Cos’è il ragionamento per senso comune? Prima di rispondere, una breve premessa. Se facciamo correre a tutti 100 m, probabilmente in media solo una persona su cento scenderà sotto ai 12″; eppure tale tempo non è quasi mai nemmeno sufficiente a vincere i campionati di un istituto scolastico superiore, cioè è un tempo sportivamente mediocre. Nessuna persona dotata di un minimo di spirito critico si sognerebbe di dire che “è impossibile correre i 100 m in meno di 12 secondi” (errore di generalizzazione classico: io non ci riesco quindi nessuno ci riesce) per il semplice fatto che basta un clic su Internet per scoprire che il record mondiale è addirittura inferiore di oltre due secondi. In altri casi, dove mancano riscontri numerici, è invece molto facile farsi infatuare dal senso comune, dai risultati della maggioranza delle persone, senza accorgersi che una parte piccola, ma significativa di essa, fa eccezione. Così tutti sono stressati, nessuno è pienamente felice, in tutti i matrimoni c’è un momento di crisi, tutti i figli prima o poi creano guai ecc.
Il ragionamento per senso comune è una forma raffinata di errore di generalizzazione; infatti di fronte a un problema sono pochi quelli che si limitano ad addurre la propria situazione (se una cosa capita a me, capita a tutti!) per chiudere subito il discorso. Di solito si fa un passo ulteriore e si analizza la maggioranza della popolazione per vedere se “mal comune mezzo gaudio”. Quando si scopre che in effetti sono tanti a essere nella stessa situazione si impiega il ragionamento per senso comune, cioè il
ritenere corretti comportamenti o situazioni che sono giudicati tali dalla maggioranza della popolazione.
Il ragionamento per senso comune si basa su errori logici come l’argumentum ad populum (tutti dicono che X è vero, quindi X è vero) o l’argumentum ad numerum (molti dicono che X è vero, quindi X è vero).

Il senso comune può creare e rafforzare gli stereotipi
Non bisogna confondere il senso comune con il buonsenso: “la capacità naturale di giudicare rettamente”. Non c’è bisogno di aggiungere razionale perché il rettamente (che è contenuto nella parte “buon”) esprime già la correttezza del giudizio. Una frase del Manzoni chiarisce l’enorme differenza: Il buonsenso c’era; ma se ne stava nascosto, per paura del senso comune.
Il ragionamento per senso comune è impiegato da psicologi e tuttologi per avere una vasta audience: giustificando come assolutamente ragionevole il comportamento della massa, ecco che se ne ha il plauso.
Da un punti di vista psicologico, è utilizzato da personalità sopravviventi o insoddisfatte che comunque vivono sopra le media per giustificare i piccoli problemi quotidiani (“e chi non ne ha?”).
È impiegato dagli svogliati come alibi a non impegnarsi (dopo i quarant’anni è normale ingrassare) e dai dissoluti per giustificare i loro vizi.