Ortensia è un termine generico con il quale si fa riferimento a un genere di piante perenni denominato Hydrangea appartenente alla famiglia delle Idrangeacee.
Classificazione – Genere: Hydrangea; famiglia: Idrangeacee.
Origine – Il genere è originario del Giappone e della Cina e diffuso nelle regioni orientali asiatiche e nel continente americano.
Habitat – Terreni umidi sotto la chioma di alberi di foreste di latifoglie; la si trova anche lungo le sponde e i torrenti delle strade boschive.
Usi – Per la loro bellissima e appariscente fioritura, le ortensie sono utilizzate come piante ornamentali in parchi e giardini; i fiori sono spesso utilizzati per realizzare composizioni floreali. I cespugli di ortensie sono anche spesso usati per delimitare bordure o camminamenti.
Etimologia – Il nome del genere, Hydrangea, deriva prefisso greco hýdro-, relativo all’acqua, e da angeíon, vaso, involucro. Il riferimento è probabilmente dovuto alla forma dei frutti simili a coppe per l’acqua.
Indice

I cespugli di ortensie sono spesso usati per delimitare bordure o camminamenti
Ortensia – Specie e cultivar
Fra le specie più note di ortensia troviamo l’Hydrangea hortensis (anche Hydrangea macrophylla o Hydrangea opuloides), l’Hydrangea paniculata, l’Hydrangea quercifolia, l’Hydrangea sargentiana e l’Hydrangea arborescens.
Fra le specie sopracitate, l’Hydrangea hortensis è probabilmente la specie più nota e coltivata quale pianta da giardino; ne esistono numerosissime cultivar fra cui ricordiamo l’Admiration, la Amsterdam, l’Atlantica, l’Adria, la Bachstelzen, la Blaumeise, la Blue Prince, la Chaperon Rouge, la Domotoi, l’Europa, la Lady Katsuko, la Le Cygne e la Preciosa. Le diverse cultivar dell’Hydrangea ortensis sono state suddivise in due grandi gruppi: Hortensia e Lace Caps; le ortensie appartenenti al primo gruppo hanno corimbi globosi particolarmente appariscenti che possono raggiungere un notevole diametro (anche 20 cm); le ortensie appartenenti al secondo gruppo hanno infiorescenze più piatte e meno appariscenti.

I fiori della specie di ortensia Hydrangea paniculata
Ortensia rampicante
Da citare l’ortensia rampicante (Hydrangea petiolaris), pianta di origine giapponese, con foglia decidua, perenne, sarmentosa; i tralci sono lunghi fino a un metro e mezzo e si possono usare come decorazioni di grigliati, reti ecc. Molto forte, non necessita di molte cure; le foglie ovali con margini dentati si colorano di giallo oro in autunno prima della caduta. I fiori (estivi) sono riuniti in corimbi piatti e sono di colore bianco crema. Non è necessario potarla, se non per contenerne le dimensioni; nel caso, la potatura avviene a febbraio.

L’ortensia rampicante ha fusti vigorosi dotati di radici aericole
Ortensia – Coltivazione
Esistono diverse specie di ortensia; alcune di esse sono piante arbustive, altre sono rampicanti legnose; tutte le specie sono comunque caratterizzate da un fusto abbastanza robusto e da foglie dentate oppure a lobi. Le infiorescenze (corimbi) di queste piante possono essere dei colori più vari: bianco, rosa, rosso, azzurro, violetto ecc.
Vita – Pianta perenne.
Dimensioni – Variano a seconda delle specie.
Tempo altezza massima – Varia a seconda delle specie; in alcuni casi possono occorrere anche più di dieci anni perché la pianta raggiunga il suo massimo sviluppo in altezza.
Esposizione – L’ortensia predilige esposizioni di mezz’ombra, senza ricevere i raggi diretti del sole nelle ore più calde della giornata.
Temperatura – Tollera temperature comprese tra -15 e 37 °C.
Terreno – Il terreno dev’essere acido (esistono miscele di terricci adatti alle piante acidofile come le ortensie), tenuto umido e fresco, ben fertile.
Fioritura – Le ortensie sono piante perenni che iniziano a vegetare a partire dai primi giorni di marzo e si spogliano durante il periodo invernale. La fioritura avviene generalmente nel mese di aprile e, in appartamento, se la pianta è ben curata e viene posta in una zona ben luminosa, ma fresca (mediamente 17 °C), può avere una fioritura abbastanza lunga (circa due mesi); non va comunque mai esposta direttamente ai raggi del sole. Anche se acquistata in vaso, terminato il periodo della fioritura l’ortensia andrebbe trapiantata in giardino perché, altrimenti, difficilmente sarà in grado di rifiorire consecutivamente per alcuni anni.
Annaffiatura – Una cosa che non deve essere assolutamente trascurata nella gestione delle ortensie è l’annaffiatura; durante la primavera e l’estate si devono garantire a questa pianta irrigazioni copiose e frequenti in modo che il terreno che le accoglie sia costantemente umido (si evitino però i sempre dannosi ristagni idrici). Sono anche consigliate alcune nebulizzazioni delle chiome, ma non si deve esagerare in questo senso in quanto un eccesso di umidità è un fattore favorente lo sviluppo di avversità (muffe e/o parassiti). Se osserviamo che le foglie dell’ortensia tendono a diventare marroni lungo il loro margine e inoltre si arricciano significa che la quantità di acqua che forniamo non è sufficiente; si dovrà pertanto agire in tal senso fornendo un maggiore quantitativo di acqua alla pianta.
Concimazione – Anche la concimazione ha la sua importanza; sempre in primavera e in estate, le ortensie vanno concimate con cadenza settimanale usando i concimi liquidi da aggiungere all’acqua che viene utilizzata per le annaffiature. Il concime più adatto è quello per piante acidofile.
Potatura – Un’attenzione particolare va dedicata alle operazioni di potatura che vanno effettuate con notevole attenzione, per non correre il rischio di danneggiare le nostre ortensie. I periodi di potatura variano a seconda dell’ambiente in cui si trovano le piante. Le ortensie coltivate all’aperto che si trovano in regioni dal clima più freddo vanno potate alla fine della stagione invernale; questo perché le parti che verranno poi rimosse svolgono, durante il periodo invernale, una funzione protettiva delle parti più giovani. Se ci troviamo in una regione dal clima meno rigido la potatura può essere effettuata al termine della fioritura. Così facendo la pianta avrà gemme laterali che potranno fiorire nel corso dell’anno seguente. Per approfondire l’argomento si consulti l’articolo Potatura delle ortensie.
Moltiplicazione e impianto – La moltiplicazione delle ortensie viene effettuata con il metodo della talea. Terminato il periodo della fioritura è possibile prelevare dai rami fioriferi alcune talee apicali; la lunghezza delle talee deve essere di circa 12-14 cm. Effettuato il taglio vanno rimosse le eventuali foglie che si trovano nella parte bassa della talea; la parte che ha subito il taglio deve essere spolverizzata con ormoni radicanti così da favorire il processo di radicazione. Terminate queste operazioni le talee di ortensia vanno poste in un mix equamente suddiviso fatto di terriccio fertile e sabbia non troppo fine. Dopo l’inserimento delle talee nel substrato, il terriccio va lievemente compattato.
Il recipiente che contiene le talee va coperto con un telo di plastica trasparente; si faccia attenzione a mantenere il substrato abbastanza umido. Quotidianamente si deve togliere il foglio per rimuovere l’inevitabile condensa che si sarà formata e per controllare lo stato di umidità del terriccio. Trascorso un mese e mezzo o poco meno, i primi germogli faranno la loro comparsa; a questo punto è possibile togliere definitivamente il foglio di plastica ed effettuare l’operazione di trasferimento in vasi non troppo grandi (circa 10 cm di diametro) che andranno posti all’aperto in luoghi ombrosi, ma riparati dal freddo eccessivo e dalle correnti d’aria. L’anno seguente va effettuato il rinvaso in contenitori più grandi che andranno tenuti sempre all’aperto, si dovrà aspettare almeno un altro anno se si vuole portare l’ortensia nel proprio appartamento.
Malattie – Un ultimo cenno va alle avversità che nel caso delle ortensie possono essere numerose; in particolare si segnalano gli afidi della specie Rhopalosiphum dianthi, i nematodi degli steli e dei bulbi (Ditylenchus dipsaci), la fillostictosi da Phillosticta hydrangee, la muffa grigia, l’oidio e l’oziorrinco.
Nota – Quando sono italianizzati, i nomi delle piante (rosa, geranio, abelia ecc.) vanno in minuscolo; restano maiuscoli quando si usa la corretta dicitura botanica che vuole il genere in maiuscolo e la specie in minuscolo: Rosa alba. Per alcune diffuse piante c’è confusione fra grafia italiana e latina. Per esempio, photinia o fotinia? La grafia latina è ormai usata anche nel linguaggio comune e si scrive photinia in minuscolo. Nel linguaggio comune esiste cioè la doppia grafia, piracanta e pyracantha.