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Capacità di switch

Capacità di switch è una locuzione propria della tecnologia dei computer e viene usata nella gestione del tempo per indicare un concetto analogo. In informatica, lo switch (lett. passaggio, commutazione) è la capacità che ha l’unità principale di elaborazione del computer di passare da un programma all’altro. Quando un’unità di elaborazione effettua uno switch, salva tutti i dati del programma corrente (in modo da poterli recuperare al momento giusto) e poi se ne dimentica (tanto sono stati salvati in memoria da qualche parte), perché deve passare a elaborare un nuovo programma. La capacità di switch è una delle basi dell’efficienza raggiunta dai computer moderni. Per traslazione, in riferimento agli “umani”,

la capacità di switch indica la propensione di una persona al cambiamento d’ambito.

Avere una buona (o alta capacità di switch) significa che riusciamo a cambiare ambito senza farci influenzare dal precedente, dimenticandoci tutto quello che si stava facendo prima e concentrandoci solo sulla nuova azione e sul nuovo ambito. Si può dire che

avere un’alta capacità di switch è uno degli strumenti più potenti per aumentare l’efficienza.

Capacità di switch

Non solo, poiché la capacità di switch ci permette di dedicarci all’azione corrente del nuovo ambito senza farci influenzare e distrarre da altri ambiti e azioni, è probabile che con un’alta capacità di switch riusciamo a indirizzare tutte le nostre energie alla nuova azione, che risulterà anche migliore qualitativamente. Se stiamo rileggendo un testo alla ricerca di errori, è inutile e pericoloso pensare a quello che ci aspetta a casa, la mente divagherà e, oltre a metterci più tempo, è molto probabile che gli errori non visti… rimarranno.

Capacità di switch

La capacità di switch indica la propensione di una persona al cambiamento d’ambito.

Gli errori da non fare per avere un’alta capacità di switch

“Distrarsi” nasce sempre da un interesse non assoluto per quello che stiamo facendo, dall’incapacità di immergersi totalmente (si veda per esempio l’aneddoto dei due scacchisti durante il terremoto). Quindi il primo punto da capire è che,

se facciamo qualcosa, tanto vale farla al meglio.

Se devo fare un lavoro che non mi piace, tanto vale concentrarmi, finirlo prima e poi… riposarmi (o fare altro).

Spesso però capita che quello che facciamo ci interessi, ma non riusciamo proprio a concentrarci al massimo e siamo distratti da mille pensieri. La prima cosa da indagare è capire se il fattore di distrazione è “costante”: per esempio, se sono troppo legato ai problemi del lavoro e stasera ho già pronta la borsa per andare a giocare a tennis, sarebbe un suicido se leggessi le mail, prima di uscire, con il rischio di trovarne una che continuerà a ronzarmi in testa mentre inseguo la pallina.

Quindi:

indentificare i fattori di disturbo costanti (e implementare strategie per evitarli).

Se reputo interessante la cosa che mi accingo a fare o che sto facendo e i fattori di disturbo sono variabili, sono nel caso peggiore. Si possono citare un paio di errori classici.

La credenza, assai diffusa, che si possa fare un’azione in parallelo con un’altra, conservando l’efficienza, è priva di fondamento scientifico. Studiare ascoltando musica è un esempio tipico: passiamo da un ambito all’altro (lo studio o il lavoro e l’hobby della musica) senza effettivamente eseguire un vero switch. Può darsi che studiare senza musica pesi troppo, che la musica renda più piacevole lo studio, ma se riuscissimo a farlo senza lasciarci anche minimamente distrarre dalla musica saremmo più efficienti. In questo caso la piacevolezza dell’azione va a scapito della sua potenziale efficienza massima.

Un altro errore classico è pensare alle scadenze (cosa de fare) di un ambito quando siamo in un altro: pensare alla scadenza di lavoro mentre si sta correndo o alla telefonata da fare all’amica mentre si sta lavorando, indica una bassa capacità di switch, perché non siamo in grado di fare un vero passaggio da un ambito all’altro. Non importa se la scadenza è positiva (una cosa piacevole) o negativa (fissare l’appuntamento dal dentista): per “eliminare” l’attenzione alle scadenze è necessario imparare ad avere fiducia nella propria capacità di risolvere comunque le cose anche senza un’attenzione continua e un controllo completo sul proprio futuro (magari quello che faremo domani). A volte a chi ha fiducia nella propria capacità di improvvisazione (intesa come risoluzione di problemi senza un lungo preavviso) basta scrivere chiaramente le cose che deve fare in un elenco per allontanare l’attenzione su di esse (non le posso dimenticare quindi so che le risolverò dopo, con calma). Finita l’azione sulla quale avevamo effettuato lo switch, basta riprendere l’elenco! La stessa strategia dei computer…

Il corso di gestione del tempo – Lezione precedente: Velocità di clock – Lezione successiva: Attività di gestione

 

Indice materie – Economia

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