Dopo la morte di Giulia Cecchettin i politici si sono affrettati nel mostrarsi molto disponibili per leggi bipartisan che migliorino la situazione. Ne abbiamo già parlato altre volte: come nel caso delle morti sul lavoro o delle stragi dei pedoni, l’ingenuità del politico sta nel mettersi a posto la coscienza con leggi ad hoc. Certo, le leggi servono, ma sono ben poca cosa contro menti non equilibrate (oppure, in altri casi, con soggetti che vogliono arricchirsi sulla pelle di altri).
Fra l’altro, non so se lo sapete, ma l’Italia è uno dei Paesi dove ci sono meno femminicidi. La Lettonia è in testa con 2,4 femminicidi ogni 100.000 donne, in Germania siamo a 0,53, in Francia a 0,43, in Italia e in Spagna siamo a 0,32. In Europa solo Svezia (0,25) e Grecia (0,16) sono meglio di noi. A dire il vero, la statistica può essere dubbia perché in Spagna, Italia e Grecia la donna è molto meno emancipata per esempio che in Germania o in Svezia e subisce per anni le angherie del partner, evitando così il confronto e il potenziale femminicidio.
Il vero problema è che il femminicida è pronto a subire ogni pena (il 50% circa si suicida), pur di ottenere il suo scopo. Quindi o si lavora a monte per non farlo arrivare in questa condizione o agirà comunque. I politici farebbero bene a lanciare alla popolazione messaggi educativi piuttosto che confezionare leggi su leggi.

Nella sua accezione moderna il termine “femminicidio” sembra sia stato utilizzato la prima volta nel 1990 dalla docente di Studi Culturali Americani Jane Caputi
Il messaggio più geniale e sintetico sulla vicenda di Giulia è quello lasciato dalla sorella: “è stata uccisa dal vostro bravo ragazzo”. Per il Personalismo la locuzione “bravo ragazzo” è negativa, sottintendendo un soggetto che è stato fortemente condizionato. In campo sentimentale i condizionamenti vengono
- dalla Chiesa (“nella buona e nella cattiva sorte”; finché morte non vi separi” ecc.) che di fatto ha sempre visto come negativa la rottura di un rapporto serio (del resto, condannando i rapporti prematrimoniali, la Chiesa di fatto “obbliga” il bravo ragazzo a sposarsi e a formare una famiglia);
- dal romanticismo (“senza di te non posso vivere”, “sono innamorato pazzo di te” ecc.);
- dall’assoluzione di forme lievi di gelosia (senza capire che qualunque forma di gelosia è il tentativo implicito o meno di possedere la vita dell’altro).
Notevole poi il “vostro” che identifica un’educazione deficitaria e di fatto un’assenza che ha portato a non conoscere gli aspetti più nascosti della personalità del figlio.