Il mirto (Myrtus communis) è una pianta perenne sempreverde e appartenente alla famiglia delle Mirtacee.
Classificazione – Genere: Myrtus; famiglia: Mirtacee.
Origine – Il mirto è originario dell’Africa settentrionale.Nelle isole del Mediterraneo è tipico in Italia della Sardegna e in Francia della Corsica.
Habitat – Il mirto allo stato selvatico è un arbusto della macchia mediterranea e si può trovare fino a 500 m di altezza sul livello del mare. In particolare, si trova lungo le coste assolate, dove crescono allo stato spontaneo anche il rosmarino, il lentisco e il cisto.
Usi – Oltre che come pianta ornamentale, il mirto ha svariati usi in cucina e in fitoterapia.
Etimologia – Il nome del genere, Myrtus, deriva probabilmente da Myrsine, leggendaria fanciulla greca, uccisa da un giovane da lei battuto nei giochi ginnici e trasformata da Pallade in un arbusto di mirto. Il nome specifico, communis, significa comune ed è un riferimento alla grande diffusione di questa specie.
Altri nomi – In alcune regione italiane è conosciuto anche con il nome comune di mortella.
Curiosità – Il nome della mortadella deriva dal murtatum o myrtatum che ha il significato di insaccato condito con bacche di mirto. La pianta aveva un posto d’onore nella vita dei greci: atleti e soldati vittoriosi infatti si cingevano il capo con una corona di mirto.
Indice
Mirto – Coltivazione
Il mirto forma dei cespugli che crescono raggiungendo anche i tre metri di altezza (raramente i 5 m, negli esemplari più vecchi). La corteccia è di colore rossiccio nei rami più giovani, ma diventa poi grigiastra con il passare del tempo. La pianta ha foglie di forma ovale, lucide e di colore verde scuro. I fiori, solitari, bianchi, fanno la loro comparsa a partire dall’estate inoltrata e rimangono per tutto l’autunno; il loro profumo richiama gli insetti impollinatori, in particolar modo le api. I frutti sono bacche di colore bluastro il cui periodo di maturazione va da novembre a gennaio.
Vita – Pianta perenne.
Dimensioni – Altezza: 2-5 m; larghezza: 3 m.
Tempo altezza massima – 15 anni circa.
Esposizione – Può trovare spazio in giardino come esemplare isolato oppure come bordura, o siepe informale. Per ripararlo dal freddo si può coltivare anche contro un muro ben esposto al sole. Vista la sua sensibilità al freddo, nelle regioni settentrionali si può scegliere la sottospecie Myrtus communis subsp. tarentina, più resistente al freddo ma più compatta (al massimo raggiunge il metro e mezzo di altezza). Riassumendo, la pianta di mirto predilige le posizioni in pieno sole, al riparo dai venti freddi o troppo secchi. Si tratta di una pianta semi rustica, che soffre se le temperature sceendono al di sotto dei -5 gradi centigradi. Anche per produrre fiori e bacche ha bisogo di lunghe estate calde e assolate. Per questo motivo in Italia il mirto è coltivato prevalentemente in Sardegna, Sicilia e nelle regioni della penisola meridionali.
Temperatura – Tollera temperature comprese tra -5 e 40 °C.
Terreno – Vuole un terreno umido ma ben drenato senza ristagni, moderatamente fertile.
Fioritura – Da metà agosto a metà del mese di ottobre.
Annaffiatura – Le annaffiature devono essere regolari ma poco abbondanti.

Dalle bacche del mirto si ricava un tipico liquore sardo
Concimazione – Non necessita di concimazioni specifiche: è sufficiente un concime a lenta cessione a fine autunno.
Potatura – Si pota ogni anno a fine primavera, accorciando di poco i rami sporgenti o eliminando quelli secchi o disordinati.
Moltiplicazione e impianto – Il mirto si propaga per seme, da seminare in autunno in un luogo protetto. Si può anche propagare per talea semi legnosa a fine estate.
Malattie – Il mirto è una pianta resistente, senza malattie specifiche.
Nota – Quando sono italianizzati, i nomi delle piante (rosa, geranio, abelia ecc.) vanno in minuscolo; restano maiuscoli quando si usa la corretta dicitura botanica che vuole il genere in maiuscolo e la specie in minuscolo: Rosa alba. Per alcune diffuse piante c’è confusione fra grafia italiana e latina. Per esempio, photinia o fotinia? La grafia latina è ormai usata anche nel linguaggio comune e si scrive photinia in minuscolo. Nel linguaggio comune esiste cioè la doppia grafia, piracanta e pyracantha.
Il mirto in cucina
Oggi, nel nostro Paese, si utilizzano le foglie e le bacche per la preparazione del liquore omonimo, tipico della Sardegna (in particolare, con le bacche si prepara il mirto rosso, con le foglie quello bianco), e per insaporire la carne e la selvaggina.
Proprietà
Pur essendo più noto per i suoi usi alimentari, il mirto viene utilizzato anche come rimedio erboristico.
Le parti utilizzate a scopo fitoterapico sono sia le bacche che le foglie essiccate; sono attribuite alla pianta proprietà antibatteriche ed espettoranti.
Sotto forma di suffumigi il mirto viene consigliato per trattare la sinusite; nel caso di disturbi addominali viene invece consigliato sotto forma di infuso in combinazione con altre erbe, in particolare malva e camomilla.
Sia nelle foglie che nei fiori si trova un olio essenziale il cui profumo ricorda quello dell’eucalipto. Viene consigliato per combattere il mal d’auto e disturbi legati al cambio delle stagioni. L’olio essenziale è soprattutto usato in aromaterapia.
L’utilizzo di mirto può provocare allergie cutanee e non deve essere utilizzato né dalle donne in stato interessante né da quelle che allattano.
Altre controindicazioni sono relative ai soggetti in età pediatrica e a coloro che soffrono di disturbi epatici.