Nell’articolo sulle ricerche leggere abbiamo mostrato come sia ottimistico pensare che l’uomo sia un animale orientato alla corsa (di resistenza). In effetti gli infortuni cronici che riguardano runner che fanno molti chilometri sembrano confermare questa tesi. La mia passione per la caccia ai fagiani con i cani mi ha portato a confermare ulteriormente quanto detto sopra. Una prima considerazione è che un cane da caccia in giovane età soffre molto raramente di tendiniti o altre patologie ortopediche croniche, nonostante in una giornata di caccia possa percorrere anche 100 km (se ovviamente allenato; il dato dipende dalla razza, ma si va dai 50 ai 100 km). Che i cani da caccia siano adatti alla corsa di resistenza? Per rispondere a questa domanda dobbiamo orientarci a studiare il cacciatore. Nel mio caso, dopo l’operazione al tendine d’Achille, ho sempre avuto una distanza critica di 20 km circa, il superamento della quale generava infortuni abbastanza invalidanti (con tempi di guarigione superiori ai 10-15 giorni); negli ultimi anni (attorno quindi ai 60 anni d’età) ho incrementato le mie giornate di caccia, grazie anche alla bravura dei miei springer spaniel.

Ciò che preserva dall’infortunio è la mancata continuità del gesto atletico
Un dato: da metà settembre a Natale uscite da 40 km al giorno, spesso consecutive con un peso accessorio di circa 3-4 kg (fucile, cartucciera, scarpe e abiti) con scarpe comode per la campagna, ma non certo per correre (doposci Decathlon). Per la tipologia di cane devo seguirlo sempre e stargli vicino, visto che continua a cercare un po’ qua e un po’ là e, quando sente il fagiano, ci mette lo incalza subito per farlo volare; pertanto i 40 km possono essere così suddivisi:
- 10 km cammino normale
- 15 km cammino molto veloce
- 5 km fondo lento (quando il cane accelera e il passo veloce non basta a stargli dietro)
- 5-8 km fondo medio (quando il cane è molto agitato e cerca fagiani molto difficili o arriva in zone dove sa esserci fagiani; qui è durissima, l’unico momento di relax è quando si ferma a fare pipì)
- scatti da 20-40 m al massimo (fagiani facili)
- scatti dai 40 ai 300 m (fagiani difficili; qui spesso capita che siano vere e proprie gare).
Durante gli scatti capita spesso di saltare fossi o di correre a ginocchia piuttosto alte per non inciampare nella vegetazione.
Tenendo conto del peso aggiuntivo e delle scarpe che nessun runner userebbe nemmeno per fare jogging, non si capisce come per diversi anni a caccia non abbia avuto infortuni ortopedici da carico. Stessa situazione dei cani da caccia.
Nel tempo mi sono convinto che ciò che preserva dall’infortunio è la mancata continuità del gesto atletico. Evidentemente l’uomo può correre e camminare per tutta una giornata senza problemi se il gesto non è continuo, ma è molto a rischio se per esempio corre per un’ora e supera la sua distanza critica.
Morale: per evitare gli infortuni ricordate il concetto di continuità, concetto che vi invita a fermarvi non appena sentite un doloretto. Insistere può tramutarlo in infortunio.