La seminformazione non è, come si potrebbe credere, l’informazione per seminfermi di mente, bensì la diffusione di un’informazione vera, ma fuorviante (Albanesi, 2007). Lo scopo è sempre quello di ingigantire l’effetto di un messaggio, ovviamente a proprio vantaggio. Se uso un’informazione corretta, ma fuorviante, facendo in modo che l’ascoltatore deduca erroneamente una serie di proposizioni sbagliate, nessuna autorità mi condannerà mai (per forza, la colpa è di chi riceve il messaggio!). Il trucco consiste appunto nel dire la verità, ma dirla in modo che l’ascoltatore arrivi a conclusioni errate, ma favorevoli a chi lancia il messaggio. La seminformazione si avvale proprio dello sfruttamento degli errori raziologici e di dialogo che la raziologia evidenzia.
Chi è preoccupato del ruolo della disinformazione nella società, dovrebbe accorgersi che gran parte di essa è seminformazione, per cui, anziché cercare di impedire alcune strategie di trasmissione dell’informazione, farebbe meglio a occuparsi di far diventare le persone più intelligenti, aumentando il loro spirito critico, la loro intelligenza esistenziale. Va da sé che se le centinaia di migliaia di persone, truffate attraverso operazioni commerciali molto discutibili che facevano credere in promesse impossibili, fossero state razionalmente più preparate, la disinformazione che accompagnava le truffe sarebbe stata facilmente smascherata.
Dopo aver studiato la raziologia, il lettore potrà facilmente scoprire errori di seminformazione, semplicemente verificando se l’informazione può facilmente generare uno dei tanti errori raziologici o di dialogo descritti (errore di seminformazione di seconda specie). Per esempio, la pubblicità del prodotto X recita: “due milioni di italiani lo usano tutti i giorni”. Anziché descrivere le proprietà del prodotto, la pubblicità usa un ragionamento per senso comune. Se è vero che due milioni lo usano, è altrettanto vero che oltre 58 milioni non lo usano! Il fatto riportato non è razionalmente rilevante, non c’è nessun nesso con le reali proprietà del prodotto. Ho portato l’esempio precedente perché so che molti lettori staranno pensando: “beh, però se due milioni lo usano, qualcosa vorrà pur dire”. Bene, dichiariamo la nostra fede religiosa (cristiana, induista, musulmana ecc.). Ora scegliamo un insieme Y diverso da quello X in cui ci siamo collocati. Sarebbe sensato essere sollecitati a cambiare insieme solo perché centinaia di milioni di persone sono Y?
Gli errori di seminformazione di prima specie sono ancora più subdoli perché di fatto non è immediatamente evidente l’errore che il ricevente ha commesso. Il ricevente ha semplicemente dedotto male perché aiutato da una formulazione fuorviante del messaggio. Per esempio, il prodotto X consente di aumentare il tasso di crescita di uomini fra i 20 e i 32 anni del 50%. Chi ha il complesso di essere piccolo di statura non esiterà a comprarlo perché avrà recepito: “Il prodotto X mi farà crescere!”. Peccato che l’affermazione sia vera (perché il 50% di zero è zero), ma il nostro credulone rimarrà alto uguale. Come esempio di seminformazione di prima specie, vediamo come sia possibile vendere un kit di rilevazione del DHMO a 49 euro.
Un importante esempio di seminformazione è anche il trucco del fino a, così diffuso da meritare una trattazione a sé.
Ulteriori approfondimenti su Trucco dello scambio di variabile.