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Ragione e sentimento

Ragione e sentimento definiscono la sfera intellettuale e affettiva del soggetto; in realtà non esauriscono del tutto lo spirito, inteso come animo dell’uomo, somma delle facoltà morali, intellettuali e affettive, ma, come vedremo più avanti, è dalla loro interazione che si origina la spiritualità. Cominciamo con il mostrare una serie di spiritualità fittizie, connesse a personalità che il Neocinismo definisce come parzialmente non equilibrate che non hanno un corretto rapporto fra ragione e sentimento.

  • Il sentimentalismo dei patosensibili – È spesso chiamato sensibilità; di profondo non ha nulla, si basa semplicemente sull’incapacità di affrontare e gestire il dolore e il male che ci sono attorno a noi. Il patosensibile giudica insensibile (e quindi privo di spiritualità) il soggetto forte che di fronte al dolore non si scompone, ma cerca la miglior soluzione (ecco che compare la ragione) per gestire la situazione.
  • La spiritualità dei contemplativi – È spesso associata alla cultura; anche in questo caso è estremamente superficiale. Il soggetto scambia la propria cultura e la propensione a essa (come per esempio nei filosofi che ritengono la filosofia la Scienza per eccellenza) come spiritualità. Nobiltà di spirito è un’espressione che viene associata a chi si dedica a temi e a domande importanti (spesso senza risposta) in un gioco intellettuale che appaga il giocatore e lo fa sentire “superiore” (il termine nobiltà è perfetto per descrivere questa superiorità).
  • Il sentimentalismo dei romantici – È spesso chiamato passione, emozione o semplicemente sentimento. Da un punto di vista pratico il romantico è convinto che la sua anarchia emozionale (passione) sia il massimo della spiritualità. Anche in questo caso si scopre spesso che la spiritualità (come molte passioni) è superficiale e temporanea oppure (come alcuni sentimenti) distruttiva per sé e per gli altri (vedasi i grandi drammi del romanticismo).
  • La spiritualità degli inibiti – È spesso vissuta come sofferenza. Non è però qualcosa di proprio, è semplicemente il dolore che l’inibito prova perché non sa liberarsi (o ribellarsi) dalle sue dolorose inibizioni.
  • La spiritualità dei mistici – È un’evoluzione di quella dei contemplativi: alla cultura si sostituisce la trascendenza; il rapporto con il trascendente viene vissuto come un’alta forma di spiritualità, mentre in realtà non è che un bisogno (quindi con valenza negativa) o una scelta (in questo caso a priori con valenza neutra) del soggetto.
  • La spiritualità di coloro che vivono a caso – È tutto ciò che non è ragione (di solito essi non sanno nemmeno definirne i tratti principali); queso tipo di spiritualità giustifica ogni loro comportamento illogico.

In ogni caso ricordiamoci che

la vera spiritualità non distrugge la nostra vita.

Emozione e ragione

Le teorie emozionali vorrebbero cercare l’equilibrio fra ragione e sentimento. Di fatto, il termine equilibrio indica una parità gerarchica che è solo fonte di problemi esistenziali. Non a caso l’equilibrio fra due antagonisti potenziali di eguale forza si raggiunge con il compromesso, una strategia che necessariamente costringe a cedere qualcosa. Dal punto di vista esistenziale ciò può essere comunque positivo se la persona sta vivendo malissimo, ma, se ambisce a vivere al meglio, è sinonimo di una castrazione di ogni possibilità di arrivare al top.

La razionalità non si oppone affatto ai sentimenti, ma all’atteggiamento di chi cerca in essi il facile alibi per giustificare ogni suo comportamento e all’incapacità di trovare una condotta coerente di vita (in tal senso la spiritualità viene spessa ridotta a sentimentalismo). Anzi, come vedremo nel prossimo paragrafo, una vera e grande spiritualità è razionale.

Da ragazzo avevo i problemi di tutti, ma non sono mai stato fra quelle persone che ti dicono “ma è normale averne, chi non ne ha?”; questo mi ha consentito di migliorare. Fra l’altro, ero romantico e contemplativo ed ero convinto di avere una grande spiritualità. Poi, grazie a quella razionalità che molti avversano, ho eliminato i problemi, tant’è che nel mio libro La felicità è possibile dico: “bastano la salute e questo libro per essere felici”.

Con mia grande sorpresa le emozioni che provavo prima del cambiamento non erano sparite, anzi si erano rafforzate, tant’è che potevo chiaramente scorgere come fossero superficiali o di facciata quelle precedenti. La stessa differenza fra i sentimenti raccontati da un capolavoro del cinema e quelli di una soap opera strappalacrime. Cos’era accaduto? Lo spiego con un’analogia.

Il campo minato – Il mondo può essere visto come un campo minato nel quale dobbiamo muoverci; molti si muovono a caso e boom!, saltano in aria. Altri cercano di evitare le mine, ma, non sapendo riconoscerle, boom!, saltano in aria un po’ più tardi dei primi. Infine, i più furbi, studiano cosa sono le mine, come riconoscerle e renderle inoffensive. Grazie a questa comprensione riescono a delimitare le zone senza mine e in queste zone non solo si muovono (cioè sopravvivono), ma corrono felici (vivono pienamente).

Chi ha capito l’analogia fino in fondo, potrà comprendere il più efficiente rapporto fra ragione e sentimento e concludere facilmente che (gerarchia di Albanesi, un punto fondamentale del Neocinismo):

la ragione delimita i percorsi entro cui i sentimenti (quelli veri e profondi) possono esprimersi con la massima libertà e senza pericolo alcuno.

Non si deve quindi cercare l’equilibrio, ma costruire un grande recinto entro cui i sentimenti possano correre liberi senza farci del male. Ovviamente, completando il commento all’analogia, nel mondo reale esistono tre casi:

  1. Chi si affida solo alle emozioni, “non ragiona” e agisce emotivamente: una persona mi insulta e io le mollo un pugno; vedo una donna bellissima e scatta il colpo di fulmine perché “quella è la donna della mia vita” ecc. L’insieme è costituito da coloro che non fanno la minima fatica per “verificare” se i propri sentimenti siano pericolosi.
  2. Chi cerca di capire se le emozioni (sentimenti) possono essere pericolosi, ma ha meccanismi razionali scadenti e, “ragionando male”, peggiora comunque la sua qualità della vita. In questo caso, dovrebbe affidarsi alla raziologia per migliorare il suo potere razionale.
  3. Chi cerca di capire se le emozioni (sentimenti) possono essere pericolosi, ha meccanismi razionali buoni che riescono a evitare i problemi, migliorando la qualità della vita, riuscendo a ottenere il meglio dall’interazione fra ragione e sentimento.

La spiritualità è conoscenza

Il rapporto fra ragione e sentimento fa comprendere esattamente cosa sia la spiritualità per il Neocinismo?

“Spiritualità” è un termine che può essere usato in molti contesti e deve essere definito con precisione per evitare confusioni. Di solito, quando ne parlo, accetto la definizione della controparte che è piuttosto classica, quasi sempre filosofeggiante, così mi è più facile mostrarne i limiti, come ho fatto nella prima parte di questo articolo, dove sono trattate le false spiritualità.

Ragione e sentimento

La ragione delimita i percorsi entro cui i sentimenti (quelli veri e profondi) possono esprimersi con la massima libertà e senza pericolo alcuno

Il concetto di spiritualità non è comunemente chiaro perché in realtà è fine a sé stesso; sono pochissime le persone (quasi sempre filosofi) che lo usano inserito in una visione del mondo. La filosofia classica è troppo distante dal mondo e fuori dal Neocinismo. Uno dei grandi abbagli (fallimenti) della filosofia è stato proprio quello di girare attorno al concetto di spirito, un po’ come i fisici prima di Einstein giravano intorno al concetto di etere.

Lo spirito per il Neocinismo non è che un livello di conoscenza profonda che ci fa entrare in risonanza con la cosa conosciuta.

Quando avverti questa risonanza, avverti il tuo spirito. Si avverte solo per le cose che si amano e si conoscono profondamente (quindi il solo amore non basta).

Dalla definizione è chiaro che nel Neocinismo non esiste nessuna particolare relazione fra spiritualità e fede; lo spirito non è un concetto religioso, è un livello di conoscenza cui pochi arrivano perché pochi hanno una grande capacità di amare. La “gente senza spirito” è quindi molto comune.

Ragione e sentimento è un celebre romanzo di Jane Austen; le protagoniste sono due sorelle (Elinor, razionale, e Marianne, romantica). Le vicende del romanzo mostrano come il romanticismo di Marianne sia autodistruttivo, tant’è che alla fine per risollevarsi Marianne prenderà a modello la sorella maggiore.


IL COMMENTO

Anche i sentimenti ragionano

Vorrei mostrare come anche chi non considera granché la ragione finisce per usarla!

Un mio amico mi volle mostrare l’immensa superiorità della cultura umanistica sulla semplice razionalità citando una bellissima frase a effetto di Emily Dickinson: “ama tanto i tuoi genitori perché senza di loro il mondo fa paura e confonde”.

Gli risposi che lo stesso concetto si esprimeva banalmente dicendo che “i genitori sono condizione necessaria perché un bambino non abbia paura del mondo!”.

La differenza? Che la frase della Dickinson (è una risonanza sentimentale) viene assorbita e provoca condizionamenti devastanti, la frase viene subito avvertita dai più come una sciocchezza quando applicata a una persona adulta.

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