L’ifantria americana (Hyphantria cunea), di solito detta semplicemente ifantria, è un lepidottero della famiglia degli Erebidi; è originaria del continente Nordamericano e, nel linguaggio comune, è talvolta indicata come bruco americano.
L’ifantria è un parassita defogliatore presente in Italia dalla fine degli anni ’70 del secolo scorso; la si riscontra soprattutto nelle regioni settentrionali e in alcune regioni centrali. È un insetto molto temuto perché vive a scapito di un gran numero di specie arboree.
L’ifantria non deve essere confusa con la processionaria del pino o con la processionaria della quercia (processionaria è una denominazione generica con cui ci si riferisce a specie di Lepidotteri che appartengono al genere Thaumetopoea); allo stato larvale, in effetti, i due insetti hanno varie similitudini. Diversamente dalla processionaria, l’ifantria non rappresenta un pericolo per l’uomo o per gli animali.
Descrizione e ciclo biologico
L’esemplare adulto è una farfalla di circa 12-15 mm con ali bianche o bianche con piccolissime macchie nere.
Le larve hanno una lunghezza di circa due mm e una colorazione verdastra; a maturazione avvenuta sono lunghe circa 35 mm e il corpo, di colore marrone, è ricoperto da setole biancastre.
Le larve giovani hanno una lunghezza di circa 2 mm; sono di colore giallastro e lungo il corpo si possono notare due file di puntini scuri; a maturazione raggiungono una lunghezza di circa 35 mm, sono pelose, di colorazione brunastra con file longitudinali di tubercoli di colore nero da quali fanno la loro comparsa piccoli ciuffi di peli chiari sui fianchi e scuri sul dorso. Sono le larve che causano i danni alle piante.
Le uova di ifantria sono delle piccole sfere (mezzo millimetro circa di diametro) di colore giallastro-verdognolo che man mano che si avvicinano al periodo della schiusa assumono una colorazione grigiastra. La deposizione è fatta sulla superficie delle foglie. La crisalide, di colore brunastro, ha una lunghezza di circa 14 mm.
Nel nostro Paese l’ifantria compie due generazioni (in casi particolari, se la stagione autunnale è particolarmente favorevole, se ne possono avere anche tre).
Gli esemplari adulti della prima generazione fanno la loro comparsa dopodiché vi sono gli accoppiamenti e le deposizioni delle uova; dopo circa tre settimane si ha la comparsa delle larve che vivono nei nidi sericei che con il passare del tempo inglobano le foglie delle piante per poi disperdersi nella vegetazione. I nidi sono visibili generalmente a partire dal mese di giugno.
Verso il mese di luglio fanno la loro comparsa gli adulti della seconda generazione; nel mese di agosto, invece, si potranno nuovamente osservare le larve e i nidi. Lo sviluppo delle larve si completerà nel mese di settembre.

Nido con numerosi esemplari di ifantria
Ifantria – Le piante colpite
Davvero molte sono le piante che possono essere colpite dall’ifantria; fra queste si distinguono ospiti primari e secondari; in questi ultimi, di solito, l’ifantria non compie la prima generazione.
Tra gli ospiti primari, quelli più comunemente attaccati, si ricordano principalmente l’acero americano (Acer negundo), il ciliegio, il gelso, il noce, il pioppo bianco, il platano, il salice e il tiglio.
Sono invece ospiti secondari l’acero campestre (Acer campestre), il biancospino, il frassino, l’ontano comune.
Fra gli alberi da frutto più noti che possono essere infestati dall’ifantria si ricordano anche l’albicocco, il cotogno, il melo, il pero e il pesco (meno frequentemente); anche la vite può essere attaccata.

Ifantria (Hyphantria cunea), esemplare adulto su foglia di gelso
Manifestazioni
L’ifantria è un insetto defogliatore e quindi il danno principale è a carico delle foglie; le larve le erodono a poco a poco partendo dalla pagina inferiore; alla fine comunque la foglia risulta praticamente del tutto scheletrizzata. Il danno non è solo estetico, ma fisiologico perché viene a ridursi l’attività di fotosintesi. Nel caso di alberi da frutto, l’erosione può interessare anche i frutti che stanno maturando.
Ifantria – Rimedi
Per difendersi dall’ifantria si hanno a disposizione rimedi di vario tipo. In genere gli interventi sono fatti nel mese di giugno e nei primi giorni di luglio e poi da fine luglio sino a fine settembre.
Per prima cosa è buona pratica monitorare (verificando l’eventuale presenza di farfalle e piccoli nidi di larve) le proprie colture nei periodi critici, ovvero a partire dal mese di aprile fino a giugno e, poi, da metà luglio fino ai primi giorni del mese di agosto.
Un attento monitoraggio della situazione può aiutarci a scoprire la presenza delle larve ancora giovani, quando ancora i nidi sericei hanno inglobato poche foglie. Questi andranno quindi rimossi e bruciati in sicurezza.
Tra i rimedi spesso suggeriti vi sono le trappole a feromoni; si tratta di dispositivi che sono utili per vari scopi: rivelano la presenza di insetti infestanti, monitorano l’andamento delle infestazioni e catturano gli esemplari maschi limitando, di conseguenza, l’accoppiamento. L’acquisto di questi strumenti può essere fatto nei negozi di giardinaggio e/o in quelli specializzati nelle disinfestazioni. Sono altresì facilmente reperibili in vari negozi online.
Alcuni consorzi fitosanitari suggeriscono, allo scopo di ridurre il livello di infestazione, di porre alla base dei tronchi oppure a quella dei rami più grossi, delle strisce di paglia (ma vanno bene anche delle strisce di cartone) dove le larve si rifugeranno durante la fase di passaggio da larva a crisalide (incrisalidamento); ovviamente tali strutture dovranno essere tolte prima dello sfarfallamento e le crisalidi andranno eliminate.
Tra i possibili rimedi vanno ricordati i prodotti a base di Bacillus thuringiensis subsp. kurstaki; si tratta di un insetticida biologico non molto conosciuto nell’ambito dell’agricoltura amatoriale, ma usato largamente in ambito professionale; è consentito nell’agricoltura biologica. Non è tossico né per l’uomo e nemmeno per gli animali; in compenso è molto dannoso nei confronti di molti insetti, ifantria compresa; dopo l’ingestione del prodotto, le larve subiranno delle lesioni intestinali che le porteranno alla morte. Grande pregio di questo prodotto è che non è dannoso nei confronti degli insetti utili. Per utilizzare correttamente il prodotto si dovranno seguire le istruzioni presenti sulla confezione.
Nelle aree verdi piuttosto estese (per esempio parchi e giardini cittadini) è spesso consigliata l’adozione di nidi artificiali e mangiatoie per quelli uccelli che si cibano delle larve di ifantria; fra questi si ricordano il cuculo, il picchio, lo storno e la tortora.
Nel caso di attacchi particolarmente intensi, è possibile ricorrere, come extrema ratio, a specifici prodotti fitosanitari che andranno però maneggiati con tutte le cautele del caso dal momento che possono risultare dannosi per l’uomo e per gli animali. È opportuno in questi casi informarsi con personale specializzato.

Larva di ifantria