“Ci parli della modernità di Dante“. Questa richiesta mi fu fatta all’esame di maturità e i commissari (nonché il membro interno che “temeva” le mie uscite non convenzionali) rimasero alquanto stupiti quando risposi che “Dante non aveva nulla di moderno”. Ciò non mi impedì di ottenere il massimo dei voti. A tanti anni di distanza, in Italia il mito di Dante è rimasto immutato e si continua a sopravvalutarlo, prova più evidente che l’Italia è un Paese che vuole rimanere vecchio. Senza la grande spinta della Chiesa cattolica, senza i programmi scolastici che continuano a riproporlo facendo un vero e proprio lavaggio del cervello a chi si illude di essere colto solo perché ricorda versi tutto sommato “normali” (“e quindi uscimmo a riveder le stelle” che cosa ha di sconvolgente?), Dante sarebbe un personaggio dall’indubbio valore storico e artistico, ma sullo stesso piano di un Pirandello o di un Leopardi. Insieme ad altri quattro italiani, sono stato contattato per un’intervista su Dante da uno dei più importanti giornali olandesi (NRC Handelsblad). I quattro altri studiosi intervistati sono un classico esempio di personalità contemplativa e vale la pena sottolineare alcuni punti.
Cazzullo – Significativo il fatto che per far apprezzare Dante ai figli racconti loro di diavoli (chissà se avesse citato loro i passi più “pesanti” del Paradiso) e della sconcia chiusa finale, ripresa poi da altri (non a caso il passo che compare nelle antologie di Quer pasticciaccio brutto de via Merulana di Gadda è quello che termina con la gallina: “plof! la fece subito la cacca”).
Casadei – Significativo: “Un riassunto delle idee del suo tempo sulla fede, sulla Chiesa e sullo Stato”. Come può essere moderno, chi esprime “le idee del suo tempo”?
Franchini – Dice che Dante è eterno. Classica locuzione che non vuol dire nulla perché vorrei vedere fra 65 milioni di anni (questo il periodo dalla scomparsa dei dinosauri) chi si ricorderà di Dante. Tipicamente intellettuale (contemplativa). Che poi i giovani amino Dante più di Petrarca può starci, ma è come dire che è preferibile un cancro al seno (curabile almeno nel 50% dei casi) che uno al pancreas o all’esofago, tragicamente più incurabili. Poi ci dice che “Dante è così attuale perché mostra con una visione a 360 gradi cosa è una persona, con tutti i suoi limiti, con la sua grandezza e i suoi drammi”. Quello che rende attuale una descrizione è il giudizio esistenziale che se ne dà e i giudizi danteschi sono quelli tipici di un uomo di 700 anni fa. Sarebbe come dire che la medicina di Ippocrate è attuale solo perché alcuni suoi concetti sono ancora validi.
Gattinara – L’episodio di Primo Levi mostra da un lato il condizionamento subito a scuola, dall’altro l’irrazionalità del ragionamento di chi propone l’esempio. Diversi prigionieri americani in Vietnam riuscirono a vivere per anni in una cella di 4×4 m senza gravi traumi psichici perché nella loro cella giocavano a golf o si immaginavano immersi nelle loro occupazioni: sapevano che sarebbe arrivata l’ora della libertà. Quindi il golf salva la vita?
Tornando sull’attualità di Dante, anche Gattinara deve ammettere che Dante giudica secondo un metro medievale che tenta di correggere, ma non può sfuggirvi.
Modernità di Dante – L’intervista
La mia intervista su NRC Handelsblad (il quarto quotidiano dei Paesi Bassi come diffusione) non sarebbe mai stata pubblicata da un giornale italiano, seguendo la regola tipicamente semplicistica che “tutto quello che c’è di italiano è buono”.
Di seguito la traduzione del pezzo di Marc Leijendekker.
L’Italia celebra il giorno in cui Dante andò all’Inferno
700 anni di Dante. Metti insieme cinque italiani e quattro di loro sono in grado di recitare i versi di Dante. Quest’anno il poeta non è commemorato solo con una giornata (25 marzo, Dantedì, N.d.R.), ma con un intero anno. Cinque italiani su Dante.
- di Marc Leijendekker
- 17 marzo 2021
- Tempo di lettura: 10 minuti
In nessun Paese il più grande poeta nazionale è così spesso citato e onorato come Dante in Italia. È possibile trovare il suo nome ovunque: statue, scuole, ristoranti, cinema, strade e piazze. In molte città sono presenti targhe che riportano strofe del suo capolavoro, la Divina Commedia. Ancora oggi, secondo lo scrittore argentino Jorge Luis Borges, “il libro più bello mai scritto da un essere umano”; è un’opera che deve essere obbligatoriamente studiata nelle scuole secondarie italiane. È un “passato vivente”. Un uomo che cerca like su Instagram lo fa con un video in cui recita Dante mentre fa la doccia.
Metti insieme cinque italiani e quattro di loro sono in grado di recitare i versi di Dante. Probabilmente conoscono tutte e tre le righe iniziali con cui Dante inizia il suo viaggio immaginario attraverso l’Inferno, il Purgatorio e il Paradiso.
- Nel mezzo del cammin di nostra vita
- mi ritrovai per una selva oscura,
- ché la diritta via era smarrita.
Dante è chiamato Sommo Poeta, “sommo”, il grado più alto raggiungibile. Dallo scorso anno gli è stata dedicata una giornata speciale: il 25 marzo è il Dantedì, il giorno di Dante Alighieri. Non è la data della sua morte, che è avvenuta il 14 settembre. In base a ciò che Dante scrive sulla posizione del Sole e delle stelle, molti esperti dicono che Dante iniziò la sua discesa agli inferi il 25 marzo 1300 – altri ritengono invece l’8 aprile, perché Dante voleva iniziare il suo viaggio il Venerdì Santo prima della Pasqua, che nel 1300 cadeva in tale data.
Ora, anche con le restrizioni dovute al Covid, l’Italia celebra non solo il giorno di Dante, ma anche l’anno. Settecento anni fa morì di malaria a Ravenna, era stato infatti espulso dalla sua amata città natale, Firenze. Le manifestazioni sono previste su tutto il territorio nazionale; le più importanti si terranno a Firenze, Ravenna e Forlì.
Aldo Cazzullo
Scrittore
“A differenza della maggior parte degli altri Paesi, l’Italia non è nata da guerre, trattati diplomatici o matrimoni dinastici. Uno dei fondamenti più importanti d’Italia e dell’italiano è una poesia, un capolavoro monumentale di settecento anni fa. Ecco perché oso dire che l’Italia è nata dalla cultura e dalla bellezza”.
Queste le parole dello scrittore, giornalista e appassionato dantesco Aldo Cazzullo. Risulta impossibile parlargli di Dante per più di pochi minuti senza che ne citi una riga dopo l’altra. “Dante ha inventato l’Italia. Non come Stato, perché era lontano dall’essere. Ma come idea, come patrimonio di bellezza, come riconciliazione anche dell’Impero Romano e della fede cristiana”. È stato questo poeta, afferma, a chiamare per primo l’Italia Bel Paese, quando scrive “del bel paese là dove ‘l sì suona“.
In un libro, Cazzullo fornisce un commento giocoso sulla discesa di Dante agli Inferi: sta lavorando a un seguito di Purgatorio e Paradiso. L’Inferno di Dante, specialmente nei primi ambienti, non è così oscuro e cupo come si potrebbe immaginare il “regno di Satana”, afferma. A volte c’è qualcosa di grottesco in esso, che si riflette anche nei dipinti di Jeroen Bosch, uno delle migliaia di artisti ispirati da Dante.
I demoni che Dante incontra a un certo punto non sono davvero terrificanti. C’è qualcosa di buffo in questo, dice Cazzullo, con nomi di fantasia meravigliosi come Malebranche, Malacoda, Scarmiglione, Alichino, Calcabrina, Libicocco, Draghignazzo ecc.
Poiché gli piace così tanto, ha insegnato ai suoi figli i nomi di questi diavoli, dopo i nomi dei sette nani della fiaba Cenerentola. Per inciso, la conclusione di quell’incontro è apprezzata anche dai bambini. Il capo del gruppo dei diavoli dà il segnale di partenza “strombazzando in modo altisonante con il suo sedere” (“Ed elli avea del cul fatto trombetta“).
Alberto Casadei
Insegnante di italiano
“Per gli italiani, Dante è molto più di un formidabile poeta”, dice Alberto Casadei. “Lui è il nostro padre nobile”, il testatore più importante d’Italia. Casadei è professore di italiano a Pisa e ha scritto molto su Dante. La Divina Commedia ha molti livelli diversi, dice. È una poesia in cui Dante sublima il suo amore per Beatrice, una ragazza che ha visto solo poche volte. Un riassunto delle idee del suo tempo sulla fede, sulla Chiesa e sullo Stato. Uno sguardo nell’anima delle persone. Una storia incorniciata e perfettamente costruita attraverso un viaggio spirituale. Ma ciò che lo rende particolarmente importante per l’Italia, dice Casadei, è il suo ruolo per la lingua e per la nazione. Non è un caso che gli emigranti italiani all’estero abbiano eretto più statue per Dante che per Garibaldi, uno dei promotori dell’Unità d’Italia come nazione nell’Ottocento. Il ritratto di Dante è presente sulla moneta da 2 euro in Italia.
La lingua italiana ha avuto inizio con Dante. Ha scritto anche in latino, ma ha optato per il dialetto toscano nella sua Divina Commedia. Poiché è stato letto in tutta la penisola italiana, è diventato gradualmente lo standard linguistico. “È importante che Dante utilizzi il linguaggio a tutti i livelli”, afferma Casadei. “Non solo il linguaggio quasi artificiale che Petrarca usa nella sua poesia, ma anche parole ed espressioni della vita di tutti i giorni. Questo rende il suo testo vitale”. Sono ancora molte le espressioni prese in prestito da Dante che non suonano logore od obsolete.
Nella Divina Commedia, Dante descrive ciò che ha visto nei suoi viaggi attraverso l’Italia settentrionale e centrale. “Questo rivela un’immagine di un’identità culturale condivisa”.
Casadei fa riferimento al brano del Purgatorio in cui Dante critica le continue controversie tra Chiesa e Impero. Dove una volta c’era l’Impero Romano unificato, due cavalli ribelli ora corrono insieme, nell’immaginario di Dante. Si scaglia forte:
- Ahi serva Italia, di dolore ostello,
- nave sanza nocchiere in gran tempesta,
- non donna di province, ma bordello!
“Dante vedeva spazio per una crescita pacifica e una cooperazione basata su questa identità culturale condivisa”, afferma Casadei. “Il vero pericolo, a suo avviso, era che le città continuassero a cercare di prendere strade separate e non volessero far parte di una grande Italia. Per secoli prima che venisse effettivamente realizzata, Dante sognava l’unità italiana”.
In occasione dell’istituzione del Dantedì dello scorso anno, il ministro Franceschini ha detto: “Dante ci ricorda le tante cose che ci legano: Dante è l’unità del Paese, Dante è la lingua italiana, Dante è tutto il concetto di Italia”.
Alessandro Franchini
Linguista e Instagrammer
Due anni fa Alessandro Franchini pensava: lasciate provare anche a me, una terzina alla Dante. “Ora lavoro nel commercio equo, ma sono laureato in lettere e ho sempre avuto un enorme amore e ammirazione per Dante”. È iniziato come uno scherzo, una sfida. “Volevo vedere se potevo seguire quelle rigide regole”. Ogni terzina ha 33 sillabe, undici sillabe per frase. Ha funzionato. Franchini ha ricevuto molte risposte positive, e ora pubblica ogni settimana su Instagram un breve commento alle notizie in stile Dante. “Non mancano i soggetti. Quello che sta accadendo in Italia e in Europa sta generando abbastanza materiale. E mi piace essere veloce. Un’ora dopo che Draghi è entrato in carica come primo ministro, avevamo già un verso su Instagram”.
Laddove Dante usa uno schema di rime di ABA, BCB, CDC e così via, Franchini si attacca a una terzina alla volta. “Le persone trascorrono solo poco tempo sui social media, non devi rendere troppo difficile il messaggio. E un amico che è un artista grafico, anche lui sulla cinquantina, fa i disegni”.
Dante è eterno, dice Franchini. I suoi figli sono d’accordo? “Certamente, sono molto interessati a quello che faccio. Dante non è né vecchio né polveroso. Il modo in cui i giovani si sentono al riguardo dipende interamente da come viene loro raccontato a scuola. La storia dell’Inferno è divertente, potresti definirla una sorta di racconto fantasy, parlando in termini moderni. Ecco perché i giovani amano Dante più di ogni altro poeta storico come, per esempio, Petrarca. Anche lui un grande, ma molto più astratto e filosofico, anche se le sue sono poesie perfette.
“Dante è così attuale perché mostra con una visione a 360 gradi cosa è una persona, con tutti i suoi limiti, con la sua grandezza e i suoi drammi”, dice Franchini. Poi indica la storia agghiacciante del “conte cannibale”, Ugolino, che ritorna più volte nella letteratura e nella pittura successive. Ugolino, protagonista degli intrighi toscani della fine del Duecento, siede con i traditori, fino al collo nel ghiaccio, in una buca con davanti l’Arcivescovo Ruggieri, che lo aveva tradito.
- La bocca sollevò dal fiero pasto
- quel peccator, forbendola a’ capelli
- del capo ch’elli avea di retro guasto.
Dopo aver preso a morsi il collo di Ruggieri, Ugolino spiega perché è così vendicativo. Ruggieri aveva fatto in modo che fosse fatto prigioniero, lo aveva rinchiuso con due figli e due nipoti e aveva gettato via la chiave. Ugolino si morde le mani dal dolore. Quando i suoi figli lo vedono, gli dicono di mangiare loro. Inizialmente rifiuta. Ma quando tutti e quattro moriranno di fame, entro sei giorni, “la fame prevalse sul dolore” (Poscia, più che ‘l dolor poté ‘l digiuno; N.d.R.).
“È affascinante vedere come Dante crea un nuovo linguaggio nella sua poesia”, dice Franchini. “Il fatto che sia ancora letto e recitato è anche perché il 70% delle parole della Divina Commedia sono ancora usate. È molto più facile per un italiano leggere un testo del tredicesimo secolo che per un francese o un catalano”.
Roberto Albanesi
Scrittore ed editore
Nella sua prova orale dell’esame di Stato “qualche decennio fa” a Roberto Albanesi fu chiesto di spiegare la “modernità” di Dante. “Avevo e ho una risposta a questo”, dice lo scrittore, editore e webmaster. “[Ho spiegato che] Dante non è moderno. E sono comunque passato a pieni voti”.
Sul suo sito ha scritto un provocatorio articolo dal titolo Ligabue-Dante 1-0. Se chiedi alle persone cosa preferiscono fare, se “ascoltare Ligabue (un noto cantautore italiano) o leggere Dante”, Ligabue vince a mani basse.
Secondo Albanesi, Dante ha poco riguardo e apprezzamento per la ricerca del benessere psico-sociale, per il denaro come mezzo per tale scopo e per la qualità della vita. Parla principalmente di peccati, di punizione e misericordia divina e, quindi, per questi motivi, ha ricevuto la “benedizione” della Chiesa cattolica. Questo spiega in parte perché Dante gioca un ruolo così importante nell’educazione letteraria. “La Chiesa non parla nemmeno della felicità sulla Terra”.
Poi Albanesi entra nel vivo della sua tesi: Dante non è un autore moderno perché “pensa” in modo binario. “È buono o cattivo. Tutto o niente. Non è realistico. Ligabue, nelle sue canzoni, parla dei dubbi esistenziali, dell’incertezza. A proposito di sfumature di grigio. “Questo non ha tanto a che fare con le epoche, ma con l’atteggiamento”. Secondo Albanesi, non è un caso che Giovanni Boccaccio, quasi contemporaneo di Dante, sia molto letto all’estero. Fu un grande ammiratore di Dante ed è considerato il primo esegeta della Divina Commedia; fu anche colui che diede alla “commedia” di Dante il titolo onorifico di “divina”. Ma il capolavoro di Boccaccio, Decameron, non pensa in modo binario, dice Albanesi.
Enrico Castelli Gattinara
Insegnante
“Ogni volta che voglio parlare ai miei studenti di Dante, la reazione è un po’ annoiata. Possono amare la poesia, ma ritengono Dante completamente inutile. È molto lontano da loro. Ecco perché mi è venuta in mente una provocazione”, dice Enrico Castelli Gattinara. È un filosofo, ha insegnato nelle università di Roma e Parigi e tuttora insegna. Come insegnante si definisce “un militante culturale”. “Poi chiedo alla classe, cosa pensi possa salvarti la vita? Pensa a un incidente, a una rapina, a una guerra. Ottengo risposte come esercito, soldi, polizia, dottore, medicine. Quando dico loro che la poesia può salvare la vita, ridono. Pensano che sia assurdo che io abbia scritto un libro intitolato How Dante Can Save Your Life. Fino a quando non racconto la storia di Primo Levi”.
Levi, un chimico, ma esperto di Dante come ogni scolaro italiano, lo descrive nel suo bellissimo libro Se questo è un uomo. È in un campo di lavoro ad Auschwitz, con un francese che vorrebbe imparare l’italiano. Levi è d’accordo. A questo episodio sono stati dedicati interi studi. In poche parole, Levi lo fa dai versi che ha memorizzato sull’incontro di Dante con Omero all’Inferno, nel XXVI canto. Insieme sognano i passaggi sul “mare aperto” su cui naviga Ulisse.
“La memoria di Levi vacilla mentre recita i versi, e poi mi dice che sarebbe disposto a rinunciare al pezzo di pane quel giorno per ricordare quei versi che seguirono”, dice Gattinara. “In quel momento si è liberato dal meccanismo dei campi di concentramento. Ancor più del cibo, la poesia gli permette di rimanere umano, di non lasciarsi andare. Usare Dante per insegnare l’italiano al suo amico è una liberazione mentale. Reclama la dignità che il sistema sta cercando di distruggere. Le parole di Dante lo salvarono”.
A tal proposito, Gattinara crede che Dante non si limiti a pensare adottando i classici schemi medievali del bene e del male. È vero che entra nell’Inferno da un cancello recante la famosa scritta “lasciate ogni speranza, voi ch’intrate”. Ma poi arriva presto nel Limbo, una piacevole area verde dove i grandi dell’antichità classica possono divertirsi. “In realtà sono qui solo perché, secondo il pensiero medievale, per quanto grandi siano i loro meriti, non potrebbero mai arrivare in Paradiso perché non sono stati battezzati”.
“E prendi la meravigliosa storia di Paolo e Francesca”, dice Gattinara. Due amanti che hanno commesso adulterio e sono quindi all’Inferno, dove vengono portati via dal vento. “Ma stanno insieme. Se tu fossi solamente punito all’Inferno, come mai questi due peccatori stanno facendo quello che amano fare, stare insieme? È una storia d’amore, non sono tormentati “. Francesca racconta a Dante come è iniziata la sua relazione con il fratello del marito paralizzato. Stavano leggendo un romanzo sul cavaliere inglese Lancillotto, che si innamorò della regina Ginevra, la moglie di Re Artù. Quando leggono come Lancillotto bacia Ginevra nel libro, la passione divampa e Paolo bacia Francesca.
Quindi seguono le famose linee suggestive:
Galeotto fu’l libro e chi lo scrisse:
quel giorno più non vi leggemmo avante.
Dante – Ligabue 0-1
Se provate a chiedere ai giovani se preferiscono leggere Dante o ascoltare Ligabue (o una qualunque altra stella della musica contemporanea, dove per stella non si intende una meteora di una stagione, ma un artista che è sulla breccia da almeno dieci anni), probabilmente il nostro “grande” poeta ne uscirà con le ossa rotte.
In efffetti, se non lo insegnassero a scuola, oggi pochissimi leggerebbero Dante, la prova più evidente che il suo messaggio di moderno non ha nulla. Chi se lo ripassa la sera? Tanti però continuano a fare sfoggio di cultura citando qua e là qualche frase (parliamoci chiaro, una frase in sé non può certo fare la grandezza di un autore, al più può far piacere leggerla sull’involucro di un cioccolatino): “La bocca sollevò dal fiero pasto” oppure “Galeotto fu ‘l libro e chi lo scrisse“, in una sorta di autopromozione intellettuale. Un amico: “ieri ho sentito Benigni commentare la Divina Commedia, è stato bellissimo”: peccato che non sappia parlare e scrivere in un italiano decente.
L’effetto placebo non esiste solo in medicina: sapere che una frase è di Dante o che un pezzo è di Mozart ti fa sentire culturalmente meglio, anche se poi il tuo animo è già morto.
Che c’entra il titolo dell’articolo? Mah, a me piace Ligabue e sicuramente i suoi testi li ritengo migliori della Divina Commedia o dei Promessi Sposi che a me hanno dato pochissimo, visto che dipingevano un uomo lontano mille miglia da me. Molte “canzonette” sono uno spaccato di vita contemporanea che può insegnare qualcosa, mentre opere superate dal tempo possono insegnare la musicalità della lingua, ma nulla più; considerate le altre discipline: chi si farebbe curare con la medicina di Ippocrate? Se pensate che l’animo umano sia rimasto quello di 500, 1.000, 2.000 anni fa, che cioè sia immutabile, tanto vale pensare che sia rimasto quello dell’uomo delle caverne.
Come vedete dal titolo del paragrafo, i classici giocano in casa perché so che tutti coloro che hanno una mentalità umanistica staranno cercando in quale girone infernale mandarmi. Pazienza, ma dovrebbero spiegarmi come io potrei apprezzare un romanzo come I promessi sposi, nel quale aleggia in ogni pagina un’improbabile Provvidenza, dopo il confronto di un pezzo come Vivo Morto o X, che descrive milioni di sopravviventi senza speranza e senza il lieto fine provvidenziale. Oppure dovrebbero spiegarmi come posso studiare un classico come il Carducci che per la morte del figlio scrive Pianto antico, una filastrocca dal ritmo allegro quasi irriverente, incompatibile con il vero dolore, dopo che ho ascoltato Il giorno di dolore che uno ha.
Forse se i professori facessero letteratura comparata i ragazzi studierebbero di più…
Dante – Ligabue: le reazioni
Questo articolo, dal momento della prima pubblicazione, ha generato molte reazioni, quasi tutte emotive.
C’è classico e classico – C’è chi ci ha visto un tentativo di bandire i classici. Assolutamente no. I classici vanno comparati ai moderni per capire l’evoluzione dell’uomo; sicuramente non vanno preferiti ai moderni perché il loro messaggio di moderno ha sempre meno. Fra i classici vanno preferiti quelli il cui messaggio è più attuale. Mi preme sottolineare come la nostra cultura sia stata pesantemente condizionata dalla religione. Si noti per esempio come il Decamerone abbia avuto minore fortuna della Divina Commedia. E il Decamerone è sicuramente più attuale della Divina Commedia. Dal mio punto di vista non c’è paragone fra un Manzoni e Pirandello, sicuramente “esistenzialmente” molto più valido.

Dante Alighieri (statua in piazza Santa Croce a Firenze) nasce a Firenze nel maggio del 1265 in una famiglia della piccola nobiltà guelfa fiorentina, e cresce quindi nell’ambiente delle tensioni tra fazioni cittadine, che avrà un ruolo fondamentale nella sua vita
La scelta musicale – C’è chi ha criticato la scelta musicale. Al posto di Ligabue potete metterci un artista contemporaneo che vi pare, probabilmente il discorso sarebbe ancora valido. Non si tratta di apprezzare l’artista musicalmente parlando, ma solo perché dà un’ottima descrizione della vita reale che serve da spunto molto più che quella del XIV sec.
Il mondo – C’è chi ha criticato il mondo che Ligabue descrive. Certo, possono esserci fans di Ligabue che prendono le sue canzoni come rivincita sul mondo, ma non hanno capito granché, utilizzano la strategia dell’adattamento. Il mondo che Ligabue descrive è un mondo di irrecuperabili che però hanno ogni tanto la dignità di cercare di capire perché la loro vita non scorre in sincronia con il mondo. Hanno sogni da 2.000 lire o sanno di essere semplicemente delle X sulla terra, sanno che “non è tempo per loro”; i più fortunati fanno una vita da mediani. Alcuni trovano semplici regole di vita (l’amore conta, conosci un altro modo di fregar la morte), con la dignità di non creare Dio, ma di non negarlo (forse qualche dio non ha finito con te) perché stizziti per una vita che non è come volevano (ce l’hai scritto che la vita non ti viene come vuoi). Dio è messo alla prova (Hai un momento Dio?), ma non risponde, né la morale della religione tradizionale serve a granché (Libera nos a malo. Però il mio male qual è?). Nessuno è apparente (non ti offro grandi cose però quelle lì le avrai) e il successo è ridimensionato e distrutto portandolo in una dimensione irreale (Fra palco e realtà). La loro vita è al bar Mario o nelle notti su una macchina che va a caso (dove ti porta lo decide lei).
Molti s’illudono di essere fuori da quel mondo senza capire che il loro bar Mario è l’ufficio dove danno la vita 10 ore al giorno e, una volta usciti, non possono nemmeno fuggire perché non hanno una macchina che li guidi nella libertà della notte, ma solo una casa dove spesso non trovano che un surrogato d’amore.

Luciano Ligabue è un musicista, scrittore, sceneggiatore e regista italiano
Cosa vuol dire essere condizionati
Curiosamente nell’agosto 2021, a Ravenna Ligabue e Fabrizio Moro hanno girato un videoclip (dal titolo comico per l’accostamento a Dante: Sogni di rock and roll) per il Festival internazionale del videoclip “Imaginaction” (a Forlì per il secondo anno consecutivo con un’importante deviazione a Ravenna). I condizionamenti generati dalla pressione del sentire comune (fallacia ad numerum) evidentemente toccano anche Ligabue.