La Popillia japonica è una specie originaria del Giappone, un coleottero (infatti è detto anche coleottero o scarabeo giapponese) appartenente alla famiglia degli Scarabeidi; classificata da Newman fin dal 1838, è comparsa in Europa nell’estate del 2014 in alcuni comuni della zona centro-settentrionale della Valle del Ticino per poi estendersi alle zone limitrofe e nel 2017 è comparsa anche nella Svizzera italiana. La Popillia japonica è una specie che attacca con gravi danni tappeti erbosi, piante selvatiche, da frutto e ornamentali. A causa degli ingenti danni economici che può provocare, la normativa fitosanitaria la considera un organismo nocivo da quarantena.
Descrizione e ciclo vitale della Popillia japonica
Classica forma dei Coleotteri, gli adulti sono lunghi circa un cm e larghi la metà, con colorazione verde metallico con le elitre bronzee; tipiche cinque macchie di peli bianchi su ogni lato dell’addome e un paio delle stesse sull’ultimo segmento addominale.
Di colore bianco, le uova sono sferiche o ellissoidali con un diametro di circa 1-2 mm; le larve sono invece biancastre, a volte trasparenti con una colorazione marrone nella parte posteriore dell’addome a causa dell’accumulo di materia fecale. L’ultimo stadio dello sviluppo larvale (pupa) assume un colore che varia dal giallo-crema al verde. In genere, le uova sono deposte nei tappeti erbosi o nelle coltivazioni erbacee.
Lo sviluppo della Popillia japonica è annuale, a volte biennale nei climi più freddi con gli adulti che compaiono a maggio (nei climi caldi) o a giugno/luglio (climi temperati o freddi). La vita del coleottero adulto varia con il clima e può andare da 10 giorni a oltre tre mesi, ma generalmente varia fra i 30 e i 45 giorni.
La riproduzione della specie inizia subito dopo la comparsa degli adulti, quando le femmine rilasciano potenti ferormoni sessuali che attraggono moltissimi maschi. A più riprese, una femmina depone da 40 a 60 uova.
Durante le estati secche, le femmine adulte depongono le uova soprattutto in zone irrigate e in terreni umidi poiché l’umidità del terreno è fondamentale per la sopravvivenza delle uova e per lo sviluppo larvale. Pertanto, se non strettamente necessario, è utile non irrigare i campi durante i periodi di picco della deposizione delle uova.

Popillia japonica su echinacea
Piante colpite dalla Popillia japonica
Sono oltre 300 le piante da frutta, coltivate e da giardino che possono essere colpite dalla Popillia japonica. Gli individui adulti si nutrono delle foglie, dei fiori e dei frutti; operano in gruppo (un singolo individuo produce ferormoni di aggregazione che richiamano altri individui). Le foglie infestate assumono il caratteristico aspetto scheletrico, con le sole nervature.
Ecco un breve elenco di piante comuni colpite da Popillia japonica: albicocco, asparago, basilico, betulla, biancospino, ciliegio, convolvolo, echinacea, fagiolino, glicine, ibisco, kaki, luppolo, mais, melanzana, melo, nocciolo, olmo, ortica, pesco, pomodoro, rovo, soia, susino, tiglio, vite.
Le larve di Popillia japonica si cibano principalmente delle radici delle piante erbose e possono distruggere completamente il tappeto erboso di prati, parchi e campi da golf.
Fra le piante non colpite da Popillia japonica si devono segnalare soprattutto le conifere (abete, chamaecyparis, ginepro, pino, peccio ecc.), la magnolia, gli aceri, la forsythia, il rododendro, il frassino, il pioppo, la quercia, il gelso rosso, il sambuco, la clematide, il bosso, il pero, il lillà ecc.
Occorre rilevare che l’attacco alla vegetazione della Popillia japonica decade esponenzialmente a partire dalla fine di luglio.

Popillia japonica su foglia di lampone

Colonia di Popillia japonica su foglia di vite
Combattere la Popillia japonica
Descriveremo tre ambiti di lotta alla Popillia japonica.
Le trappole – Sono attive nel parco del Ticino, a cura del Servizio fitosanitario di Regione Lombardia. Le trappole a cattura sono costituite da barattoli gialli e verdi con speciali ali che attraggono e catturano un gran numero di adulti di Popillia japonica; quelle a insetticida sono costituite da una struttura formata da un treppiede ricoperto da una rete spruzzata con un prodotto insetticida; una sostanza attrattiva attira gli insetti che posandosi sul treppiede assorbono l’insetticida. Le trappole devono essere posizionare da personale autorizzato (per informazioni: popillia@ersaf.lombardia.it – popillia@parcoticino.it) che eviti, fra l’altro, che l’uso del potere attrattivo della trappola non incrementi il danno dove la popolazione della Popillia japonica sia tutto sommato contenuta o addirittura assente. Attrattivo e trappole originali sono prodotti negli Stati Uniti (Trecè; in Italia esclusiva Sipcam), non vanno toccate o portate via.
Gli interventi professionali – La lotta chimica è in molti casi insostituibile. Si usano soprattutto piretroidi: cipermetrina, ciflutrin, imiprotrina, tetrametrina, deltametrina, transflutrina, lambda-cialotrina, piperonil butossido e tau-fluvalinato (il più persistente e non dannoso per le api). Usati anche il neonicotinoide acetamiprid e la diamide clorantraniliprole. Per evitare di colpire anche insetti utili, nell’America settentrionale come insetticida di prima scelta si usa clorantraniliprole; dal giugno 2020 anche in Italia si può usare un prodotto a base di questo principio attivo.
Non ancora disponibile per il mercato italiano, il più valido metodo di lotta biologica (comunque meno efficace del controllo chimico) è l’uso del Bacillus thuringiensis (ceppo Bt Galleriae), applicato sul suolo o sulle piante (attivo sia contro le larve sia contro gli adulti). Formiche e talpe si nutrono delle larve, mentre alcuni uccelli si nutrono degli adulti di Popillia japonica. Anche alcuni insetti (Tiphia vernalis, Tiphia popilliavora e Istocheta aldrichi) possono controllare la popolazione di Popillia japonica, ma sono tipicamente asiatici. Soprattutto per i prati, sono stati usati sulle larve di popillia anche alcune specie di Nematodi entomopatogeni della specie Heterorhabditis bacteriophora (usati anche contro oziorrinco: Nematop, Larvanem, Nemax H o Nemopak H devono essere distribuiti sul prato in settembre con una dose efficace di 2,5 miliardi/ha).
Gli interventi privati – Quando gli insetti sono meno attivi (se disturbati, sopra i 20 °C volano via facilmente), al mattino o alla sera, si può intervenire rimuovendoli facendoli cadere in un recipiente con acqua insaponata; si può anche usare una rete di protezione antinsetto oppure si può usare un repellente biologico (olio di neem, principio attivo: azadiractina; in alcuni casi anche caolino). In caso di interventi isolati si possono utilizzare anche insetticidi come Baygon Scarafaggi e formiche.
Come ogni lotta chimica, è bene rilevare il danno ambientale e tossicologico sull’uso indiscriminato di insetticidi chimici; per esempio, attaccando predatori naturali, l’uso prolungato di piretroidi può favorire la proliferazione del ragnetto rosso.
Tenendo conto del ciclo vitale della Popillia japonica, nei frutteti a uso non commerciale è poi possibile limitare i danni evitando varietà di frutti che maturano da giugno a luglio; per il mais si può utilizzare una semina precoce (con geodisinfestante granulare localizzato alla semina) oppure una semina ritardata (da fine aprile in poi).

Trappola con insetticida per Popillia japonica