Negli Stati Uniti molte sentenze sono state annullate a sorpresa proprio perché giudici, avvocati e giuria erano stati vittime di un errore molto comune, la fallacia dell’accusatore. È evidente che, se anche i media cadono in questo tranello razionale, i danni possono essere devastanti. Provate questo semplice test. Tutti i cittadini sono schedati e la polizia può consultare il database delle impronte digitali. Viene commessa una rapina dove ci scappa il morto. Sul luogo della rapina la scientifica rileva una serie di impronte, buone, ma non perfette. Con i metodi che attualmente la scienza mette a disposizione, si stabilisce che corrispondono a quelle di Mario Rossi, essendoci 1 probabilità su 50.000 di concordanza nella popolazione. Rossi ha precedenti per furto, così la squadra speciale arriva nella casa di Rossi, sfonda la porta e lo arresta mentre, comodamente seduto in poltrona, stava guardando la puntata settimanale di un noto reality show (solo per questo meritava l’ergastolo).
Rossi non ha alibi, si va al processo dove voi fate parte della giuria. In fondo, anche se i precedenti non dovrebbero contare e il fatto che non abbia alibi non è certo sufficiente a giudicarlo colpevole, ha solo 1 probabilità su 50.000 di essere innocente! Quindi lo condannate. Come voi fanno gli altri membri della giuria e Rossi finisce in carcere con 20 anni da scontare, colpa anche di un avvocato difensore completamente a digiuno di statistica. In carcere Rossi conosce un detenuto che ha letto questo articolo e che lo convince a ricorrere in appello (con un altro avvocato). Rossi viene prosciolto. Perché? I giurati sono incorsi nella fallacia dell’accusatore: hanno scambiato la probabilità di concordanza con la probabilità di non essere colpevoli in caso di concordanza!
In appello, l’arringa che ha annullato il precedente processo è stata qualcosa del genere: “l’accusa vi ha ingannato facendovi credere che la probabilità di non essere colpevole fosse solo 1 su 50.000 mentre è molto più alta. Infatti, nella nostra città di 5 milioni di abitanti, quanti sono quelli il cui riscontro parziale delle impronte avrebbe verificato quelle trovate sul luogo del delitto? Poiché la probabilità è 1 su 50.000 abbiamo che ben 100 persone potevano essere accusate. La polizia le ha forse verificate tutte? Oppure si è avventata sul primo malcapitato con precedenti? In assenza di altri fattori, ci sono 100 sospettati, quindi la probabilità che il mio cliente sia innocente non è 1 su 50.000, ma bensì 99 su 100!”.

La fallacia dell’accusatore può avere conseguenze molto gravi in ambito giuridico, ma vi si può incorrere anche nelle valutazioni personali
La locuzione “fallacia dell’accusatore” risale a due astuti avvocati (Thompson e Schumann) che smontarono le accuse di uno statisticamente ignorante vice-pubblico ministero che si rivolse così alla giuria: “supponiamo che l’imputato abbia lo stesso gruppo sanguigno del colpevole e che il 10% della popolazione rientri in questo gruppo. Se l’imputato fosse innocente avrebbe il 10% di probabilità di appartenere al gruppo e quindi, se vi appartiene, la probabilità che sia colpevole è del 90%”.
L’incredibile svarione nasce proprio dal fatto che l’accusatore confonde la probabilità della concordanza con quella della non colpevolezza in caso di concordanza.
Basterebbe che le persone, invece di ragionare in termini di probabilità, ragionassero in termini di frequenze naturali per non incorrere nell’errore: ogni dieci persone una presenta il gruppo sanguigno del colpevole, quindi ci sono (se la popolazione potenzialmente coinvolta nel delitto è di un milione di persone) 100.000 persone che potrebbero essere colpevoli!