Per un sito che vuole avere la pretesa di essere scientifico è necessario chiarire cosa si intende per metodo scientifico. Il metodo scientifico è la modalità tipica con cui la scienza procede per raggiungere una conoscenza della realtà oggettiva, non falsificabile e condivisibile. In realtà la definizione appena data di metodo scientifico non è la sola possibile e ciò potrebbe far storcere il naso a tutti coloro che hanno per la scienza una vera ammirazione. Deve essere però chiaro che, comunque si intenda la locuzione “metodo scientifico”, si devono avere:
- un insieme di dati empirici ragionevolmente collegato a ciò che si vuole studiare e sufficienti a elaborazioni successive;
- un’analisi razionale di questi dati.
Va da sé che il contendere sulla scientificità di un concetto, di una teoria ecc. verterà sulla “bontà” dei dati e sulla “coerenza” dell’analisi di essi.
Induzione o deduzione?
Riguardo al metodo, due sono le correnti di pensiero: quella induttiva e quella deduttiva. La prima procede dal caso particolare e tende ad arrivare all’universale, la seconda parte dall’universale e arriva al particolare, cioè partendo da premesse generiche arriva a conclusioni più particolari.
In questo articolo si prende posizione a favore del metodo deduttivo e, in particolare, delle conclusioni di Karl Popper.
Per capire la critica a metodi induttivi, utilizziamo la celebre obiezione del tacchino induttivista di Bertrand Russell. Secondo il metodo induttivo, la scienza dovrebbe basarsi sulla raccolta di osservazioni riguardo a un certo fenomeno X (ecco i dati) e, da tali osservazioni, si arriverebbe (ecco l’analisi dei dati) a una legge generale che permetta di prevedere una futura manifestazione di X. Russell fece presente che anche il tacchino americano, che il contadino nutre con regolarità ogni giorno, può arrivare a prevedere che anche domani sarà nutrito… ma “domani” è il giorno del Ringraziamento e il tacchino non mangerà, ma sarà mangiato!
Si noti come un metodo induttivo si presti bene per esempio a teorie economiche che tentano di prevedere il futuro dall’analisi dei dati di periodi precedenti. Come ben si sa, spesso si va incontro a colossali flop.
L’induzione non ha cioè consistenza logica perché non si può formulare una legge universale sulla base di singoli casi: l’osservazione di uno o più cigni dal colore bianco non autorizza a dire che tutti i cigni sono bianchi; infatti esistono anche cigni neri.
Si noti come l’induzione possa essere associata alle ricerche di tipo correlativo in cui la correlazione osservata in N elementi viene arbitrariamente estesa a tutta la popolazione.
Il metodo di Popper
Popper ha elaborato una definizione di metodo scientifico deduttivo basata sul criterio di falsificabilità, anziché su quello induttivo di verificabilità. Gli esperimenti non verificano una teoria, possono al massimo smentirla. Per capirci, se si è verificata una previsione formulata a partire da un’ipotesi, non è detto che si verificherà sempre (si noti come ciò spieghi le incoerenze sperimentali, vedasi l’articolo La ricerca scientifica).
Se però l’ipotesi non viene confutata, possiamo ragionevolmente definirla scientificamente più valida rispetto ad altre che sono state smentite. La sperimentazione svolge una funzione importante, ma sostanzialmente “al negativo”.

Le fasi del metodo scientifico prevedono l’elaborazione di un’ipotesi, un esperimento in merito, la raccolta dei dati ricavati dall’esperimento e l’analisi, e la formulazione di conclusioni
I limiti del metodo scientifico
Devono necessariamente discendere dalla definizione.
Opinione – Senza dati sufficientemente utili all’elaborazione, si deve ammettere la propria incapacità di andare al di là del livello dell’opinione.
Incoerenza – Quando è presente una contraddizione, il castello di deduzioni, per quanto affascinante, cade in un istante. Cercare in tutti i modi di tenerlo in piedi è un gesto di narcisismo scientifico.
Non oggettività – Se i dati e l’elaborazione successiva non sono sufficienti a una condivisone globale (vedasi la soglia di oggettività, nell’articolo La scienza) si deve riconoscere che il proprio lavoro è scientifico, ma non oggettivo.
La negazione della scienza
Nonostante a chi applica il metodo scientifico in modo corretto siano chiari i limiti della scienza, molti “non scientifici” continuano a negarne la portata adducendo gravi danni che la scienza porterebbe all’umanità (poco tempo fa ho ricevuto una mail che titolava I talebani della scienza). È comunque singolare che gli attacchi maggiori derivino da chi non ha avuto una formazione scientifica, ma umanistica. Premesso che non è positivo far derivare un giudizio dalla propria formazione perché per definizione è già “di parte”, vi rimando all’articolo che spiega la mia posizione sullo studio del latino.
Così chi tende a sminuire la portata del metodo scientifico dovrebbe per prima cosa conoscerne la natura, essere in grado di applicarlo correttamente ecc. Richiama tanto la storiella della volpe e l’uva, il denigrare la scienza semplicemente perché in matematica o in fisica si è sempre stati solo sufficienti. Un piccolo test. Molti ritengono che la scienza sia opinabile perché molte volte fornisce solo risposte approssimate. Chiedetevi la differenza fra approssimato e approssimativo, la risposta più avanti, prima analizziamo le due principali categorie di oppositori del metodo scientifico.
Gli spiritualisti – Sono coloro che attaccano il metodo scientifico, ritenendo che lo spirito sia fondamentale per dare la dimensione totale dell’individuo. Il loro errore è rappresentato dal fatto che implicitamente ritengono lo spirito superiore, sono persone scarsamente razionali, sempre pronte a lasciarsi guidare dall’inconscio verso la gioia o verso il baratro.
I vecchi filosofi – Sono coloro che non disprezzano la capacità della mente, ma vivono nella torre d’avorio del loro io. Ritengono che i fenomeni possano essere indagati con la filosofia, anzi alcuni di essi solo con essa. Come se l’uomo potesse con il solo suo cervello (senza dati) arrivare a qualcosa di “interessante”! Da ragazzo quando qualcuno voleva intavolare una disquisizione filosofica e astratta mi limitavo a fargli osservare: “ma sei sicuro che tu esisti? Che io esisto?”. Ogni teoria filosofica può essere contestata da chiunque. Di fronte a un fisico quantistico quanto meno dovrei studiare la materia per “contestarlo”, mentre di fronte a un filosofo potrebbe bastare il mio “buon senso” per smentirlo, se non sono d’accordo. Nei secoli passati il filosofo era uomo di cultura e la cultura era privilegio di pochi. Così le sue elucubrazioni potevano comunque apparire “geniali”, valide e difficilmente smontabili. Oggi che la cultura media è molto più elevata, la filosofia può apparire nulla di più che una masturbazione mentale. Riprendendo l’aneddoto del latino, dopo aver studiato (e bene) filosofia, mi sono accorto come essa non risolvesse nessun mio problema quotidiano e l’ho relegata a uno degli ultimi posti. Molti filosofi vecchio stile si dolgono del fatto che la moderna cultura penalizza la filosofia svalutandola (una frase riportata dalla mail sui “talebani della scienza”: al giorno d’oggi per molti un trattato filosofico ad esempio sulla “materia ultima” ha meno valore (se ne ha) di una ricerca di fisica quantistica pubblicato su qualche rivista scientifica di quelle prestigiose, magari su Science Magazine.). In realtà nella società attuale, la gente cerca risposte concrete ed ha decretato la sconfitta della vecchia filosofia a favore del metodo scientifico.
La vecchia filosofia si proponeva il nobile intento di costruire uomini migliori, senza accorgersi che il termine migliore è pretestuosamente oggettivo: migliori per chi? Meglio sorridere per tutta la vita avendo accantonato una serie di domande (del tipo: chi siamo? Da dove veniamo? Dove andiamo?) che vivere essendosi dati risposte bellissime, ma che non ti risolvono poi la quotidianità: bella cosa essere un grande scienziato o un grande filosofo, ma avere la moglie che ti tradisce, i colleghi che ti detestano, il figlio drogato e anche il cane che quando torni a casa non ti saluta, non è il massimo! Il metodo scientifico può aiutare a organizzare la propria vita e a capire il mondo, la filosofia astratta no. Ciò non vuol dire che sia negativa: si vuole solo affermare che il soggetto prima deve risolvere la quotidianità, poi, se vuole, può salire più in alto. Il tentativo di rendere l’uomo migliore quando tanti (la stragrande maggioranza della popolazione) si arrabattano ancora nei problemi banali della quotidianità è come occuparsi di un’inestetica dermatite sul braccio quando il paziente arriva in coma al pronto soccorso per un incidente stradale.
Del resto gli stessi filosofi contemporanei hanno limitato le ambizioni della filosofia, tant’è che è lecito parlare di zoosofia.
Parlando di filosofia, da ultimo si deve rilevare come l’applicazione parziale del metodo scientifico e la sua commistione con soluzioni emotive possa dare origine al falso scienziato, una via molto comoda per credere di aver trovato nessi causali, muovendosi sempre nel mondo delle ipotesi plausibili.
La risposta al test
La differenza fra approssimato (concetto tipico del metodo scientifico) e approssimativo (tipico del parlare comune) è la conoscenza dell’errore. Chi è approssimativo opera con un margine d’errore che non conosce né gli interessa conoscere; chi usa un’approssimazione (è approssimato) si pone il problema di conoscere e definire l’errore e il contesto in cui tale errore è ragionevolmente accettabile.
L’approssimazione
Un errore in cui incorrono molti è ritenere che ogni concetto scientifico debba essere espresso con un numero ben preciso. In realtà molte variabili si conoscono (per tanti motivi che non è utile indagare in questa sede) solo con un certo grado di approssimazione, ma il riferirsi a esse con un numero preciso non è un errore. Per esempio il contenuto di glicogeno del corpo di un soggetto di 70 kg può variare da 300 a 500 g e il dato può essere espresso in un testo come circa 350 g, in un altro con circa 400 g oppure con una frase del tipo da 300 a 450 g ecc. Dipende dalle preferenze dell’autore e dal contesto. Cosa è veramente importante? Che il dato indicato non porti a incoerenze o a deduzioni palesemente assurde. Per esempio la frase “il glicogeno di un soggetto di 70 kg non può superare i 100 g” è errata perché, nei modelli fisiologici correnti, se fosse vera non si riuscirebbe ragionevolmente a percorrere a buon ritmo più di 7-8 km.