L’umanesimo e il Rinascimento proposero una rivalutazione dell’uomo e della sua ragione e un riconoscimento dell’autonomia delle arti e della filosofia.
L’ideale pedagogico umanistico quindi sosteneva l’importanza degli studi classici non in funzione dell’educazione religiosa, ma dello sviluppo individuale per conseguire virtù e sapienza e diventare buoni cittadini prima che buoni cristiani, e introdusse per la prima volta l’idea dell’attenzione all’indole e alle inclinazioni del singolo alunno. Anche l’educazione fisica ha un posto importante nella formazione, affinché lo sviluppo della persona sia completo (Leon Battista Alberti).
L’umanesimo europeo si distinse da quello italiano per l’ancoraggio alla Bibbia come testo di riferimento per l’educazione morale, pure se accanto alla riscoperta dei classici, e per una maggiore tendenza a svincolarsi dal puro studio dei testi in favore di una maggiore esperienza diretta del mondo (Erasmo da Rotterdam, Michel de Montaigne).
Le innovazioni pedagogiche umanistiche furono in parte negate dalla Riforma protestante, che se da un lato favorì l’istruzione sostenendo l’importanza di una lettura libera e autonoma dei testi sacri, dall’altro antepose l’educazione religiosa a tutti gli altri studi. La risposta della Controriforma cattolica riguardò non solo le questioni dottrinali, ma anche una riorganizzazione culturale e morale della formazione dei sacerdoti e di conseguenza delle loro comunità. L’esempio principale fu il modello educativo dei gesuiti, che riprese l’ideale umanistico e i modelli classici limitandone l’individualismo e lo spirito critico utilizzandoli come strumenti per la formazione religiosa e la crescita morale.
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