L’autunno scorso, tornando alla macchina dopo la giornata di caccia, mi sono imbattuto in un vecchio che mi bloccò per mezz’ora raccontandomi praticamente tutta la sua vita.
Era molto fiero del figlio, ingegnere elettronico, che ora aveva una “bella posizione” in una multinazionale delle telecomunicazioni. Una volta cacciava con il padre, ma da anni ormai aveva smesso perché il lavoro lo portava di qua o di là nel mondo.
Quando seppe che anch’io ero ingegnere elettronico, parve non capire… In quello sguardo dove sembrò entrare qualche dubbio, io vidi il figlio che aveva finito un’estenuante riunione dove si attuavano discutibili strategie di marketing volte a guadagnare significative quote di mercato e si accingeva a passare le ultime ore del giorno nel suo asettico ufficio per completare una fondamentale relazione per l’indomani.
Ero sporco, stanco, sudato, avevo un cane più distrutto di me, ma a casa mi aspettava una moglie a cui nulla importava se fossi o meno amministratore delegato di una grande società. Ed ero libero.
Resi i dubbi negli occhi del vecchio una certezza, parlando un linguaggio che lui sicuramente sapeva capire; accarezzai la coda del maschio di fagiano che usciva dal carniere e gli dissi: “Questa è una bella posizione”…