Il trucco dello scambio di variabile è un tipico caso di seminformazione. Come dice il nome, si fa credere che una proprietà sia associata a una variabile (a noi favorevole), mentre in realtà è associata a un’altra (a noi sfavorevole). Anni addietro, una notissima pubblicità televisiva promuoveva uno snack costituito da cialde di wafer farcite al latte e nocciole ricoperte di cioccolato al latte contrapponendolo ai dolci tradizionali che si possono trovare esposti nei bar. “Tu mi vuoi tutta ciccia e brufoli?” chiedeva la ragazza al suo compagno che le stava offrendo una merendina “classica”. Il messaggio sembra chiaro: per non ingrassare e mangiare leggero scegli Kinder bueno. Entrato in un negozio, me lo sono visto propinare “perché più leggero”. Purtroppo l’analisi alimentare del prodotto pubblicizzato rileva che ha un potere calorico di circa 575 kcal/100 g contro le normali 400 kcal/100 g di una brioche e che ha 37,3 g di grassi su 100. Quindi anche il contenuto di grassi è alto, se paragonato ai 18 g (su 100) della bistrattata brioche. Lo spot faceva credere all’ascoltatore che la leggerezza fosse associata al totale delle calorie del singolo pezzo mentre è corretto associarla alla densità calorica del prodotto.

Il trucco dello scambio di variabile sposta l’attenzione su caratteristiche fuorvianti di un prodotto/elemento
Ormai le merendine le fanno sempre più piccole in modo che il consumatore sia illuso dal basso contenuto calorico della singola porzione. Uno snack è “solo” 125 calorie, peccato che pesi 25 g e che per sfamarsi ne occorrano almeno cinque o sei, visto lo scarso potere saziante. È lo stesso discorso delle sigarette: una al giorno non farebbe poi così male, ma qual è quel fumatore che riesce a limitarsi a una sigaretta al giorno?