Periodicamente, servizi televisivi portano l’attenzione sulla strage di pedoni; sono circa 400 i pedoni che ogni anno vengono uccisi, il 50% ha più di 65 anni. Ci sono ingenui che s’indignano e parlano della necessità di cambiamenti importanti. Come per gli incidenti sul lavoro, le leggi ci sono, ci sono le strisce pedonali e a un esame attento è facile scoprire che più di tanto non si può fare con la popolazione che abbiamo. Se una persona guida ubriaca o drogata o distratta dal cellulare e travolge un pedone non c’è legge che tenga, non c’è limite di velocità che tenga; l’incidente è la conseguenza della parte di popolazione che ha comportamenti discutibili e non basta certo l’inasprimento delle pene (vedasi omicidio stradale), utile, ma che è un deterrente solo per la parte più virtuosa della popolazione, una comunque minoranza.
L’ingenuo poi non parla mai delle colpe delle vittime. Per gli ingenui il concorso di colpa esistenziale sembra non esistere. Nessuno che faccia un semplice ragionamento: “ma non hai visto l’auto che stava arrivando; va bene che sei sulle strisce, ma, se uno arriva a 50 km/h, io, prima di attraversare, aspetto che si fermi”. Spesso anche il pedone non è sufficientemente lucido (non a caso il 50% dei morti è over 65) o è distratto dal cellulare o dai suoi pensieri.

La Romania è il Paese con il numero più alto di pedoni uccisi per milione di abitanti, 30. In Italia siamo a 8, 6,4 in Spagna, 5,9 in Francia e 4,1 in Germania. (dati 2021)
Il numero di pedoni uccisi come i morti sul lavoro sono un valido indicatore della virtuosità media della popolazione. Non a caso i migliori Paesi a livello europeo sono Svezia (2,4 pedoni morti per milione di abitanti), Paesi Bassi (2,5) e Danimarca (3,3).
Anni fa un giorno a Saint Moritz notai che praticamente tutte le macchine si fermavano per far passare i pedoni sulle strisce; l’unico che non si fermò aveva targa italiana; ovviamente mi guardai bene dal tentare di attraversare comunque.