L’errore di generalizzazione consiste nel generalizzare in modo arbitrario e scorretto un caso specifico (spesso assunto dalla propria esperienza personale). Vi sono diverse varianti di questo errore; una molto comune è quella che passa attraverso la personalizzazione della realtà, quasi sempre attuata per evidenziare il proprio stato, sia nel bene sia nel male:
- io non riesco a correre i 100 m in 10 secondi netti, nessuno ci riesce.
- Nel matrimonio ci sono sempre problemi. Chi non ne ha?
- Vuoi forse dirmi che c’è qualcuno che in questa situazione non ruberebbe?
- Tutti gli uomini prima o poi tradiscono.
- In questa regione c’è sempre vento.
L’errore di generalizzazione deriva spesso da ignoranza (posso non sapere che ci sono diversi uomini al mondo che corrono i cento metri in meno di 10″) o da un’eccessiva volontà di perorare le proprie idee, basandole su affermazioni che dovrebbero essere inconfutabili (e che invece non sono che un grossolano errore). È importante capire la fondamentale differenza con le affermazioni statistiche, nelle quali non ci sono mai termini assoluti, come tutti, mai, nessuno, sempre ecc. Ovviamente questi termini si possono usare (“nessuno riesce a correre i 100 m in meno di 9 secondi), ma nell’errore di generalizzazione sono usati a sproposito, essendo banale trovare l’eccezione. La ricerca dell’eccezione è infatti il metodo più semplice per smascherare l’errore.
L’errore di generalizzazione si ha anche quando si estende arbitrariamente il risultato di indagini che non riguardano la propria vita. Ciò accade classicamente nella ricerca scientifica. Non a caso, uno dei problemi più importanti della ricerca è di definire la significatività del campione. Se il campione non è significativo, ogni deduzione è arbitraria. Se osservo le prime dieci persone che passano e tre sono uomini, non posso certo dedurre (errore della legge dei piccoli numeri) immediatamente che solo il 30% della popolazione è maschile, dato che il campione è troppo ristretto. Così una ricerca che abbia come campione soggetti malati non può concludere nulla su soggetti sani perché il comportamento delle due categorie può essere completamente diverso.
Moltissime ricerche generalizzano arbitrariamente i dati; spesso non lo fa direttamente il ricercatore, ma la fonte che diffonde la notizia della ricerca. Il risultato è sempre comunque lo stesso: un errore raziologico. Si deve infine rilevare che l’inverso (dal generale al particolare) è un errore molto più raro: (a prescindere da ignoranza o da dolo, cioè applicare comunque la regola sapendo che non vale e sperando che la controparte non se ne accorga) applicare una regola generale a un caso particolare in cui la regola non vale è di solito raro perché, data una regola, sono spesso noti il campo d’applicazione e le eccezioni.

L’errore di generalizzazione è molto comune nell’esperienza quotidiana, soprattutto nelle personalità più egocentriche e nelle mentalità meno scientifiche
Errore di generalizzazione: un esempio alimentare
Nella scienza dell’alimentazione nascono molte posizioni che demonizzano determinati cibi proprio a causa di un errore di generalizzazione.
Il meccanismo può avere due genesi:
- il cibo fa male oltre una carta quantità;
- il cibo fa male a una certa categoria di persone.
Il primo caso è per esempio quello degli zuccheri e dei grassi: “si devono evitare i grassi”. Vengono demonizzati cibi che assunti in quantità corrette non sono dannosi, ma anzi sono utilissimi all’organismo. Per chi commette l’errore sono sempre dannosi. In genere sono errori di quantificazione.
Il secondo caso è per esempio quello del glutine: siccome fa male ai celiaci, fa male a tutti! Oppure dello zucchero: siccome fa male ai diabetici, fa male a tutti! O ancora del lattosio: siccome c’è gente che è intollerante al lattosio, fa male a tutti. Ecc.
Tutti questi esempi sono simili a sostenere che fare sport fa male a tutti perché fa male a chi ha problemi di cuore!
Da un punto di vista scientifico l’errore di generalizzazione è gravissimo, ma il più delle volte si scopre che la persona che lo commette ha un bassissimo livello di conoscenze scientifiche.