L’intelligenza logica è la capacità di stabilire nessi logici, in particolare legami di causa-effetto, e di rilevare contraddizioni. Troppe persone pensano che l’intelligenza sia proporzionale alla capacità di risolvere quiz a livello logico-matematico (intelligenza logico-matematica). In realtà non è corretto parlare di intelligenza logico-matematica perché la logica è una dimensione distinta dell’intelligenza: spesso chi ha una buona intelligenza logica ha anche una buona intelligenza matematica (e viceversa), ma l’una non è condizione né sufficiente né necessaria per l’altra. L’intelligenza logica può limitarsi al buonsenso, cioè alla capacità naturale, istintiva, di giudicare correttamente la realtà, ma per arrivare ad avere una buona intelligenza logica è necessario avere un livello non minimale di intelligenza matematica (forse questa “neccessità” porta a mischiare i due tipi di intelligenza). Alcune fallacie non si possono comprendere se non si ha una decente intelligenza matematica, per esempio la fallacia dell’accusatore. Diciamo che avere una buona intelligenza matematica è una condizione facilitante per una buona intelligenza logica.

L’intelligenza logica e l’intelligenza matematica possono aiutarsi a vicenda per comprendere la realtà
Intelligenza logica: il ma se…
L’intelligenza logica permette di rilevare contraddizioni nella realtà che si ha intorno ed è la dimensione pratica della logica. L’assenza di senso logico è alla base dell’errore di autoverifica.
Si tratta quindi di usare la logica non al positivo, nell’assurdo tentativo di arrivare alla certezza del vero, ma al negativo, per trovare facilmente ciò che non è vero perché contraddittorio. Un compito forse per molti limitato, ma fattibile e concreto. Nella vita quotidiana dominata dagli scenari incerti la logica matematica va cioè sostituita con l’intelligenza logica.
Un importante metodo dell’intelligenza logica è il ma se… che non è altro che una sintesi fra la maieutica socratica e il ragionamento per assurdo dei matematici. Il metodo funziona così:
- 1) si ascolta attentamente il proprio interlocutore, fissando l’attenzione su una sua proposizione (in modo similare a quanto proposto dalla maieutica socratica).
- 2) Si dà per scontato che la sua proposizione sia corretta.
- 3) Ci si sforza di trovare una conseguenza palesemente inaccettabile. Del tipo “ma se quello che dici è vero allora…”.
- 4) Se ci si riesce la proposizione di cui al punto 2 deve essere rigettata.

Socrate è il padre di molti concetti cardine e metodologie della filosofia; il Ma se… non è altro che una sintesi fra la maieutica socratica e il ragionamento per assurdo dei matematici
Il nome del metodo indica:
- la contestazione a una proposizione che diventa oggetto d’indagine;
- la deduzione inaccettabile che consegue (se) dall’accettazione della proposizione.
Una forma più completa di esprimerlo è Ma se… allora…
Classicamente il ragionamento per assurdo è un’argomentazione logica in cui si assume temporaneamente un’ipotesi, si giunge a una conclusione assurda e si conclude quindi che l’assunzione originale deve essere errata. Una piccola, ma fondamentale, differenza con il Ma se… è che il ragionamento per assurdo si basa sul principio del tertium non datur, cioè del principio del terzo escluso: un enunciato o è vero o è falso, non esiste una terza possibilità. Tale principio non è accettato per esempio dai matematici intuizionisti. Nel caso del Ma se… si parla di inaccettabilità, un concetto meno forte. Se l’interlocutore segue il Ma se…, deve accettare la conseguenza; se non lo fa, deve ritirare la sua proposizione iniziale.
Vediamo un esempio tratto da un titolo di un quotidiano, titolo razionalmente sbagliato.
Fare l’amore almeno tre volte alla settimana allunga la vita.
Ma se fosse vero, l’insieme delle prostitute sarebbe estremamente longevo e quello dei santi che hanno vissuto in castità avrebbe vita media molto bassa. Fare l’amore almeno tre volte alla settimana potrebbe essere una concausa (magari di rilevanza minima).
Se invece analizziamo la frase (anch’essa confermata da statistiche sulla popolazione):
Sttisticamente, non fumare allunga la vita.
Si scopre effettivamente che non esistono insiemi di fumatori longevi (per insiemi di fumatori si intendono “categorie di fumatori” che possano opporsi ai dati statistici: ovvio che il “singolo” fumatore che fuma 40 sigarette al giorno e campa 80 anni, se esiste, non è statisticamente rilevante).
Non abusiamo del Ma se….
Come ogni strumento logico anche il Ma se… può essere usato male e originare errori.
Errore di esclusione – Il Ma se… serve per smontare delle proposizioni, non per dedurne altre. Chi dal Ma se… deduce proposizioni, implicitamente dà già per scontato che siano vere solo perché quella confutata è falsa. Si tratta di un vero e proprio errore logico (errore di esclusione) perché, a priori, non si può escludere che ci possano essere, oltre a quella falsa, appena rigettata, altre possibilità.
Errore di ipotesi – Un altro errore comune consiste nell’utilizzare come proposizione di partenza (ipotesi) non la proposizione P oggetto d’indagine, ma una proposizione X supposta vera; si deduce il contrario della proposizione P e si conclude che P è falsa. Ovvio che questo modo di strutturare il Ma se… non ha niente a che vedere con la sua formulazione corretta e che spesso denota un’incapacità di maneggiare logicamente il linguaggio. Vediamo alcuni esempi in cui lo scorretto uso del Ma se… per errore di ipotesi sottintende comunque una volontà eristica, cioè l’impiego della parola e della logica con il solo fine di confutare.
1) Prendere troppo sole fa male -> Ma se la natura è buona, come può il sole far male?
Il fatto che la natura sia buona è un’affermazione che andrebbe prima dimostrata, cosa che, data la generalità della proposizione, è impresa veramente ardua.
2) L’acquisto di quella casa è conveniente -> Ma se c’è la possibilità che ne trovi una a prezzo più basso, come può essere conveniente?
C’è confusione sul concetto di conveniente che non è sinonimo di “a minor prezzo”.
3) Il pollo è un ottimo alimento -> Ma se nel pollo può esserci la diossina, come può essere un ottimo alimento?
La proposizione “il pollo è un ottimo alimento” è un’affermazione statistica; non è possibile confutare un’affermazione statistica con un caso particolare proprio per la natura stessa dell’affermazione.
Errore nel conseguente – I detrattori del Ma se… non comprendono che è necessario che ci sia accordo sul conseguente. Per esempio: se tutti gli uomini hanno 4 gambe, allora Paolo non è un uomo. Tutti siamo d’accordo sul fatto che Paolo è un uomo, quindi la proposizione P (tutti gli uomini hanno 4 gambe) è scorretta.
Supponiamo che Tizio e Caio stiano discutendo e Tizio dica: “se la televisione fosse formativa, allora chi la guarda sarebbe intelligente”. Caio contesta (giustamente) il Ma se… perché ritiene che il conseguente sia arbitrario perché molte persone che guardano la televisione per lui non sarebbero comunque intelligenti, a prescindere dal fatto che la televisione sia formativa. L’errore di Tizio sta nel dare per scontato che il conseguente sia accettato da tutti! Il problema non è il Ma se…, quanto un errore nell’uso di un “conseguente” arbitrario. Prima di usare il Ma se…, Tizio deve accertarsi che Caio accetti la sua visione del conseguente.
Esempi
Dimagranti – Un esempio sui dimagranti. Ma se funzionano perché c’è bisogno di associarvi una dieta ipocalorica (è sempre scritto in piccolo o nel foglietto illustrativo!)?
Creme antirughe – Un esempio sulle tanto blasonate creme antirughe. Ma se funzionano perché non si vedono in giro cinquantenni che le usano con la pelle da ventenne?
Errore di autoverifica
L’errore di autoverifica evidenzia l’incapacità di trovare banali confutazioni alle proprie proposizioni. Ogni volta che noi ci esprimiamo dobbiamo essere sicuri che la nostra proposizione sia inattaccabile, altrimenti è come mettersi in mare con una nave che imbarca acqua. Si consideri per esempio una frase ragionevole, del tipo: “i minori devono stare con la propria madre”.
È banale trovare eccezioni a questa affermazione (che potrebbe essere detta perché emotivamente coinvolti in un caso particolare): la madre che picchia i figli, quella drogata che non riesce a provvedere a loro ecc. Una frase del genere non vuol dire nulla e una posizione più razionale è: “i minori devono stare con la madre, eccezion fatta per questi casi…”.
A titolo di curiosità, chi ha una mentalità giuridica è sicuramente facilitato nell’applicare il check-up della coerenza perché abituato a “trovare cavilli”; in fondo una contraddizione non è che un cavillo, un’eccezione al nostro discorso generale. Quando esistono eccezioni, il discorso che si pensava generale diventa generico, da approssimato o sintetico diventa approssimativo. E quindi inutile.
Per esercitarsi, si provi ad ascoltare un talk show televisivo (programma che in genere non promuove certo la razionalità) per capire come gran parte delle frasi dette siano facilmente contestabili. Uno dei limiti della televisione attuale è che per fare audience (numeri) deve utilizzare tecniche che, di fatto, allontanano i soggetti più qualitativamente preparati (razionali): quando su dieci frasi dette, nove sono errori di autoverifica, la persona intelligente cambia canale. Invece lo spettatore di intelligenza logica medio-bassa si appassiona ai litigi e ai diverbi che scaturiscono da posizioni sempre più confuse e caotiche perché di fatto irrazionali.

L’errore di autoverifica è tipico di chi è pieno di sé
Da cosa deriva l’errore di autoverifica?
- dall’incapacità di eseguire il check-up della coerenza
- dall’ignoranza della materia
- dalla sicumera.
Sull’ultimo si deve rilevare che nessuno ammetterà mai di essere vittima della sicumera, cioè dell’ostentata sicurezza di sé. La sicumera si traduce nell’illusione del sapere: visto che so tutto, e tutto mi è chiaro, che bisogno ho di verificare ciò che dico? In realtà si dovrebbe seguire il consiglio del filosofo austriaco Karl Popper che ci spiega come, per motivi prettamente logici, dobbiamo ricercare proprio quelle informazioni che potrebbero mettere in crisi quanto noi affermiamo.