Le piante acidofile sono specie botaniche che richiedono terreni acidi, con pH sempre inferiore a 7, per crescere rigogliose e sane e produrre fiori. Il pH del terreno in incide sull’assorbimento degli elementi nutritivi: ad esempio ferro, zinco e rame sono molto più assimilabili se il pH è basso e le acidofile ne traggono giovamento. Queste piante richiedono perciò cure specifiche.
Piante acidofile – Elenco
Quali sono le piante acidofile? Un elenco completo risulterebbe molto lungo, perché questa categoria comprende piante di diverso tipo, sia erbacee, sia arbusti, sia alberi. Le più comuni però sono le seguenti:
- azalea
- camelia
- corbezzolo
- erica
- gardenia
- amamelide
- kalmia
- leucothoe
- magnolia
- mimosa
- mirtillo
- ortensia
- pieris
- rododendro
- skimmia
- acero giapponese
- betulla
- castagno
- faggio
- calla
- equiseto
- felce
- lillà
- giglio
Coltivazione e cura
Le piante acidofile richiedono alcune accortezze nella coltivazione. Innanzitutto, ovviamente, bisogna coltivarle in un terreno a ph acido, scegliendo un terriccio specifico, privo di calcare, acquistato oppure prelevato in montagna, habitat naturale di molte acidofile. Se si vive in un ambiente con terreno calcareo o con presenza di calcare, è utile aggiungere al terriccio prodotti formulati con chelati di ferro, in grado di ridurre sensibilmente l’assorbimento di calcare da parte delle radici della pianta. Se il terreno non risulta abbastanza acido, per bilanciare il ph si può usare una pacciamatura per piante acidofile costituita da corteccia, oppure gli aghi di pino per piante acidofile. Sul fondo della buca o del vaso, in ogni caso, va posizionata della ghiaia o dell’argilla per garantire ventilazione e drenaggio al terreno.
Il periodo in cui le piante acidofile richiedono maggiori cure è durante la ripresa vegetativa, in primavera. Dopo la fioritura è necessario effettuare la potatura per rimuovere i rami secchi o danneggiati e dare la forma desiderata alla pianta, oppure per sfoltire le acidofile dalla chioma fitta.
Durante il periodo vegetativo, inoltre, il terreno delle piante acidofile deve sempre essere umido, perciò le irrigazioni devono essere frequenti, ma vanno fatte con acqua piovana o acqua distillata, per evitare di aumentare il ph del terreno. L’acqua del rubinetto spesso è troppo calcarea, quindi va controllata e per sicurezza fatta decantare 24 ore per far sedimentare l’eventuale calcare presente.

Esistono strumenti appositi per misurare il ph del terreno, come il ph-metro o le cartine tornasole.
La concimazione delle piante acidofile, infine, va eseguita in inverno o a inizio primavera, con prodotti specifici che abbiano le giuste proporzioni di nutrienti e minerali. Per le piante in vaso è preferibile il concime liquido, per quelle in piena terra il concime granulare per piante acidofile. In entrambi i casi deve essere ricco di azoto. Fra i concimi naturali, quello che più possiede questa caratteristica è quello a base di lupini.
Altri accorgimenti per la cura di queste piante riguardano il ristagno idrico, da evitare assolutamente perché causa pericolosi marciumi radicali, e l’attacco di funghi o parassiti, favorito da un ambiente scarsamente ventilato e riconoscibile dall’avvizzimento della chioma e dalla presenza di macchie nere.