Dal punto di vista fisico, la corrente elettrica è lo spostamento a livello microscopico di cariche elettriche. La carica elettrica si misura in coulomb (indicato con il simbolo C); un coulomb corrisponde a un numero molto elevato di elettroni (dell’ordine di 1018). Tale spostamento avviene in un verso in modo ordinato e la quantità di cariche che attraversa l’unità di superficie è detta intensità di corrente elettrica. Tale grandezza viene indicata con il simbolo I e si misura in ampere. La relazione tra ampere e coulomb è molto semplice: si definisce una corrente di un ampere quella che riesce a trasportare in un secondo attraverso la sezione di un circuito la carica di un coulomb. Si ha quindi la relazione:
1 C= A·1 sec.
L’intensità di corrente si misura con uno strumento detto amperometro. In un sistema, l’intensità di corrente (o più sinteticamente, la corrente) è una funzione del tempo. Si distingue la corrente alternata, in cui la variazione nel tempo del segnale elettrico è rappresentabile da un’onda periodica, sinusoidale, di una data frequenza (misurata in Hz) e valore massimo prefissati. La corrente alternata è indicata anche dal simbolo AC (dall’acronimo inglese Alternating Current) e quella comunemente presente nelle nostre case ha una frequenza di 50 Hz.
La corrente continua invece ha un valore e una direzione costanti nel tempo. La corrente continua indicata anche dal simbolo DC (dall’acronimo inglese Direct Current) si trova, per esempio, negli impianti fotovoltaici. Un esempio di sistema in grado di generare una corrente continua è la dinamo, mentre la corrente alternata può essere prodotta da un generatore chiamato appunto alternatore.
Accanto alla corrente elettrica si può definire la tensione elettrica. Questa viene misurata a due capi (morsetti) di un circuito elettrico. La differenza di tensione ai due capi del circuito (differenza di potenziale elettrico; dalla fisica; il potenziale elettrico è il rapporto tra l’energia potenziale elettrica, cioè il lavoro che deve compiere la forza generata dal campo elettrico per spostare una o più cariche da quel punto fino all’infinito, ove si assume potenziale nullo, e la carica di prova: V=U/q) provoca lo spostamento delle cariche elettriche e, di conseguenza, la presenza di corrente. La tensione elettrica si indica con il simbolo V e si misura in volt, in onore di Alessandro Volta che inventò la pila, il primo sistema in grado di generare energia elettrica in base alle proprietà elettrochimiche degli elementi utilizzati.
Nei sistemi che possiamo incontrare tutti i giorni si possono avere diversi livelli di tensione, da quella bassa (da 50 a 1.000 V per la corrente alternata o da 120 a 1500 V per quella continua), a quella media (inferiore a 30 KV) fino a quella alta (>30 KV). Alcuni valori sono stati standardizzati e, nelle nostre case, la maggior parte dei sistemi funzionano a 220 o 230 V.
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