Il biancospino (Crataegus monogyna) è una pianta arbustiva perenne appartenente alla famiglia delle Rosacee; il genere conta quasi 300 specie.
Classificazione – Genere: Crataegus; famiglia: Rosacee.
Origine – È una pianta originaria dell’Europa, del Nord Africa, dell’Asia occidentale e del Nord America.
Habitat – Il biancospino è diffuso in tutta Europa e in tutto il bacino del Mediterraneo nei boschi fino a 1.600 m; predilige i terreni calcarei.
Usi – È una pianta particolarmente adatta alla realizzazione di siepi difensive (la pianta può raggiungere i 5 m d’altezza) e allo stesso tempo molto ornamentali.
Etimologia – Il nome del genere deriva dal greco crátaigos, cratego, biancospino (il termine greco è composto da crataiós, forte, e da aíx, aigós, capra), forse in riferimento al fatto che le sue spine terrebbero lontane anche le capre; l’epiteto specifico, monogyna, deriva dal greco mónos, uno solo, unico e da gyné, femmina, elemento femminile: con un solo stilo e ovulo e quindi seme.
Altri nomi – Azaruolo selvatico.
Curiosità – In cucina, i frutti possono essere usati per una confettura, con l’avvertenza di aggiungere altri frutti di bosco per rendere il prodotto più gradevole. A livello popolare, era utilizzato per incoronare la regina delle feste di maggio.
Indice

Pianta di biancospino durante la fioritura
Biancospino – Coltivazione
Il biancospino ha fiori molto decorativi bianchi o rosati, da aprile a giugno, e piccoli frutti di colore rossastro che restano sulla pianta anche durante la stagione invernale; le foglie hanno forma ovale e sono di colore verde più o meno scuro. ll tronco, liscio e giallastro, diventa scuro con l’invecchiamento.
Vita – Pianta perenne.
Dimensioni – Altezza: 5 m; larghezza: 2,5 m.
Tempo altezza massima – 25 anni.
Esposizione – Si tratta di una pianta molto rustica che si presta benissimo a essere coltivata anche negli ambienti cittadini e all’aperto per tutto il corso dell’anno, anche in quelle parti d’Italia dove gli inverni sono molto rigidi e le temperature notturne scendono sotto fino ai -15 °C. La messa a dimora dovrebbe essere fatta in luoghi soleggiati o comunque dove possa ricevere la luce del sole per diverse ore durante il giorno.
Temperatura – Tollera temperature comprese tra -15 e 40 °C.
Terreno – Il substrato di coltivazione ideale è rappresentato dal terreno calcareo; è quindi opportuno evitare di piazzarlo in aiole dove si trovano anche piante acidofile.
Fioritura – Dalla seconda settimana di aprile fino a circa metà giugno.
Annaffiatura – Le piante messe a dimora da poco tempo possono aver più bisogno di irrigazioni durante l’estate, in particolar modo se si sono registrati periodi di siccità particolarmente lunghi.
Concimazione – Le concimazioni devono essere effettuate nel corso della stagione primaverile e durante quella autunnale; si possono utilizzare stallatico maturo o concimi granulari a lenta cessione.

Una pianta di biancospino (Crataegus monogyna) con i frutti autunnali
Potatura – Se coltivato a siepe, la potatura prima della ripresa vegetativa dovrà essere molto accurata: si dovranno eliminare sia tutti i rami secchi che quelli che hanno la tendenza a uscire dal disegno stabilito per la siepe.
Moltiplicazione e impianto – Si può moltiplicare il biancospino per seme, in basi o cassoni: la semina è particolarmente lenta in quanto può impiegare anche un anno e mezzo per germinare. In alternativa, si preferisce propagare con la tecnica dell’innesto.
Malattie – Il biancospino è soggetto a molte malattie e parassiti: oidio, attacco di bruchi, afidi e il temibile colpo di fuoco batterico, in grado di uccidere la pianta in pochi giorni, facendola seccare.
Nota – Quando sono italianizzati, i nomi delle piante (rosa, geranio, abelia ecc.) vanno in minuscolo; restano maiuscoli quando si usa la corretta dicitura botanica che vuole il genere in maiuscolo e la specie in minuscolo: Rosa alba. Per alcune diffuse piante c’è confusione fra grafia italiana e latina. Per esempio, photinia o fotinia? La grafia latina è ormai usata anche nel linguaggio comune e si scrive photinia in minuscolo. Nel linguaggio comune esiste cioè la doppia grafia, piracanta e pyracantha.
Biancospino – Proprietà
La droga utilizzata in ambito fitoterapico viene estratta dai fiori, dalle foglie e dai frutti. Tra le principali componenti della droga ricordiamo:
- flavoni (rutina, quercitina)
- amine biogene (colina)
- tannini
- saponine, glicosidi terpenici molto comuni nelle piante
- acidi triterpenici (acido crataegico)
Le proprietà della pianta di biancospino derivante dai principi attivi riguardano l’apparato cardiovascolare e nervoso. Possiede infatti capacità cardiotoniche per regolarizzare il battito cardiaco, ansiolitiche, contro ansia e stress, e ipotonicizzanti, per abbassare la pressione sanguigna. I principi attivi sembrano infatti avere la proprietà di dilatare le coronarie e i vasi sanguigni, e di indurre inotropa positiva (l’inotropismo è la capacità del cuore di variare la forza di contrazione).
Per questi motivi, l’integrazione con prodotti a base di baincospino sono spesso consigliati nei casi di
Nonostante l’integrazione a base di biancospino sia molto popolare, è necessario fare una doverosa riflessione: demandare la cura di problemi di tipo cardiovascolare al biancospino non sembra essere una scelta particolarmente efficace, anche a fronte delle numerose controindicazioni (vedere il paragrafo corrispondente). Per quanto riguarda le altre indicazioni terapeutiche ci limitiamo a ricordare che l’efficacia dei prodotti fitoterapici, e conseguentemente anche quella del biancospino, è molto limitata.
Gocce e tintura madre
I prodotti fitoterapici a base di biancospino sono acquistabili sotto forma di gocce, tintura madre e preparati per tisane. Le gocce e la tintura madre sono le formulazioni più usate per combattere ansia e stress. Esistono anche prodotti sotto forma di estratto secco e compresse. Per preparare una tisana a base di biancospino si possono acquistare i prodotti commerciali già pronti (si usano che si preparerebbe un tè), oppure si può realizzare in casa una tisana partendo dagli ingredienti di base, di non facile reperimento: è necessario infatti usare le bacche, le foglie e i fiori.
Tisana al biancospino
Gli ingredienti per una tisana al biancospino sono i seguenti:
- un cucchiaio di bacche di biancospino
- un cucchiaio di foglie di biancospino essiccate
- un cucchiaio di fiori di biancospini essicati.
La preparazione è molto semplice: si porta ad ebollizione l’acqua e nel frattempo si pestano le bacche. Quando l’acqua bolle, si immergono le bacche frantumate, i fiori e le foglie e si spegne il fuoco, lasciando in infusione per una decina di minuti. A piacere, è possibile aromatizzare con limone.
Controindicazioni ed effetti collaterali
L’assunzione di preparati erboristici a base di biancospino potrebbe potenziare in modo indesiderato l’azione di farmaci di sintesi ad azione antipertensiva, antianginosa, antiaggregante e antiaritmica, ed è assolutamente sconsigliato il suo utilizzo a chi assume questa tipologia di medicinali.
La controindicazioni all’utilizzo vale anche per le donne in stato interessante, per quelle che allattano e per i bambini di età inferiore ai 12 anni.
In alcuni casi, in seguito all’assunzione di preparati a base di biancospino si potrebbero manifestare effetti indesiderati quali palpitazioni, tachicardia, dispnea, vampate di calore, mal di testa, disturbi gastrointestinali e flatulenza.