La dissonanza cognitiva consiste nel disagio provato di fronte a pensieri contrastanti, in particolare con la personalità o le idee del soggetto. Secondo lo psicologo statunitense Festinger un soggetto che vive due idee o comportamenti coerenti si trova in una situazione emotiva soddisfacente (consonanza), mentre se sono in conflitto (incoerenza) si troverà a disagio (dissonanza). In teoria, la dissonanza potrebbe essere risolta modificando l’ambiente o modificando sé stessi, sia a livello di comportamento sia a livello di valutazione cognitiva. In realtà, spesso la dissonanza viene:
- ignorata (un esempio è l’errore di dialogo della negazione della risposta)
- minimizzata
- risolta parzialmente.
Dissonanza cognitiva – Gli alibi
I primi due punti sono tipici di chi ha una bassa intelligenza psicologica; chi non è equilibrato tende a vivere la dissonanza all’ombra della sua personalità, a conviverci sopendola e, di fatto, a sopravvivere a essa.
Un dissoluto: di fronte al problema del fumo, se è un fumatore, risolve la dissonanza cognitiva minimizzandola: “sì, ma io non aspiro”, “mio nonno fumava ed è morto a 85 anni” (ragionamento del fumatore) ecc. Le autogiustificazioni sono razionalmente risibili, ma gli bastano. Un fobico tenderà a giustificare la sua paura di volare citando subito l’esempio del disastro aereo dell’altro ieri. Uno svogliato avrà come arma di minimizzazione tutte le distorsioni in senso opposto della realtà: “lavorare troppo fa male, lo ha detto anche una ricerca…”, “tu mi dici di fare sport? Hai visto quello che è morto durante la maratona di Pincopallo?”. Sono i cosiddetti alibi.
La dissonanza cognitiva viene risolta con uno o più alibi.
Un noto alibi è quello della costituzione robusta: “sono in sovrappeso, ma non è colpa mia, chi ha la costituzione robusta non può essere magro!”. Bene, e allora perché nei campi di concentramento erano tutti magrissimi?
La morale è che:
chi non è equilibrato, molto difficilmente sarà una persona coerente.
Essere equilibrati è cioè una condizione facilitante la coerenza.

La favola di Esopo La volpe e l’uva è un ottimo esempio di dissonanza cognitiva
Dissonanza cognitiva – La risoluzione parziale
Il terzo punto di gestione della dissonanza non è legato all’intelligenza psicologica, ma piuttosto a quella razionale. Il soggetto offre una soluzione all’incoerenza del momento senza accorgersi che la soluzione introduce altre incoerenze globali (cioè a livello della sua visione della vita). Classica la confusione dell’eclettico con cui molte persone risolvono proprie dissonanze cognitive rifacendosi a idee di altri, senza accorgersi che le varie soluzioni parziali sono incoerenti.
Un altro caso è quello in cui la soluzione addirittura rafforza le situazioni che avevano innescato l’incoerenza, secondo quella che comunemente si chiama fede incrollabile. Festinger cita un esempio riguardante una setta religiosa, la cui fondatrice aveva annunciato che i guardiani dello spazio profondo le avevano predetto l’imminente fine del mondo. Molti fedeli abbandonarono il lavoro, cedettero tutti i loro averi e si recarono nel posto dove sarebbero stati raccolti da un disco volante che li avrebbe salvati. Il giorno prefissato per la fine, quando fu ormai chiaro che non ci sarebbe stato nessun cataclisma, la santona annunciò che i guardiani le avevano detto che il mondo era salvo come premio alla fede dei credenti della setta. Tutti impazzirono dalla gioia. Anziché ricredersi sulle loro credenze religiose, risolsero la dissonanza aumentando la fede, credendo a un nuovo annuncio. L’esempio citato da Festinger potrà far sorridere i lettori, ma che dire del prossimo, sicuramente più credibile e attuale?
- Sul giornale: “Pullman di fedeli di Padre Pio nella scarpata, cinque morti”.
- Agnostico: “Ecco, dov’era Padre Pio quel giorno?”.
- Fedele: “Beh, ha salvato gli altri 45!”.
- Agnostico: “Ma un santo che si rifiuta di fare del bene (ai cinque morti), in pratica non fa del male?”.
- Fedele: “Tu non puoi pretendere di capire il disegno di Dio e dei santi”.
- Agnostico: “Baranga zimbo. Burulù timbò”.
- Fedele: “Che hai detto?”.
- Agnostico: “Baranga zimbo. Burulù timbò”.
- Fedele: “È inutile parlare con te!”.
- Agnostico: “E allora tu preghi e parli con qualcuno di cui non capisci il disegno, la logica, il linguaggio?”.
In sostanza, raziologicamente parlando (principio della coerenza globale),
non basta risolvere un’incoerenza parzialmente, occorre verificare che la soluzione non introduca altre incoerenze.
Con questo principio molte persone si accorgerebbero di come la propria vita sia stata suddivisa in compartimenti stagni; in realtà non è che un’incredibile incoerenza che non salta in aria solo perché reggono le suddivisioni fra i compartimenti. Così c’è il credente che, fuori dalla chiesa, non fa altro che osservare le belle donne che passano con pesanti apprezzamenti sul loro aspetto oppure l’uomo d’affari che, visto che gli affari sono affari, non rinuncia a rovinare i suoi concorrenti con mezzi legali, ma dubbi, salvo poi in famiglia essere un marito e un padre premuroso.
Da un punto di vista pratico, si deve notare che la risoluzione parziale è sempre a posteriori per cui chi la attua sistematicamente in realtà non è in grado di essere razionale; più che scegliere razionalmente, diventa bravo a cercare di risolvere situazioni che la sua irrazionalità ha creato; più che prevenire, cura.