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Assertività – Significato in psicologia

L’assertività è la capacità di esprimere efficientemente le proprie opinioni senza offendere o usare comportamenti aggressivi verso l’interlocutore. Secondo alcuni psicologi (come Alberti ed Emmons), l’assertività permetterebbe di agire nel modo migliore per perorare i propri interessi senza ledere i diritti altrui. Come vedremo, non è così e la tesi dei due psicologi statunitensi incorre nell’errore comune di credere che chi non è assertivo esprima la propria opinione con ansia o con rabbia o comunque con sentimenti che da un lato offuscano il ragionamento e dall’altro predispongono l’interlocutore a uno scontro dove comunque si sente il più forte perché ha capito che la controparte non è propriamente a suo agio. La non assertività è legata a stati emotivi negativi solo per chi ha un carattere debole (la rabbia e l’ansia gli permettono di “tirare fuori” i propri sentimenti, le proprie idee); chi ha un carattere forte può “aggredire l’interlocutore” anche senza rabbia, ansia, violenza fisica ecc. Per esempio, Tizio può dire a Caio: “la tua idea è una grossolana sciocchezza”; è evidente che Tizio non è affatto assertivo; il suo comportamento può essere “da debole” con urla, ansia (teme lo scontro con Caio), rabbia ecc. oppure può essere tranquillo, perfino sorridente (se usa la forza calma). L’assertività non è quindi un “giusto” equilibrio tra comportamento passivo e comportamento aggressivo ed è necessario capire quando è positiva e quando invece non consente di ottenere il massimo risultato.

assertività

L’assertività è un concetto che è diventato popolare dagli anni ’70 del secolo scorso

Per studiare il potere dell’assertività prenderemo in esame la politica italiana dal dopoguerra in poi. Nei primi due decenni dopo la fine del conflitto mondiale la politica italiana non era affatto assertiva, con i due blocchi (socialcomunisti e filooccidentali) che si fronteggiavano a muso duro; con l’avvento del centro-sinistra, per la stabilità di governo, le cose cambiarono e la politica divenne assertiva; infine con la caduta della cosiddetta prima repubblica, si ritornò al non essere assertivi. Ancora oggi, i leader che hanno più successo sono sostanzialmente non assertivi (Berlusconi, Salvini, Renzi, Grillo), mentre altri che hanno fatto dell’assertività la loro bandiera (per esempio Monti, Bersani, Letta) non hanno ottenuto granché. Nello scenario politico italiano attualmente la non assertività paga perché è impossibile che una parte ottenga maggioranze nette e assolute; in altri termini, conviene di più legarsi uno zoccolo duro piuttosto che cercare di allargare consensi con atteggiamenti del tutto “politicamente corretti”, tanto ogni parte ha una controparte con lei incompatibile.

Il termine incompatibile è fondamentale: dall’esempio fatto si scopre facilmente che l’assertività è positiva quando c’è o si cerca una compatibilità; quando si dà per scontato (a torto o a ragione) che l’incompatibilità sia inevitabile, essere assertivi è sicuramente un segno di debolezza (si teme la reazione) o di utopia. Il debole teme che la controparte reagisca più duramente alle sue “offese”, senza considerare che lo scontro è comunque prima o poi inevitabile (ovviamente occorre valutare se il confronto è realmente necessario, cioè se la sua assenza ci procurerà un danno con il prevalere delle tesi altrui). Chi vive di utopie, invece, tende a essere sempre assertivo perché vive nell’irrealistica convinzione che con il dialogo si possano sempre risolvere le controversie (spesso sono le persone che alle assemblee condominali, incoerentemente, mostrano un’assertività nulla).

Per esempio, un commerciale sarà sempre assertivo perché cerca comunque una compatibilità (temporanea) con il cliente per vendergli questo o quello. Riassumendo:

  • verificare se il confronto è utile/necessario/inevitabile per la nostra qualità della vita;
  • se no, lasciar perdere, anzi, evitarlo;
  • se sì, essere assertivi se si pensa che il grado di compatibilità con l’interlocutore sia o debba essere (anche temporaneamente) buono;
  • se si ritiene ci sia incompatibilità, non essere assertivi e usare la massima forza calma.
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