G. mi ha scritto una lunga mail lamentando la sua condizione. Obeso, il suo problema centrale è la bassissima forza di volontà anevrotica.
Ti dico solo che ho una propensione suicida per tutto ciò che è dolce e grasso.Tuttavia, in tutti gli altri settori della mia vita sono migliorato enormemente, passato da una netta infelicità globale, ad una saggia serenità con numerosi picchi di felicità, tanto da poter dire che adesso sono “solo” uno Svogliato, Dissoluto (leggerissimamente Debole e leggerissimamente Contemplativo), ed ho imparato ad amare e godere della vita. 10 anni fa ero un vero e proprio bestiario di personalità critiche.
È però chiaro che sto solo assistendo a una “simpatica” gara tra l’ictus, l’infarto e il diabete. Inoltre la mia mancanza di controllo mi penalizza comunque anche negli altri settori della vita, e, col venir meno delle condizioni facilitanti, il mio futuro è davvero oscuro.
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Da te, ovviamente, non cerco “comprensione”, ma sinceramente spererei anche di non ricevere solo un “sei uno spacciato”: questo lo so già. Mi farebbe piacere se potessi invece aiutarmi ad analizzare la situazione per capire come muovermi. È evidente che i consigli presenti sul sito e sul libro non mi sono sufficienti.
Il tuo problema (bassissima forza di volontà anevrotica) è comune a moltissime persone.
Tu mi chiedi un aiuto ad analizzare il perché di questa tua situazione “per cercare di capire come muovermi“.
Devo fare una premessa importante, visto che potrei rimandarti semplicemente a come sviluppare la forza di volontà anevrotica. In realtà, come hai compreso, questo rimando serve solo per situazioni “normali”, non drammatiche.
L’attività del sito nei vari campi (psicologia, sport e alimentazione) è “solo” quella di formazione, facciamo un po’ (ma ne faremo sempre meno) di informazione e pochissima consulenza. L’informazione che facciamo la usiamo semplicemente per formare coscienze, per estrarre regole generali che possano poi essere applicate autonomamente dal singolo; la consulenza che facciamo o è demandata ad altre strutture (come Pizzolato nella corsa) oppure ci è bonariamente estorta da qualche amico che ha problemi comunque di interesse generale. Perché facciamo formazione? Perché è la modalità più semplice per avere i massimi risultati. Un personal trainer può seguire bene 40-50 persone all’anno, attraverso il sito ne seguiamo migliaia. L’efficienza è molto maggiore e i risultati globali anche. Qual è il limite della formazione? Se vuoi, è racchiusa nella prima regola della dieta italiana: l’obesità si cura con il dietologo, il sovrappeso con l’educazione alimentare. Se il problema non è grave, se arriva cioè fino a una certa soglia, la formazione è nettamente vincente sulla consulenza. Capire in prima persona è il miglior modo di agire in campi dove i problemi non siano enormi. Se ho 10.000 euro da investire posso usare un consulente, ma i costi della gestione mi porteranno sicuramente a risultati inferiori a quelli che potrei raggiungere autonomamente con una coscienza finanziaria. Se ho un’influenza, con una coscienza medica decente e un’automedicazione responsabile probabilmente risparmio tempo e denaro rispetto al rivolgermi a uno specialista. Se invece i problemi sono gravi posso usare la mia coscienza del settore per interagire con l’esperto, ma devo avvalermi della sua opera.
Questo vale anche in campo psicologico, dove il disagio esistenziale è superato con il raggiungimento di una personalità equilibrata. Il tuo problema è di tipo psicologico (bassissima forza di volontà anevrotica), ma si è materializzato in un problema di salute (obesità). Il tuo problema è grave, quindi ti ci vuole un esperto. Un dietologo probabilmente non sarebbe sufficiente perché non risolverebbe il problema della scarsissima FVAN; uno psicologo, visto il tuo equilibrio, prenderebbe poco a cuore la tua “dissolutezza alimentare”. E allora?
Sentire la vocina
Ti serve un amico o un ambiente che ti coinvolgano, che amplifichino la tua scarsa FVAN, facendola diventare “normale”. Un amico del genere ce lo abbiamo però tutti, solo che sovente non lo sentiamo.
Spesso mi capita di “tirare” alcuni amici alle corse, incredibilmente il più delle volte vanno bene. Qualcuno lo chiama “effetto guru“, ma in realtà non faccio altro che coinvolgerli in quello che stanno facendo, trasmettendogli un po’ del mio entusiasmo, una specie di trasfusione di energie in corsa, forse la forma più efficace di doping. In quel momento è come se io mi trovassi di fronte a una batteria non molto carica: uso i miei cavi per ricaricarla fino al traguardo. La mia azione non è fisica (cioè non sono solo una lepre), ma è una parola al momento giusto. Ho notato che è creando un clima da impresa che riesci a tirar fuori il meglio dell’atleta. Gli fai capire che lui può abbattere un certo muro, che può arrivarci, che è nel provarci che diventa grande.
La stessa cosa la applico anche su di me; molti credono che la forza di volontà sia automatica, innata, che “se uno non ce l’ha, non può darsela”, che se invece uno ce l’ha tutto per lui è facile. Non è così, ogni volta è dura perché devi render conto a una vocina che ti dice che “non puoi fermarti, non puoi fare questo o fare quello”, convincendoti con esempi o ricordi “illuminanti”; la vocina è il mio guru, quell’entità su cui forse si poggia l’autostima. La vocina non è però nevrotica perché in fondo è buona. Si fa sentire solo quando c’è realmente bisogno di lei. Quando sei distrutto dall’allenamento del giorno prima e hai solo voglia di goderti la primavera, arrivati al bivio del non ritorno, sta zitta e ti lascia girare per il percorso più corto.
Alcuni dicono che la vocina è un tiranno. Insensato, perché la vocina ti convince sempre con motivazioni molto sensate, lasciando comunque sempre a te la decisione finale. “Non vorrai ridurti come Tizio?” oppure “Tu ti lamenti della pioggia, pensa a tutti quelli che non possono correre” oppure “Tu pensi che il tuo lavoro sia stressante? Pensa a un minatore russo”. L’ascolto, poi la decisione spetta a me; forse è perché mi piace avere una dignità che alla fine le do sempre ragione.
Alcuni dicono che la vocina è simbolo di privazioni o frustrazioni. Assurdo e stupido. La vocina è amica e quando alla fine fai quello che ti dice ne ricavi una grande gioia perché ti ha portato dove ti sembrava impossibile arrivare.
Il vero problema è che la nostra società è piena di rumori troppo grandi perché la vocina si possa sentire, ci vuole allenamento per distinguerla dalle voci delle sirene. Sono vocine cattive e lontane che ti vogliono convincere a rincorrere falsi dei e che irridono le cose più semplici, le conquiste più piccole. Vivere oggi è talmente fittiziamente facile che tutti vogliono tutto senza fare fatica; ecco che la personalità degli svogliati si moltiplica sempre di più perché in qualche modo è nutrita dalle illusioni della società del benessere. Ma se impari a riscoprire il valore dei gesti della fatica (nel lavoro, negli affetti, negli hobby) allora comincerai a sentirla. In fondo la sentono anche i più disperati, come l’eroe alcolizzato del film che getta la bottiglia per la sua ultima missione. Sì, perché la vocina è anche quella che ti fa rialzare dopo che sei caduto cento volte.
Tu non sei in un film e non devi aver bisogno di un fatto straordinario per sentirla, ti basta capire che al giorno d’oggi la vera impresa è magari rinunciare a suicidarsi con abbuffate megagalattiche o percorrere fino alla fine un lungo sentiero di montagna. La prima volta che sentii la vocina avevo 5 anni; su mia richiesta, mio padre mi aveva portato a caccia in un giorno che c’erano troppe zanzare. Dopo una decina di minuti, vedendomi totalmente insofferente alle punture, mi riportò alla macchina, dicendomi “stai qui, torneremo fra un paio d’ore”. Dopo qualche istante la vocina si fece sentire, aprii la portiera e segui in silenzio mio padre. Fu terribile, ma capii che quelle zanzare mi avevano insegnato un valore non effimero. Alla fine ero contento di me stesso. Forse, se non fossi sceso da quell’auto, sarei diventato un’altra persona.
Dalla tua esperienza, dal sito, dai miei libri hai acquisito una certa coscienza che però rischia di essere vanificata dalla mancata applicazione pratica. Avresti bisogno di una consulenza quasi giornaliera che, per scelta, non posso offrirti. Posso però dirti che hai bisogno della vocina, la tua migliore consulente. Puoi anche costruirtela, un amico immaginario che ti batte sulle spalle ogni volta che l’ascolti. Molte persone, per disagio esistenziale, cercano conforto nel cibo perché non la sentono e hanno imparato a svalutare o forse a irridere le conquiste della fatica. Basta avere rispetto per quelle conquiste e la vocina ti ritorna accanto perché svolge quella funzione che tu demandi al cibo (e altri all’alcol o alle droghe). Costruisciti le motivazioni che la vocina ogni volta ti racconterà, poi decidi tu. Io penso valga la pena ascoltarla ed essere contenti di sé stessi, una sensazione meravigliosa.
Per finire ti racconto il mio più grande successo. Tempo fa ricevevo regolarmente mail da un indirizzo sconosciuto; contenevano solo un numero, progressivamente calante. Capii subito che non erano spam e che doveva esserci un significato; così rispondevo sempre alla conferma di lettura. Poi un giorno ne arrivò una più complessa: “grazie di avermi sopportato; oggi sono arrivato a 75 kg. Ci rimarrò”. Capii che l’amico (ancora oggi sconosciuto) aveva iniziato a inviarmi il suo peso, per un anno, fino al successo finale. La sua vocina gli diceva “manda il tuo peso ad Albanesi, anche questa settimana ce l’hai fatta”. Penso che quella fosse la sua più grande gratificazione, ben maggiore che un aumento di stipendio, una promozione o una vacanza alle Mauritius.
NOTA – La vocina non ha nessuna implicazione nevrotica. Non serve per farci vincere le olimpiadi o per farci superare esami incredibili. Serve semplicemente a non rinunciare a essere sufficienti, a non abituarci a sopravvivere anziché vivere.