L’albero della nebbia (Cotinus coggygria) una pianta perenne arbustiva appartenente alla famiglia delle Anacardiacee.
Classificazione – Genere: Cotinus; famiglia: Anacardiacee.
Origine – Europa meridionale e Asia.
Habitat – Predilige i pendii rocciosi e aridi dell’Europa meridionale, ma non è presente nella Penisola iberica.
Usi – L’albero della nebbia è impiegato come pianta ornamentale.
Etimologia – Il nome generico, Cotinus, deriva dall’antico nome greco dell’oleastro, cótinos, che Plinio attribuiva a un arbusto appenninico dal legno rosso e da cui si ricavava un colorante purpureo; l’epiteto specifico coggygria deriva dal termine greco coccygéa, ovvero scotano, sommacco, antica denominazione usata da Teofrasto per questa pianta.
Altri nomi – Cotino, scotano, sommacco selvatico, albero parrucca.
Curiosità – I frutti dell’albero della nebbia contengono sostanze leggermente tossiche che irritano la pelle in caso di contatto diretto, per questo il cotino viene classificato come pianta urticante.
Albero della nebbia – Coltivazione
L’albero della nebbia è un arbusto europeo a foglie caduche e portamento eretto, con una chioma tondeggiante fittamente ramificata. Presenta foglie ovali di colore verde brillante, violaceo o rosso scuro, a seconda della varietà, e in primavera produce grandi infiorescenze costituite da piccoli fiori gialli, sostituite in estate da particolari frutti semilegnosi avvolti da peluria bianco-rosata.

Il Cotinus coggygria è noto come “albero della nebbia” o “albero parrucca” per l’aspetto piumoso dei frutti
Vita – Pianta perenne.
Dimensioni – Altezza: 3,5 m; larghezza: 8 m.
Tempo altezza massima – Lo sviluppo per altezza della pianta è particolarmente lento, possono occorrere tre decenni prima di arrivare all’altezza massima.
Esposizione – L’albero della nebbia non teme né il freddo né il caldo, ma preferisce le collocazioni in pieno sole e in zone areate, con terreno profondo e ben drenato. In caso di freddo molto intenso e piante giovani è comunque preferibile proteggere le radici della pianta con della paglia.
Temperatura – Riesce a sopravvivere a temperature comprese tra tra -15 e 40 °C.
Terreno – Il terreno dev’essere umido ma ben drenato e moderatamente fertile.
Fioritura – Da metà luglio a metà agosto.
Annaffiatura – Va eseguita settimanalmente dalla primavera all’autunno, avendo cura di evitare gli eccessi e quindi il ristagno idrico, mentre in inverno per l’albero della nebbia è sufficiente l’acqua piovana. Solo se viene coltivato in vaso necessita di annaffiature frequenti anche in inverno e va rinvasato ogni anno aumentando le dimensioni del vaso.

La varietà Royal Purple si distingue per il fogliame decorativo color rosso porpora scuro che vira verso il rosso scarlatto a fine estate
Concimazione – La concimazione deve essere modesta, perché in eccesso provoca lo scolorimento delle foglie di questa pianta.
Potatura – A fine inverno o inizio primavera, si eliminano i rami secchi o cresciuti in modo disordinato.
Volendo effettuare una potatura più energica per ottenere foglie più sviluppate, si pota a inizio primavera accorciando i rami fino a lasciare due o tre gemme dalla base.
Moltiplicazione e impianto – La moltiplicazione si ottiene per semina, in primavera, coltivando i semi in un contenitore protetto, e non direttamente nel terreno, oppure per talea erbacea, in primavera, da far radicare in estate. Si può optare anche per la propagazione per margotta.
Malattie – L’albero della nebbia viene difficilmente attaccato da malattie o parassiti, ma in caso di forte umidità può essere soggetto al mal bianco, riconoscibile per lo strato di polvere biancastra che si deposita sulle foglie, e alla presenza di afidi sui nuovi germogli, da prevenire con appositi trattamenti antiparassitari a fine inverno.
Nota – Quando sono italianizzati, i nomi delle piante (rosa, geranio, abelia ecc.) vanno in minuscolo; restano maiuscoli quando si usa la corretta dicitura botanica che vuole il genere in maiuscolo e la specie in minuscolo: Rosa alba. Per alcune diffuse piante c’è confusione fra grafia italiana e latina. Per esempio, photinia o fotinia? La grafia latina è ormai usata anche nel linguaggio comune e si scrive photinia in minuscolo. Nel linguaggio comune esiste cioè la doppia grafia, piracanta e pyracantha.