Ho già affrontato diverse volte questo tema (vedasi Il figlio che deve andare a messa), ma continuano ad arrivarmi mail su un argomento ancora più specifico.
Io non vado a messa, ma che male c’è a fare battezzare mio figlio?
Premetto che, se uno è sicuro delle sue decisioni, che bisogno ha di scrivermi? Se cerca una spalla su cui piangere ha sbagliato indirizzo, anzi diciamo subito che
chi non va a messa e fa battezzare il figlio non ha certo una grande moralità.
La moralità non può prescindere dalla coerenza delle proprie azioni e dove non c’è coerenza non c’è moralità. Semplice. Certo si possono usare tanti alibi che hanno spesso la stessa valenza razionale che magari la persona in oggetto smonta negli altri quando li scopre.
Vediamo i più comuni.
Che male c’è? Poi deciderà da grande.
Ma come, tu non sei cattolico (chi non va a messa non lo è) e dai a tuo figlio una religione che tu non segui? Allora perché non fargli seguire anche riti islamici o ebraici, in modo che da grande possa decidere meglio? Se ti ritieni cristiano e non cattolico che senso ha un rito della Chiesa cattolica? In realtà questo alibi nasconde la preoccupazione di non ferire chi è attorno. Altrimenti perché non lasciare che da grande il figlio decida da sé di farsi battezzare? Quali sono questi condizionamenti inconsci?
Se non lo faccio battezzare, cosa penserà la gente?
Classico esempio di personalità debole che non ha nessuna propensione a essere leader e che vede nel comportamento del gregge la soluzione più comoda. Se tu sei un pecorone, perché vuoi che anche tuo figlio lo diventi?
Lo faccio battezzare perché i miei ci tengono.
Bravo, sei ancora un bambino succube dei tuoi genitori. Il distacco non c’è stato e ora che sei grande la vita in parte è ancora decisa da suoceri e genitori. Che problema c’è a dire a un genitore “non lo faccio battezzare perché io non sono cattolico. Se vuoi è così, altrimenti fattene una ragione”. Certo che poi, se si vende la propria libertà di pensiero, perché i genitori ci aiutano economicamente o dedicandoci tanto tempo, beh allora chiamiamo il comportamento docile e succube con il nome che si merita: prostituzione.
Lo faccio battezzare perché mia moglie/mio marito lo vuole.
Bravo/a, così scopri che poi tanto compatibili non siete. Se il partner (coniuge o compagno/a) non va a messa e non è cattolico praticante scopri le sue incoerenze e forse sarebbe bene che tu gliele mostrassi perché chi è incoerente di falle non ne ha una sola e usciranno sempre nell’educazione del figlio. Se invece è cattolico, o sei un bravo ragazzo che per qualche decisione da ultima spiaggia ha preso solo ciò che passava il convento (terminologia in questo caso molto appropriata) oppure sei così superficiale da non aver messo in chiaro tante reciproche differenze.
Parliamoci chiaro: con una cattolica praticante, con una fumatrice, con una sedentaria cicciona io non riuscirei mai a vedere un lungo cammino insieme per il semplice fatto che mancherebbe la stima. E la stima è fondamentale per amare qualcuno.
Per chi ritiene questa nota troppo dura, devo dire che ha ragione, perché la verità fa male, soprattutto quando ci riguarda.
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