L’intelligenza psicologica è la capacità di comprendere sé stessi e gli altri, sicuramente fondamentale per capire la realtà. Tutti conoscono l’esempio di geni che hanno avuto una vita tormentata, difficile o addirittura disastrosa. Questo motivo avrebbe dovuto portare a una più complessa definizione di intelligenza, ma quello che ha reso difficile tale passo è stata l’incapacità della psicologia di definire una personalità equilibrata. Spesso lo psicologo è portato a ritenere che tutti abbiano certi tratti e che un determinato comportamento diventi penalizzante quando diventa particolarmente grave. Ciò è vero, ma questa analisi è solo qualitativa, non è per nulla chiaro cosa si intenda per quel “particolarmente”.
La teoria della personalità di Albanesi ha permesso di definire delle soglie di criticità che portano il soggetto nella zona rossa dei problemi. Grazie a questa quantificazione è possibile definire una personalità equilibrata che è sinonimo di una grande intelligenza psicologica perché non ha distorsioni psicologiche che cambiano in peggio la valutazione della realtà.
L’intelligenza psicologica non è l’intelligenza emotiva
Non è necessario ricorrere alle recenti scoperte della neurobiologia per sapere che i nostri sentimenti, le nostre emozioni, la nostra vita affettiva sono in grado di influenzare pesantemente le nostre scelte. Addirittura, molte correnti di pensiero (si pensi al Romanticismo) hanno ipotizzato la necessità di escludere la ragione da alcuni aspetti della nostra vita. Molte persone vivono il dualismo ragione-sentimento senza orientamenti precisi, finendo spesso per procedere a caso, incontrando un mare di problemi che, in quanto incompresi, appaiono insolubili o comunque inevitabili.
Il merito delle ricerche neurobiologiche recenti sta nell’aver mostrato che ragione ed emozione entrano comunque nelle nostre attività quotidiane e che è necessario studiarne le interazioni per capire quale di queste sia la migliore possibile (una strada interessante, ma errata, è la definizione di intelligenza emotiva).
Le correnti emozionali hanno avuto il gran pregio di riunire sotto un’unica bandiera tutti coloro che sostengono che “non tutto è ragione”. Questi soggetti sono sicuramente maggioritari nella popolazione, anche se pochissimi di loro, messi alle strette, sanno definire quali regole applicare per fare coesistere i due mondi.
In realtà sono persone che vivono a caso, spinte una volta dal vento della ragione e una volta da quello del sentimento, con una direzione di vita approssimativa. Alcune parlano di equilibrio (ma non sanno dire, né mai si sono chieste, come fare a ottenerlo), altre, più onestamente, dicono che si lasciano guidare ora da uno, ora dall’altro (perdendo così il reale controllo della propria vita).

Una scarsa intelligenza psicologica è dannosa
Intelligenza psicologica e personalità equilibrata
Molte ricerche “dimostrano” che “le sensazioni orientano le nostre scelte”; in effetti, se si analizzano i dati si scopre che è così, ma semplicemente perché il campione studiato è “mediocre”. Con un’analogia, sarebbe come se una ricerca stabilisse che è impossibile correre i 100 m in meno di 10″ dopo aver preso in esame 1.000 giovani di una regione.
Si tratta di un limite comune in psicologia: limitarsi a ritenere corretto ed esistenzialmente migliore ciò che appartiene alla maggioranza della popolazione (“è umano essere gelosi” ecc.). L’alternativa sarebbe andare alla ricerca di chi vive meglio, mostrandolo come esempio a chi vive “normalmente” (nell’analogia dei 100 m equivale all’andare alla ricerca di un vero campione) e studiandolo per capire come fa.
La teoria della personalità di Albanesi ha attuato proprio questa ricerca utilizzando i dati raccolti dalla Rete in oltre venti anni. Per questo motivo, è corretto usarla come strumento di misura dell’intelligenza psicologica.
Per scoprire gli errori psicologici più comuni si veda l’articolo corrispondente.