Le mappe mentali (note anche come mappe di parole, mappe di idee, mind maps o clusters) sono una tecnica di rappresentazione grafica del pensiero. Basandosi sulle scoperte delle neuroscienze che avevano mostrato che i due emisferi del cervello sono responsabili di azioni diverse, sul finire degli anni ’70, Tony Buzan creò le mappe mentali. Stimolando entrambi gli emisferi, le mappe aumenterebbero la memoria e la produttività. Spesso le mappe mentali sono messe in rapporto con le mappe concettuali. Le mappe concettuali si differenziano per il loro orientamento spiccatamente cognitivo, che le rende particolarmente utili in contesti quali la gestione della conoscenza, la formazione, la risoluzione di problemi. Al contrario quelle mentali, maggiormente orientate all’ambito creativo, sono utilizzate in chiave evocativa ed emozionale. Anche per le mappe mentali esistono comunque i dubbi sul miglioramento della memoria che abbiamo già evidenziato parlando delle mappe concettuali.
Mappe mentali – Definizione e utilizzi
Tony Buzan definì nel seguente modo le mappe mentali:
“…una mappa mentale consiste di una parola o idea principale; attorno a questa parola centrale si associano 5-10 idee principali relazionate con questo termine. Di nuovo si prende ognuna di queste parole e ad essa si associano 5-10 parole principali relazionate con ognuno di questi termini. A ognuna di queste idee discendenti se ne possono associare tante altre…“.
Sostanzialmente le mappe mentali sono schemi grafici la cui struttura è di tipo gerarchico-associativo; in esse ritroviamo infatti connessioni gerarchiche (chiamate anche rami) e connessioni associative (chiamate anche associazioni).
I rami collegano ogni elemento dello schema con l’elemento precedente, mentre le associazioni collegano elementi disposti in modo gerarchico in punti diversi della mappa.
La geometria delle mappe mentali è una geometria di tipo radiale; in altri termini: si parte dall’elemento centrale (l’argomento da indagare), a questo si collegano altri elementi (elementi di I livello) ai quali possono essere collegati altri elementi ancora (elementi di II livello) e così via fino a esaurimento.
L’utilizzo delle mappe viene suggerito in diversi ambiti lavorativi e no; il tipico esempio è quello del settore dei cosiddetti “creativi”; il ricorso alle mappe mentali infatti dovrebbe facilitare le persone a generare idee sia a livello personale sia a livello di gruppo.
La solution map
Tony Buzan ha sempre raccomandato che la rappresentazione grafica sia fatta manualmente su carta; ciò dovrebbe favorire infatti la stimolazione dell’emisfero cerebrale destro, quello deputato alla creatività, all’immaginazione, alla fantasia, all’intuizione. Con il sempre maggiore avvento degli strumenti informatici, negli ultimi anni sono stati sviluppati numerosi software che mirano a riproporre i principi delle mappe concettuali e mentali. Esistono software che integrano mappe mentali, mappe concettuali e strumenti informatici relativi alla cosiddetta office-automation.
Da questa interazione si è sviluppato il concetto della cosiddetta solution map.
Una solution map può essere considerata una specie di compromesso tra mappe mentali e mappe concettuali; dalle prime la solution map eredita il tipo di struttura (quella gerarchico-associativa), il tipo di geometria (quella radiale) e l’esaltazione dell’evocatività; dalle mappe concettuali invece prende a prestito le descrizioni testuali estese e le codifiche.
In Rete esistono moltissimi software freeware per lo sviluppo di mappe mentali, mappe concettuali e solution map (esempi in tal senso sono rappresentati da Xmind e Freemind). Ovviamente esistono anche soluzioni a pagamento nonché servizi online gratuiti e no.
Da un punto di vista pratico, le mappe hanno un grande impatto visivo e servono più per presentare l’argomento che per comprendere a fondo: una critica immediata è che non si è in grado di redarre una mappa corretta se non si è già esperti dell’argomento.