Razionalità è un termine che può assumere molteplici significati a seconda del settore in cui viene utilizzato. Il significato più comune è quello desunto dalla filosofia analitica, cioè la razionalità della credenza, caratterizzata dai due requisiti di coerenza e fondatezza. La scienza ha poi aggiunto a questo senso comune del termine la presenza di metodi e criteri (induttivi o deduttivi) in grado di garantire la coerenza, la fondatezza e di accrescere la conoscenza. Per il Personalismo è importante il ruolo che la razionalità gioca nella comprensione del mondo, per cui, con definizione ristretta, la razionalità è l’impiego della ragione per comprendere il mondo, evitando ogni sorta di errore interpretativo. Proprio rifacendosi agli errori interpretativi, è facile comprendere che la fondatezza viene esplorata studiando l’informazione e i fattori che possono portare a una distorsione di essa e la coerenza viene analizzata utilizzando metodi e criteri scientifici. In questo cammino, è logico chiedersi come sia possibile sviluppare la razionalità del soggetto, tutto sommato minima alla nascita e in evoluzione nella prima parte della vita.
Razionalità e analfabetismo
La didattica attuale pone poca attenzione alla razionalità del soggetto. Da secoli si è convinti che attraverso lo studio e la cultura sia possibile aumentare la razionalità fino a un livello di eccellenza, poiché si pensa che, in genere, il semplice vivere in mezzo agli altri sia sufficiente a una persona istruita per coltivare la propria razionalità. A dire il vero alcune discipline, come la logica, sembrano voler spezzare questa illusione; altre, come la statistica, mettono ormai in guardia dall’analfabetismo statistico che domina la società. I richiami a un netto aumento della priorità didattica dello sviluppo della razionalità riguardano solo persone ormai adulte, pronte a entrare nel mondo del lavoro, persone in cui le scuole dell’obbligo e quelle superiori hanno instillato la convinzione che razionali lo sono già!
La didattica attuale è molto carente nell’affrontare il problema. Gli errori comuni relativi a studio e cultura sono di ritenere che ogni materia vada bene. In realtà, proprio come la prestazione di un atleta, anche il punto d’arrivo della nostra razionalità dipende dal punto di partenza (soggettivo e probabilmente genetico) e dall’allenamento svolto. Quindi qualità, quantità e coscienza di un limite individuale devono essere attentamente valutati. Sulla qualità è molto importante essere oggettivi. Da amante degli scacchi potrei sostenere (e molti mi darebbero ragione) che gli scacchi sono un ottimo modo di accrescere la propria razionalità. In effetti ciò è vero, ma è facile dimostrare che ne accrescono solo certi aspetti. Alcuni forti scacchisti sono superstiziosi (basta ricordare la sfida mondiale fra Karpov e Korchnoji), altri non sanno destreggiarsi bene con i numeri ecc. Si tratta pertanto di riconoscere che una materia accresce la razionalità, senza sopravvalutarla solo perché la conosciamo e la amiamo.
Mentalità scientifica e mentalità umanistica
Non è difficile accorgersi che l’impiego della ragione ha profonde differenze a seconda che sia gestito da una mentalità umanistica o da una mentalità scientifica. Si parla di mentalità e non di formazione perché, se la formazione è pure molto importante per creare la mentalità, non necessariamente porta allo stesso tipo di mentalità: ci sono ingegneri con una mentalità umanistica e letterati con una mentalità scientifica. Vediamo quindi di spiegare le due espressioni. Praticamente:
la mentalità umanistica ritiene che si possa vivere bene anche senza un approccio logico-matematico alla realtà, la mentalità scientifica no.
Un esempio di mentalità umanistica è il ragazzo che alle medie, pur riuscendo decentemente (o addirittura bene) in tutte le materie, “odia” la matematica.
Chi ha una mentalità umanistica tende a “innamorarsi” del linguaggio (che comunque è un’espressione razionale), subordinandolo alle sue tesi; chi ha una mentalità scientifica lo usa solo come mezzo per i meccanismi logici che portano a dedurre proposizioni.

L’analfabetismo funzionale indica l’incapacità di usare in modo efficace le abilità di lettura, scrittura e calcolo nelle situazioni della vita quotidiana
Chi ha una mentalità umanistica usa quindi molto bene il linguaggio, ma non impiega altrettanto bene i processi logici che evidenziano contraddizioni, i processi deduttivi e cade spesso vittima di errori interpretativi. Spesso difetta del processo di autoverifica, omette cioè di verificare se la sua proposizione sia o no attaccabile. Usa solo una parte della sua razionalità.
Chi ha una mentalità scientifica è così abile a utilizzare la ragione che non la teme e quindi la utilizza anche per autoverificare le sue tesi, eventualmente modificandole se vi trova degli errori. Di solito è dotato di ottimo spirito critico, purché non sia naturalmente un bastian contrario (mette, cioè, tutto in discussione).
Limiti pratici della mentalità umanistica
Questo paragrafo è dedicato a tutti coloro che ritengono arido e inutile l’approccio numerico alla realtà, non amano discipline come la matematica, la fisica ecc. Cosa perdono?
Di solito sono persone che si creano una realtà parallela (per esempio paragonano persone reali ai personaggi di questo o quel romanzo) dove molti (e noiosi) problemi reali sfuggono o addirittura non sono presenti. Vivono spesso di risonanze sentimentali che sono i loro “teoremi” esistenziali. Alla fine vengono fregati regolarmente in tutto ciò che c’è di quotidianamente pratico, dall’assicurazione per l’auto all’investimento dei propri sudati risparmi, dall’acquisto di una casa alle offerte del supermercato. Come convincere una persona che ritiene del tutto inutile lo studio delle materie scientifiche? Partiamo dal difficile: l’utilità della dimostrazione di un arido teorema matematico.
Iniziamo con un’analogia: mettiamo di fronte il nostro umanista a un ragazzo senza voglia di studiare che gli chieda candidamente a che serve sapere che la seconda guerra mondiale è finita nel 1945. La cosa peggiore che il nostro umanista possa fare è iniziare un pindarico volo sull’utilità della Storia maestra di vita ecc.; il ragazzo sorriderà con compatimento e resterà della sua idea. Un approccio più concreto sarebbe stato qualcosa del genere: “come puoi non sapere che la seconda guerra mondiale è finita nel 1945? Essendo un concetto che sicuramente hai incontrato decine di volte, non solo a scuola, ma anche ascoltando la televisione o i discorsi con la gente, i casi sono due: o non sai studiare oppure non sai ricordare quello che incontri sulla tua strada. In entrambi i casi dimostri di essere una persona poco affidabile e quando entrerai nel mondo del lavoro, sarai spacciato perché per lavorare bene occorre comunque imparare qualcosa, aggiornarsi ecc. e tu non lo sai fare!”.
Tornando al nostro umanista, sarebbe poco produttivo parlargli dell’importanza della matematica nelle varie scienze ecc. (che gliene importa? Lui sogna di passare la sua vita scrivendo romanzi!). Più utile fargli notare che saper dimostrare quel teorema vuol dire essere in grado di essere coerenti, di saper far tornare tutto, di pesare anche i più piccoli dettagli in modo oggettivo. Oggettività e coerenza: sono queste le cose che il teorema gli regala, non si può barare e trasferirsi in una realtà “parallela”. Forse tenterà una debole difesa ricordando che anche la filosofia dà le stesse cose, ma è facile fargli capire che la filosofia non dà l’aspetto quantitativo delle cose e che quindi quell’oggettività e quella coerenza che si propone sono monche.
Forse tenterà di sminuire l’importanza dell’oggettività e della coerenza, ma è facile dimostrare che senza di esse ogni pretesa di interagire in modo vincente con gli altri è vana (ovviamente sono delle condizioni necessarie, ma non sufficienti!): pensiamo al politico che viene attaccato dal suo avversario sulle sue contraddizioni; pensiamo al pubblicitario che presenta una sua proposta senza essere in grado di mostrarne il valore oggettivo per l’azienda ecc. Insomma, senza una mentalità scientifica, l’oggettività e la coerenza restano un optional e la persona guida sul fondo ghiacciato della vita con gomme lisce che non danno nessuna garanzia di stabilità.