Le mappe concettuali sono strumenti grafici per rappresentare informazione e conoscenza, un metodo teorizzato da Joseph Novak negli anni ’70 del secolo scorso. La mappa rappresenta in un grafico la conoscenza di informazioni su un argomento in modo più strutturato rispetto al normale apprendimento mnemonico. Il metodo si basa sulle teorie dell’apprendimento di D. P. Ausubel (1968). Ausubel sosteneva che noi riusciamo ad apprendere in modo efficiente nuove conoscenze quando possiamo integrarle con quanto conosciamo già. La mappatura dei concetti di Novak consiste infatti nella creazione di connessioni tra conoscenze (concetti) precedenti e conoscenze nuove. I concetti possono essere collegati da parole, formando una proposizione; questa è valida quando è semanticamente chiare e priva di evidenti errori concettuali. Una mappa:
- è costituita da nodi concettuali che sono concetti elementari e che vengono descritti da una figura geometrica etichettata;
- i nodi sono collegati da frecce orientate con etichetta opportuna;
- la struttura complessiva è di tipo reticolare (può non esserci un preciso punto di partenza).
Mappe concettuali – Costruzione
Una mappa concettuale si costruisce secondo i seguenti punti:
- Si fissa il tema della mappa
- Nel tema si identificano concetti già familiari.
- Si identificano i concetti chiave, sviluppandoli con un approccio top-down, definendo cioè livelli di importanza.
- Creare le relazioni (in modo chiaro e coretto), considerando “eccezionali” le relazioni trasversali.

La mappa (sopra un esempio offerto dalla NASA) rappresenta in un grafico la conoscenza di informazioni su un argomento in modo più strutturato rispetto al normale apprendimento mnemonico.
Le mappe concettuali così definite sono piuttosto astratte; più utile vederne le derivazioni come per esempio i classici flow chart (diagrammi a blocchi) oppure i diagrammi di processo.
Da un punto di vista pratico, abbiamo cioè una mappa concettuale ogni volta che noi presentiamo l’informazione attraverso blocchi cui è associato un opportuno testo e la cui forma geometrica ha un preciso significato e tali blocchi sono collegati in modo opportuno da frecce mono o bidirezionali.
Un esempio lo trovate nel mio testo sulla corsa nel capitolo in cui viene descritto il ciclo di Krebs. La mappa serve per dare una visione d’insieme del processo che potrebbe sfuggire con la sola descrizione testuale del paragrafo del libro (che comunque è utile per comprendere meglio ogni singolo blocco).
In sostanza, la mappa “riassume” il processo permettendo di vederlo nella sua interezza. Va da sé che nessuno riuscirebbe a comprendere il ciclo di Krebs dalla sola visione della mappa. La mappa è cioè uno strumento di conoscenza non autosufficiente.
Migliorano la memoria?
Purtroppo in molti ambiti si continua a ritenere che le mappe concettuali possano essere utili a migliorare la memoria del soggetto. Come vedremo dal rivoluzionario articolo sulla memoria, questa ottimistica posizione nasce dall’impiego di modelli (mai completamente verificati) della memoria, modelli che sono stati recentemente superati.
In sostanza, secondo i sostenitori dell’impiego di mappe concettuali, per migliorare la memoria, la sola ripetizione non è sufficiente per condurre alla costruzione di un ricordo stabile nel tempo; è necessaria un’elaborazione più profonda.
Ci può essere un semplice ripasso di mantenimento che ha la funzione di attivare una rappresentazione già presente in memoria e un ripasso elaborativo, cioè un’organizzazione migliore del sapere. L’uso delle mappe permetterebbe un ottimo ripasso elaborativo e quindi un notevole miglioramento della memorizzazione dei concetti.
Oggi si sa che perché un ricordo sia stabile deve essere associato a un’esperienza diretta molto forte; non basta cioè conoscere bene per ricordare. L’esempio classico è rappresentato dal percorso di ogni studente. Se lo studente si ricorda per lungo tempo la domanda che l’ha cacciato all’esame (esperienza diretta), dopo qualche anno lo studente non ricorda che sommi capi della materia in cui ha preso il massimo dei voti, a meno che non abbia continuato a coltivarla e abbia associato ai concetti esperienze dirette. Quindi “ricordatevi”:
conoscere non vuol dire ricordare
e i metodi che migliorano la conoscenza non migliorano significativamente la memoria.