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Trucco del termine negativo

Provate a leggere il sunto di questo articolo pubblicato tempo fa su la Repubblica e, prima di procedere, scoprite i grossolani errori che contiene. Viviamo di più, ma peggio: persi 6,4 anni di buona salute. Allo Stato costano 8,7 miliardi… Uno studio di ricercatori del CEIS Tor Vergata getta uno sguardo inquietante sull’evoluzione della qualità della speranza di vita in Italia… Per dare consistenza alla loro intuizione, i ricercatori del CEIS Tor Vergata hanno usato i dati HS-SiSSI, un campione che riguarda i dati di 1,2 milioni di pazienti italiani… Sulla base delle rilevazioni HS-SiSSI, emerge infatti che tra il 2000 e il 2014 l’aspettativa media di vita degli italiani è pasata (qui c’era un refuso nell’originale, n.d.A.) da 79,8 a 83,2 anni, con un aumento di 3,4 anni. Contemporaneamente, l’età media dalla quale si manifestano le malattie croniche è scesa da 56,5 a 53,5 anni: di fatto si è aperta una forbice di 6,4 anni “vissuti male”. Prima di passare al commento dello studio, occorre premettere che

si deve usare lo stesso spirito critico, sia per valutare le affermazioni che non condividiamo sia quelle che approviamo.

Altrimenti le nostre valutazioni saranno troppo partigiane. Nel caso in oggetto è plausibile il fatto che lo studio possa indurre riflessioni sull’importanza dello stile di vita per vivere bene, ma deve essere altrettanto palese che per perorare questa posizione non si deve incorrere in ragionamenti scorretti. Non è dato sapere se gli errori siano solo del giornalista (o del redattore che ha scelto il titolo) o dei ricercatori; parrebbe che anche questi non siano immuni da colpe perché sembra che la ricerca sia stata pubblicizzata proprio come “doppia espansione di morbility”, locuzione che indica che in media si sta riducendo anche la parte della vita che si vive bene. Sorvolando sui colpevoli, vediamo gli errori. Fanno riferimento al trucco del termine negativo. In sintesi significa che

dato uno scenario, si studia un parametro a valenza negativa e ciò che si trova si amplia arbitrariamente alla situazione globale.

Non ci piove che “anni in cattiva salute” sia un’espressione a valenza negativa. Per cui, se il parametro peggiora, si vive peggio. Assurdo. Capito il trucco? In genere, per capire l’assurdità di un ragionamento, è spesso utile cercare un esempio dove si ragiona nello stesso modo, ma i numeri siano decisamente amplificati (dilatazione dell’esempio). Si supponga, per esempio, di scegliere fra vivere 1.000 anni con gli ultimi 100 vissuti in cattiva salute oppure di viverne 90 sempre in ottima salute. Ovvio che una persona razionale sceglierebbe la prima soluzione, ma il nostro giornalista titolerebbe “La salute degli italiani peggiora: si vive 10 anni in più in cattiva salute”. Quindi il “peggio” del titolo è un’arbitraria estensione del fatto che si vive 6,4 anni in più in cattiva salute. A questo punto, i più attenti potrebbero dire che “sì, va bene, il titolo è sbagliato e fuorviante, ma è pur vero che si sono persi 3 anni (da 56,6 a 53,5) di vita in buona salute”. Anche qui (e la colpa probabilmente è dei ricercatori) si usa il trucco del termine negativo.

Infatti, cosa significa “malattia cronica”? La locuzione è negativa, ma perché espanderla automaticamente a “vita peggiore”? Quali sono queste malattie croniche? Non può darsi che siano diverse da quelle del passato e si viva comunque meglio? Chi ha detto che prima non c’erano? Magari erano semplicemente diagnosticate proprio tre anni più tardi, quando i sintomi diventavano fastidiosi. Per capire quanto sia fuorviante usare “malattie croniche”, si supponga che, senza barare, il dottor Genius pubblichi una ricerca in cui evidenzia che nel 1900 la percentuale di chi soffriva di malattie croniche a 35 anni era del 5%, mentre ora è del 15%, quindi “si vive peggio”. Ovvio, perché nel 1900 la vita media era di 43 anni e si moriva spesso di malattie acute (per esempio non c’erano ancora gli antibiotici) che portavano alla tomba in poche settimane o in qualche mese. Questo esempio mostra che l’estensione di qualunque valutazione sul concetto di “malattia cronica” alla vita in generale è fuorviante, classico trucco del termine negativo.

Purtroppo non è solo la medicina che usa questo trucco. Anche la politica lo utilizza, anzi ne abusa a causa della vis polemica che ha spesso come unico scopo la denigrazione dell’avversario. Un esempio classico. Tutti noi sappiamo che la parola “tasse” ha una valenza negativa. Arriva il politico che ci dice che “le tasse sono raddoppiate quindi l’attuale governo ha fallito, è formato da incapaci”. A onore del vero, il politico è così polemico e partigiano che di solito parla di zero virgola: “le tasse sono aumentate dell’1%, il governo ha fallito quindi votate me!”. Per i nostri scopi, usiamo pure la dilatazione dell’esempio e vediamo come anche il verbo “raddoppiare” non possa consentire di dedurre nulla sullo scenario globale.

Infatti è ovvio che, pur se le tasse fossero raddoppiate, ma il reddito degli italiani fosse per esempio pure raddoppiato, agli italiani resterebbe in tasca di più, quindi il governo avrebbe lavorato benissimo (se non sapete calcolare di quanto deve aumentare il reddito in base al raddoppio delle tasse perché per lo meno non ci si perda avete bisogno della sezione Matematica del Manuale di cultura generale). Nell’esempio reale può darsi che le tasse aumentino dell’1%, ma se il reddito aumenta del 5% è un successone.

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