Si hanno le fallacie di pertinenza quando le premesse non hanno un nesso logico con la conclusione che intendono sostenere, sono “irrilevanti”.
Ad hominem
Una delle più comuni fallacie di pertinenza. Consiste nell’attaccare e screditare la persona che sostiene una tesi, invece che fornire argomenti razionali contrari alla tesi stessa; questa fallacia può dar origine alla traslazione dello scenario quando per esempio in tribunale un avvocato cerca di screditare le dichiarazioni di un teste portando l’attenzione su elementi negativi del teste stesso che non riguardano però minimamente la sua dichiarazione. Si possono attaccare l’età, il sesso, la razza, lo status sociale e quello economico, il carattere, la famiglia, l’aspetto, l’abbigliamento, la condotta di vita, il lavoro, la religione ecc. Per esempio: “si sa, a 70 anni non si vede bene e il teste può essersi sbagliato”; “Tizio odia la violenza, normale che testimoni contro il mio assistito solo perché ha procedimenti penali”.
Si noti come il progresso civile abbia reso meno forte la fallacia ad hominem: attaccare una persona per il suo sesso, la sua razza o la sua religione oggi è immediatamente (si spera!) considerato un esempio di omofobia. D’altro canto la stessa fallacia continua a vivere sotto forme come quella ad crumenam (“è vero perché lo dice un ricco o un potente”) oppure ad lazarum (“è vero perché lo dice una persona povera o un debole); la versione ad lazarum (ad crumenam) la viviamo quando di fronte a due squadre di calcio “sconosciute” tifiamo per la più debole (o per la più forte).
Una forma più complessa di fallacia ad hominem è l’accusa d’interesse: si boccia una tesi sostenendo che chi la propone vuole ottenere o evitare qualcosa. Per esempio, “Tizio vuole che sia approvata la legge che vieta l’uso della sostanza X nei salumi, Tizio è l’unico che fa salumi senza X, quindi ragiona così per interesse, la legge non va approvata”. Ovviamente il fatto che il Tizio abbia un interesse nella materia del contendere non rende per principio falso ciò che dice.
Esiste anche un ad hominem indiretto: si rifiuta una tesi attaccando non il proponente, ma la reputazione delle compagnie da lui frequentate. Per esempio, “Tizio è contro la liberalizzazione delle droghe, ma Tizio è anche amico di spacciatori, quindi le droghe vanno liberalizzate perché Tizio non è persona rispettabile”. Ovviamente le compagnie frequentate da Tizio sono “irrilevanti”: Tizio potrebbe avere amicizie discutibili e sostenere tesi vere.
Tu quoque
Consiste nel rigettare una tesi osservando che anche il proponente è in errore.
Esempio classico è quello di chi rigetta la proposizione “tutti dovrebbero pagare le tasse” poiché anche il noto politico che la sostiene ha evaso le tasse in una particolare occasione; oppure “il medico mi ha detto che fumare fa male, ma perché dovrei credergli, visto che anche lui fuma?”.
Si differenzia dalla fallacia ad numerum perché considera non la maggioranza della popolazione, ma il proponente.
Ab auctoritate
Consiste nell’accettare o rigettare una tesi solo per il prestigio o il rispetto che attribuiamo a chi la propone. Un sottocaso di questo tipo di fallacie di pertinenza consiste praticamente nel far coincidere autorità con affidabilità: “l’ha detto il medico”, “l’ha detto la televisione”, “l’ho letto sul giornale”; in altri casi, si sfrutta solamente la notorietà del proponente come nel caso dei testimonial della pubblicità.
Questo esempio è tratto da Wikipedia (giugno 2011, proprio alla voce “fallacie”) e dimostra come sia difficile sfuggire alla fallacia ab auctoritate: L’onorevole XY (nome di un medico) ha detto che la legge sullo sciopero non deve essere sostenuta. In questo caso cadremmo in errore se affermassimo che la legge sullo sciopero debba essere bocciata. XY è autorevole quando si tratta di medicina, non lo è nel caso appena discusso.
In realtà anche se l’argomento fosse medico, il fatto che un medico sostenga che X è vero, non è detto che lo sia, prova ne è che molto spesso i medici si contraddicono a vicenda!

La fallacia ad hominem è una delle fallacie di pertinenza più comuni
Ad populum
Consiste nell’accettare o rigettare una tesi perché tale è l’orientamento delle persone della comunità in cui viviamo: modernamente, è il ragionamento per senso comune.
Ad numerum
Consiste nell’accettare o rigettare una tesi perché tale è l’orientamento della maggioranza; molto simile alla fallacia ad populum, se ne discosta perché non prende in considerazione le persone a noi vicine, ma anche insiemi molto più estesi (“Dio esiste perché il l’80% degli italiani crede in una qualche forma di energia vitale”) e spesso è corroborato da un numero che statisticamente rafforza la posizione.
Ad ignorantiam
Consiste nel giustificare la propria tesi con la mancanza di prove del suo contrario.
“Dio esiste perché nessuno è riuscito a dimostrarne l’inesistenza”.
Un esempio di questa fallacia è rappresentato dall’avvocato che per riabilitare il buon nome del suo cliente afferma: “il mio cliente è innocente, visto che l’accusa non è riuscita a dimostrare il contrario, per questo è stato assolto”. La posizione è corretta se si tralascia “il mio cliente è innocente”; infatti, se l’accusa non dimostra la sua colpevolezza, l’imputato viene assolto, ma non è detto che sia innocente!
Ad misericordiam
Consiste nel far accettare una tesi facendo appello alla pietà o alla compassione.
Si tratta di una forma particolare di errore di patosensibilità.
Per esempio: “non mi faccia la multa; è vero, ho superato il limite di velocità, ma devo arrivare in tempo in ospedale per la nascita di mio figlio”.
Ad antiquitatem
Consiste nel ritenere una tesi corretta perché “si è sempre fatto così!”.
Per esempio, nel secolo scorso, “le donne non hanno diritto al voto perché non si è mai vista una cosa simile!”. Da notare che spesso questa fallacia viene utilizzata per supportare anche situazioni ritenute vere o comunque positive: “ogni società civile ha promosso l’arte e la cultura”. A prescindere dal fatto che sia auspicabile farlo, la proposizione non rende automaticamente positivo che si debba continuare a farlo.
Ad novitatem
Consiste nell’accettare una tesi perché più nuova della precedente o della sua contraria. Pensiamo alla pubblicità di tutti quei prodotti che si riciclano con la dicitura “nuovo” (oppure “forte”): Nuovo Pinco lava più bianco, Pillo Forte è più efficace ecc.