Nikolaj Gogol’ (nella translitterazione approssimata italiana più comune: Nikolaj Gogol) entra giovanissimo nei circoli letterari e, dopo l’esito negativo di un poema romantico pubblicato a sue spese, ottiene un repentino successo con il volume di racconti sulla vita ucraina, Veglie alla fattoria presso Dikan’ka.
Nei suoi racconti Gogol’ utilizza la tecnica del dettaglio, a partire dalla quale sviluppa personaggi o situazioni caratterizzati dal contrasto o dal paradosso, di cui si serve per rappresentare in maniera deformata la società pietroburghese: celebri sono infatti i testi brevi, raccolti oggi con il nome di Racconti di Pietroburgo, come Il naso (che si stacca dal proprietario e va in giro per la città in divisa da impiegato), Il cappotto o Le memorie di un pazzo, che raffigurano personaggi-simbolo della capitale (artisti, burocrati, impiegati frustrati, prostitute), immersi nella solitudine, nell’illusione e nell’incomunicabilità della vita cittadina.
Nonostante il successo, Gogol’ è tormentato dalla sensazione di non essere capito fino in fondo e di non riuscire a realizzare il ruolo morale dello scrittore nella società, inquietudine che lo conduce a una profonda crisi esistenziale e creativa. Questa si riflette nella stesura de Le anime morte, romanzo-poema che avrebbe dovuto essere diviso in tre parti, sul modello dantesco, e mostrare prima l’inferno di corruzione e meschinità della società contemporanea, poi la via verso la redenzione. Solo la prima parte, tuttavia, viene realizzata dallo scrittore, preso successivamente da un’ansia di perfezione spirituale che gli rende impossibile proporre valori positivi che non gli sembrino sempre insufficienti. Proprio questo tormento conduce l’autore a un’ossessiva ed estremista ricerca religiosa, che lo rende inviso alla società letteraria, e l’isolamento non fa che esasperare la sua condizione mentale, fino a condurlo alla morte.
Manuale di cultura generale – Letteratura russa – Nikolaj Gogol – Continua