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Valore di un’opera letteraria

Ci sono diversi motivi per cui si tende a sopravvalutare qualcosa; nel caso della cultura i principali sono:

  • l’amore per quello che si studia; questo amore può portare a una personalità contemplativa se si arriva a ritenere l’oggetto studiato come “necessario” alla formazione di ogni soggetto.
  • La conoscenza che dà comunque potere su chi non ce l’ha; si sopravvaluta la cosa conosciuta semplicemente perché si collega il grado di conoscenza al proprio valore sociale. L’entomologo che sa tutto sulle farfalle del Borneo tenderà comunque a venderci questa conoscenza e il suo ruolo di “scienziato” a un prezzo molto più alto di quello reale.

In realtà, la persona equilibrata dovrebbe distinguere l’amore soggettivo per una materia dal suo valore universale. Nel caso delle opere letterarie (e a maggior ragione di altre arti, come la pittura o la scultura) non si può negare una certa soggettività del giudizio. Qualunque esperto sa che ci sono stati e ci saranno periodi storici in cui autori o correnti sono stati eccessivamente osannati o eccessivamente dimenticati, la prova più evidente che un valore assoluto di un artista non esiste. Un’ulteriore prova è fornita dagli stessi esperti quando compilano elenchi di libri che “si devono assolutamente leggere“. Nel 2002 uscì un elenco stilato dal Norwegian Books Club basato sulle votazioni degli editori appartenenti al club. Quando i risultati della votazione trapelarono (e furono pubblicati su diversi siti) ci furono molte polemiche tanto che i curatori dell’iniziativa dovettero diffondere un elenco “non classificato”, limitandosi a dire che il preferito in assoluto era stato Cervantes con il suo Don Chisciotte. Nell’elenco non figurano nelle prime 100 posizioni molti autori che in Italia (come il Manzoni) sono ritenuti dei must (figurano solo quattro italiani, Boccaccio, Dante, Svevo e Morante).

Altre classifiche differiscono dall’elenco dell’NBC. Si nota, per esempio, una massiccia presenza di contemporanei e una penalizzazione dei classici. Dovrebbe essere del tutto chiaro che un valore assoluto non esiste, si può al più parlare di valore “molto probabile”. In ogni caso, temo che chi ha stilato questi elenchi non si sia nemmeno chiesto quale sia il metro di giudizio che ha adottato e si sia limitato alla sua esperienza (spesso inconscia), ai suoi condizionamenti, alle sue emozioni. L’assenza di un conscio metro di giudizio rappresenta un’ulteriore prova della soggettività del giudizio stesso. Per il Neocinismo il metro di giudizio non può che essere questo:

il valore di un’opera letteraria coincide con la sua capacità di insegnare a capire il mondo attuale.

Banalmente, anche Seneca ci diceva che non scholae, sed vitae discimus (in realtà il concetto era espresso al contrario come critica all’insegnamento di allora, esattamente come si sta facendo in questa pagina); il metro di giudizio del Neocinismo non è quindi che un riferimento al consiglio del filosofo latino, consiglio che troppi professori dimenticano.

Particolare importanza ha anche l’efficienza dell’opera, il riuscire nel proprio scopo nel modo più immediato possibile (per capirci, Guerra e pace non soddisfa tale criterio…). Inconsciamente tutti adottiamo questo criterio; per esempio, nella Divina Commedia il canto più apprezzato è l’Inferno perché in esso Dante descrive situazioni e passioni ancora del tutto attuali, un canto molto distante dalla poca modernità per esempio di un Paradiso. In campo poetico, Leopardi o Ungaretti sono molto più attuali ed efficienti di un Petrarca o di un D’Annunzio.

Del resto, ben pochi “non addetti ai lavori” leggono Dante, Parini o Alfieri, prova più evidente che, nonostante i condizionamenti subiti a scuola, resta una minima propensione a leggerli.

Con il criterio del Neocinismo, ecco qualche libro “classico” da leggere per chi proprio non ha mai digerito la letteratura dopo il percorso scolastico (sono brevi, fate uno sforzo!):

  • Il piccolo principe – A. de Saint-Exupéry
  • Il vecchio e il mare – E. Hemingway
  • Novelle – L. Pirandello
  • La coscienza di Zeno – I. Svevo
Concorrenza monopolistica

Perché la gente legge pochi libri? La colpa è anche della scuola che non ha mai “scelto” cosa farci leggere. Alcuni suggerimenti.

Rottamare i classici?

Non si deve però cadere nell’errore opposto di disinteressarsi completamente dei classici; capire il passato non può che tradursi in una condizione facilitante per capire il presente; occorre quindi distinguere fra il valore storico di un autore (massimo, per esempio, in Dante) e valore attuale (Dante non è certo nelle prime posizioni…); un classico si studia soprattutto per ciò che ha dato (per esempio alla lingua o al suo periodo storico) e per capire come sia diverso dal presente.

Per esempio, uno dei fini del Manzoni ne I promessi sposi era proprio quello di dare al lettore una solida base morale. La morale manzoniana è molto lontana da quella di un “uomo moderno” e come tale l’opera si ridimensiona in valore assoluto, ma può essere interessante studiare in cosa è “lontana” dal presente. Un altro esempio che sfugge a molti che insegnano letteratura sono i danni che le opere romantiche hanno fatto nella società. Il romanticismo ha fatto e sta facendo danni gravissimi (vedi per esempio la violenza sulle donne) eppure nessun professore a scuola dice chiaramente che gli ideali romantici sono correlati con personalità che oggi non potrebbero essere che definite “disturbate”.

Il commento

Come è possibile che tu abbia scritto una pagina come Modernità di Dante?

Il mio insegnante di lettere al liceo è stato l’unico, insieme a quello di educazione fisica, che mi ha insegnato qualcosa di valido per la vita. Grazie a insegnanti che si divertivano a interrogarci su cose oggettivamente inutili, ero diventato un bravo ragazzo (non un “ragazzo bravo”!). Avevo molti 10 (matematica, fisica, storia, filosofia, educazione fisica ecc.), 9 in latino, italiano. All’università ho fatto ingegneria elettronica con indirizzo informatico in meno dei 5 anni previsti, uscendo con 110 e lode e facendo contemporaneamente 13 mesi di militare.

Diventai una persona affermata, ma con i problemi di tutti, piccoli problemi quotidiani che la stupidità della gente porta a commentare con un “e chi non li ha?”. La mia considerazione per la cultura si ridimensionò quando capii che tutta quella mostruosa cultura non mi faceva vivere veramente alla grande; mi guardai intorno e vidi che nella popolazione una piccola percentuale di persone viveva veramente senza problemi. Copiai e teorizzai (vedi la sezione Felicità in Migliora te stesso) come vivevano; in pochissimo tempo capii tutto e da oltre 20 anni, con scelte opportune, vivo una vita veramente stupenda. Il sito è nato per trasferire questa mia esperienza a chi, senza pretendere di aver capito tutto, si metterà in discussione: come dico sempre, “se non hai nessun problema, OK, non ti servo, ma se ne hai, guarda come si può evitare”.

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