Il dialogo è sicuramente un’arma molto potente per acquisire esperienza da altri e per migliorare la propria visione del mondo. Può essere però danneggiato dall’errore di definizione. Quando il dialogo non è condotto in modo ottimale, porta in strade senza uscita, inasprendo gli animi di chi dialoga e risultando alla fine sterile, se non addirittura negativo. A prescindere dagli errori “personali” (quelli che si commettono ragionando da soli sulle proprie posizioni), è importante notare come la volontà di dimostrare le proprie tesi (a prescindere dalla convinzione della bontà delle stesse) possa portare a un uso scorretto del linguaggio. Analizzeremo i due errori di definizione di gran lunga più importanti: la vaghezza e l’equivoco. Altri come l’anfibologia (un’espressione contenente un’ambiguità sintattica o semantica, interpretabile in modi diversi a seconda del modo di leggerla) sono ormai presenti solo a livello teorico perché nessuno in presenza della frase “posso sollevare un uomo con una mano sola” pensa che vogliamo dire che siamo in grado di sollevare un uomo che possiede una sola mano! Né pensa che ci siano 600 morti leggendo il titolo del giornale: “600 contro un albero. Tutti morti”.
Stesso discorso per la fallacia di composizione (a un oggetto si attribuiscono le qualità dei suoi componenti) o per la fallacia di divisione (a una parte di un oggetto viene attribuita la qualità dell’oggetto): frasi come “la squadra X ha vinto lo scudetto perché è composta da forti giocatori” oppure “X milita in una forte squadra quindi è un forte giocatore” sono subito contestate in quanto “dubbie”. Questi esempi mostrano che la nostra mente riesce a recuperare molti errori (o incertezze) sintattiche e se è pur vero che in genere si è in grado di separare l’essenziale dal superfluo (un esempio troppo creativo, una divagazione ecc.), è anche vero che non è possibile convergere se le persone partono da definizioni diverse delle parole utilizzate (cioè dal cosiddetto dizionario personale).
La vaghezza
Se si cerca sul dizionario, quasi ogni parola ha più di un significato. Quando si dialoga su un argomento sarebbe buona norma accordarsi preventivamente sui termini che più interessano la discussione, per non incorrere nell’errore di definizione. Una prova?
Si provi a chiedere a diverse persone di iniziare una discussione sul tema “Rubare è immorale”. I vari partecipanti partono in quarta, scoprendo solo a posteriori che il termine “rubare” ha molte accezioni e che taluni non considerano furto ciò che per altri lo è. Ma non è tutto. Si provi a chiedere alle persone di definire la morale. Se va bene (se cioè tutti ci riescono, senza impelagarsi in giri di parole contorti e contraddittori), sarà già positivo se su dieci persone se ne avranno almeno due che definiscono la morale nello stesso modo.
Quindi (eliminazione della vaghezza),
prima di iniziare un dialogo, si definiscano i termini essenziali.
Si potranno, per esempio, scoprire incompatibilità iniziali che richiedono una discussione a monte di quella inizialmente stabilita. Per esempio, il termine “pericoloso” può essere inteso in modo molto diverso da una persona estremamente paurosa e da un praticante uno sport estremo!

L’errore di definizione può causare confusione in un dialogo
L’equivoco
Un errore di definizione peggiore della vaghezza è sicuramente l’equivoco, cioè quella fallacia che utilizza una parola con due o più significati nella stessa argomentazione. Per la sua trattazione rimandiamo a Equivoco.