La formazione (differente dalla mentalità, come già spiegato nell’articolo sulla razionalità) può avere una grande influenza sulla razionalità. Ovviamente ciò non significa fare una classifica delle varie discipline perché una loro valutazione complessiva non può tener conto della sola propensione al razionale.
La formazione umanistica
Le discipline umanistiche danno tutte una grande importanza al linguaggio. Come difetto generale hanno una scarsa o nulla propensione alla visione numerica della realtà per cui l’elaborazione dei dati è la caratteristica della razionalità che più di ogni altra ne risente. Possono dividersi sommariamente in due classi: quelle non logiche e quelle logiche.
Non logiche – Sono sicuramente le meno razionali. Ne fanno parte tutte quelle discipline umanistiche che non usano particolarmente la logica, ma si servono del linguaggio come arma descrittiva fondamentale.
Le lettere (e, con estensione un po’ azzardata, l’arte in generale), le lingue e la storia sono esempi convincenti. Sono fondamentali per insegnare all’allievo l’uso corretto della lingua e come tale sono insostituibili; quando si spingono oltre, al di fuori di ciò che serve alla professione, sono decisamente sopravvalutate. Per esempio, la storia è importante, ma è necessario che si sappiano valutare le differenze (e senza spirito critico non si può fare) fra una situazione occorsa due secoli fa e un’altra occorsa ieri!
Logiche – Esempi sono la filosofia, il diritto e la psicologia. La logica è pesantemente usata, tant’è che i filosofi classici pensavano di poter arrivare a verità universali con il solo uso di essa. Purtroppo la mancanza dell’aspetto quantitativo della realtà è decisamente penalizzante (per lo sviluppo della razionalità). Solo recentemente si è sviluppata la propensione all’analisi numerica della realtà, grazie all’impiego di metodi statistici, ma tutto ciò è riservato alla ricerca e viene visto come un mezzo per supportare concetti che comunque prescindono da una formulazione matematica e numerica.
La formazione scientifica
Poiché si basano su metodi e criteri che pretendono di essere oggettivi, non possono fare a meno né di una descrizione quantitativa della realtà né della logica, necessaria quest’ultima per ampliare le conoscenze. Inoltre, quelle che sono sperimentali, consentono di affinare il concetto di esperienza e quindi, implicitamente, allenano il buon senso.
Di fronte a una disciplina scientifica è quindi necessario comprendere come essa alleni la razionalità; molto spesso si scoprirà che una branca della disciplina X è molto più razionale (nel senso che allena meglio e usa maggiormente la razionalità) di un’altra branca della stessa disciplina. Si pensi per esempio alla medicina e alla differente razionalità di un ottimo chirurgo (che al limite potrebbe essere bravissimo, ma di scarsa razionalità) rispetto a quella di un ottimo genetista che studia il genoma umano. Mediamente il secondo è più abituato a usare strumenti logici e statistici, quindi è più allenato alla razionalità.
Nell’informatica è estremamente razionale il progettista di una rete (deve necessariamente interagire con la realtà), mentre lo è molto meno chi vuole progettare un nuovo linguaggio, compito abbastanza astratto e limitato alla sola logica.
Diverse discipline scientifiche sono molto descrittive; in esse la parte logica e l’elaborazione dei dati non sono certo paragonabili a quelle di materie più razionali. Si pensi per esempio alla differenza fra zoologia e fisica.

Nella scuola italiana c’è una separazione troppo netta tra formazione umanistica e scientifica, con una certa ostilità fra le due
Il piano di allenamento
Un corretto piano di studi dovrebbe
- distinguere fra ciò che serve nella vita (scuole medie superiori non orientate alla professione, medie inferiori e licei) e ciò che serve al lavoro;
- sviluppare, nei corsi scolastici non orientati al lavoro, le materie umanistiche in funzione del linguaggio e quelle scientifiche in funzione della razionalità.
Purtroppo attualmente nelle scuole si insegnano moltissime materie dando per scontato che l’alunno sia razionale o, peggio, che l’insegnamento stesso delle materie (che incidono per nulla o marginalmente sulla razionalità) lo renda tale.
Per questo motivo, il testo Migliora la tua intelligenza può considerarsi il primo manuale di razionalità o, con un neologismo, di raziologia.