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Francisco de Quevedo e il concettismo

Francisco de Quevedo è uno scrittore e poeta spagnolo della fine del Siglo de Oro, principale esponente del concettismo spagnolo e in generale del barocco europeo. Vive e racconta il lento tramonto della grandezza dell’impero spagnolo.

Biografia e opere

Francisco de Quevedo nasce nel 1580 a Madrid in una famiglia nobile: entrambi i genitori ricoprivano importanti incarichi al servizio della regina. Grazie a questo, riceve un’educazione elevata e compie studi classici, poi entra nel seguito dell’amico duca di Osune e lo segue in Italia, diventando segretario delle Finanze quando il duca ottiene la nomina a viceré di Napoli. Entra nell’Accademia degli Oziosi, importante istituzione letteraria di Napoli, e ottiene molti contatti importanti. Compie missioni diplomatiche e finisce coinvolto in una congiura ordita dall’ambasciatore spagnolo nella Repubblica di Venezia, in conseguenza alla quale riesce a salvare la propria vita travestendosi da mendicante e fingendosi italiano: conosceva perfettamente la lingua.

Quando torna in Spagna, diventa segretario del re a corte ma poi cade in disgrazia insieme al suo protettore duca di Osune, fino alla successione del re. Anche con il re successivo, dopo un periodo favorevole, Francisco de Quevedo non ha fortuna: a causa di uno scritto contro il re attribuito a lui finisce in prigione. Muore nel 1645, due anni dopo essere uscito di prigione.

Come molti autori di questo periodo, Quevedo non pubblica nulla in vita, facendo circolare le proprie opere in forma manoscritta. Tutte le pubblicazioni sono postume. Scrive sia opere poetiche che prosa: le poesie sono soprattutto sonetti di elevato livello intellettuale e di temi vari, religiosi, amorosi, politici, teologici, satirici. Le due raccolte postume che contengono quasi tutte le poesie sono El Parnaso español (Il Parnaso spagnolo) e Las tres ultimas musas castellanas (Le tre ultime muse castigliane).

Tra le opere in prosa, le più celebri sono i dialoghi satirici Sueños y discursos (Sogni e discorsi), in cui Quevedo disegna caricature paradossali e deformate dei vizi del suo tempo, concetrandosi su professioni e costumi e sulle varie tipologie umane. Un’altra opera in prosa di questo autore è il romanzo picaresco La Historia de la vida del Buscón llamado Don Pablos (noto in italiano semplicemente come La vita del Pitocco), che porta questo genere letterario verso una più marcata vena pessimistica e cruda rispetto alla maggiore ironia delle origini. Quevedo scrive poi molti trattati di argomento politico e filosofico, ispirati in particolare a Seneca.

Francisco de Quevedo

Busto di Francisco de Quevedo: è rappresentato sempre fedelmente con i suoi occhiali spessi, poiché soffriva di una grave miopia

Concettismo

Lo stile di Francisco de Quevedo rientra nella corrente del barocco chiamata concettismo, simile al culteranesimo di Luis de Góngora, al punto che quest’ultimo accusa Quevedo di copiarlo. In realtà i due stili hanno molte somiglianze ed è facile che si confondano, ma hanno origini e sviluppi diversi che però rientrano nella grande estetica del barocco.

L’iniziatore del concettismo è lo scrittore spagnolo Alonso de Ledesma, ma questo stile si diffonde poi in tutta Europa. Le principali caratteristiche di questa scrittura sono la ricerca del “concetto” raffinato, cioè di immagini ed espressioni ricercate, eccentriche, bizzarre, condensate in poche parole e per questo spesso difficili da comprendere; la creazione di legami arditi tra oggetti apparentemente molto lontani, l’attribuzione di più sensi alle parole, l’uso di molte figure retoriche, il ricorso a sentenze o comunque a frasi molto brevi e concise. A differenza del culteranesimo, il concettismo predilige la prosa alla poesia.

Francisco de Quevedo – Frasi celebri

L’architetto della rovina è l’arroganza, mette le fondamenta in alto e le tegole nelle fondamenta.

Nessuno promette tanto come quello che non manterrà.

La paura inizia ogni sapienza, e chi non ha paura, non può sapere.

Non migliora affatto il proprio stato chi cambia solamente luogo e non vita e abitudini.

Si può ben perdonare a un uomo di essere sciocco per un’ora quando ci sono tanti che non smettono mai di esserlo nemmeno per un’ora in tutta la loro vita.

Il possesso della salute è come le finanze, che si godono spendendole, e se non si spendono non si godono.

 

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