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Selenio

Il selenio è un elemento chimico (non metallo) presente in alcuni minerali rari, per esempio la berzelianite. Si presenta amorfo, cristallino, colloidale o con lucentezza metallica ed è un buon conduttore di elettricità. Il termine selenio deriva dal greco selene, che significa “Luna”; l’elemento fu così chiamato perché, quando da fuso lo si raffredda velocemente, forma una massa che ha uno splendore metallico che ricorda quello dell’argento, cui gli alchimisti davano il simbolo e il nome di Luna.

Fu scoperto nel 1817 da Jons Jacob Berzelius che lo trovò in associazione con il tellurio; è disponibile, sotto forma di seleniuro, in molti solfuri minerali.

Indice

  • Proprietà chimiche
  • Composti principali
  • Applicazioni
  • Biologia

Selenio – Proprietà chimiche

In una forma allotropica (selenio grigio) il selenio possiede una resistenza elettrica inferiore quando è esposto alla luce; per questo motivo è utilizzato nella realizzazione delle fotocellule.

Selenio

Simbolo: Se

Numero atomico: 34

Serie: Non metalli

Gruppo, periodo: 16 (VIA), 4

Densità: 4790 kg/m³

Durezza: 2,0

Peso atomico: 78,96 u

Configurazione elettronica: [Ar]3d104s24p4

Struttura cristallina: esagonale

Stato della materia: solido

Punto di fusione: 221 °C

Punto di ebollizione: 684,6 °C

Calore di fusione: 6,694 kJ/mol

Elettronegatività: 2,48 (Scala di Pauling)

Calore specifico: 320 J/(kg·K)

Conducibilità elettrica: 1,0×10−4/m·Ω

Conducibilità termica: 2,04 W/(m·K)

Selenio – Composti principali

Solfuro SeS2 – Composto inorganico di selenio e zolfo, ha l’aspetto di una polvere arancione e viene usato spesso come antimicotico negli shampoo antiforfora o per la dermatite.

Isotopi – Questo elemento ha 28 isotopi, di cui solo 5 sono stabili: Se-74, Se-76, Se-77, Se-78 e Se-80.

Applicazioni

Il selenio viene impiegato per fotocellule, esposimetri, pannelli solari e come colorante e decolorante in vetreria e nell’industria della ceramica. Viene anche impiegato nell’industria delle fotocopiatrici e in fotografia. Fino agli anni ’70 del secolo scorso, veniva utilizzato anche nei diodi; è stato però poi sostituito dal silicio.

Selenio

Selenio allo stato puro in forma stabile

Biologia

Negli esseri umani il selenio è un oligonutriente che, in sinergia con la vitamina E, contribuisce all’eliminazione dei radicali liberi. Ha un ruolo fondamentale nel funzionamento della tiroide dal momento che è necessario al corretto funzionamento della 5-deiodinasi, un enzima artefice della conversione della T4 in T3.

Il selenio è anche un costituente della glutatione perossidasi, un enzima ad azione antiossidante. È infine un elemento necessario per la normale crescita.

Nei soggetti sani la carenza di tale elemento è un’evenienza abbastanza rara (può verificarsi in soggetti la cui funzione intestinale ha subito gravi compromissioni, in coloro che sono sottoposti a nutrizione parenterale totale e nelle popolazioni le cui risorse alimentari derivano da fonti agricole ottenute da terreni poveri di selenio); quando essa si verifica può tuttavia provocare e/o essere associata a diversi stati patologici come per esempio la malattia di Keshan (una cardiomiopatia scoperta in una provincia cinese, Keshan appunto, il cui suolo è povero di selenio), il morbo di Keshan-Beck (un’artropatia degenerativa tipica delle zone della Cina, della Siberia e della Corea dove il suolo è carente di tale elemento), il gozzo endemico, sofferenza epatica e muscolare, depressione dell’attività microbicida dei neutrofili, patologie cardiovascolari, cretinismo mixedematoso endemico, tiroidite di Hashimoto ecc.

Selenio nell’alimentazione – Il selenio è presente in molti alimenti; fra quelli che ne sono più ricchi ricordiamo le noci del Brasile, i reni di maiale, il tonno, i cereali, le ostriche, le uova, il lievito di birra, i broccoli, i cavoli, i cetrioli, i ravanelli, l’aglio e la cipolla. Il contenuto di selenio nei prodotti ricavati dalla terra dipende ovviamente dalla presenza di selenio nel suolo che, anche quando è ottimale, può essere assorbita non efficacemente dalle piante nel caso i terreni vengano trattati con fertilizzanti contenenti zolfo.

Una volta giunto a livello intestinale, il selenio viene assorbito quasi totalmente (90%) e si distribuisce nei tessuti non grassi; è presente in particolar modo nei tessuti di milza, fegato, reni e cuore; la sua concentrazione nel sangue va da 0,15 a 0,22 mcg/100 ml.

L’eliminazione viene fatta per via urinaria e per via polmonare. Un’eventuale presenza di selenio nelle feci indica un basso assorbimento di questa sostanza.

L’attenzione nei confronti dell’integrazione con il selenio è dovuta in particolar modo alle sue azioni antiossidante e antiradicalica.

Il sovradosaggio (dosi superiori ai 400 mcg giornalieri) può essere causa di selenosi, una condizione caratterizzata dalla presenza di numerosi problemi (caduta di capelli, sbiancamento delle unghie con presenza di macchie, stanchezza, irritabilità, apatia, ritardo nella cicatrizzazione, odore di aglio nell’alito e nel corpo, turbe gastroenteriche, mielite ecc.). Intossicazioni gravi (per esempio provocate da scarichi di attività industriali) possono provocare patologie epatiche e cardiomiopatie.

La vitamina E e lo iodio possono avere azione sinergica con il selenio. L’assunzione di vitamina C può ridurre l’assorbimento di quello introdotto in forma inorganica. A sua volta, il selenio può ridurre la concentrazione ematica di vitamina C.

Dose efficace – Un’assunzione giornaliera media pari a 100 mcg di selenio copre in modo ottimale la quota necessaria. Negli adulti le dosi consigliate sono di 50-55 mcg giornalieri. Nei neonati fino a 6 mesi la dose è di 10 mcg, da 6 mesi a un anno la dose è leggermente superiore: 15 mcg. Da uno a 6 anni è di 20 mcg, da 7 a 10 anni di 30 mcg, da 11 a 14 anni di 40 mcg.

 

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