Le affermazioni statistiche sono proposizioni che basano la propria ragione di essere su considerazioni statistiche: sottintendono cioè la locuzione “in media”. Se dico che per i turisti, Napoli è una città meno sicura di Bolzano, probabilmente tutti concordano, anche se, per esempio, nel caso si analizzasse una piccola finestra temporale dove a Napoli non è successo nulla e a Bolzano un turista è stato scippato, la frase poterebbe essere contestata (più esatta sarebbe: “per i turisti Napoli è in media quotidianamente una città meno sicura di Bolzano”; si è precisato che si tratta di una media sul periodo di una giornata). Nel linguaggio parlato, però, non è possibile essere sempre così formali e precisare il metodo statistico, il periodo di riferimento, la data della statistica ecc. Si usano pertanto le affermazioni statistiche. Avere un buon rapporto con la statistica consente di dedurre correttamente le affermazioni statistiche; se diciamo che gli uomini corrono più velocemente delle donne o che essi sono più violenti del cosiddetto gentil sesso, abbiamo dedotto dalla realtà due affermazioni statistiche. Scegliendo a caso sull’elenco telefonico un uomo e una donna per una corsa conviene puntare sull’uomo, sperando di non avere scelto un ottantenne che dovrà battersi con la campionessa del mondo.
La cosa che ho notato è che quando si fa un’affermazione statistica la controparte negativa non capisce il senso dell’affermazione e spesso reagisce citando il caso particolare (ci può essere una donna più veloce di migliaia di uomini o una donna che ha ucciso i suoi cinque mariti). Una donna veloce non deve risentirsi dell’affermazione sulla lentezza delle donne, come un uomo mite non deve risentirsi dell’affermazione sulla violenza degli uomini.
La reazione
Un esempio di risentimento immotivato è quello secondo cui i vulcaniani sono più portati alla criminalità degli italiani. Ovviamente ognuno per vulcaniano può mettere un qualunque popolo che le statistiche condannano: se su 100 italiani X commettono un crimine e su 100 vulcaniani residenti in Italia 3X commettono un crimine, l’affermazione statistica “i vulcaniani residenti in Italia sono più criminali degli italiani” è corretta. È invece razzismo affermare che “tutti i vulcaniani sono criminali“. Meditate sulla sottile, ma fondamentale differenza.
Le affermazioni statistiche consentono di minimizzare i problemi della vita,
migliorando la qualità dell’esistenza in tutte quelle situazioni in cui comunque bisogna prendere una decisione.
Le incomprensioni che nascono dalle affermazioni statistiche in genere colpiscono l’amor proprio di chi le riceve. Si attua pertanto una difesa per risentimento che passa attraverso due meccanismi tipici. Prima di esaminarli proviamo a riflettere sulle seguenti affermazioni, indicando quali sono quelle corrette:
1) Correre la maratona in 3 ore è difficile
2) Viaggiare in moto è più pericoloso che viaggiare in auto
3) Essere omosessuali non è normale
4) L’uomo è fisicamente più forte della donna
5) Trovare lavoro è facile.
Ecco ora i meccanismi di difesa.
- Errore di generalizzazione – Si citano uno o più casi particolari, comunque un numero sempre molto esiguo che non può inficiare la statistica generale (i più incalliti generalizzatori dopo aver citato 3 o 4 casi chiedono: “devo continuare?”, senza accorgersi delle centinaia di casi a loro contrari).
- Diversione – Si scappa dall’affermazione portando il discorso su un punto che ci è favorevole.
- Ridefinizione – Si attribuiscono ai termini significati diversi per poter confutare l’affermazione statistica. Spesso alla ridefinizione segue la diversione.

Le affermazioni statistiche permettono di semplificare la comunicazione quotidiana
La reazione all’affermazione statistica è un meccanismo contrario a quello della logica di comodo (nella quale si nega qualcosa a cui sostanzialmente si è estranei e che non ci interessa): essendo troppo coinvolti i nostri occhi non vedono che la “nostra” realtà.
Torniamo alle 5 frasi. Sono tutte corrette perché statisticamente reggono. Ecco alcune reazioni errate:
1) Il campione olimpico dice “non è vero! Per me è una passeggiata!” (generalizzazione).
1) L’amatore che ha appena corso in 2h59′ dice: “non è vero! Basta essere ben allenati”. (diversione sul tema dell’allenamento).
2) “Non è vero! Sono anni che vado in moto, ieri il mio amico è morto in auto!” (generalizzazione).
2) “Non è vero! Basta esaminare i colpi di frusta: in auto: ce ne sono molti di più che in moto!” (ridefinizione un po’ assurda del concetto di pericolo).
3) “Non è vero! Tizio (personaggio famoso) è omosessuale ed è una persona normalissima!” (ridefinizione del termine normale, la cui accezione più comune è proprio statistica, nel senso di consueto, maggioritario).
4) “Non è vero! In molte malattie la donna reagisce meglio” (ridefinizione del termine “fisicamente forte” che si riferisce ovviamente alla prestazione fisica di potenza).
4) “Non è vero! Carlo potrei stenderlo con un dito!” (generalizzazione dell’amante delle arti marziali).
5) “Non è vero! Basta considerare il numero dei disoccupati!” (diversione sul tema della disoccupazione: il numero dei disoccupati è certamente inferiore a quello degli occupati, quindi che c’entra? Trovare lavoro resta facile).
5) “Non è vero! Sono mesi che cerco lavoro! (generalizzazione).
Anziché contestare le affermazioni statistiche è opportuno capire perché sbagliamo. Per esempio, chi ha ritenuto scorretta la frase “trovare lavoro è facile”, spesso la confonde con quella probabilmente altrettanto vera (nel senso che gran parte delle persone può non essere soddisfatta del proprio lavoro) “trovare un lavoro soddisfacente è difficile”.
Vedi anche: Errore di ignoranza statistica.