Nei tempi di Wikipedia sembra impossibile proporre ancora un’opera di cultura generale. In realtà, la cosa ha molto senso proprio dopo la navigazione in Wikipedia (o sfogliando un’enciclopedia cartacea tradizionale). Le voci dell’enciclopedia sono talmente dense di informazioni e complesse che, se sono ottimali per un professionista, spesso vanno molto oltre la semplice “cultura generale”.
“Cultura generale”: è proprio questa locuzione che mi ha spinto a scrivere il Manuale di cultura generale. Sono sempre stato additato come persona di eccellente cultura e, da quando gestisco il mio sito Internet, ho avuto moltissime richieste su come costruirsi una cultura generale, una volta che si è perso il treno principale, cioè il percorso scolastico. Chi, per vari motivi, ha avuto un percorso scolastico appena sufficiente (o magari anche buono, ma non eccezionale) si ritrova con una cultura generale molto scadente. Vediamo i principali motivi:
- Ogni percorso scolastico privilegia certe materie, a danno di altre che comunque sono viste come secondarie. Ovvio che gli studenti diano meno importanza a queste materie.
- Ciò che resta di una materia decade esponenzialmente con il voto.
Il primo punto è chiaro a tutti, mentre è di fondamentale importanza approfondire il secondo.
La cultura generale è ciò che resta in memoria senza che sia rinfrescato dall’attività professionale o dalle nostre passioni.
Difficile pensare che si sappia buttar giù più di qualche riga sul pianeta Marte a meno che non si sia un professore che insegna astronomia oppure un appassionato astronomo dilettante.
Il rinfresco delle nozioni scolastiche può provenire dall’attualità (per esempio da un programma televisivo come Quark), ma anche l’attualità è settoriale, prediligendo materie molto “sceniche” e trascurandone altre molto importanti. Una nota trasmissione televisiva ha portato alla luce che molti laureati non sanno le tabelline: ovviamente nessun programma televisivo sarebbe incentrato sul rinfrescare questo argomento, mentre vanno più di moda i dinosauri o i misteri del Sole.
In ogni caso (scuola o attualità), la cultura generale si basa sul concetto di memoria; secondo gli studi più recenti, il ricordo non è costituito da rappresentazioni congelate nel nostro cervello per un tempo più o meno lungo, è costituito da fogli elementari (memo) che ogni volta vengono ricomposti per ricostruire il ricordo come le pagine di un libro costruiscono una trama. Ogni ricordo è un episodio di vita (anche l’aver appreso che Roma è la capitale dell’Italia!) che va ricostruito. A volte lo si ricostruisce in grande dettaglio, a volte solo per ciò che concerne l’aspetto più importante (per esempio, è molto probabile che abbia dimenticato in quale occasione ho saputo che Roma è la capitale dell’Italia).
Per questo motivo, possiamo ricordarci che esiste il teorema di Rouché-Capelli se ci è costato la bocciatura all’esame, ma non ci ricordiamo di altri teoremi più importanti, studiati distrattamente. Per questo si usa la locuzione “a breve termine” per quella memoria che, non correlata con un’intensità emotiva, è destinata a svanire velocemente. Lo studente poco motivato usa quasi sempre la memoria a breve termine per preparare un’interrogazione (fra l’altro interrogare sistematicamente gli studenti solo sull’ultima lezione svolta è il modo migliore di creare loro una pessima cultura generale perché studieranno solo “a breve termine”). Invece lo studente molto bravo affronterà la materia con maggiore intensità, svolgerà ricerche personali, si confronterà con amici, costruirà “ricordi” che rimarranno e saranno facilmente ricostruiti in seguito.
Si può pensare che se lo studente bravo ricorderà l’1% della materia studiata, quello appena sufficiente o bravino ricorderà al massimo lo 0,1%, un decimo circa. Il secondo si ricorderà solo che Marte è un pianeta, mentre il primo si ricorderà anche che è il quarto pianeta del sistema solare, seguendo nell’ordine la Terra, che è chiamato il “pianeta rosso” per il suo colore, che ha due satelliti, Phobos e Deimos ecc. Se si dovesse comporre la voce “Marte”, il primo scriverà dieci righe, il secondo una sola. Va da sé che per molte voci, il primo scriverà due o tre righe mentre il secondo nulla, il vuoto totale, tutto dimenticato.
La divulgazione
Il Manuale di cultura generale non è certo la prima opera che vuole offrire cultura. Il concetto stesso di divulgazione vuole riportare la cultura alla portata di tutti. In realtà molti divulgatori non sono immuni dalla piaga del nozionismo e finiscono per appesantire le loro opere a tal punto da scoraggiare chi vi si avvicina. Tempo fa, per una nota associazione italiana di divulgazione scientifica scrissi un vademecum (Albanesi, 2015) per evitare proprio una certa intellettualità delle opere divulgative:
- Divulgare vuol dire in primis “farsi capire”.
- Si devono usare termini comuni.
- Se si devono usare termini specialistici, spiegarli chiaramente.
- Nella divulgazione è fondamentale il teorema di Saki: una piccola inesattezza a volte risparmia tonnellate di spiegazioni.
- Il discorso del divulgatore può essere approssimato, ma non approssimativo.
- L’esposizione deve essere lineare, con frasi semplici e senza una complessa coordinazione.
- Il divulgatore non deve dimostrare, ma solo spiegare i concetti nel modo più semplice possibile.
- Il divulgatore deve usare un approccio top-down con un blocco ai livelli di dettaglio inferiori.
- Ogni simbolismo introdotto deve essere spiegato.
- Se non strettamente necessari, è opportuno evitare di usare numeri e operazioni fra di essi.
- Il vero divulgatore si adatta al pubblico che ha di fronte cercando di coinvolgerlo al massimo.
- Il divulgatore deve lasciare il suo interlocutore con la sensazione di aver capito e appreso qualcosa.
- Coinvolgimento non significa “fare spettacolo”, ma porre le basi per la memorizzazione dei concetti che si vogliono trasmettere.
- Il miglior divulgatore è tale a 360 gradi.
- Il divulgatore deve essere umile verso chi non sa.
Ricevetti apprezzamenti, ma anche qualche critica, di chi soprattutto non aveva capito che scopo del divulgatore non è quello di far diventare il ricevente il messaggio un esperto della materia, ma semplicemente di fornirgli la “cultura generale” associata alla materia.
Il vademecum da me introdotto ha apportato qualche frutto, ma, leggendo i contributi che osservavano le 15 regolette, notavo spesso che erano ancora troppo ostici, troppo dettagliati e comunque utili solo per chi aveva una certa passione per quella materia specifica. In altri termini, erano troppo professionali. Chi li redigeva voleva soprattutto evitare critiche dagli addetti ai lavori e apparire colto ai loro occhi, piuttosto che dare un servizio utile al lettore. Questa per esempio un’introduzione al Foscolo che mi è capitato di leggere:
Niccolò Ugo Foscolo (Zante 1778-Turnham Green, Londra 1827) nacque a Zacinto, nelle isole Ionie, da madre greca e padre veneziano. Abbandonò la sua terra natia per trasferirsi a Venezia, dove ebbe inizio la sua evoluzione letteraria e politica, che lo vide aderire alle idee libertarie e repubblicane d’oltralpe: i principi della rivoluzione francese si diffondevano in tutta Europa. Del 1797 sono la tragedia Tieste, dedicata ad Alfieri, e l’Ode a Bonaparte liberatore…
Una trentina di righe che contengono molte informazioni inutili a livello di cultura generale. Dubito che sia ritenuto un ignorante chi non conosce l’anno di nascita e quello di morte del Foscolo, come molti non sanno che il nome completo era Niccolò Ugo; analogamente il luogo inglese della morte ecc. Insomma, troppe informazioni che poi comunque non verranno ricordate. Relativamente alla parte sopraccitata, basterebbe sapere che Ugo Foscolo visse fra la fine del XVIII sec. e l’inizio del XIX e che morì in esilio in Gran Bretagna.
In sostanza, al vademecum precedente manca la regola forse più importante:
(16) un’opera che voglia formare la cultura generale deve contenere tutte e sole le informazioni che hanno un’alta probabilità di essere ricordate.
Il Manuale di cultura generale
Il Manuale di cultura generale è la prima opera culturale da studiare. Non è quindi un’enciclopedia perché non deve essere consultato per una voce specifica, ma, data una materia, la parte che la riguarda deve essere studiata tutta.
Il manuale rispetta le regole di divulgazione, ma soprattutto la regola (16). Contiene le informazioni che costituiscono la cultura di una persona, al di fuori di quelle professionali che è necessario possedere in modo approfondito per svolgere il proprio lavoro.
Come detto, nasce dalla constatazione che gran parte delle nozioni apprese durante gli studi, e poi non rinfrescate con la professione, vengono dimenticate. Il manuale rappresenta quindi tutto ciò che serve per avere una cultura a 360 gradi ed è strumento fondamentale per coprire le carenze culturali di un percorso scolastico non ottimale.
Rappresenta anche il modo più efficiente di mettersi al passo con la cultura, di “riappacificarsi” con essa per tutto ciò che colpevolmente si è dimenticato (o mai si è studiato).
Nasce dal fatto che nella mia vita mi sono praticamente interessato a livello hobbistico o professionale di tutte le materie, ricavandone un eccellente senso della “priorità delle informazioni”.
I dati presenti nel manuale sono quelli che “si dovrebbero ricordare” (regola 8 dove si considerano dettagli down tutti quelli che non si ricordano); pertanto, per esempio, per i personaggi si indica spesso solo il secolo di azione, non tanto la data di nascita e morte (regola 10); solo date veramente fondamentali vengono riportate tali e quali, per esempio il 1789 anno della rivoluzione francese. A volte date precise vengono citate solo perché non facilmente esprimibili con locuzione generica.
Analogamente alle date, anche per altri dati vale il principio del “ricordo possibile”, tralasciando per esempio molte informazioni numeriche o approssimandole per ordine di grandezza: è importante sapere che il K2 è una montagna appartenente al club degli ottomila, non che è alta 8.609 m. Analogamente (regola 7) nelle materie scientifiche non compaiono dimostrazioni (classicamente legate alla memoria a breve termine).
Per le immagini, sono state inserite solo quelle che realmente fanno parte della cultura generale e che chiariscono ulteriormente il testo. Per esempio, nella sezione musica è presente il ritratto di Giuseppe Verdi, un volto molto noto; dubito che sia altrettanto nota l’immagine di Paganini, immagine che molte persone dotate di ottima cultura non conoscono. Analogamente, per la geografia le mappe, stilizzate, contengono solo i dati principali.
Molte immagini di zoologia e di botanica sono riprese da commons.wikimedia e abbiamo indicato l’autore nel modo espresso dal loro generatore di attribuzione).
Occorre infine far presente che “divulgare” non vuol dire “riassumere” perché spesso un riassunto è altrettanto incomprensibile come la fonte originaria.
Scopi dell’opera
Oltre alla scelta personale di avere un’ottima cultura generale, dal punto di vista pratico, riassumendo quanto detto sopra, gli scopi dell’opera sono:
- Preparare a esami, concorsi, colloqui ecc. nei quali la cultura generale ha un’importanza fondamentale.
- Stimolare l’interesse per una materia, fornendo le basi per un approccio più professionale.
Non consultatelo, studiatelo!
Il manuale è organizzato in materie, ma, come detto, sarebbe un grave errore usarlo come consultazione per una singola voce perché di fatto, sarebbe carente a livello professionale. Deve essere usato con lo specifico intento di costruirsi una coscienza culturale globale (regola 14 del vademecum della divulgazione). Per esempio, essendo riportate solo le informazioni relative a una materia, nella parte geografica riguardante i vari Paesi del mondo non è riportata la loro storia; le informazioni sulla storia di un Paese (per esempio la Russia) si trovano nella sezione Storia. Ciò invita il lettore ad approfondire più materie, costruendosi una cultura veramente diversificata.
Analogamente, poiché si riportano solo le informazioni culturalmente rilevanti, la valuta, la lingua o la religione sono indicate solo per i Paesi più importanti e più popolati.
Gli elenchi
Molte materie contengono un’informazione che è “continua” e che si basa su elementi simili. Si pensi alla zoologia: che animali inserire? Si pensi alla letteratura: che opere inserire?
Una persona di buona cultura dovrebbe sapere che civetta, barbagianni e allocco sono rapaci notturni mentre è scusata se non sa che il moriglione è un tipo d’anatra; analogamente, in letteratura tutti dovrebbero sapere che I miserabili è un’opera di Victor Hugo mentre si è scusati se non si conosce l’Histoire de René di Faret.
L’approccio del manuale è quindi top-down: dato l’elenco, si considera solo la parte più conosciuta di esso; l’elenco viene creato utilizzandone di simili già elaborati da enti prestigiosi (come università, centri culturali ecc.) oppure con una banale ricerca Google sull’occorrenza dei termini interessati. In ogni caso l’obiettivo primario non è tanto quello di non escludere voci secondarie, quanto di evitare che voci primarie siano escluse!
La lingua
Ogni opera non può prescindere dalla lingua in cui è scritta; purtroppo ogni lingua ha sfaccettature sulle quale neppure i linguisti concordano. Diventa pertanto necessario usare convenzioni coerenti; nel manuale sono state usate le convenzioni che minimizzano le spiegazioni delle stesse. Per questo motivo nel manuale si preferisce sempre utilizzare la minuscola (per esempio i nomi dei popoli sono sempre minuscoli: i fenici, gli etruschi, i romani ecc.). Analogamente, in “se stesso” il “se” si “può” scrivere senza accento, ma perché non unificare e scrivere sempre sé stesso? Analogamente, l’uso della maiuscola viene minimizzato e utilizzato solo quando non genera ambiguità, per cui Stato è scritto in maiuscolo per differenziarlo dal participio passato, Chiesa scritta in maiuscolo serve a differenziare dall’edificio (chiesa). Tali convenzioni portano a scrivere umanesimo e illuminismo in minuscolo e Rinascimento in maiuscolo (visto che il termine ha un significato anche distinto dal periodo culturale).
Sono state escluse dal manuale le informazioni relativamente all’attualità, definita come tutto ciò che è stato presente nelle pagine dei quotidiani dal 1990 a oggi. Infatti, una buona cultura generale non può prescindere dall’attualità che può essere gestita solo con una costante attenzione ai media. A che serve sapere tutto sulla funzione zeta di Riemann quando poi non si sa chi è il presidente degli Stati Uniti?
In breve,
il manuale e l’attenzione all’attualità formano una persona di grande cultura generale.
Chiusura dell’opera
In un’opera divulgativa la chiusura è fondamentale. Con tale termine si indicano praticamente le regola 3 e 9: non si possono usare termini specialistici che non vengono adeguatamente spiegati. Infatti, una mancata spiegazione provoca un’incomprensione totale o parziale del brano in cui sono contenuti. Ovviamente la spiegazione viene data solo la prima volta che il termine si incontra; anche per questo è importante studiare la materia in toto. Per esempio, il termine medico eziologia (lo studio delle cause delle malattie) viene spiegato la prima volta, ma se si consulta una singola voce (anziché leggere la sezione medicina dall’inizio alla fine) si potrà essere in difficoltà di fronte a esso.
Nota – Il manuale è un’opera personale, nella quale l’autore ha condensato la sua visione della cultura. Pertanto devono essere scusate dimenticanze che, segnalate (wbdirez@albanesi.it), faranno parte delle prossime edizioni.
Il concorso
Il Manuale di cultura generale farà il suo esordio a fine febbraio con sette materie (Storia, Medicina, Filosofia, Musica, Mitologia, Letteratura latina, Astronomia) più l’introduzione all’opera, fondamentale per poterne usufruire al meglio. Ogni due mesi saranno pubblicate altre 8 materie per concludere l’opera entro fine anno.
Abbiamo quindi pensato di mettere in palio un premio (uno smartbox del valore di 300 euro) per chi ci segnalerà errori e dimenticanze nelle pagine (che, come detto nella nota finale del precedente paragrafo, vanno segnalate a wbdirez@albanesi.it).
Cosa si intende per errori e dimenticanze? Si va dal semplice refuso a qualcosa di oggettivamente importante. Fondamentale il termine oggettivamente che vuole escludere esperienze personali della materia come pure esperienze professionali (ci si deve interrogare con una domanda del tipo: a prescindere dalla mia professione, se Tizio non conosce questo concetto lo vedo penalizzante per la sua valutazione culturale?). Analogamente gli errori devono essere “sensati”. Inutile indicare che “secondo me il Monte Bianco è alto 4.810 m e non 4.809”. In genere un dato si dovrebbe evidenziare come errore quando contrasta con tutte le fonti più attendibili.