anni che voleva questo figlio. Da un desiderio di una vita da 100 si è trovata improvvisamente con una vita appena sufficiente o, forse, deprimente. La realtà ha distrutto ogni condizionamento, i veli sono caduti e i sogni svaniti.
Si dovrebbero accusare di concorso in infanticidio tutti coloro che hanno contribuito a condizionare la povera madre.
Studenti annoiati
Il rapporto dell’Ocse (luglio 2023) ci racconta la scarsa efficienza degli studenti italiani: leggono, ma non capiscono. Fra i 38 Paesi dell’OCSE ci collochiamo nel gruppo fra il 23-esimo e il 29-esimo posto, praticamente lo stesso (e questa dovrebbe essere una consolazione) di Svizzera, Lettonia, Ungheria, Lituania, Islanda e Israele. Peccato che le province cinesi di Beijing, Shanghai, Jiangsu, Zhejiang e Singapore ottengono un punteggio medio superiore a quello di tutti i Paesi dell’OCSE.
Capire le cause può essere complesso, da un lato molti insegnanti delle scuole italiane storicamente scelgono questo lavoro perché offre molta libertà anche se con stipendi non da nababbi. Questo li rende spesso poco motivati. Le lezioni diventano una fotocopia dei libri di testo, spesso senza un aggancio alla realtà, noia mortale che, in assenza di una scuola veramente meritocratica, ottiene risultati scadenti.
Per capire occorre attenzione, ma anche una motivazione che spesso la scuola non dà. Un semplice esempio. Chi ha studiato alle superiori dovrebbe conoscere Il sabato del villaggio di Leopardi. Cito da Wikipedia (ma altre fonti non sono dissimili): “con questa suggestiva allegoria Leopardi illustra la sua visione del piacere, secondo la quale la gioia umana si manifesta nell’attesa di un piacere irraggiungibile, ed è pertanto fugace ed effimera”. Lungi da me criticare chi ne capisce qualcosa, ma la donzelletta che vien dalla campagna non è che la fotocopia di tutti quelli che aspettano il week-end per evadere da una vita che non li soddisfa pienamente, è la versione del XIX sec. della strategia del carcerato. Calando la poesia nella realtà contemporanea si potrebbero attivare i neuroni di molti studenti che vengono invece massacrati da erudite osservazioni sui settenari e sugli endecasillabi usati nella poesia dal Giacomo nazionale, senza parlare dei voli pindarici sull’esistenza umana, sicuramente presenti nel testo, ma probabilmente troppo lontani da una comprensione immediata dello studente medio che può essere avvicinato a questi concetti solo dopo aver attirato la sua attenzione. In altri termini, se non si stimola il ragazzo a capire, dubito che gli serva leggere (o imparare a memoria) la poesia.
P.S. Mi sono arrivate due mail che mi criticavano perché, secondo loro, avrei frainteso Leopardi. Premetto che un’opera d’arte non deve essere accettata acriticamente, inebetiti dalla grandezza dell’autore (vedasi Modernità di Dante). Nell’analogia Leopardi usa la gioia della ragazza per la domenica che sta per arrivare, dando poi un consiglio finale al giovane dicendogli di vivere la giovinezza perché poi l’età adulta non sarà così piacevole. Appare evidente il pessimismo leopardiano che ha usato l’analogia iniziale in modo molto forzato. Che sia una ragazza o una persona adulta non dovrebbe esserci differenza perché anche molti adulti non vedono l’ora di andare in vacanza o di trascorrere un week-end lontano dal lavoro (il travaglio usato). I vacanzieri di oggi non sono che le donzellette del Leopardi.
La seconda edizione de Il manuale completo della corsa
Oggi è uscita la seconda edizione de Il manuale completo della corsa, a otto anni dalla prima edizione con Tecniche Nuove. Se volete conoscere le novità della seconda edizione, andate alla pagina del libro!
Arrivano i barbari
Vi ricordate di quando Giorgia Meloni all’opposizione chiedeva il blocco navale per fermare gli immigrati? Ora il suo governo approva l’arrivo regolare di 150.000 immigrati all’anno per i prossimi anni. Sembra che si tratti di ricoprire lavori che gli italiani non vogliono più fare, ma d’altra parte dove mettiamo gli italiani a cui non si potrà proporre quei posti? Li assistiamo con redditi di inclusione, li spediamo in Africa in cambio dei migranti lavoratori, li facciamo morire di fame, vista la scarsa voglia di lavorare? Arrivano i barbari che, in quanto a lavoro, spesso sono meglio di italiani svogliati.
La lettura di quel numero (150.000) ci porta a credere che nazioni come l’Italia (e la Francia e probabilmente altre in Europa) si stiano dissolvendo non tanto per l’immigrazione quanto per la lassità di troppi suoi abitanti. 150.000 non è di per sé un numero preoccupante, ma che dire di politici che non fanno altro che dirci che si deve pensare al futuro delle prossime generazioni? Differenze culturali, sociali e religiose non faranno altro che sotterrare le prossime generazioni indigene fino al tracollo. Ho più volte ricordato che l’Europa, e l’Italia in particolare, stanno facendo la fine dell’Impero romano. Massimino il Trace nel 235 divenne il primo barbaro a diventare imperatore, grazie al solo consenso delle legioni, essendo nato senza la cittadinanza romana e senza essere neppure senatore. Circa 240 anni dopo l’Impero romano cadde sotto i colpi dei barbari. Ovviamente fra un paio di secoli, i vari Meloni, Salvini, Schlein, Conte ecc. non ci saranno più e, statene certi, se ne fregano del futuro, anche se oggi sono pronti a giurare sull’impegno e sulla voglia di fare degli italiani, molti dei quali sono come la conoscente che mi ha chiesto mentre tornavo da una corsa: “ma come fai a reggere questo caldo impossibile che ti impedisce di vivere?”. L’unica risposta che mi sono sentito di darle:” Mah…in Ucraina penso stiano peggio…”.
Genitori falliti
Il padre della ragazza che ha accusato di violenza sessuale Leonardo La Russa ha dichiarato: “se verrà dimostrato quello che racconta mia figlia, e io credo a mia figlia, lei resterà segnata per tutta la vita.” Un pessimo aiuto alla figlia. Quello che si insegna alle unità di polizia antiviolenza è far subito presente alla vittima che “non è colpa sua”. Esagerare la portata della vicenda, soprattutto quando si ha a che fare con donne che hanno già avuto esperienze sessuali, è il miglior modo di incrementare il dramma che hanno vissuto. Dire a una figlia che rimarrà segnata per tutta la vita è il miglior modo di essere un pessimo genitore. Peraltro, un genitore che ha una figlia che è risultata positiva a cocaina, cannabis e a benzodiazepine (tranquillanti), di cui ha ammesso di fare uso, dovrebbe chiedersi che voto darsi e se arriva a un due è un inguaribile ottimista.
Veniamo agli altri padri, gente come Grillo o La Russa che difendono figli da una denuncia penale, ma non si accorgono di avere allevato ragazzi di dubbia moralità. Possibile che Leonardo La Russa non si sia accorto che la ragazza era “fatta”? Che poi il rapporto sia stato consensuale poco importa, il fatto è che Leonardo è un ragazzo che un genitore con la G maiuscola non vorrebbe avere come figlio.
Si apre così una discussione sull’uso politico della magistratura che opposizioni, sia di destra sia di sinistra, usano per cercare di ribaltare il voto popolare. Che un politico sia tirato in ballo perr questioni familiari o venga indagato dovrebbe avere una rilevanza minima dal punto di vista penale finché non si siano accertati i fatti e ci sia una condanna. Risulta risibile che un politico indagato debba dimettersi, visto che si creerebbe un pericolo precedente di magistratura politicizzata. Il punto è che, prima che dal punto di vista penale, un politico dovrebbe rispondere dal punto di vista morale, questo vuole la gente e per questo metà della popolazione non vota. Gente come Grillo o La Russa non dovrebbero fare politica, una volta che le vicende dimostrino che, come genitori, hanno fallito. Non si capisce perché le opposizioni attacchino Santanché dal punto di vista penale quando non è ancora stata condannata. Per bocciarla basta rilevare che una persona che porta sull’orlo del fallimento due aziende come può gestire un ministero come quello del turismo?
Giovani disillusi
Lo dico da tempo, i risultati migliori del Personalismo li ottengo con i giovani dai 20 ai 30 anni. Ogni tanto qualcuno di loro mi scrive che, pur avendo migliorato molto la propria vita, non riuscirà mai a raggiungere una vita da leggenda, la loro vita è ampiamente sufficiente, ma non il massimo. Molti di loro si rassegnano, tirano i remi in barca, non capendo che ci si può rassegnare a 60 anni, ma non a 30 perché un domani si rimpiangerà di non aver puntato più in alto.
Come io amo la corsa pur non essendo stato mai un campione, così si può amare la vita senza averla da leggenda, ma molti giovani sono troppo impazienti di arrivare al massimo senza aver ben capito come si fa.
Pur nelle differenze, c’è un punto in comune a tutti questi ragazzi: vorrebbero applicare il Personalismo al 90% e quel 10% che non applicano li frega. In parole povere, un 10% delle loro scelte io non le avrei mai fatte.
Sul lavoro ci sono solo due strade: quella del traguardo e quella dell’artista. Quella del traguardo richiede non solo capacità elevate, ma anche una dedizione totale per un periodo di tempo anche molto lungo (una quindicina d’anni nel mio caso). Quella dell’artista parte da ciò che si ama, lo si trasforma in lavoro, ma anche qui ecco che il giovane non capisce e pensa che, perché ne valga la pena, si deve avere successo. Niente affatto, l’artista vivacchia con quello che ama, non è interessato ad avere ricchezza e fama: se arrivano meglio, ma non sono necessarie.
Nella famiglia è ovvio che, se arrivo a 30 anni con due figli, posso scordarmi la strategia del traguardo prima dei 50, se va bene. Analogamente, la strategia dell’artista sembra rischiosa, a volte irresponsabile.
Sempre nella famiglia, se a 30 anni sono ancora “dipendente” dai miei genitori, è difficile che io abbia una vita da leggenda, a meno di non avere condizioni molto facilitanti. Probabilmente mi porterò dietro i condizionamenti ricevuti e sceglierò di conseguenza. Da adolescente i miei andavano al mare e io restavo a casa, andavano a trovare i parenti e io andavo a caccia ecc. Ero già libero.
Con le relazioni sociali, è abbastanza evidente che non si possono avere tanti veri amici, ne bastano pochi, a volte anche uno solo, con tanti amici parziali con cui si convive negli hobby comuni. Troppi giovani scambiano il concetto di amico parziale con quello di compagno di viaggio con cui si va in vacanza, si passano le serate ecc. Ma queste cose le si fa con un partner, non con un amico parziale! Un partner, una condizione molto facilitante. Curiosamente i ragazzi che mi scrivono un po’ disillusi non hanno un partner (o non sono soddisfatti di quello che hanno), ma non sanno nemmeno indagare perché non lo trovano. Cercare un partner di vita può essere comunque un’esperienza affascinante durante gli anni della giovinezza, perché rinunciarci?
La pubblicità degli svogliati
Il caldo è uno dei fattori che più mette in crisi gli svogliati, un vero e proprio test per misurare la forza di volontà anevrotica. Siamo in estate, fa caldo (neanche tanto, visto che siamo ben lontani dai 38°C che abbiamo avuto in Pianura Padana gli anni scorsi) e gli svogliati vanno in tilt. Persone dotate di scarsa energia vitale cercano scorciatoie in polverine rigeneranti. Polase, MG.K Vis, Equilibra, Solgar, Supradyn, Carnidyn ecc. riempiono le pubblicità, illudendo (magari l’effetto placebo qualcosa fa!) che bevi l’integratore e incominci a volare.
Scientificamente,
tutti gli integratori salini sono completamente ingiustificati per attività fisiche di durata inferiore alle due ore.
basta reidratarsi con acqua (ed eventualmente carboidrati) per non avere alcun problema. Vedi: Integratori salini
Quindi chi sta ore immobile al sole e alla sera si sente stanco, dovrebbe capire che la colpa non è della faticaccia che ha fatto per abbronzarsi, ma del suo fisico di serie Z.
Uno dei problemi degli svogliati è che reggono finché l’età li sostiene. Arrivati ai 50 ecco il crollo. E allora che si fa? Ci si illude che integratori proteici oppure integratori con il complesso B di vitamine possano rendere la gioventù perduta. Nella stragrande maggioranza dei casi si tratta di sedentari dove il surplus assunto con gli integratori è del tutto inutile perché basta la sola alimentazione; forse si dovrebbe limitare anche questa nel caso di sovrappeso marcato: non è l’età che rende difficoltoso fare qualche rampa di scale, ma i chili di troppo!
Come si fa disinformazione
La disinformazione non si fa solo pubblicando fake news (la Repubblica: “Giorgia Meloni si rilassa sorseggiando un cocktail sulla spiaggia di Cala Masciola, vicino a Borgo Egnazia in Puglia, dove è arrivata con un volo di Stato di ritorno dal Consiglio europeo di Bruxelles e ha trascorso qualche giorno di vacanza”: peccato che la foto risalga all’estate del 2020), ma anche omettendo informazioni. Perché si omettono? Per creare un diavolo e un angelo da contrapporre, in modo da far partecipare più persone possibili alla discussione sulla vicenda.
È capitato per la vicenda dello youtuber di Casal Palocco: un soggetto borderline, eticamente discutibilissimo, ideale nei panni del diavolo contro l’angelo, il bambino morto nell’incidente. Peccato che nell’unica ricostruzione che ho visto ai tg, l’auto della madre stava svoltando (quindi di fatto ha invaso la carreggiata) ed è stata presa in pieno dalla Lamborghini che viaggiava all’assurda velocità di 124 km/h.
Analogamente, la ragazza uccisa a Primavalle da un altro diavolo, drogato e violento, sicuramente perfetto per interpretare la parte. Ma nessuno si è chiesto come mai questa ragazza frequentasse un soggetto così eticamente nullo e fosse arrivata a prestargli soldi per la droga, secondo l’amica Lavinia ben 1.500 euro. Nessuno presta 1.500 euro solo per buon cuore. Sempre secondo le amiche, “si erano conosciuti tre anni fa e poi sempre di più sui social, tutti sapevano che erano amici”. Eppure, i tg continuano a raccontarci la storia del diavolo e dell’angelo.
Penosa poi la presenza del sindaco di Roma (Gualtieri, centro-sinistra) e del presidente della regione Lazio (Rocca, centro-destra), non si capisce se per fare una comparsata tv o per soddisfare la famiglia: il padre sembra abbia chiesto dove fosse lo Stato, come se lo Stato dovesse essere presente a ogni dramma che coinvolge due privati cittadini.
Qual è il problema di questa disinformazione? Di accendere la miccia del giustiziere. Quando ci saranno i processi e i colpevoli otterranno pene “non esemplari”, ecco che i media ritorneranno all’attacco con frasi del tipo “la vittima è stata uccisa due volte”. Per fortuna, prima di decidere, i giudici prendono in esame tutto ciò che si è scoperto, non solo quello che fa uno scoop.
Riprendo un concetto espresso nel commento precedente: la sinistra continua a non capire che molti di coloro che sono in difficoltà economiche non vogliono l’elemosina, ma vorrebbero potersi permettere ciò che per altri italiani è la normalità. Che sia giusto o meno, che abbiano i meriti per pretenderlo è troppo difficile da indagare in questa sede, ma la prova è sotto agli occhi di tutti, con gli incidenti che hanno scosso la Francia. In Francia c’è il salario minimo a oltre 11 euro lordi/ora, ma dubito che i giovani che hanno messo a ferro e fuoco intere città sia soddisfatti (faccio notare che la tesi che fossero tutti disoccupati è risibile). Non lo ha capito Conte che, in modo quasi terroristico, ha detto che senza salario minimo si potrebbe arrivare a una situazione francese, di fatto giustificando i disordini.
Piccola digressione – Il sito da sempre combatte la dissonanza cognitiva, cioè quel grave problema che impedisce alle persone di leggere commenti che vanno contro le loro idee perché “infastidiscono”. Tale atteggiamento porta di fatto a un lavaggio del cervello da parte di chi è “dalla nostra parte”. Così l’elettore di destra legge solo Il giornale o Libero, quello di sinistra solo Il fatto quotidiano o Repubblica. Un esempio dei danni della dissonanza cognitiva l’ho avuto dialogando con uno sostenitore della Schlein, indottrinato dai media di sinistra; mi diceva che è “assurdo che l’Italia abbia disatteso la direttiva europea sul salario minimo quando Paesi come Germania, Francia e Spagna l’hanno attuato”. Detta così sembra che il governo sia in fallo, peccato che:
- La direttiva auspica che il salario minimo vada applicato dove i contratti collettivi coprono meno dell’80%; in Italia nel 2021 12.914.115 lavoratori con contratto collettivo, mentre non ce l’hanno 729.544, cioè il 5,3%.
- Il salario minimo non c’è in Paesi come Danimarca, Cipro, Austria, Finlandia e Svezia, dove le paghe sono disciplinate dai contratti collettivi nazionali.
La sinistra ha proposto un misero salario minimo di 9 euro lordi/ora. Prima di tutto osserviamo che ci sono stati tanti anni di governi cdi centro-sinistra, non ultimo quello giallorosso, e quindi non si capisce come mai ora il problema sia diventato tanto prioritario (regola: la priorità delle opposizioni è ciò che il governo non vuole): ci sono stati anche dei ddl, falliti miseramente, era stato anche previsto dal renziano Jobs Act, ma poi era stato stralciato nei decreti attuativi.
Il punto è che diverse sono le argomentazioni che bocciano il salario minimo.
La prima è che si oppone appunto all’estensione della contrattazione collettiva a tutti i lavori. Per questo, tranne la CGIL, i sindacati sono molto tiepidi sul salario minimo, di fatto perderebbero potere.
La seconda è che si tratta di una proposta di stampo “comunista”, di quel comunismo pratico che vorrebbe che tutti i cittadini fossero uguali in quanto a ricchezza. Lavori diversi non possono essere avere pari trattamento (per questo si parla di contratti collettivi); un lavoro può essere onorevole a 8 euro l’ora e un altro, se non arriva a 12 euro, è mal pagato: c’è una differenza del 50%.
La terza è che il salario minimo colpirebbe proprio la popolazione meno abbiente. Dubito che Schlein o Conte non abbiano mai ordinato da Amazon, uno di quei grandi evasori che a parole vogliono combattere. Analogamente, innalzando il salario minimo senza contrattazione, lieviterebbero certi prezzi che ora fanno respirare chi vive di poco. Mondo Convenienza paga i propri operai 6 euro l’ora; un aumento a 9 euro farebbe lievitare i prezzi (la convenienza ha un costo sociale, inutile far finta che non sia vero) che colpirebbero proprio la fascia più bassa della popolazione.
L’ultima cosa da chiedersi è se il valore del salario minimo sia decente. Il mitico Calenda ci fa sapere che “noi vogliamo fare un salario minimo legale a nove euro all’ora, che include le quote di Trattamento di fine rapporto e il salario differito. Nove euro di salario minimo, si colloca nella fascia molto alta”. Molto alta? Diventano 6 euro netti/ora, cioè 1.000 euro per un lavoratore assunto a tempo indeterminato, un dato decisamente peggiorativo rispetto a quelli di molti contratti collettivi nazionali.
Si creerebbe una popolazione di lavoratori che non avrebbe nessuno in rappresentanza perché quelle forze che dovrebbero migliorane la qualità della vita hanno firmato per un patto da sopravviventi. Forse sarebbe più opportuno lasciare la palla ai sindacati e allargare la platea dei contratti collettivi.
Oppure, in alternativa, si potrebbe proporre i 9 euro di salario minimo per Calenda e soci, visto che si “colloca in una fascia molto alta”.
Il fallimento dell’accoglienza
Gli incidenti in Francia, dopo che un agente ha ucciso un ragazzo che guidava senza patente e non si era fermato all’alt, sono una prova di intelligenza per tutti coloro che credono che sia possibile un’accoglienza senza se e senza ma (cattolici e il papa in testa). Per prima cosa dovrebbe essere del tutto ovvio che la morte del ragazzo è stato solo un pretesto per ingiustificabili rivolte: se il polizotto assassino fosse stato prosciolto avrebbe retto la tesi della vendetta per l’accaduto, ma non era ancora stato processato e penso proprio che, anche con un buon avvocato, non riuscirà a evitare anni di carcere.
Quello che si deve capire è che la politica immigratoria della Francia (in parte dovuta anche ad anni di colonialismo, fra il 1956 e il 1962 divennero indipendenti Algeria, Tunisia e Marocco) ha portato nel Paese “troppi” immigrati. Cosa significa troppi? Consideriamo che arrivino 100 immigrati. Questi possono essere diversi dal substrato che li accoglie per cultura, status sociale (povertà), etnia, religione. Il Paese tenta di integrali. Su 100, x non accetteranno e preferiranno la via più facile del crimine (per esempio, vedasi bande di nigeriani anche in Italia), y cercheranno di integrarsi, ma non riusciranno ad avere un tenore di vita accettabile, la cultura si modificherà solo in parte, spesso la loro religione colliderà con i nostri costumi (vedasi valutazione delle donne italiane da parte di islamisti più o meno ortodossi), z si integreranno. Lascio a voi definire x, y e z, ma quello che si deve caprie, se non si è stupidi, è che, quando x+y diventerà un numero grande, gli immigrati si sentiranno giustificati ad avere lo status sociale dei più fortunati indigeni.
Quello che è successo in Francia dove il malcontento non è tanto per l’azione di un poliziotto folle, quanto la rivendicazione di un miglioramento esistenziale rispetto alla vita delle banlieue. Notate anche come chi ha sempre difeso gli ultimi non è stato particolarmente “ringraziato” proprio dagli ultimi: la sinistra in Francia non ha saputo convincerli a farsi votare. Anche in Italia si commette lo stesso errore, non capendo che gli “ultimi” non vogliono solo sopravvivere, ma vivere come la media dei nostri connazionali.
Chi ha seguito il filo del discorso capisce che un’immigrazione positiva punta ad aumentare z, ma nello stesso tempo a limitare x e y. Se non si persegue questa strada anche le nostre periferie (come il quartiere dove vivevano i sudamericani che i media ci hanno fatto conoscere per la scomparsa di Kata) diventeranno polveriere.
Il vacanziere sfigato
Alla faccia di chi continua a parlare di un’economia italiana in difficoltà con milioni di famiglie che non arrivano a fine mese, oltre la metà degli italiani partirà per le vacanze, nonostante i prezzi siano lievitati di un 10-15%. Bene per il turismo, ma male per le scelte che i vacanzieri continuano a fare.
Era del week-end scorso l’immagine di tante spiagge affollate come i centri di quelle città da cui si vuole fuggire, carnai umani privi di ogni sussulto di energia vitale. Gli intervistati hanno tessuto le lodi di quella vita, tipica per chi vegeta solamente. Il rito dell’abbronzatura continua a tener banco, anche se ormai si sa che tanto bene il sole non fa; ma vuoi mettere sentirsi dire al ritorno “ah, come sei abbronzato/a, dove sei stato/a?”. Poiché fra sopravviventi non si parla che del lavoro, della famiglia e delle vacanze, l’abbronzatura è un collante che permette di avere spunti di conversazione. Poi ci sono quelli un po’ più furbi che, invece che farsi arrostire al sole, se ne stanno sotto all’ombrellone a oziare sulla sdraio, magari tenendo sveglio il cervello con le classiche parole crociate. Più furbi, ma non troppo visto che, per difendersi dal sole, pagano per il loro loculo (se va bene, 4 metri quadri) cifre che dimostrano solo l’intelligenza di chi quei servizi li vende.
Poi, salendo nella scala evolutiva del vacanziere, c’è chi è conscio di quanto finora detto, ma “lo fa per i bambini”. Peccato che oggi i GREST (che costano molto meno che una vacanza di tutta la famiglia) consentano giornate molto più intense e socializzanti per i piccoli e che, comunque, un genitore dovrebbe insegnare ai bambini una vita ben più attiva.
Saliamo ancora sulla piramide dei forzati della spiaggia e troviamo quelli che ti dicono che loro al mare si muovono e fanno tanta attività. Premesso che non si pretende che siano dei novelli Paltrinieri, come possono nuotare dove si tocca a decine di metri dalla riva? Certo, fanno lunghe passeggiate sulla spiaggia, con i piedi immersi nell’acqua, un vero sport massacrante, tipico di chi confonde lo sport con la ginnastica che si fa nelle residenze per anziani per non far rattrappire i muscoli degli ospiti. E quelli che con i racchettoni fanno qualche partita in riva al mare, sognando di essere più bravi di Djokovic? Almeno tornati a casa facessero qualche partita a paddle, ma a casa si deve tornare a lavorare e non si ha tempo per l’attività fisica.
Sarà perché la vita soft non fa per me: a 15 anni feci presente ai miei genitori che potevano andare da soli al mare, che ero autosufficiente per stare da solo a casa (e ci stavo benissimo), ma mi sembra che il vacanziere classico sia uno sfigato che non sa apprezzare la vita intensa che in rari momenti.
E chi non andrà in vacanza o ancora non c’è andato? Spero che non sia uno di quelli che mettono una grande vasca da bagno in giardino solo per raccontare che “hanno passato la domenica nella loro piscina”.
Assassino o apparente?
Carson Wentz, ex quarterback di Washington, ha pubblicato la foto con il cadavere dell’orso appena cacciato, diventando subito virale e dividendo i suoi follower. La notizia è stata ripresa dai tg e può essere un interessante esempio per chi vuole conoscere la psicologia delle persone.
I follower si sono divisi, ho letto parecchi commenti, ma li ho trovati tutti molto superficiali. Premetto che da cacciatore non sparerei mai a un orso semplicemente perché non lo mangerei ed è specie non in soprannumero (vedi caccia sostenibile). Dietro casa mia ci sono cinghiali che ogni sera salutiamo, danneggiano il grano del contadino che però sopporta. Mi hanno chiesto se volessi far parte delle squadre di abbattimento (coordinate da guardiacaccia ecc.), ma perché dovrei farlo, visto che il cinghiale ucciso non lo potrei mangiare (e comunque ne ucciderei solo uno all’anno, secondo il detto hawaiano “uccidi ciò che mangi e mangia ciò che uccidi”) e farei un favore solo a chi è nel mondo suinicolo ed è terrorizzato per la peste suina che i cinghiali potrebbero portare (come si vede, anche qui l’uomo è al centro della decisione della morte dell’animale)?
Ci sono persone che dei cinghiali che invadono le città non ne possono più, altre che vogliono che la popolazione degli orsi in Trentino sia controllata perché danneggia il turismo. Tutti esempi di persone che per il loro tornaconto accettano che degli animali siano uccisi: che differenza c’è fra chi vuole morto l’orso per turismo e chi lo vuole morto per la caccia, entrambi divertimenti da cui ci si potrebbe astenere tranquillamente. Come ci si potrebbe astenere dal mangiare carne (uno dei commenti a Wentz: “aspetta che quelli che ti condannano sappiano da dove viene la carne nei loro cheeseburger”): gustarsi una bella tagliata al ristorante non è “divertimento”?
Quindi, chi vedendo la foto ha condannato il povero Carson per la sua caccia (in Alaska la caccia agli orsi è permessa), se non è vegetariano, è sicuramente patosensibile, ma dimentica di esserlo quando gli fa comodo che certi animali (zanzare comprese) siano “eliminati”.
Ma non è questo il solo punto della vicenda. Personalmente ritengo il povero Carson un apparente come tutti coloro che usano i social per dire agli altri quanto la loro vita sia bella, salvo non postare mai nulla di noioso, negativo, deludente. Come chi cattura un grosso pesce, finisce una maratona in 4 ore con le mani alzate sul traguardo o semplicemente ti fa sapere che sta passando le vacanze in un hotel a 4 stelle. Vivere dell’approvazione altrui è il miglior modo di dimostrare che non si sa vivere.
Croci obsolete
Il Club alpino italiano non rimuoverà le croci già esistenti in cima alle vette, ma non ne collocherà altre perché “il presente, caratterizzato da un dialogo interculturale che va ampliandosi e da nuove esigenze paesaggistico-ambientali, induce a disapprovare la collocazione di nuove croci e simboli sulle nostre montagne”. Molti rappresentanti del centro-destra sono insorti (dall’assessore alla Cultura della Regione Lombardia alla ministra del turismo Santanché che evidentemente vive nel Medioevo, da Salvini a Tajani. “Una sciocchezza, senza cuore e senza senso, dovrete passare sul mio corpo per togliere un solo crocifisso da una vetta alpina, senza se e senza ma”), provocando la retromarcia del presidente del CAI che ha affermato che quanto scritto è solo frutto del direttore editoriale.
Il centro-destra ha circa il 50% di votanti; in Italia il 20% non è credente e il 55% è non praticante; solo il 25% è credente praticante. Possibile che i vari Santanché, Salvini, Tajani non si rendano conto che una buona parte di chi li ha votati se ne frega delle croci o addirittura, come il sottoscritto, le ritiene solo un segno di arretratezza culturale? Peccato che la sinistra, invece di cavalcare argomenti minoritari, non decida di rendere l’Italia uno Stato veramente laico.
L’impresa “impossibile”
Quando il sito ha iniziato il suo viaggio in Rete l’atletica italiana stava toccando il fondo: gli uomini faticavano a entrare nelle prime otto squadre in Europa mentre le donne lottavano per non finire in serie B. Nel 2019 il primo sussulto, quarti, poi nel 2021 secondi e quest’anno clamorosamente primi negli Europei di atletica a squade. La più semplice chiave interpretativa di questo straordinario risultato è che a vincere non sono stati gli indigeni italiani. Se togliessimo dalla squadra tutti i naturalizzati (come il pesista Weir), chi è nato in altre nazioni, chi è figlio di qualcuno che alla nascita non era italiano, probabilmente avremmo ottenuto i risultati di 20 anni fa.
Non si tratta di genetica, ma solo della capacità di soffrire che certi popoli portano con sé e che diventa fondamentale per riuscire nell’atletica. Molti italiani questa capacità di soffrire l’hanno persa o la ritengono gratificante solo in cambio di successi economici strabilianti (come nel calcio o nel tennis). A differenza che negli USA, la scuola poi non aiuta chi vuole portare una medaglia all’Italia, tanto che ancora oggi per molti l’unica possibilità di potersi allenare con metodo è quella di entrare in un corpo militare (a Tokyo 2021 hanno gareggiato 129 atleti delle Forze Armate su un totale di 384 italiani).
Lunedì mattina il deludentissimo TG delle 7 di Sky non ha speso una parola per la vittoria negli Europei a squadre, ma ha speso un servizio per la “stupenda” vittoria dell’Italia Under 21 sulla Svizzera, un risicato 3 a 2 che in teoria dovrebbe impallidire di fronte alle tante imprese azzurre a Chorzów.
Il batiscafo folle
La vicenda del Titan avrà portato molte persone a pensare che era folle avventurarsi sul batiscafo*. Interessante capire quali fossero le motivazioni che hanno spinto diverse persone a provare quella esperienza, anche perché prima di parlare di “follia” si potrebbe scoprire che le motivazioni sono le stesse che spingono altre persone a compiere gesti molto meno pericolosi, ma comunque “dubbi”.
Ovviamente non si può generalizzare, ma la motivazione principale è sicuramente il fascino di fare qualcosa di unico, in molti unito alla strategia dell’adrenalina (chi è interessato può consultare l’articolo, ma qui tratteremo solo della motivazione della strategia dell’unico: faccio qualcosa di unico quindi valgo).
Nel caso in esame ciò che ha permesso di fare qualcosa di unico, confrontandosi con il resto dell’umanità, era il patrimonio dei partecipanti (250.000 dollari il costo del “viaggio”): sintetizzando, il costo e la pericolosità del viaggio rendevano facile fare dei partecipanti degli eroi “unici”.
Le stesse conclusioni si possono applicare alle decine di alpinisti (provetti o meno, non conta, anche quelli bravi muoiono in montagna) che perdono la vita ogni anno sulle nostre montagne. Venendo a qualcosa di meno pericoloso, da amante della corsa, posso ricordare quelli che corrono la maratona (o, peggio, l’ultramaratona) per sentirsi runner più evoluti, capaci di un’impresa (?) che agli occhi di loro amici sedentari sa dell’incredibile.
Si potrebbe dire che le vittime del Titan sono novelli esploratori e, come i vari Magellano, Pizzarro, Hudson, Scott, hanno perso la vita per la loro voglia di scoprire realtà nuove, incapaci di godersi quello che avevano intorno. Amen.
* Il Titan era un batiscafo adatto a profondità che possono arrivare a qualche migliaio di metri (nel 1960 il Trieste raggiunse i 10.916 m della fossa delle Marianne); il sommergibile può navigare in superficie e può immergersi a modeste profondità per un tempo limitato; il sottomarino naviga prevalentemente in immersione, a profondità dell’ordine di poche centinaia di metri.
Studenti cecchini
Il fatto – Promossi con 9 in condotta, questa la sorte per due dei cinque ragazzi coinvolti nel caso degli spari in classe alla prof. Maria Cristina Finatti di Rovigo. Il ministro della Difesa Guido Crosetto ha chiesto scusa su Twitter: “I ragazzi che hanno sparato con proiettili finti alla professoressa sono stati promossi. Con 9 in condotta. Se la scuola ha lo scopo di educare, penso si sia persa un’occasione. Chiedo scusa, da semplice cittadino, a titolo personale, all’insegnante”.
Ho parlato spesso di buonismo e questa potrebbe essere una buona occasione per farlo: per i buonisti i ragazzi, gli anziani, i deboli hanno sempre delle attenuanti e non si possono crocifiggere. In realtà, non sono proprio convinto che il fatto si presti alla condanna del buonismo di chi ha giudicato i ragazzi perché la scuola non è una istituzione militare. Se è vero che molto spesso i genitori prendono assurde e diseducative difese in favore dei figli (come quelli che hanno fatto ricorso contro la bocciatura e l’allontanamento dalla scuola del ragazzo che ad Abbiategrasso aveva accoltellato una professoressa), è pur vero che il comportamento dei ragazzi è spesso un gesto di sfida verso adulti che non rispettano perché questi ultimi non sanno farsi rispettare. Visto il video, a mio avviso la professoressa ha calcato la mano (danni a un occhio senza che durante il video si lamenti di alcunché) per “lesa maestà”, senza capire che il suo concorso di colpa esistenziale sta nel non essere riuscita a stabilire un feeling con quei ragazzi. Ne parlo con cognizione di causa perché al liceo fui sospeso per una giornata, al culmine di tante marachelle ai danni di una prof. che era veramente dura rispettare, non tanto perché fosse discutibile, anzi era una bravissima persona, ma era totalmente staccata da noi ragazzi, un dinosauro che non sapeva calare ciò che insegnava nelle nostre vite. Fui ammesso agli esami con 9 in condotta e alla maturità presi il massimo. Morale: va bene insegnare una materia, ma, se non sai ottenere la stima dei ragazzi, forse è meglio utilizzare un automa che costa meno e non dice mai sciocchezze.
Social assassini?
Dopo l’episodio di Roma con protagonista lo youtuber di The Borderline, sono sicuro che molti di voi hanno commentato il danno che i social fanno sui ragazzi, magari lasciandosi scappare qualcosa del tipo “ai nostri tempi non sarebbe successo”. La frase rivela non solo una certa vecchiaia psicologica, ma soprattutto un’incomprensione della realtà. Ve lo ricordate il Vasco di “vado al massimo” o della “vita spericolata”? Che differenza c’è fra The Borderline e il giovane Vasco? Questi guadagnano con YouTube, Vasco guadagnava con canzoni nelle quali cantava “andando al massimo senza frenare” (1982).
E Lucio Battisti che cantava “e guidare come un pazzo a fari spenti nella notte per vedere se poi è tanto difficile morire” (1970)? A me né Vasco né Battisti sono mai piaciuti perché “sentivo” fin da ragazzo che non erano poi tanto equilibrati. Ma il non equilibrio ha un fascino e fa cadere in vortici mortali tutti i giovani che non ragionano.
La colpa non è né dei social né di Intenet, ma è delle famiglie che non sanno educare questi ragazzi a valori non effimeri, strappandoli alla seduzione di leader di dubbio spessore morale. Certo che se un genitore da giovane stravedeva per Vasco Rossi non può poi lamentarsi se il figlio segue The Borderline…
Giustizia. Un test di intelligenza
Mi spiace vedere che il campo progressista è sempre più spaccato in chi ragiona e chi non lo fa, probabilmente per qualche oscura malattia nata dalla sua storia politica. L’esempio più eclatante di questa spaccatura sono le critiche alla riforma della giustizia che ha evidenziato chi nell’opposizione è credibile e chi no.
Abuso d’ufficio – Ridicolo che nel PD ci sia chi si oppone all’abolizione (Schlein: visto che parla di revisione perché non ha proposto una legge decisamente migliorativa?) e chi come i sindaci dem plaudono. Su oltre 5.000 processi solo 22 condanne: soldi buttati, paralisi decisionali (quale sindaco farebbe scelte “coraggiose” pensando poi di finire sotto processo?).
Intercettazioni – Qui il M5S s’indigna, ma che senso ha far conoscere alla popolazione le parole di chi magari non è nemmeno indagato? Si tratta solo di gossip giudiziario con il rischio che nella popolazione si facciano processi sommari, ben diversi dalle conclusioni tratte dagli inquirenti, conclusioni che, lo capirebbe anche una zanzara, sono le sole che contano.
Divieto d’appello – Non ci sarà più l’appello per le sentenze di assoluzione che riguardano reati di “contenuta gravità”. La difformità fra sentenza in primo grado e sentenza d’appello è una delle cose che toglie fiducia nella giustizia: chi può averla quando in primo grado si assolve e in appello si condanna (o il contrario)? Anche logicamente parlando, non c’è nessuna garanzia che in appello ci sia maggiore adesione alla realtà che in primo grado. Appelli inutili per reati di scarsa gravità, soldi buttati e intasamento dei tribunali: gli unici a gioire sono avvocati e magistrati che di queste risorse fruiscono.
La deriva comunista
Il titolo potrà sembrare datato, ma quello che è successo sabato a Roma riecheggia spettri del passato. Definiamo prima cosa si intenda oggi per comunista: chiunque osteggi la ricchezza e ritenga che essa debba essere impiegata per risolvere i problemi delle fasce più deboli. Corollari di questa definizione sono una condanna totale del capitalismo, la santificazione di chi è debole, a prescindere da eventuali sue colpe, l’insofferenza per tutto ciò che non è di sinistra: quest’ultimo punto è fondamentale per capire la differenza fra progressisti (come i democratici USA) e i “comunisti”. Notiamo che, per esempio, papa Francesco è comunista quando afferma che “il denaro è lo sterco del diavolo”.
Torniamo alla manifestazione di Roma. Passi che Conte abbia stravolto psicoticamente la realtà, esaltando un flop annunciato, parlando di “ventimila protagonisti, ventimila cittadini provenienti da ogni angolo di Italia che hanno ascoltato la voce di chi non arriva a fine mese”. Premesso che le cifre in genere si devono dimezzare, anche 20.000 presenti a una manifestazione nazionale sono un insuccesso cosmico che esalta ancora di più la regola della manifestazione. Vuol dire che il M5S e il PD di Schlein ormai sono ridotti a cercare il consenso solo fra i più disperati, dando tutte le colpe della loro disperazione al governo e a questa società, mentre, per esperienza so che chi è insoddisfatto della propria vita spesso ci mette del proprio. Forse Conte non si è accorto che la stragrande maggioranza della popolazione andrà in ferie nonostante in prezzi delle vacanze siano lievitati moltissimo, non si è accorto di chi alla manifestazione non c’è andato, non avendo nessuna voglia di manifestare per una fetta dell’Italia che merita molta attenzione, ma non è certo prioritaria.
Poi c’è stato Grillo che ha evocato gli spettri delle Brigate Rosse (non a caso alla manifestazione c’erano anche altri arrabbiati sociali come quelli di Ultima Generazione) invitando i suoi a creare brigate di cittadinanza, indossare passamontagna e reagire. Patetica la difesa di Conte che ha detto che Grillo è stato frainteso perché “incitava i presenti a indossare il passamontagna per compiere non già azioni violente, bensì pacifiche e utili per la propria comunità”. Ma anche un cerebroleso comprende che per azioni pacifiche non è necessario indossare il passamontagna.
Perché si parla di deriva comunista? Perché dietro questi personaggi c’è l’odio per chi ha una vita soddisfacente, molto spesso perché è benestante. La parola da sottolineare è “odio”, triste sentimento di chi prima di tutto dovrebbe stare bene con sé stesso.
Lo spirito della crocerossina
Ventidue anni fa Omar Favaro con la fidanzata Erika De Nardo uccise la madre e il fratellino della ragazza con 97 coltellate. I due assassini avevano 17 e 16 anni. Il tribunale dei minori di Torino condannò Erika a 16 anni e Omar a 14 anni, sentenza confermata in Cassazione. Per effetto dell’indulto e dello sconto di pena per buona condotta, Omar scontò solo nove anni ed Erika solo dieci. Qui ci sarebbe già da discutere sul buonismo di cui la giustizia è spesso intrisa, infinocchiata da personaggi borderline per i quali è facile passare da carnefici a vittime del sistema.
I due ragazzi si sono risposati, tanto che don Mazzi annunciò recentemente con grande soddisfazione l’evento, dicendo che la donna “ha maturato la giusta consapevolezza sulla tragedia, quella che permette di continuare a vivere”. Passiamo sopra il buonismo di chi vuole a tutti i costi credere nella redenzione delle persone, visto che in alcuni casi potrebbe anche avere ragione, ma le probabilità diminuiscono quanto più le azioni originarie sono state delittuose.
Anche Omar si è risposato, ma è di questi giorni la notizia che è accusato di violenza sessuale e maltrattamenti nei confronti della moglie (e da cui si è poi separato), a cui si aggiunge la denuncia per aver maltrattato anche la loro piccola figlia. La Procura di Ivrea è intervenuta chiedendo una misura cautelare nei confronti di Favaro, il divieto di avvicinamento, ma il giudice ha respinto la richiesta perché, con la separazione, sarebbe caduta l’attualità del pericolo. Non si capisce dove viva il giudice, visto che tutti sanno che la separazione non è garanzia per evitare i femminicidi.
Ma la domanda fondamentale per ritornare al concorso di colpa esistenziale di cui abbiamo parlato ieri è: come è possibile sposare chi ha compiuto delitti così efferati? Una volta che il soggetto ha scontato la pena, una qualunque persona equilibrata gli lascerebbe vivere la sua vita, ma se ne terrebbe sentimentalmente lontano.
Purtroppo, c’è troppa gente che ha lo spirito della crocerossina perché non vuole concepire che nel mondo ci possa essere il male.
Le colpe delle vittime
Vorrei parlarvi di come la gente trascuri il concorso di colpa esistenziale.
Per esempio, la vicenda di Giulia Tramontano è stata presa dai media a senso unico; comprensibile, visto che per dire qualcosa di “diverso” è necessario processare anche la vittima, in base al concorso di colpa esistenziale. La domanda da porsi è: come può una donna uscire con un uomo come l’assassino e addirittura fare un figlio con lui? Possibile che non si sia mai accorta della sua personalità disturbata? Non aveva nemmeno difetti estetici per cui non si può parlare di strategia dell’ultima spiaggia. Come mai ha scelto proprio quell’uomo? In questo caso, non c’è nulla di più vero che la consapevolezza che sono le nostre scelte che determinano la positività della nostra vita.
Un ulteriore considerazione è che il concorso di colpa esistenziale è a cascata, una specie di complicità esistenziale. Spesso i genitori si lamentano delle tragedie accadute ai figli, tragedie causate dalle scelte dei figli stessi. Quanti sono i genitori che insegnano ai figli a scegliere il partner? Per mia esperienza, si limitano tutti eventualmente a giudicarlo, quando ormai il danno è stato fatto e si è incominciata a percorrere una strada pericolosa.
Anche l’altra vicenda della ragazza morta mentre faceva rafting in gita scolastica è un ottimo esempio di concorso di colpa esistenziale. La legge sta indagando i responsabili della discesa e persino il sindaco del paese. Okay, ma che dire dei professori che hanno mandato allo sbaraglio ragazzi che probabilmente mai prima avevano fatto rafting? Che dire dei ragazzi stessi che hanno accettato quella discesa: personalmente, ho sempre evitato qualunque attività che, senza esserne preparato, potesse avere esiti irreversibili. A chi mi accusava di avere paura rispondevo semplicemente: “non è che ho paura, è che sono più intelligente di te”. Anche la debolezza di carattere fa fare scelte sbagliate.
Il doping della natalità
Personalmente, non ritengo molto equilibrate le persone che adottano un bambino. Provate a chiedervi perché una coppia, non potendone avere uno proprio, adotti un bambino, invece semplicemente di chiedere l’affido di un minore straniero, procedura che, come spiega Save the Children, è molto più facile da ottenere.
Dietro all’adozione c’è un desiderio di genitorialità malato, dove il figlio è in funzione dei sogni dei genitori. L’adozione è una specie di doping della natalità: come l’atleta che non riesce a vincere ricorre al doping, così chi non riesce ad avere un figlio proprio ricorrre all’adozione. Le cose si complicano ulteriormente quando si parla di pratiche come la maternità surrogata o l’adozione a coppie gay. In questi casi dovrebbe essere ancora più chiaro che il figlio non è che uno strumento, spesso mal usato, per risolvere la propria vita: chi pensa che senza un figlio non può essere felice qualche problema deve averlo.
Come avete appena letto, le motivazioni sono squisitamente psicologiche e mettono sullo stesso piano soggetti con orientamenti sessuali e culturali molto diversi. Non è così per la Chiesa che non ha mai preso posizione contro l’adozione di persone eterosessuali, ma si è sempre pronunciata molto negativamente contro gli orientamenti Lgbt+. Per difendere la famiglia tradizionale è di questi giorni la notizia del piano studiato dal papa (Family Global Compact) in cui si attuerà una capillare rete culturale, sociale e politica (pensiamo alle scuole cattoliche) capace di orientare le politiche nelle varie nazioni: una vera e propria lobby della famiglia costituita da un uomo e una donna.