La sorella di Giulia Cecchettin (che ci sta prendendo gusto a esternare sui social in un momento che dovrebbe essere intimamente tragico) ha criticato Matteo Salvini che aveva affermato “se colpevole nessuno sconto di pena e carcere a vita”. Giulia ha scritto: “il Ministro dei Trasporti che dubita della colpevolezza di Filippo Turetta perché bianco e di buona famiglia. Anche questa è violenza, violenza di Stato”. Premesso che l’aver appiccicato ai ragionamenti di Salvini “essere bianco e di buona famiglia” è del tutto arbitrario, supponiamo che Salvini avesse detto: “a Turetta nessuno sconto di pena e carcere a vita”. State tranquilli che qualche magistrato di sinistra avrebbe detto che solo alla magistratura spetta il compito di condannare dopo il processo, senza sentenze sommarie! Insomma, il povero Salvini era comunque spacciato. In effetti, il suo pensiero è giuridicamente scorretto, in quanto avrebbe dovuto dire: “se colpevole di omicidio premeditato, nessuno sconto di pena e carcere a vita”. Vedrete che durante il processo il fulcro sarà la prova o meno della premeditazione. Comunque, è veramente da ingenui pensare che la scuola, lo Stato, la magistratura, la polizia o altre istituzioni potessero salvare Giulia: analizzate ciò che è successo e arriverete alla conclusione che si erano lasciati senza evidenti segnali di stalking che potessero far applicare una qualunque legge (che il ragazzo avrebbe comunque potuto facilmente eludere) e che, una volta che lei aveva accettato di rivederlo, non c’era più niente da fare. Quindi che senso ha quando la sorella afferma: “il femminicidio è un delitto di Stato che non ci protegge”?

Riconoscere un episodio stalking non è sempre facile perché i confini sono sottili e anche perché ci sono frequenti casi di false denunce (il Ministero dell’Interno ha evidenziato che più del 50% delle accuse di stalking si è rivelato falso)
Il virologo Burioni non riesce proprio a stare lontano dai riflettori e, dopo la vittoria di Djokovic, pontifica: “un somaro perde anche se vince”. Chiaro che Burioni è un contemplativo, cioè un intellettuale che ritiene che chi non abbia cultura sia un perdente. Il grave però è che il somaro è lui perché Djokovic ha dichiarato più volte che non è no-vax, ma è per la libertà di scelta. Io sono stato “costretto” a fare tre vaccinazioni semplicemente perché altrimenti in Italia avrei avuto problemi nella mia libertà personale, ma, se fossi stato in Svezia, non mi sarei vaccinato, non tanto perché non credo nei vaccini (che possono salvare le vite ai più fragili), ma perché ho sempre ritenuto il Covid poco più di un’influenza per chi ha un buon stile di vita.
Il papa ha sentenziato: “Più veterinari che pediatri, non è un bel segnale”. Uno svarione logico da persona poco colta. Che c’entra il numero dei veterinari con quello dei pediatri; il punto è che molti medici non si specializzano in pediatria perché di fatto a loro non interessa (per tanti motivi). Poi però il papa cala l’asso: “Forse questo non dovrei dirlo, ma lo dico: oggi si preferisce avere un cagnolino che un figlio”. A lui e a molti cattolici è sempre stato un duro rospo da mandar già il fatto che molti possano valutare che il proprio cane valga più di un bambino sconosciuto. Per approfondire: Un cane vale più di un bambino?
Elly Schlein non deve essere una grande tifosa di tennis, visto che ha sentenziato: “Leggo i lanci di agenzia (Impresa Sinner, è in finale alle Atp Finals). Ecco: mi sembra esagerato. Sinner risulta tra i primi tennisti del mondo e se batte uno dei rivali merita applausi ma non la chiamerei “impresa”. Fa il suo mestiere”. Penso che dietro l’esternazione, peraltro gratuita, della Schlein ci sia l’invidia di classe per uno che guadagna milioni di euro, ma soprattutto il fatto che chi ha scelto un mestiere lo deve fare con bravura e dedizione, ma lo deve fare perché è suo dovere, il lavoro è un dovere sociale, normale che sia così, inutile incensarlo.