La comprensione del mondo è sinonimo di intelligenza (nella sua forma esistenziale). La cultura è sicuramente una condizione facilitante per capire il mondo, purtroppo molte persone non riescono che a farsi una cultura di serie B, la falsa cultura, oggetto di questo articolo (peri danni che una falsa cultura, cioè un apprendimento approssimativo può fare in campo finanziario si rimanda al paragrafo finale).
La falsa cultura in un adulto è simile al tentativo di un giovane studente di passare un esame copiandone la soluzione. Tutti noi sappiamo che prima o poi, anche se l’esame è passato, la verità verrà a galla e difficilmente il nostro giovane avrà un futuro brillante, soprattutto se la materia dove ha barato serve per il suo lavoro. L’adulto non è messo di fronte all’esame, ma per motivi vari è spesso incline a farsi una cultura senza partire dalle basi, illudendosi di avere capito tutto.
Il ruolo dei media – Il fenomeno della falsa cultura è decisamente in espansione perché è amplificato dai media che trasmettono informazioni in maniera incompleta o spesso poco fruibile. Se si considera che molti adulti, pentendosi della loro scarsa attività scolastica, cercano scorciatoie per “capire tutto”, si comprende come dall’incontro di domanda scadente e offerta pressante non possa che nascere una falsa cultura.
Il quesito che questo articolo si propone di risolvere è il seguente:
che differenza esiste fra sapere un concetto e comprenderlo pienamente?
L’importanza della risposta è notevole perché
dal sapere incompleto nascono facilmente gli errori
perché si applicano in modo errato conoscenze parziali.
La risposta è semplice:
chi ha compreso sa risalire alle basi, alle fondamenta della materia che sta discutendo.
Chi invece cerca scorciatoie si illude che un gran mare di nozioni possano essere apprese senza aver prima chiarito le basi della materia; così persone di scarsissima cultura letteraria pendono dalle labbra di Roberto Benigni quando spiega la Divina Commedia mentre altri, di scarsa cultura scientifica, pendono da quelle di Piero Angela quando questi spiega uno strano fenomeno naturale. Non c’è nulla di sbagliato in ciò, se non che l’utente scambia come punto d’arrivo ciò che in realtà dovrebbe essere un punto di partenza, uno stimolo per avvicinarlo alla materia.
Ovviamente non c’è nulla di male nel conoscere molte materie in modo approssimativo; il disastro accade quando ci riteniamo esperti di qualcosa che non abbiamo mai approfondito. Così il padre, che fino al giorno prima non sapeva (o non ricordava) chi fosse Piero della Francesca, pensa di poterne parlare con il figlio come se fosse il suo professore e chi ha letto un articolo in Rete sul metabolismo pensa di poterne dedurre un mare di conseguenze sparando paroloni grossi come montagne.
La falsa cultura non è quella di chi ha la terza media, ma quella di chi maneggia concetti universitari senza avere le basi della scuola media.
Per fare un esempio: è abbastanza assurdo che una persona si bei delle spiegazioni di Benigni sulla Divina Commedia quando non sa nemmeno scrivere in italiano.
Quando non si ama studiare
La falsa cultura è tipica di quegli individui che non amano studiare. Anch’io di moltissime cose non sono un esperto e sono praticamente ignorante, ma inizio sempre con molta umiltà dal basso. Se dovessi imparare a giocare a tennis, andrei a lezione da un maestro, non mi metterei a giocare scimmiottando i grandi campioni e imparando probabilmente uno stile completamente errato, poi difficilmente correggibile. Quindi, non si è mediocri perché non si sa tutto,
si è mediocri se non si parte dalle basi.
Meglio conoscere bene le sole 4 operazioni che parlare di calcolo delle probabilità senza nemmeno sapere definire che cos’è la probabilità. Per chiedere l’ora (inizio dal basso) non c’è bisogno di essere un esperto di orologi, ma si deve esserlo per parlare con un amico dei modelli Baume & Mercier ecc.
Non è intelligente definire mediocre una persona che non sa molto di questo o di quello, è mediocre chi parla dell’Odissea come se fosse un professore di scuola e poi non sa nemmeno usare la punteggiatura.
Assurdo che una persona si bei delle spiegazioni di Benigni sulla Divina Commedia quando non sa nemmeno scrivere in italiano. Non è quindi corretto dire che la mediocrità o la falsa cultura fanno parte della vita in quanto non abbiamo desiderio di approfondire tutti i determinati punti di contatto con la cultura.
La persona intelligente inizia sempre con molta umiltà dal basso. Se si vuole imparare a giocare a tennis, si va a lezione da un maestro, non ci si mette a giocare scimmiottando i grandi campioni e imparando probabilmente uno stile completamente errato, poi difficilmente correggibile. Quindi non si è mediocri perché non si sa tutto, si è mediocri se non si parte dalle basi. Meglio conoscere bene le sole 4 operazioni che parlare di calcolo delle probabilità senza nemmeno sapere definire che cosa sia la probabilità.

La falsa cultura non è quella di chi ha la terza media, ma quella di chi maneggia concetti universitari senza avere le basi della scuola media
Come smascherare la falsa cultura
A prescindere da errori logici palesi o da dati inesatti, chi possiede una falsa cultura non riesce ad arrivare alle basi della materia; per smascherarlo basta chiedere le definizioni di tutte le parole che usa!
Infatti in genere si è limitato ad acquisire nozioni senza chiedersi mai su cosa queste si basassero.
Dante è un rappresentante del Dolce Stil Novo. Bene: e cos’è il Dolce Stil Novo? Dove nacque? In che periodo? Che caratteristiche aveva il movimento? Ecc.
Il Big Bang spiega le origini dell’universo. Bene: e che età avrebbe l’universo? E cos’è successo (l’universo è esploso è risposta comune, ma errata!)? E via discorrendo…
Bastano questi esempi per convincersi che tutti noi abbiamo una falsa cultura in questo o quel campo: il grave è ritenersi esperti e dedurre proposizioni che il più delle volte non sono che sciocchezze.
Falsa cultura in finanza (apprendimento approssimativo)
La falsa cultura in un adulto è simile al tentativo di un giovane studente di passare un esame copiandone la soluzione. Tutti noi sappiamo che, prima o poi, anche se l’esame è passato, la verità verrà a galla e difficilmente il nostro giovane avrà un futuro brillante, soprattutto se la materia dove ha barato serve per il suo lavoro. L’adulto non è messo di fronte all’esame, ma per motivi vari è spesso incline a farsi una cultura senza partire dalle basi, illudendosi di avere capito tutto.
Per la finanza comportamentale possiamo definire come apprendimento approssimativo l’adozione di meccanismi di apprendimento che privilegiano la velocità a scapito della precisione. L’approssimazione nell’apprendimento induce a estrapolare leggi universali da pochi episodi estemporanei (“l’oro è sempre salito”, “le case sono il migliore investimento”, “bisogna stare alla larga dai mercati azionari”). Semplificare i problemi è una dote, ma banalizzare le spiegazioni può costare caro.
È fondamentale tenere a mente che
una conoscenza approssimativa è altrettanto pericolosa della mancanza di conoscenza.
Investimenti adeguati non necessitano di una conoscenza enciclopedica, ma ci sono alcune regole di comportamento da comprendere e meditare a fondo.
Uno dei momenti in cui la falsa cultura fa più danni è quando il soggetto deve ragionare in termini di probabilità senza possedere le basi statistiche necessarie. Ecco allora che tende a sostituire le leggi del calcolo delle probabilità con leggi empiriche, spesso psicologiche, basate su
- impatto emotivo (si sovrastima il rischio di incappare in un incidente aereo o in una crisi valutaria).
- Facilità del ricordo (si ricorda più facilmente una vittima del morso di uno squalo che le centinaia di persone uccise da una crisi cardiaca, per cui si tende a sopravvalutare la probabilità di morire per bocca di uno squalo e a sottovalutare quella di morire d’infarto).
- Presunto livello di controllo (“l’automobile è meno pericolosa dell’aereo perché ci sono io alla guida”, “scegliere pochi titoli personalmente è meglio che comprare un fondo che replica l’andamento del mercato”).