Veni, vidi, vici è la frase con la quale, secondo la tradizione, Gaio Giulio Cesare avrebbe annunciato la grande vittoria riportata il 2 agosto del 47 a.C. contro l’esercito di Farnace II a Zela nel Ponto. Il significato letterale dell’espressione è Venni, vidi, vinsi (un classico caso di asindeto).
La frase viene citata nella Vita di Cesare (50, 6), una delle famose Vite parallele del biografo e storico greco Plutarco («Subito marciò contro di lui con tre legioni e dopo una gran battaglia presso Zela lo fece fuggire dal Ponto e distrusse totalmente il suo esercito. Nell’annunziare a Roma la straordinaria rapidità di questa spedizione, scrisse al suo amico Mazio tre sole parole: “Veni, vidi, vici”.»).

Nel linguaggio comune, la frase “veni, vidi, vici” viene citata, molto spesso scherzosamente, per fare riferimento a una veloce e felice riuscita di qualche impresa od operazione.
Veni, vidi, vici – Uso nel linguaggio comune
Nel linguaggio comune, la frase viene citata, molto spesso scherzosamente, per fare riferimento a una veloce e felice riuscita di qualche impresa od operazione; frequente è il suo utilizzo nell’ambito del giornalismo sportivo. Si vedano gli esempi sottostanti ripresi da articoli di quotidiani diffusi a livello nazionale.
(«Tre anni sono una bella traversata del deserto – commenta dopo la corsa liberatoria con la squadra sotto la Maratona –: dura e sofferta, ecco perché ora non dobbiamo tornare più indietro. La prima volta fu un “Veni, vidi e vici“, ora è speciale perché ci tenevo a ridare la categoria giusta al Toro e ai suoi tifosi»; La Stampa, 21 maggio 2012)
(“Veni, vidi, vici. Flavius Proteasa si presenta con una doppietta ai suoi nuovi tifosi del Campus Eur. Due reti che consentono alla squadra romana di rialzare la testa e vincere la delicata sfida-salvezza con il Morolo“; Il Messaggero, 15 dicembre 2019).
(“Lo Spezia non smette di sognare. Una vittoria da film contro la Cremonese e le Aquile volano al secondo posto, dietro al Benevento, per la classifica avulsa. “Veni vidi vici“, Antonio Di Gaudio potrebbe essere ribattezzato Giulio Cesare. Arriva, parte dalla panchina e diventa fondamentale con il tap in, dopo il tentativo di Galabinov. Gli bastano tre minuti“; la Repubblica, 12 febbraio 2020).