In senso stretto, l’ignoranza è il non sapere determinate cose quindi tutti noi siamo ignoranti su questo o su quello. In senso più comune, l’ignoranza è la condizione di chi non ha istruzione. Essere ignoranti non è certo un delitto purché non vogliamo fare della nostra ignoranza un pregio. Da un punto di vista pratico, l’ignorante è colui che parla di un argomento senza averne le basi, vendendo tesi sue o di altri, senza però avere una preparazione adeguata alla materia trattata.
Ignoranza: alcuni esempi
In palestra trovi quello che, poiché ha letto un libretto sulla Zona, pensa di sapere tutto di alimentazione. Peccato che non sappia nemmeno come si differenziano i glicidi o quali siano gli aminoacidi essenziali. Sui campi di atletica c’è chi ti vende l’allenamento per farti diventare un campione. Peccato che non sappia nemmeno quali siano i meccanismi energetici coinvolti nel gesto atletico. Nel mondo della salute c’è chi ti vende fantastici rimedi omeopatici. Peccato che quando gli spieghi che l’omeopatia contraddice i principi della chimica, faccia spallucce, fiero della sua ignoranza del numero di Avogadro. Nel mondo dell’economia c’è chi boccia senza appello la ricetta economica di un economista della parte politica avversa. Peccato che non sappia nemmeno a quanto ammonti il PIL italiano e non conosca nessun numero in gioco. Gli esempi potrebbero continuare all’infinito, ma è facile trovare un tratto comune:
- il soggetto ha una scarsa propensione allo studio e cerca scorciatoie che lo illudano di aver capito tutto;
- il soggetto non ha una mentalità scientifica, ma ha piuttosto una mentalità umanistica che mette il linguaggio al primo e unico posto. Qualche frase a effetto (risonanza sentimentale) e pensa di essere un genio.

“Esiste un solo bene, la conoscenza, e un solo male, l’ignoranza.” – Socrate
Come trattare con gli ignoranti?
Innanzitutto non si devono ritenere ignoranti tutti coloro che non la pensano come noi. La verifica è facile; se chi ho di fronte conosce le basi della materia, per quanto le sue tesi siano diverse dalle mie (in altri termini, potrei pensare che dica delle grandi sciocchezze), ignorante non è; posso accettare il dialogo o rifiutarlo perché le nostre tesi sono troppo distanti, ma sostenere “che non capisce nulla” è piuttosto partigiano. Appurato che chi ho di fronte, magari parla bene, ma non ha nessuna base a sostegno delle sue tesi, interpretare la sua predisposizione al dialogo:
- se vuole imparare, si può indicargli un percorso di formazione;
- se invece vuole da subito commentare e discutere alla pari (a prescindere che abbia ragione o no), spiegargli che
prima di commentare e/o pretendere una risposta, occorre avere i requisiti per poterlo fare.
In altri termini, prima di rispondere a chi mi chiede di dimostrargli che la Terra non è piatta, verifico prima che abbia le basi dell’astronomia!